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CAPITOLO II
L’influenza del Romanticismo nella musica Spagnola
La prima metà dell’Ottocento vede l’espandersi in Europa del Romanticismo, un
movimento culturale secondo cui dovevano essere esaltati l’amore per la patria,
l’orgoglio per le tradizioni popolari e tutte le emozioni dell’uomo in generale. Si
sviluppa soprattutto nei paesi germanici, sia per la particolare intensità che in essi
assume la cultura romantica, sia per la presenza di una eredità assai più forte nell'ambito
sinfonico-cameristico di quella che si riscontra in Paesi latini, dove è invece il
melodramma a primeggiare, una forma rappresentativa in cui l'azione è espressa
attraverso la musica e il canto e che ha come caratteristica l’uso della monodia: il
cantante ha la parte più importante e gli strumenti hanno la semplice funzione di
accompagnamento.
Questa corrente di pensiero si affermò anche in Spagna, ma con un certo ritardo, a causa
del permanente stato di guerra di cui il paese soffriva e per via della perdita dei beni
della Chiesa, che più di tutti patrocinava le attività culturali; inoltre, l'influenza della
musica italiana era molto importante tanto che, dal Classicismo, si passò in un primo
momento attraverso il Nazionalismo, il cui grande sostenitore fu il padre della
Musicologia Spagnola Felipe Pedrell.
Egli fu fonte di ispirazione per nuovi compositori sinfonici, come gli spagnoli Isaac
Albéniz ed Enrique Granados, e gli andalusi Joaquín Turina e Manuel de Falla, i quali si
trovarono immersi in musica senza pregiudizi, soprattutto in Andalusia, dove il suono
della chitarra godeva di uno straordinario momento.
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Dal Nazionalismo con l’uomo al centro del mondo, si approda al Romanticismo, in cui
l’uomo manifesta le proprie emozioni ed i propri sentimenti elevando la musica alla più
pura di tutte le arti.
Possiamo affermare che la musica spagnola del XIX secolo sopravvisse grazie ad
alcune iniziative, come la rinnovazione pedagogica guidata da Francisco Giner de los
Ríos e la sua istituzione di libero insegnamento, la creazione del Reale Conservatorio
Superiore di Madrid nel 1830 e l'inserimento della musica nell'Accademia di Belle Arti
di San Fernando. L'operetta avrebbe seguito il suo sviluppo come genere spagnolo e la
musica da sala avrebbe avuto il suo momento di maggior splendore.
Nella seconda metà del XIX secolo, in Spagna e non solo, musicisti importanti (Giulio
Regondi, José Brocá, Felipe Pedrell, Antonio Cano Curriela, José Ferrer), eredi di Sor,
Aguado e Giuliani, si trovano a vivere un momento di difficoltà per la chitarra, dovuto
alla perdita di importanza nelle sale da concerto dove a primeggiare ci sono il pianoforte
e le formazioni cameristiche. Oltretutto le nuove composizioni del momento
escludevano la chitarra perché vista come uno strumento debole e non capace di
competere a livello sonoro con gli archi ed i fiati.
Questi chitarristi rappresentano l’anello di congiunzione tra i maestri di inizio secolo, e
le figure più influenti della seconda parte dell’Ottocento
come Julián Arcas e Francisco Tárrega che incentivarono
lo sviluppo dello strumento in una fase storica dove
veniva semplicemente considerato esclusivamente per
uso popolare.
Julián Arcas fu uno dei più importanti interpreti spagnoli
della seconda metà del XIX secolo e promotori dello stile
flamenco adoperato non solo come accompagnamento del
Fig. 1- Julian Arcas
Fig. 2- Antonio de Torres JuradoFig.
3- Julian Arcas
Fig. 4- Antonio de Torres JuradoFig.
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cantore, ma come composizione puramente strumentale; a sua volta ricopre il ruolo di
connessione tra i chitarristi del periodo classico-romantico e la scuola di Francisco
Tárrega. Fu una figura di grande importanza nella storia dello sviluppo della chitarra
moderna, che insieme al suo connazionale Antonio de Torres, lo migliorarono sotto
l’aspetto del suono, contribuendo quindi alla sua evoluzione nella seconda metà del
secolo XIX.
