INTRODUZIONE
Questa tesi deve la sua prima ispirazione ad un numero della rivista «Quader
ni storici», dedicato ai rapporti tra Storia e musica, e in particolare ad un articolo di
Nicola Gallino in esso contenuto e dedicato alla "ricostruzione del sistema musicale
urbano di antico regime" nella cittadina di Rivoli e alla trasformazione che esso subi
sce nel corso del XIX secolo 1. La lettura di questo stimolante lavoro mi ha incorag
giato a superare la tradizionale dicotomia, per così dire, "accademica", fra studi stori
ci e argomenti finora terreno di caccia esclusivo di musicologi e critici musicali per
iniziare una ricerca su un fondo importante quanto trascurato, sia dagli storici che dai
musicisti: la sezione musicale dell'archivio della biblioteca capitolare del duomo di
Vercelli.
A molti ancora oggi sembra strano che a Vercelli esistesse un centro stabile di
produzione ed esecuzione musicale, anzi di produzione di "eventi sonori,,2 di impor
tanza tale da offrire lavoro a compositori di fama internazionale, anche perché "sulla
cappella musicale della città di Vercelli, che vanta una tra le più antiche tradizioni
musicali piemontesi, tuttora nessuno ha mai condotto una indagine approfondita e
scientifica,,3. Esiste una pubblicazione di Costantino Negri dal titolo Brevi considera
zioni sul/'evoluzione storica ed estetica del/a musica. Biografie dei musicisti vercel/e
si, Vercelli, s.e., 1909, in cui, dopo una breve storia della musica, l'autore si cimenta
in una serie di medaglioni dedicati ai maestri di cappella del duomo. Per quanto le
sue notizie risultino a volte imprecise, ci permettono almeno di avere un'idea
dell'importanza e della continuità nei secoli di quell'istituzione. Nell'introduzione alle
varie biografie si può leggere che la cappella eusebiana
4
è una delle più antiche del
Piemonte, in quanto, secondo l'autore, nel rito eusebiano antico è citata la presenza
di pueri scholares, comunemente definiti chiantri, che studiano canto in una schola
1 N. Gallino, Tutte le feste al tempio. Rituali urbani e stili musicali di antico regime, in "Quaderni storici"
95 (1997), pp. 461-93.
2 Secondo Gallino per capire "la funzione della musica nel progetto d'una piccola comunità urbana e
nella sua vita politica, culturale e relazionale", bisogna pensare a situazioni in cui l'evento musicale
assume aspetti eccezionali, al punto da creare una tradizione ininterrotta legata non tanto alla crea
zione di partiture, come siamo abituati a ragionare oggi, quanto alla realizzazione di eventi sonori, ap
punto, dalla forte valenza come simboli sociali. N. Gallino, Per honor della sua Collegiata. Musica e
spazio urbano: Rivoli XIV-XX secolo, Centro studi piemontesi, Istituto per i beni musicali in Piemonte,
Torino 1995., introduzione, pagg. 10-11.
3 M. Demagistri, Giovanni Domenico Perotti musicista vercellese, tesi di laurea, Università di Milano,
Facoltà di Lettere e Filosofia, a.a. 1992-1993, p.3.
4 Come dire la cappella di Vercelli, per estensione dal nome del patrono della città: S. Eusebio, ap
punto.
4
canlorum ad imitazione di quella fondata a Roma da Gregorio Magno. Dal che Negri
desume la datazione della sua origine: "anteriore al mille o forse [risalente] al VII o
VIII secolo". Un volume di pubblicazione relativamente recente, a cura di don Dante
Destefanis
5
dichiara nell'introduzione: "Questo lavoro presenta per la prima volta,
dopo tre secoli di silenzio, tutte le musiche manoscritte esistenti presso l'Archivio
musicale del Duomo in Vercelli". Si tratta di circa 4000 composizioni, prodotte fra la
metà del 1500 e fine 1800, il che aiuta a capire la mole e l'importanza del fondo e
l'urgenza di un lavoro di catalogazione e riordino, che in gran parte deve essere an
cora fatto, al punto che eventuali trafugamenti potrebbero a tutt'oggi passare inos
servati.
