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INTRODUZIONE
L’obiettivo di questo elaborato è definire un nuovo fenomeno rilevato all’interno
della società odierna, la “Cancel Culture”; in lingua italiana comunemente noto
come “Cultura della cancellazione” o “dell’annullamento”.
Il testo non si limiterà a definire, ma anche a spiegare le origini, le caratteristiche e
indagare l’esigenza dalla quale sia nata.
Tutta l’analisi verterà verso il settore moda, facendo emergere aspetti positivi e
negativi di questa cultura e come essa influenzi sovente la libertà di espressione.
Nel capitolo due verrà affrontato il recente scandalo pubblicitario di “Balenciaga”,
che ha posto un rischio rispetto all’interpretazione delle foto con bambini in tenuta da
bondage e fogli sparsi su una scrivania, su cui era scritta una sentenza del 2008 della
Corte Suprema sulle leggi sulla pornografia infantile, per sponsorizzare la nuova
borsa Adidas x Balenciaga, e tutto ciò che ne è derivato.
Per finire, nel terzo e ultimo capitolo verrà analizzato il caso di un altro importante
brand di moda, Dolce & Gabbana, che esprimendo le proprie idee rispetto il diritto di
avere figli per gli individui omosessuali e esprimendo la propria interpretazione della
cultura cinese attraverso la promozione di una sfilata, ha rischiato conseguenze gravi
per la propria reputazione e il proprio fatturato.
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CAPITOLO 1: CANCEL CULTURE
1.1 Definizione: cos’è la Cancel Culture?
Cancel Culture, secondo il dizionario australiano Macquarie
1
parola dell’anno nel
2019 e definita dall’Enciclopedia Treccani come “Atteggiamento di
colpevolizzazione, di solito espresso tramite i social media, nei confronti di
personaggi pubblici o aziende che avrebbero detto o fatto qualche cosa di offensivo o
politicamente scorretto e ai quali vengono pertanto tolti sostegno e gradimento”.
All’interno di questa definizione possiamo individuare diverse parole chiave che
compongono l’intero universo di questo nuovo fenomeno. Viene individuato il
principale piano di azione, i social media; Essi compongono una dimensione online,
difficilmente scindibile da quella offline in questo dato momento storico. Si possono
rilevare i soggetti protagonisti, personaggi pubblici e aziende; soggetti che si
ritrovano ad avere un ampio spettro di visibilità pubblica e che attraverso le loro
scelte, hanno la capacità di stravolgere certe dinamiche all’interno della società.
Queste scelte, se si ritrovano nel vortice della Cancel Culture, sovente sono scelte
che ledono ideali e principi morali, considerati imprescindibili per la società.
1.2 Le origini della Cancel Culture
Le origini della Cancel Culture sono recenti, ma non ben definite; possono essere
ricondotte a una serie di fattori sociali, politici e tecnologici, ma l’inizio viene
associato al movimento #Metoo. Il movimento è nato nel 2017 come hashtag sui
social media in risposta alle accuse di aggressione e molestie sessuali rivolte al
produttore di Hollywood Harvey Weinstein. L’attivista fondatrice del movimento è
Tarana Burke, che come racconta l’articolo “#Metoo: a 4 anni dalla nascita del
movimento, ecco perché non dovremmo smettere di parlarne” di Andrea Barsanti
sulla piattaforma The Wom Culture, si sentì in dovere di creare un qualcosa che non
facesse sentire le donne sole e abbandonate, ma consce del fatto di essere circondate
da altre con le loro stesse esperienze. Il movimento ha rapidamente guadagnato
popolarità e si è diffuso oltre all'industria dell'intrattenimento, con persone di ogni
1
Dizionario Macquarie è un dizionario di inglese australiano . È generalmente considerato dalle
università e dalla professione legale come la fonte autorevole sull'inglese australiano. Fonte:
https://hmn.wiki/it/Macquarie_Dictionary
4
estrazione sociale che hanno condiviso le loro storie di molestie e abusi. Alcune
persone di alto profilo accusate di cattiva condotta sessuale hanno dovuto affrontare
gravi conseguenze, tra cui la perdita del lavoro, la vergogna pubblica e la distruzione
della carriera e della reputazione. Il movimento #MeToo ha dimostrato il potere dei
social media e dell'opinione pubblica nel ritenere gli individui potenti responsabili
delle loro azioni, ma ha anche scatenato dibattiti sull'equità e la proporzionalità delle
conseguenze subite da chi è accusato di illeciti. Nel complesso, le origini della
cultura della cancellazione
2
sono complesse e sfaccettate, e il movimento #MeToo è
stato solo uno dei tanti fattori che hanno contribuito alla sua ascesa.
