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Introduzione
Il musicarello, che già era presente sin dal ‘cinema muto’, ha una vera e
propria fioritura dagli anni 50 del secolo scorso, gli anni del boom e del suo
successo commerciale. Eppure di questo argomento non troviamo quasi nessun
libro, pubblicazione, documento. Neppure sul web, che ormai è uno degli
strumenti di consultazione per eccellenza, per recuperare testi, articoli, libri e
cataloghi on line. E’ una sorta di biblioteca gigantesca ‘on line’, di cui uno
studioso, un ricercatore, ma anche uno studente dispone.
Uno studio più approfondito sul musicarello è necessario, perché è nato in
quel periodo in cui i Media hanno preso il sopravvento, e hanno segnato grandi
cambiamenti nella società e hanno cambiato la nostra percezione del tempo, dello
spazio, la nostra visione del mondo. Uno dei primissimi film è stato il ‘film muto’,
dove non c’era l’audio. Ci si riuniva in una sala, si proiettavano le immagini, gli
attori, il testo e la musica era suonata dal vivo dal pianista. Col passar del tempo
c’è stata la traccia sonora, che ha portato alla nascita del musicarello.
Il musicarello, come qualsiasi genere di film, segue una struttura standard, di
cui in genere non si fa attenzione: alla realizzazione contribuiscono un intera
equipe, quali il regista, lo sceneggiatore, gli attori principali (protagonisti) e
secondari, il cameramen ecc; deve evocare un mondo di potenziali dettagli
d’intreccio, molti dei quali non possono essere menzionati; presenta diversi
elementi strutturali, quali l’inquadratura, la scena, la sequenza, l’atto ecc. Oltre a
seguire una struttura standard presenta delle costanti che variano da un
musicarello all’altro a seconda della trama. Ma possiamo individuare delle
differenze sostanziali anche tra i musicarelli degli anni 50 e quelli degli anni 60.
Seguendo il modello di Propp della fiaba abbiamo costruito un modello del
musicarello riguardante le diverse funzioni dei personaggi: il protagonista, il co-
protagonista, antagonista, il falso protagonista, il cantante, il personaggio
secondario (aiutante), la comparsa e il narratore. Il risultato è un modello quello
del musicarello, che presenta similitudini, ma anche notevoli differenze con il
modello di Propp.
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Infine uno dei musicarelli, di notevole spessore e successo, apprezzato anche
all’estero è il ‘Carosello napoletano’. Aver trovato un punto di fusione tra attori,
cantanti e danzatori in modo che lo spettacolo non fosse una specie di mosaico di
tre generi diversi, è il risultato più sorprendente che Giannini abbia ottenuto nel
suo Carosello napoletano, ed è sotto tutti gli aspetti un musical che non potrebbe
raccontare ciò che deve raccontare, se non traducendolo in musica, canzoni e balli.
Esso si impone come una raffigurazione filmica in cui musica e significati,
canzoni e storia, articolati armoniosamente su diversi piani, si integrano in una
messa in scena unitaria di ardita complessità strutturale e, al contempo, di sublime
immediatezza spettacolare.
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CAPITOLO 1
IL MUSICARELLO
1.1 Definizione di uno specifico cinematografico
Il musicarello è un sottogenere musicale cinematografico italiano, che ha
l’obiettivo di sopportare un cantante di fama e il suo nuovo album discografico. Il
filone ha inizio negli anni cinquanta, ed ha avuto il suo apice di produzione negli
anni settanta.
Il declino del musicarello è evidente già a metà del decennio, per poi
riprendere consistentemente la produzione tra il 1967 e il 1970.
Il fenomeno del ‘musicarello’ anni 50 coincide con la fine della guerra, con
l’avvento del boom economico, con la progressiva decadenza e scomparsa del
neorealismo. Grazie alla legge del 1949, Cinecittà ritrova il perduto splendore
mentre sorgono numerose case di produzione, grandi e piccole, che sfornano film
a raffica
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. La produzione cinematografica si divide in due distinti e opposti
blocchi. Da un lato gli autori, il poeta Fellini, Lizzani, Bolognini, Zurlini,
dall’altro artigiani come Matarazzo, Mattoli, Bragaglia, Fizzarotti, Mastrocinque,
Freda e altri ancora, tutti impegnati in un genere che trae ispirazione dalle più
ardenti passioni umane, dai più noti libretti d’opera e, in futuro, dall’immaginario
fantastico.