La scarsa attenzione dei musicologi per la cappella vercellese non è in ogni
caso un fenomeno isolato. Rientra in un generalizzato disinteresse per il mondo delle
cappelle musicali, che solo negli ultimi anni si è andato attenuando, grazie soprat
tutto ad una svolta negli studi di storia della musica, svolta di cui si è fatto interprete
e artefice in Piemonte lo studioso Nicola Gallino, precedentemente citato. La sua
produzione si distingue per la quantità e qualità delle ricerche, per la chiarezza e so
lidità dell'impianto metodologico, e attua una sintesi affascinante di concetti e modelli
attinti da molteplici discipline (storia, storia economica, sociologia, antropologia e
musica). Nell'introduzione al suo lavoro più importante
6
, intitolata programmatica
mente Quasi una microsloria musicale?, l'autore, citando il saggio di H. M. Brown
Tradilions of Musical Palronage, a proposito di mecenatismo e committenza musi
cale, rileva quanto sia importante allargare l'indagine oltre che alla politica artistica di
re e principi regnanti, anche alla "committenza delle compagnie di laudesi e delle
corporazioni artigiane, delle comunità cittadine e delle confraternite religiose, dei
conventi e di consimili istituzioni minori,,7. La committenza istituzionale fa diventare
infatti la musica parte inscindibile del progetto collettivo della comunità locale, affi
dandole la "produzione e gestione di simboli sonori di gruppo e di c1asse"s.
Generalmente invece la letteratura musicologica premette all'indagine classifi
cazioni fondate su presunte gerarchie di valore storico od estetico, che conducono
5 Pubblicato a Vercelli nel 1983, dal Rotaract Club, con il titolo: I Maestri di cappella de/ Duomo di Ver
ce/Ii (sec. XVI .. XIX). Manoscritti musicali inediti della cappella Eusebiana.
6 Per honor della sua Collegiata cit.
7 Ibidem, pag.9.
5
inevitabilmente ad un astratto "pregiudizio d'eccellenza,,9. Caratteristica già presente
nella storiografia municipalistica ottocentesca, e che è riproposta anche in indagini
più recenti che non riescono a superare il tradizionale modello della cronistoria
d'istituzioni laiche ed ecclesiastiche e soprattutto non riescono ad unire e collegare la
ricostruzione storica all'analisi estetica e compositiva delle opere musicali. Ci si trova
di fronte cioè a un atteggiamento che porta a "leggere i documenti in terza perso
na"10, e a sottovalutare come per secoli abbia avuto molto più rilevanza la realizza
zione di eventi sonori che costituivano un simbolo sociale che la "creazione di partitu
re,,11.
Secondo Gallino è necessario passare dai tradizionali sistemi di rilevanza arti
stica a quelli di rilevanza storico-sociale per dare un'interpretazione storica alle fun
zioni musicali urbane. Diversamente le vicende narrate nel suo libro apparirebbero
"una povera aneddotica di municipio: storie d'organi e cronologie d'organisti, liti pre
vosti-sindaci,,12, ecc. con in più assai poche partiture prodotte e conservate in loeo.
Anche gli strumenti metodologici propri della storia sociale si rivelano inadeguati a
delineare il ruolo della musica, tant~ più che appaiono evidenti "i legami fra i processi
che condizionano l'evento sonoro e la totalità dello spazio urbano nel suo reticolo di
funzioni,,13. La ricerca storica nel delineare la politica culturale di uno stato tende a
marginalizzare la funzione della musica analogamente a scienza e tecnica, sanità,
istruzione, arti figurative, letteratura e religione, e gli storici, pur comprendendo
l'importanza della musica come oggetto di produzione e consumo ad esempio, ne
rimandano la trattazione a quelle discipline che la riguardano in maniera più circo
scritta.