Gli scrittori e pensatori spagnoli a cavallo tra i due secoli, prestarono pochissime
attenzioni alla musica perché affascinati dal Wagnerismo e dalle influenze francesi ed
italiane che condizionarono sia la moda del vestire, sia la vita sociale caratterizzata da
eleganza, grazia e buon gusto.
Fu un gruppo di compositori formato tra gli altri da Manuel de Falla, Joáquin Turina,
Tulio Gomez, che promossero la musica spagnola nel resto d’Europa; in un secondo
momento si adoperarono con lo stesso fine la Generazione del 27: un gruppo di
compositori formato principalmente dal Gruppo degli Otto a Madrid (Fernando
Remacha, Juan José Mantecón, Rodolfo Halffter, Ernesto Halffter, Juan Bautista,
Gustavo Pittaluga, Rosa García Ascot e Salvador Bacarisse), ed un gruppo di influenza
catalana (Gerhard, Grau, Gibert Camins, Eduard Toldra, Manuel Blancafort, Felix
Baltasar Samper e Ricard Lamote de Grignon). Grazie a questo interessamento, si
svilupparono in Spagna diverse società corali, la banda musicale e le società
filarmoniche, che nacquero per prime nel sud del paese e poi successivamente si
diffusero in Galizia, Catalogna e Levante. La musica ritornò a primeggiare nello
scenario spagnolo. Tutto questo contribuì ad un interesse maggiore del pubblico ed al
risveglio della borghesia spagnola che inizialmente non aveva intenzione di finanziare
lo sviluppo musicale. Alcune delle orchestre nate in questa fase furono la Sinfonica
Madrid (1904), la Sinfonica Barcellona (1910) e la Filarmonica Madrid (1915). In
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questa nuova condizione, la figura del chitarrista, non solo spagnolo, si trasforma nella
figura di musicista-romantico, libero di esprimere se stesso non essendo più alle
dipendenze della corte, e guadagnandosi da vivere principalmente in tre modi:
• vendendo e pubblicando le opere da lui composte;
• suonando in concerti pubblici;
• impartendo lezioni di musica ad una clientela privata.
La riscoperta delle radici storiche e culturali e delle proprie tradizioni popolari,
incentivarono la nascita di scuole musicali nazionali, soprattutto in Spagna e nei paesi
che furono terra di conquista per i musicisti delle potenze colonizzatrici europee.
Le scuole nazionali avevano l’obiettivo di ricercare una propria identità culturale,
attraverso il recupero del folklore e delle tradizioni musicali popolari. In questo contesto
e sulla scia dell’interesse romantico per le musiche popolari, nasce e si sviluppa una
vera e propria scienza, l’etnomusicologia, che studia le tradizioni musicali popolari,
europee ed extraeuropee.
In questo scenario di fermento culturale all'inizio del XX secolo, il Romanticismo ormai
è nel massimo della sua forma e di conseguenza i compositori iniziano a ricercare una
destinazione che sia compatibile con il suono dello strumento: Gustav Mahler, nella sua
Sinfonia n.7 (1904) inserisce una chitarra nell'Andante Amoroso e Claude Debussy nella
sua Estampes (1903) evoca il suono della chitarra nel pezzo intitolato La soirée dans
Grenade. Senza ombra di dubbio però il lavoro attraverso il quale la chitarra entra
definitivamente con ruolo da protagonista nel Ventesimo secolo è Hommage pour le
Tombeau de Claude Debussy, composta da Manuel de Falla e dedicata al chitarrista
catalano Miguel Llobet nel corso dell'anno 1920.
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CAPITOLO III
Dalla chitarra rinascimentale alla chitarra modello Torres
La chitarra, nel corso dei secoli, è stata in balìa dei cambiamenti sociali e culturali, che
ne hanno condizionato lo sviluppo arrivando diverse volte a metterne a rischio perfino
l’utilizzo. Una fase decisiva della sua affermazione, che l’ha portata ad essere uno
strumento molto apprezzato e studiato, è stata quella guidata dal liutaio Antonio de
Torres Jurado e dal chitarrista Francisco Tárrega Eixea. Il primo gli ha donato, grazie al
suo continuo ricercare, caratteristiche tecniche uniche, riuscendo a influenzare, con il
suo lavoro e studio, intere generazioni di liutai ed artigiani appassionati nel costruirle. Il
secondo, invece, grazie alle sue singolari capacità tecniche e musicali, ha saputo
sfruttare l’espressività della chitarra, unita alla potenza sonora donatagli da Torres.
