8
Inoltre, una quota rilevante delle imprese iscritte non inizia effettivamente la
propria attività: l’atto della registrazione, cioè, non è condizione sufficiente per
avviare realmente la gestione.
Tabella n. 1 - Iscrizioni delle imprese al Registro Ditte delle CCIAA, suddivise per regione,
nell’anno 2002 (valori al netto dell’agricoltura)
Regioni Iscrizioni Cessazioni Saldo
Stock al
31.12.2002
Tasso di
crescita 2002
Tasso di
crescita 2001
Piemonte 29.392 25.025 4.367 377.480 1,2% 1,8%
Valle D’Aosta 871 700 171 12.021 1,4% 1,6%
Lombardia 63.109 51.243 11.866 847.169 1,4% 2,3%
Trentino A. A. 5.228 4.270 958 75.422 1,3% 2,0%
Veneto 32.678 24.924 7.754 396.789 2,0% 2,5%
Friuli V. G. 6.773 5.767 1.006 92.049 1,1% 1,5%
Liguria 11.129 10.073 1.056 146.031 0,7% 1,9%
Emilia Romagna 31.118 26.922 4.196 377.033 1,1% 2,2%
Toscana 27.762 21.720 6.042 347.614 1,8% 2,5%
Umbria 5.086 4.262 824 70.540 1,2% 2,3%
Marche 10.188 7.845 2.343 133.669 1,8% 2,3%
Lazio 36.612 23.162 13.450 468.467 2,8% 2,6%
Abruzzo 8.560 6.641 1.919 105.579 1,9% 3,0%
Molise 1.860 1.402 458 21.947 2,1% 3,2%
Campania 35.811 22.351 13.460 429.941 3,2% 3,3%
Puglia 23.715 15.356 8.359 276.856 3,1% 3,4%
Basilicata 2.876 2.200 676 39.519 1,7% 2,9%
Calabria 11.713 6.483 5.230 140.293 3,9% 4.3%
Sicilia 24.420 14.899 9.521 341.940 2,9% 2,9%
Sardegna 9.950 6.047 3.903 123.493 3,3% 3,1%
ITALIA 378.851 281.292 97.559 4.823.897 2,1% 2,6%
NORD-OVEST 104.501 87.041 17.460 1.382.701 1,3% 2,2%
NORD-EST 75.797 61.883 13.914 941.338 1,5% 2,2%
CENTRO 79.648 56.989 22.659 1.020.290 2,2% 2,5%
Fonte: Cerved, Movimprese
9
Tabella n. 2 - Nati –mortalità delle imprese per settori di attività economica – Anno 2002.
Settori di attività
Stock
31.12.01
Stock
31.12.02
Saldo annuale
dello stock
Variazione %
dello stock
2001/2002
A Agricoltura, caccia e silvicoltura 1.031.948 1.006.957 -24.991 -2,4%
B Pesca, piscicoltura e servizi
conessi
11.870 11.999 129 1,1%
C Estrazioni di minerali 6.172 6.063 -109 -1,8%
D Attività manifatturiere 750.945 753.701 2.756 0,4%
E Prod. e distrib. energ. Elettr.,gas
acqua
2.910 3.025 115 4,0%
F Costruzioni 687.823 715.373 27.550 4,0%
G Comm. Ingr. e dett.; rip. beni pers.
e per la casa
1.534.469 1.549.119 14.650 1,0%
H Alberghi e ristoranti 265.815 271.883 6.068 2.3%
I Trasporti, magazzinaggio,
comunicazione
203.829 206.064 2.235 1,1%
J Intermediazione monetaria e
finanziaria
107.903 109.344 1.441 1,3%
K Attiv. Immob., noleggio, informat.,
ricerca
515.565 537.665 22.100 4,3%
M Istruzione 16.426 17.363 937 5,7%
N Sanità e altri servizi sociali 21.896 22.972 1.076 4,9%
O Altri servizi pubblici, sociali e
personali
225.302 228.731 3.429 1,5%
P Serv. Domestici presso famiglie e
conv.