Ci sono state, è vero, quelle che l'autore definisce le -grandi utopie sistemati
che delle storie sociali dell'arte e della musica", rispettivamente di A. Hauser ed H.
Raynor; oggi però le opere che si occupano di queste discipline awalendosi delle
"lenti multifocali della storia e delle scienze sociali,,14, si devono porre programmi più
limitati. Se da un lato rinunciano a dare risposte globali al problema "committenza e
8 Claudio Annibaldi, (a cura di), Introduzione a La musica e il mondo. Mecenatismo e committenza
musicale in Italia tra Quattro e Settecento, Bologna, Il Mulino, 1993, p. 14.
9 Cfr. Cari Dahlhaus Introduzione a La musica e il mondo. Mecenatismo e committenza musicale in
Italia tra Quattro e Settecento, Bologna, " Mulino, 1993; /I giudizio di valore come oggetto e come
premessa, in Fondamenti di storiografia musicale, Fiesole, Discanto, 1980 pp. 105-132.
10 Prospettiva che tende a sostituire la prospettiva dello studioso a quella interna al periodo storico.
11 N. Gallino, Per honordella sua Collegiata cit., p.11 dell'Introduzione.
12 N. Gallino, op. cit., p.11.
13 Ibidem, p.11 ..
6
mecenatismo in musica,,15, dall'altro attuano in modo originale suggestioni e meto
dologie comuni alla nuova storia: dalla ritualità espletata dalla musica barocca vista
in chiave antropologica, al ruolo dell'evento sonoro nella mentalità del medioevo, agli
studi sulla condizione sociale degli operatori nei rispettivi sistemi produttivi. D'altra
parte di per sé la musica è un oggetto storico particolare, per la sua natura linguistica
e per il fatto che gli eventi sonori sono entità evanescenti. Ciò la porta ad appartarsi
dal dibattito generale rispetto ad altre storie culturali sfuggendo alla relazione fra il
processo di ricerca e l'intelligibilità storica dell'oggetto. E' un problema aperto quello
del riconoscimento del ruolo della musica nel contesto culturale, che riveste grande
interesse sia per gli storici che per i musicologi.
Per ricostruire il ruolo della musica in un scenario "minore", è necessario tro
vare "punti d'incontro non dogmatici, bensì pragmatici fra metodo storico e oggetto
musicale"16. Rappresentare le funzioni della musica in un centro urbano vuole dire
individuare nel lungo periodo (XIV-XX secolo) le strategie sociali con cui gli attori
dello spazio cittadino danno risposte locali a processi storici più ampi: nel caso di Ri
voli, studiata da Gallino, come i ceti cittadini costruiscono il loro potere attraverso
forme rituali, usando la musica come linguaggio sociale; le relazioni tra corte e civi
tas; il passaggio dalla monodia liturgica a cappella alla presenza strumentale; la con
dizione economica e culturale dell'organista liturgico; le conseguenze sulla vita musi
cale dei rapporti fra Stato e Chiesa; i modelli associativi sottesi al sorgere delle ban
de musicali; i cambiamenti operati dal movimento ceciliano fra Otto e Novecento.
Deve tuttavia essere ancora definito il ricorso ai metodi della microstoria
nell'interpretare le funzioni della musica all'interno della vita comunitaria. I temi cari
alla storia sociale come la famiglia, la fecondità, la religiosità, il rito e la festa ecc. tra
scurano il ruolo della musica nel definire l'identità di gruppi sociali urbani. D'altra
parte anche la storia sociale crede sempre di più alla possibilità di una microstoria
che non si occupi solo di dati e fenomeni ripetitivi, per cui anche unica documentari,
come sono spesso le fonti storico-musicali, acquistano la dignità di soggetti storici.