La chitarra, di origine mediorientale, è uno strumento che è sempre stato presente nella
storia dell’uomo. La presenza di strumenti a corda pizzicata, compare già su alcune
tavolette in argilla che raffigurano persone che suonano strumenti a corda simili, nella
forma, alla chitarra moderna, con cassa a forma di otto e manico con tasti. Queste
tavolette, designate di Bos-ojuk, risalgono al periodo che va dal 1500 al 2500 a.C., e
vengono anche definite della chitarra ittita. Ancora prima, e precisamente nell’antico
Egitto, sono stati ritrovati nella tomba del Faraone Nakht, della XI o XII dinastia dei Re
di Tebe (3762- 3703 a.C.), raffigurazioni di una suonatrice di liuto egizio che imbraccia
uno strumento con cassa di forma ovale e curve concave ai lati, manico lungo con due o
tre corde suonate con un plettro. Col passare dei secoli lo strumento, per adattarsi alle
necessità dei musicisti, ha vissuto diverse epoche di adattamento e di cambiamento che
gli hanno donato particolarità sempre differenti in nome della crescita musicale. Si sono
succedute chitarre molto interessanti (Fig. 2- Evoluzione della chitarra dal rinascimento
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ad oggi): dalla piccola chitarra a quattro corde di budello semplici dell’VIII secolo, che
si trovò a competere con strumenti come la Cetra, la Lira ed il Liuto, alla chitarra
rinascimentale a quattro cori, detta anche alla spagnola, che utilizzava una corda singola
al canto, due coppie di corde appaiate ed accordate all'unisono come seconda e terza, ed
infine, come quarta corda, una coppia a distanza di un’ottava con la funzione di
bordone; da quella barocca del XVII secolo a cinque cori, e quindi con l’aggiunta di una
nuova coppia di corde all’unisono, alla chitarra romantica del XVIII secolo, che segnò
l’abbandono dei cori a favore delle corde semplici. Le corde diventarono sei, e proprio
la sesta corda, venne aggiunta per dare all’accompagnamento una nota fondamentale al
basso. Quest’ultimo e sostanziale cambiamento fu necessario per l’evolversi della
tecnica strumentale, e per le esigenze dettate dal virtuosismo tipico dei chitarristi che
dominavano la scena artistica di inizio secolo come Sor, Giuliani e Carcassi. Il passo
successivo fu la chitarra modello Torres, che stabilì in modo definitivo le caratteristiche
che ancora oggi sono proprie della chitarra classica moderna.
Fig. 2- Evoluzione della chitarra dal rinascimento ad oggi
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3.1 Antonio de Torres Jurado e la nascita della chitarra classica moderna
Antonio de Torres Jurado (Almeria, 1817-1882)
viene considerato senza ombra di dubbio il liutaio
più importante nella storia della chitarra. Fu
proprio lui, infatti, a definire i canoni della chitarra
che oggi conosciamo.
Iniziò come apprendista falegname a soli 13 anni
in un laboratorio della città di Vera (Almeria), ma
è lavorando con il liutaio José Pemas a Granada che iniziò a costruire i suoi primi
strumenti quando aveva più di 30 anni.
L'attività di Torres può essere divisa in due momenti, separati da un periodo
caratterizzato da una brutta situazione economica e
dalla perdita di persone a lui care.
La prima fase comprende il lavoro di Torres a
partire dal 1853 quando aprì a Siviglia il suo primo
laboratorio di falegnameria ed iniziò a dedicarsi
alla costruzione di chitarre, incoraggiato anche dal
suo intimo amico Julian Arcas. Fino a quel
momento Torres utilizzava i metodi costruttivi
della scuola andalusa, ma poi, spinto dalla voglia
di realizzare qualcosa di nuovo si dedicò allo
studio per il miglioramento della risposta sonora della chitarra. Così, gli strumenti
costruiti in questa prima parte della sua attività (Fig. 4- Primi modelli chitarre Torres
(prima fase)), vennero considerate autentici capolavori dai chitarristi professionisti e
dilettanti dell’epoca proprio per lo sviluppo tecnico che in esse era nascosto. In questo
Fig. 3- Antonio de Torres Jurado
Fig. 4- Primi modelli chitarre Torres
(prima fase)