Un ulteriore fattore è rappresentato dal movimento “Antifa”, un movimento di
opposizione all’estrema destra, sito prevalentemente negli Stati Uniti che si ritiene
contro “valori” come l’omofobia, la misoginia, il razzismo e il capitalismo. È un
movimento libero, privo di ampia organizzazione e leader specifici. Il movimento ha
affrontato la sua massima espansione nel 2016, successivamente all’elezione di
Donald Trump come presidente degli Stati Uniti. L’operato dei membri di questo
movimento è strettamente legato alla Cancel Culture, perché essi hanno l’intenzione
di cancellare la possibilità degli individui di estrema destra di confrontarsi sulle loro
opinioni e si sentono autorizzati ad utilizzare la violenza nei confronti di coloro che
la pensano diversamente da loro. Dimostrazione avvenuta nell’Università della
California, a Berkeley dove uno scrittore apertamente di destra, Milo Yiannopoulos
avrebbe dovuto tenere una conferenza; l’Università fu obbligata ad annullarla dopo
un attacco dei membri del movimento, che causarono danni all’Università per circa
100.000 dollari. Naweed Tahmas, uno studente facente parte del gruppo che invitò il
signor Yiannopolus al campus, ha affermato che l’episodio lo ha reso ancora più
determinato a lottare per la libertà di espressione e come è stato riportato da un
articolo del New York Times
3
, ha esordito dicendo: “Sono stanco di essere messo a
tacere, come lo sono molti studenti conservatori, se sosteniamo la libertà di parola,
dovremmo sostenere tutti i discorsi, compresi quelli che considerano incitamento
all'odio".
2
Cultura della cancellazione, termine tradotto in italiano dal nome comunemente noto in lingua
inglese, Cancel Culture.
3
Articolo di Thomas Fuller dal titolo: “A Free Speech Battle at the Birthplace of a Movement at
Berkeley”, New York Times, 2 febbraio 2017.
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Un ulteriore movimento dove la Cancel Culture ha trovato dimora è il Black Lives
Matter, conosciuto a livello mondiale nel 2020 in seguito alla morte di George Floyd
in Minneapolis. George Floyd era un normale cittadino americano ucciso da un
agente di polizia che lo immobilizzò a terra per circa nove minuti
4
, togliendogli la
possibilità di respirare e che lo portò, successivamente, alla morte. Si scatenarono
ondate di manifestazioni negli Stati Uniti, che si svilupparono a macchia d’olio anche
in tutto il resto del mondo. L’obiettivo del movimento è prevalentemente la giustizia
sociale, i membri protestano contro il razzismo e la violenza. Un ruolo importante
per la diffusione degli ideali e della comprensione su una tematica importante come
il razzismo è rappresentato dai social media. In un articolo della giornalista Lorenza
Formicola
5
, viene menzionato il fenomeno di cancellazione attuato verso gli agenti di
polizia: il dipartimento di New York in poco tempo ha perso il 15% della sua forza
lavoro, mentre il dipartimento di polizia di Louisville il 20%. Secondo il Police
Executive Research Forum (PERF)
6
, nel 2021 le dimissioni degli agenti sono
aumentate del 18% rispetto al 2020, in aggiunta i dipartimenti di polizia americani
hanno rilevato un aumento del 45% del tasso di pensionamento, rispetto agli anni
precedenti.
1.3 Critici e sostenitori del fenomeno
I critici della cultura della cancellazione sostengono possa essere ingiusta e possa
portare a un effetto di raffreddamento della libertà di parola, in quanto le persone
concepiscono la paura di esprimere opinioni impopolari o di commettere errori per
timore di essere "cancellate"; questa condizione rischia di avere conseguenze
psicologiche. Come viene citato in un articolo della giornalista Fiamma Cecovini
4
Skytg24 “George Floyd, un anno fa la morte che ha infiammato le proteste negli usa”, 25 maggio
2021.
5
Lorenza Formicola, giornalista nata a Napoli nel 1992, si occupa di politica estera, in particolare
britannica, americana e francese ma è soprattutto analista del mondo arabo-islamico. Scrive per
Formiche, La Nuova Bussola Quotidiana, il Giornale e One Peter Five. Fonte:
https://www.analisidifesa.it/author/lformicola/
6
Police Executive Research Forum (PERF), fondato nel 1976 come organizzazione senza scopo di
lucro, è un'organizzazione che si occupa di ricerca e politiche di polizia e fornisce servizi di gestione,
assistenza tecnica e formazione a livello dirigenziale a supporto delle agenzie di polizia. Il PERF
contribuisce a migliorare l'erogazione dei servizi di polizia attraverso il dibattito pubblico sui temi
della polizia e della giustizia penale, la ricerca e lo sviluppo di politiche. Fonte:
https://www.policeforum.org/
6
Amigoni
7
, questa forma di censura e punizione può essere paragonata ad un sistema
totalitario, che ha la possibilità di manipolare le masse per fini strettamente politici,
avendo anche ripercussioni sul dibattito pubblico. Una critica di questo fenomeno è
la studiosa Albena Azmanova, politologa bulgara che descrive la situazione nei
campus universitari inglesi e statunitensi, molto drammatica, dicendo che la libertà di
espressione è stata sostituita dalla “espressione sicura che apre la porta
all’autocrazia”, provocando così un’auto-censura lesiva della libertà individuale.