Importante si rivela anche la comparazione di uno spazio musicale minore rispetto a
modelli e poli d'attrazione più tradizionali come il duomo o la cappella regia. In que
sto senso diventa interessante uno studio che, indagando la condizione economica e
14 Ibidem, p.13.
15 C. Annibaldi, Introduzione cit.
16 N. Gallino, Per honor della sua Collegiata cit., p.14 dell'Introduzione.
7
la prassi liturgico-musicale di quelle chiese provviste solo di organo e di una schola
non professionalizzata, affranchi dall'appiattimento su automatismi metodologici. Ad
esempio può essere interessante attuare una campionatura locale del passaggio dal
canto monodico alla polifonia sacra, anche se spesso i contributi locali sono qualitati
vamente modesti, o inficiati da un legame celebrativo con la committenza, al punto
da circoscriverne valore e fruibilità Per questo mantiene comunque un valore la tra
dizionale storia fattografica: nel momento in cui un avvenimento venga utilizzato co
me indicatore di processi storici e sorretto da riflessioni teoriche, la sintesi che ne ri
sulta può essere nouvelle ed événemenfielle al tempo stesso.
A Vercelli, una ragione ulteriore spiega perché nessuno si sia cimentato finora
in una ricerca sulla cappella dei cantori del duomo: fino a poco tempo fa era impossi
bile la ricerca d'archivio sul luogo 17, e anche adesso risulta ardua per il regime degli
orari e per la mancanza di un riordino del materiale, da non molto avviato. Impossibile
inoltre la consultazione dei registri di tesoreria e della maggior parte degli inventari e
resoconti curati dal canonico economo. Altre condizioni ancora contribuiscono a
creare un senso di sgomento in chi si accinga a iniziare una simile impresa. Infatti
anche le leggi archivistiche, col vincolo dei settanta anni, costituiscono un ostacolo
per una ricerca di lungo periodo, e più che mai per riferimenti dagli anni Trenta del
XX secolo in avanti, è necessario far tesoro dell'insegnamento di J. Le Goff quando
dice che "la storia si fa con le fonti e i documenti, l'immaginazione e le idee". Lo stu
dioso si trova inoltre ridotto a trascrivere ogni documento che lo riguardi, manual
mente e a tambur battente, in quanto è vietato far fotocopie e il mezzo fotografico si
rivelerebbe inadeguato, soprattutto in presenza di corsivi dall'inchiostro consunto, di
difficile intelligibilità già sull'originale.
Fra le serie di documenti più interessanti vi è un carteggi0
18
contenuto negli
atti capitolari del 1908, riguardante la riforma della cappella dei cantori. Si tratta della
17 Archivio della biblioteca capitolare del duomo di Vercelli, d'ora in poi AB.C.D.V.
18 Ho rinvenuto questo carteggio in seguito allo spoglio sistematico degli acta capitularia, i verbali delle
sedute del capitolo, selezionando l'indicazione ... Cappella Cantorum, dai primi decenni dell'Ottocento
fino al 1930. Gli acta capitularia si presentano manoscritti in latino, sono per lo più redatti con cura, ma
alcuni, stilati in un pessimo corsivo, risultano quasi inintelligibili. In particolare il carteggio del 1908 è
posto in una sorta di appendice del volume relativo a quell'anno, e non compare nemmeno nell'indice
cronologico con l'indicazione degli ordini del giorno, come avviene per i consueti verbali delle sedute
del capitolo. Si configura pertanto, come un corpus documentario sui generis rispetto agli stessi acta
capitularia.
8
famosa riforma ceciliana, voluta dai vertici della chiesa, che coinvolge l'intero mondo
cattolico, e presumibilmente produce reazioni diverse nelle singole realtà periferiche.
La vicenda che ho cercato di ricostruire nel primo capitolo di questa tesi, attra
verso l'analisi di questo carteggio, evidenzia la particolare resistenza della cappella
di Vercelli e la sua capitolazione alle direttive centrali che dà inizio ad una crisi irre
versibile dell'istituzione: la cappella riesce a continuare la propria attività per almeno
tre decenni ancora, ma senza produrre più eventi sonori in grado di illustrarne non
solo l'elevata dimensione cultuale, ma anche il ruolo di principale centro cittadino di
produzione e fruizione musicale, ruolo che aveva rivestito certamente nel passato.