Ma anche sul versante musicale c’era stato un notevole cambiamento.
L’arrivo degli alleati e della loro musica aveva portato in Italia gli accattivanti
sound del jazz, dello swing, del mambo e del cha-cha-cha. Attacco al quale la
produzione nostrana rispose rinforzando la canzone melodico-sentimentale
affidandola a voci intense e d’alta classe come Nilla Pizzi, Achille Togliani, Gino
Latilla, Carla Boni, Claudio Villa. C’era anche una moltitudine di autori più
intimisti che preferivano accompagnarsi semplicemente con la chitarra, come
Roberto Murolo e altri che avrebbero contaminato sonorità tradizionali con ritmi
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Come scrive il sempre acuto Brunetta, il cinema italiano chiede più registi e meno autori, o
chiede agli aspiranti autori di essere soltanto registi.
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d’importazione, dal latino al rock’n roll, dalla rumba al jazz, come Renato
Carosone.
Nonostante tutto è difficile definire il perché del successo del ‘Musicarello’.
Probabilmente lo si deve all’armonico amalgama di drammi, impeti, storie
popolari e d’amore. Ma non è da sottovalutare il fatto che le voci di quei cantanti -
dapprima ascoltate attraverso la radio o il giradischi – finalmente rivelavano un
corpo e un volto con il quale guardare negli occhi gli spettatori.
Su intrecci mutuati dal romanzo d’appendice si basa il ‘Musicarello’ o ‘film-
canzonetta’, generalmente considerato veicolo pubblicitario o premio per quei
cantanti-divi partecipanti a trasmissioni radiofoniche di prestigio o ai festival di
Sanremo. L’innesto forzato nel film dell’elemento canzone, che avrebbe dovuto
compromettere o, quantomeno, alterare gli intenti poetici dell’autore
cinematografico’ era ormai abbattuto. Ormai disponibili al connubio
musica/immagine erano tanto i cantanti quanto i registi. E il numero di cantanti in
lista d’attesa, che aspettavano impazientemente il momento di apparire sul grande
schermo era più che corposo.
Con i suoi colori, le sue leggende,
le sue favole, i suoi scugnizzi e,
soprattutto, le sue canzoni, Napoli è
stata da sempre il set ideale del
‘Musicarello’. Film di diverso spessore
spaziano dal melodramma alla
commedia più superficiale e sullo
sfondo la mitica città, con i suoi
panorami mozzafiato, ma anche storie di
vita quotidiana, storie amare, passionali. Da un lato la Napoli che cerca il riscatto,
dall’altro che tutti vogliono ammirare. Basti pensare che negli anni 50, nella
sterminata produzione napoletana, che trasferiva il repertorio teatrale,
canzonettistico, lirico sul grande schermo, spicca Carosello Napoletano, diretto
dallo sceneggiatore Ettore Giannini. Primo, autentico musical italiano che – per
inventiva coreografica, sfoggio di coloratissimi costumi, valore musicale (Funiculi
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Funiculà, O sole mio, O surdato ‘nnammurato, Reginella
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), attori e cantanti di
classe (Sophia Loren, Paolo Stoppa, Tina Pica, Giacomo Rondinella) - ha poco o
niente da invidiare a quelli americani.
Recitar cantando appassiona ancora oggi gli esperti di teatro. Una novità del
‘Musicarello’ è sicuramente il fatto che grandi interpreti prestavano il fisico massiccio
a film in cui davano finalmente un volto a una voce nota per la radio. La rottura
generazionale nella musica avviene all’inizio degli anni sessanta. In quei anni non
c’era un cinema decisamente giovane e per i giovani. Però i giovani costituivano per
la prima volta nella storia d’Italia un soggetto autonomo economicamente, con
consumi propri e tanta voglia di protagonismo. Di questa soggettività si rendono
conto il mondo della canzone, televisione, la radio e nascono produzioni
esplicitamente dedicate a questa fascia di consumo. I giovani sono sbarazzini,
istintivi, sinceri, ribelli
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e in assenza di una guerra vera da contestare, si accontenta di
suonare la chitarra accanto al falò, dove le parole sono forse meno importanti. E’
forse per questo nei musicarelli attori comici di una certa esperienza attraverso la
televisione appaiono come genitori e tutori della nuova generazione ed è per questo
che i musicarelli rappresentano per i giovani degli anno sessanta la stessa dimensione
che sul mercato assume il fenomeno delle cover.