L'evidenza suggerisce che la cultura dell'annullamento non è semplicemente un mito
retorico; gli studiosi potrebbero essere meno disposti a parlare apertamente per
difendere le loro convinzioni morali se ritengono che le loro opinioni non siano
ampiamente condivise dai colleghi o dalla società più ampia a cui appartengono. Lo
studioso di questo fenomeno, Germano Maifreda
8
lo definisce come “un grande
ombrello denigratorio formulato dalla destra conservatrice e integralista statunitense
per designare un insieme molto eterogeneo di proposte relative all’uso del
linguaggio e a contenuti intellettuali e figurativi fra loro estremamente diversificati”
e crede che non esista. Le ragioni che sottopone a queste dichiarazioni sono il fatto
che le minoranze avanzino proposte finalizzate all’acquisizione di diritti migliori,
dignità o spazi pubblici e queste punterebbero a cancellare le posizioni degli
avversari, rappresentati come membri di maggioranze privilegiate. Lo studioso
ritiene che il termine rappresenti un giudizio moralmente negativo e che nessun
individuo accetterebbe mai di essere definito “cancellatore culturale”, paragonando
la dinamica al fatto che neanche nessun eretico si sia mai auto-definito eretico. La
questione si è diffusa tanto che persino l’ex presidente degli Stati Uniti Barack
Obama ha commentato il fenomeno definendolo “tossico e del tutto diverso
dall’attivismo”.
I sostenitori, invece, affermano che la cultura della cancellazione è uno strumento
necessario per rendere le persone responsabili delle loro azioni e per promuovere la
giustizia sociale. Potrebbe anche essere utilizzata per contrastare le disparità e le
7
Fiamma Cecovini Amigoni, giornalista di Triestenews. Articolo “Cancel culture: gen Z e millennials,
tra democrazia e totalitarismo”, Triestenews, 15 gennaio 2022.
8
Germano Maifreda è professore ordinario di Storia economica all’Università degli Studi di Milano. I
suoi lavori si concentrano sulla storia del disciplinamento sociale, delle minoranze e degli apparati
repressivi. Fonte: https://fondazionefeltrinelli.it/autori/germano-maifreda/
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discriminazioni. Una sostenitrice di questa prospettiva è la giornalista Jennifer
Guerra
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, che definisce la Cancel Culture dal punto di vista dei diritti delle minoranze:
è sbagliato definire il politicamente corretto aggressivo, ma piuttosto è un
ampliamento di orizzonti della sfera politica.
1.4 Cancel Culture e libertà di espressione
Le bolle sociali o echo chamber creano un ambiente in cui l'economia dell'attenzione
domina, come avviene sui social network. Questo significa che privare qualcuno
della visibilità equivale a privarlo di un sostentamento. L'azione pubblica di
stigmatizzazione comporta l'isolamento e l'esclusione dalle cerchie sociali e
professionali, sia online che offline, e mira a ottenere pubbliche scuse per il
comportamento commesso.
Questa questione riguarda il complesso rapporto tra politicamente corretto e libertà di
espressione. Da un lato, il politicamente corretto offre spazio per costruire nuovi
immaginari e forme di rappresentazione per le minoranze storicamente oppresse che
cercano giustizia sociale. D'altro lato, qualsiasi azione simile alla censura mina il
principio di tolleranza, che è fondamentale per ogni democrazia, e viola anche il
diritto all'informazione.
Nell’ultimo capitolo di “Dangerous Ideas: A Brief History of Censorship on the
West, from the Ancients to Fake News” (The Westbourne Press), l’autore Erik
Berkowitz
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cerca di analizzare la libertà di espressione collegata al diritto di parola
in tutto il mondo occidentale, tenendo in considerazione l’ingresso di internet nel
mercato delle idee. L’autore fa partire la sua analisi dall’antica Roma, che decise di
allontanare la dottrina di Pitagora perché considerata “sovversiva”, successivamente
analizzò la Cina del primo impero, che cancellò libri, idee e tradizioni con la
Rivoluzione Culturale di Mao; in Francia con Luigi XIV che cercava di esercitare
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Jennifer Guerra è una giornalista nata nel 1995 in provincia di Brescia. Ha conseguito la laurea
triennale in Lettere e la magistrale in Editoria, Comunicazione e Moda alla Statale di Milano.
Giornalista professionista, si interessa di tematiche di genere, femminismi e diritti LGBTQ+. Fonte:
https://www.lasvolta.it/autori/jennifer-guerra
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Eric Berkowitz è uno scrittore, avvocato per i diritti umani e giornalista che ha pubblicato articoli
sul New York Times, sul Washington Post e sul Los Angeles Times, oltre che su numerosi siti online.
Fonte: https://www.ericdberkowitz.com/