Questa cappella in effetti era da secoli l'unica istituzione musicale cittadina in
grado di garantire creazione ed esecuzione continue e regolari di partiture e capace
di disporre di un organico stabile, stipendiato su base annua. Nel tentativo di gettare
qualche luce sul suo passato glorioso, per capire meglio il senso della resistenza
della cappella alla riforma voluta dalla Chiesa, e in assenza di altri approfonditi studi,
è stato quasi obbligatorio partire dall'esame degli statuti e dei regolamenti. A comin
ciare da quello dettagliatissimo del 1740
19
, seguito da quello della congregazione di
Santa Catterina
20
del 1840 e da due regolamenti, esecutivi dal primo gennaio 1859,
destinati ai cantori coristi
21
e ai cantori musici
22
. Questa insistenza sugli statuti "non
può che illuminare aspetti esteriori e formali,,23, che potrebbero essere desunti da in
formazioni di carattere più generale sulle cappelle musicali, ma è necessaria per
comprendere a quale modello economico-giuridico è ascrivibile l'istituzione vercelle
se, e ad avere un quadro di base il più preciso possibile.
Gli statuti della chiesa cattedrale del 1740 sono stati tradotti nella loro interez
za per capire meglio il contesto generale in cui si inserisce la cappella dei cantori.
Questa istituzione non si presenta cioè come una realtà autonoma, ma al contrario è
19 Sta tuta Ecclesire Cathedralis Vercellensis, Vercellis, ex Typographia Joseph Augusti,1740.
AB.C.D.v.
20 Statuti della Congregazione di Santa Catterina, 28 febbraio 1840, AB.C.DV. Per capire cos'è que
sta congregazione ancora una volta ci viene in aiuto Dionisotti: "Esisteva pure anticamente nella cat
tedrale una congregazione di semplici cappellani investiti delle varie cappellanie erette agli altari della
medesima. Erano 12 oltre il ministrale e si adunavano all'altare di s. Catterina. Esistevi tuttora un be
neficio detto la congregazione di s. Catterina che è di presente goduto in comune dai sacerdoti canto
ri, del reddito di lire 1120". C. Dionisotti, Memorie storiche della città di Vercelli, 2 volI., Biella, Amosso,
1841,1864,. p.224.
21 Regolamento per i Cantori-Coristi colla rispettiva tabella A. Approvato il16 giugno 1858. AB.C.DV.
22 Regolamento per i Cantori-Musici colle rispettive tabelle B, C e D. Approvato il 18 giugno 1858.
AB.C.D.V.
9
perfettamente integrata in una dimensione cittadina e soprattutto cultuale; è inoltre
caratterizzata da una estrema specializzazione e complicazione nell'impianto norma
tivo e nella ripartizione delle varie funzioni. Questa articolazione di funzioni, ruoli,
precedenze, è il fulcro e lo specchio al tempo stesso, delle variegate gerarchie inter
ne.
Ho cercato quindi innanzitutto di dare nel capitolo secondo, attraverso le in
formazioni dello statuto, un'idea dell'importanza della dimensione cerimoniale e ri
tuale del duomo di Vercelli, di capire la distinzione fra le diverse cariche di coloro che
vi prestano la loro opera, e di descrivere nel capitolo terzo il funzionamento della
cappella. Più avanti, nel capitolo quarto, sono uscito dal piano della pura e semplice
regolamentazione per tentare altre considerazioni. A questo scopo ho analizzato due
serie di legati tracciandone tabelle e grafici: i legati per messe anniversarie solenni e
i legati fiduciari, per capire l'origine delle basi economiche della cappella e mostrare
l'andamento a Vercelli degli investimenti nella sfera devozionale, come dire, il grado
di consenso attribuito all'istituzione da parte dei cittadini.