Una canzone non può cambiare il mondo, però può sicuramente
raccontarcela. Cosi un ipotetica antologia dei musicarelli anni 60 ci propone un
Morandi che canta assieme a un complesso, i Meteors; una Caterina Caselli che
vive con naturalezza sino ad allora sconosciuta il fatto di innamorarsi del
fidanzato della migliore amica (in Perdono). Naturalmente, il musicarello ha avuto
un seguito anche dopo gli anni 60. Non sono particolarmente interessanti i film
canzonette immediatamente successivi, anche se Zum Zum Zum, il fenomeno
Albano - Romina Power sono quelli prevalenti.
Negli anni del boom dei Musicarelli si raccolgono film che vedono
protagonisti i cantanti e attori dell’immediato dopoguerra, tra i quali Claudio
Villa, Luciano Tajoli, Sophia Loren, Alberto Sordi, in film come Carosello
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Canzoni classiche napoletane di notevole spessore.
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I giovani saranno protagonisti di movimenti, ribellioni per esprimere i loro disagi sociali, le loro
precarie condizioni.
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Napoletano, Don Lorenzo, Canzone d’amore, Napoli piange e ride, il cantante
misterioso. Degli anni 60 sono da segnalare cantanti, che vi appaiono spesso in
qualità di attori protagonisti, come Little Tony, Gianni Morandi, Al bano, Mina,
Rita Pavone, Adriano Celentano, Bobby Solo, Orietta Berti, Caterina Caselli
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.
Protagonisti di Musicarelli di successo, come Perdono, Cuore matto…matto da
legare, Riderà, Non ti scordar di me, Una lacrima sul viso, Nessuno mi può
giudicare. Negli anni 80 il fenomeno di Nino D’Angelo è principalmente
regionale, anche se si è diffuso rapidamente in tutta Italia grazie alle televisioni
commerciali. Spesso le storie sentimentali di cui è protagonista Nino D’Angelo,
appartengono al genere teatrale popolare della sceneggiata napoletana. Oltre agli
attori, interpreti di rilievo di questi anni, non dobbiamo dimenticare anche i grandi
registi, quali Mario Amendola, Gianfranco Baldanello, Ferdinando Baldi, Ettore
Maria Fizzarotti, Aldo Grimaldi, Mariano Laurenti e tanti altri. Se esiste un autore
che ha legato la sua carriera a quella della commedia musicale, non possiamo
assolutamente tralasciare il nome di Ettore Maria Fizzarotti. Accanto a generi ‘forti’
del tempo, come il western e il film d’autore, Fizzarotti fa del musicarello il vero e
proprio filone cinematografico, con una serie di film, che racchiudono storie tutte o
quasi ideate intorno al solo titolo della canzone, come Nessuno mi può giudicare,
Perdono, Stasera mi butto, Non son degno di te, Se non avessi più te.
1.2 Struttura narrativa
Il Musicarello, come qualsiasi genere di film, segue una struttura standard
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.
Di solito non si fa attenzione alla struttura di un film, non cogliamo il particolare,
diamo per scontato molti elementi, che invece il regista, sceneggiatore e il resto
dell’equipe non trascura.
Innanzitutto alla realizzazione del Musicarello contribuiscono un intera
equipe: il regista, lo sceneggiatore, gli attori principali (protagonisti) e secondari,
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Cantanti che in quegli anni hanno intrapreso la carriera musicale, incidendo cd, facendo
concerti e che ancora oggi sono riconosciuti tali.
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Una struttura che segue determinate regole e che si ripete nel tempo.