In appendice riporto le tabelle sui resoconti generali dei legati del 1933, e la
tabella 81 sui legati fiduciari. Nell'allegato di fondo è contenuta la tabella A1 suddivi
sa in cinque grandi fogli riguardante i legati per messe anniversarie cantate solenni,
con i cambiamenti nei rendimenti a partire dal 1894. Da queste tabelle sono stati ri
cavati tre grafici, che compaiono nel corpo del testo.
In un'appendice bibliografica presento anche tutte le letture che mi sono state
utili nel corso della mia ricerca: una serie di articoli od opere che si sono occupati
degli statuti dei canonici, dei lasciti devoti come i benefici o i legati~ con la conse
guente proliferazione di messe di suffragio, delle cappelle musicali, fino
"all'azzeramento dei mezzi, delle forme e dei linguaggi della ritualità musicale otto
centesca ad opera della riforma ceciliana"24. In particolare questi ultimi aspetti sono
stati analizzati da Gallino, che ha impiegato una prospettiva marcatamente interdi
sciplinare: un valido esempio di sociologia della musica. Questi riferimenti bibliografi
ci, che cito anche nel corso della tesi, costituiscono dei modelli da mettere in relazio
ne con le fonti primarie rinvenute, anche quando essi non si occupano direttamente
23 G. Casiraghi, La Collegiata di S. Maria della Stella: capacità di rinnovamento dell'organizzazione
ecclesiastica a Rivoli nel tardo medioevo, in «Bollettino Storico-Bibliografico Subalpino», LXXXI
~1983), p.87.
4 N. Gallino, Le campane di San Teobaldo, cit. p.168-169.
10
delle cappelle musicali, ma più in generale del "consumo di devozioni,,25 o di impianti
metodologici rivolti a mettere in risalto le sfumature di contesti "minori" e a rifuggire
gli appiattimenti conseguenza di eccessive generalizzazioni. In ogni caso apparirà
subito evidente che tutti i temi toccati da questi libri, quale che sia il loro grado di ap
profondimento, risulteranno un valido contributo affinché sia assegnata alla musica
tutta l'importanza che essa ha avuto lungo tutto l'antico regime, e anche in seguito,
fino ai primi decenni del nostro secolo.
Le istituzioni ecclesiastiche in genere, tanto quelle più importanti, come nel
caso da noi studiato, quanto quelle minori, hanno rappresentato "le sedi di produzio
ne e pratica musicale statisticamente più diffuse sul territorio,,26. Tali istituzioni hanno
fornito un contributo enorme allo sviluppo del repertorio sacro e alla storia della cultu
ra occidentale. Salvatore Baviera
27
si chiede allora perché tutto questo funzionasse
fino a non molto tempo fa e adesso non più. La risposta, a suo parere, si può ricerca
re nella soppressione napoleonica prima, sabauda poi, dei centri ecclesiastici minori
con relativo incameramento dei beni, che ne minarono le fondamenta economiche.
Tuttavia egli avanza anche un'altra ipotesi, basata sul "diverso modo di concepire il
rapporto tra stato (o parastato) e società allora e oggi,,28. Era di prassi che istituzioni
locali come i comuni o i capitoli metropolitani assumessero il maestro della banda o il
maestro di -cappella, che in alcuni casi erano la stessa persona, con l'obbligo di diri
gere complessi vocali-strumentali, insegnare musica e comporre nuovi brani per de
terminate occasioni. In questo modo si sono formati archivi, che a tutt'oggi costitui
scono un bene straordinario ancora in gran parte da riscoprire. "Oggi si preferisce
moltiplicare gli impiegati nei ministeri e negli assessorati per svolgere mansioni buro
cratiche, in ordine a iniziative spesso insignificanti, comunque non funzionali a preci
se istituzioni o a larghi bisogni culturali della gente. Il Principe di allora si preoccupa
va di promuovere le realtà culturali, certamente per curare la propria «immagine»,
ma anche perché credeva in questi valori e sentiva la cultura come una dimensione
del proprio spirito e del proprio stato. Oggi quello che viene fatto appare spesso arido
25 A. Torre, /I consumo di devozioni, Venezia, Marsilio 1995.
26 N. Gallino, Tutte le feste al tempio cii.
'ZT Presidente della cappella Musicale di S. Biagio di Cento e del Centro Studi G_ Baruffaldi
28 S. Baviera, presentazione de: La cappella musicale nell'Italia della controriforma, in «Quademi della
rivista italiana di musicologia», Firenze Olschki, 1993.
11
e fine a se stesso,,29. Effettivamente nel processo di centralizzazione e di burocratiz
zazione che ha caratterizzato il formarsi degli stati nazionali in età moderna, e in
modo più marcato nelle epoche successive, si sono raggiunti maggiori livelli di effi
cienza e controllo di tanti aspetti della società, ma al prezzo della perdita di tante al
tre dimensioni della quotidianità. AI riguardo bisognerebbe parlare più che di "pro
gresso", usato quasi sempre con una connotazione di positività, piuttosto di trasfor
mazione, nel senso che si acquisiscono certe cose, ma se ne perdono altre.
Non si possono sic et simpliciter ricondurre i cambiamenti epocali della storia
recente ai fenomeni di centralizzazione, ma questi hanno un ruolo importante nella
vicenda contenuta nella tesi. Questi processi di centralizzazione infatti si sono svi
luppati nel corso dei secoli anche all'interno della Chiesa stessa, e quando il papa
Pio X interviene con il motuproprio del 22 novembre 1903 (Santa Cecilia) sulla rifor
ma della musica liturgica, assistiamo a un "imperioso volere del Sommo Pontefice" 30,
cioè a un chiaro intervento dall'alto, "che rende ultimativa e radicale l'azione di soffo
camento ed eliminazione degli ultimi focolai di resistenza dell'antico repertorio otto
centesco di stile teatrale e d'impiego in chiesa di banda e strumenti orchestrali profa
ni,,31. Se consideriamo che sempre più spesso gli storici tendono ad analizzare "i si
stemi politici. .. come sistemi di legittimazione reciproca" 32, è lecito avanzare anche
un'altra ipotesi sulla crisi delle cappelle musicali. La riforma ceciliana, è stata voluta
per avocare il repertorio liturgico alla sfera del sacro, operazione di matrice ideologi
ca di per sé ispirata a esigenze in piena sintonia col magistero della Chiesa. Da un
lato quindi "il grande merito del cecilianesimo consiste nell'avere avvertito il rapporto
problematico della musica classica e romantica con l'azione liturgica,,33, dall'altro pe
rò ha contribuito pesantemente a incrinare il dialogo che si era creato fra specialisti
del culto e fedeli, anche attraverso l'uso nella liturgia dello stile operistico, all'epoca
del pontificato di Pio X, la forma di linguaggio musicale più popolare. Ha inoltre, co
me vedremo in seguito, contribuito a minare le già difficili condizioni economiche
delle cappelle ecclesiastiche.
29 Ibidem, p.V.
30 Dalla lettera dell'Abate di Torrechiara Parmense del 3/12/1907 alla Commissione per la riforma
della cappella musicale del duomo di Vercelli.in: acta capitularia del 1908. A.B.C.D.V.
31 N. Gallino, Le campane di San Teobaldo. Musica, rito e potere da Mondovì alle Valli, in G. Galante
Garrone, S. Lombardini, A. Torre (a cura di), Valli monregalesi 2: arte, società, devozioni. Immagini di
un paesaggio culturale, Vicoforte, Comunità Montana Valli Monregalesi, 1999, pp. 129-189.
32 A. Torre, /I consumo di devozioni, Venezia, Marsilio, 1995, p.344.
33 Storia della Chiesa, voi IX, p. 132 diretta da Hubert Jedin, Freiburg im Breisgau 1973, Milano, Jaca
Book,1973, nuova ed. 1993. Tit. orig. Handbuch derKirchengeschichte. B.U.V.
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