139 122 -17 -12,2%
Nc Imprese non classificate 375.227 390.473 15.246 4,1%
Totale nazionale 5.758.239 5.830.854 72.615 1,3%
Totale al netto dell’agricoltura 4.726.291 4.823.897 97.606 2,1%
Fonte: Cerved, Movimprese
(il saldo settoriale non coincide con quello generale a causa della necessaria inclusione di variazioni di
archivio)
10
Tabella n. 3 - Andamento demografico delle imprese italiane nel periodo 1993-2002
ANNO Iscrizioni Cessazioni Saldo
Tasso di
crescita
1993 284.814 359.861 -75.047 -1.8%
1994 297.587 276.143 21.444 0.5%
1995 306.442 253.840 52.602 1.2%
1996 338.902 264.489 74.413 1.8%
1997 323.308 290.068 33.240 0.8%
1998 319.180 253.691 65.489 1.5%
1999 340.977 249.943 91.034 2.1%
2000 363.340 253.740 112.600 2.5%
2001 381.766 262.295 119.471 2.6%
2002 378.851 281.292 97.559 2.1%
Fonte: Cerved Movimprese
I dati ottenuti dal Registro Ditte,dunque, tendono a sovrastimare l’entità del
fenomeno della neo-imprenditoria. In ogni caso, però, anche considerando
l’esistenza di alcuni problemi che sorgono dal punto di vista dell’interpretazione
della fonte statistica, e pur manifestandosi oscillazioni dei valori nel corso degli
anni, è evidente che siamo di fronte ad un fenomeno decisamente imponente.
11
Tabella n. 4 - La nascita delle imprese, in percentuale delle imprese attive, e le imprese attive, in
migliaia, in nove paesi europei tra il 1997 e il 2000
Anno Bel Dan Spa Ita NL Por Fin Sve UK Tot.
1998 8,3 9,8 9,8 11,1 - 9,4 9,4 6,9 8,9 -
1999 - 10,7 9,7 7,4 9,3 8,0 8,3 6,7 9,4 -
Settore privato
(A+B+C+D)
2000 6,8 9,5 9,7 7,9 9,4 7,6 7,0 7,3 8,8 8,5
Imprese attive 2000 555,1 309,8 2.916,3 4.221,4 641,7 789,3 288,8 609,7 2.028,6 12.360,7
1998 5,4 5,9 7,7 8,2 - 8,0 6,6 - 6,7 -
1999 - 5,9 7,3 5,4 6,8 7,7 5,5 5,0 7,2 -
A.Industria
(attività
mineraria,
artigianato,
elettricità, gas e
fornitura d'acqua)
2000 4,4 5,6 7,1 5,5 6,3 5,8 5,4 5,3 6,9 6,0
Imprese attive 2000 45,2 32,3 266,3 575,2 51,1 102,9 35,3 59,4 184,6 1.352,3
1998 7,8 9,6 12,5 13,3 - 11,6 9,7 5,1 8,5 -
1999 6,5 9,7 13,0 9,5 10,4 9,3 9,4 5,7 8,9 9,9 B.Costruzioni
2000 6,2 10,3 13,2 9,5 11,4 10,1 9,0 6,9 8,0 10,0
Imprese attive 2000 70,1 32,2 347,9 521,1 68,1 129,4 34,1 57,2 228,7 1.488,8
1998 9,0 10,9 9,6 11,7 - 9,2 8,7 7,0 9,6 -
1999 7,5 11,9 9,3 7,7 9,8 7,7 7,7 6,6 10,0 8,6
C.Servizi
(distribuzione,
hotel e ristoranti,
trasporti e
comunicazione,
intermediazione
finanziaria,
consulenza alle
imprese)
2000 7,5 10,6 9,4 7,9 9,5 7,3 7,3 7,3 9,4 8,6
Imprese attive 2000 366,0 197,6 1.989,2 2.663,8 415,2 502,2 164,9 390,8 1.319,3 8.009,0
1998 7,3 8,1 10,4 - - 9,4 13,5 8,6 7,4 -
1999 6,0 9,6 10,8 - 8,2 7,5 11,5 8,8 8,2 -
D.Altri servizi
(educazione,
salute e lavori
sociali, altri
servizi personali e
sociali)
2000 5,4 7,2 10,3 - 9,0 7,5 9,6 8,4 7,7 -
Imprese attive 2000 73,8 47,9 312,9 - 107,4 54,7 54,5 102,4 296,0 -
Fonte: Eurostat - “Business demography in 9 Member States - Result for 1997-2000”
12
L’importanza del fenomeno è testimoniata e rafforzata dallo sviluppo che
esso trova al di fuori dell’Italia. Anche negli altri paesi, europei ed extra-europei,
la nascita di nuove iniziative imprenditoriali ha assunto infatti, nel corso degli
anni, una dimensione di assoluto rilievo (Tabella n. 4).
Il fenomeno della creazione di nuove imprese riveste un ruolo molto
importante maggiormente dal punto di vista qualitativo che quantitativo. In questa
prospettiva i benefici derivanti dal sorgere di nuove combinazioni produttive sono
molteplici.
E’ possibile rilevare anzitutto i miglioramenti occupazionali che le nuove
imprese possono apportare alla società, risulta facile intendere che nuove realtà
imprenditoriali, specialmente se sane e dinamiche, possono contribuire alla
creazione di nuovi posti di lavoro. Questo aspetto può essere facilmente rilevato
se visto alla luce dei recenti processi di ristrutturazione attuati dalle grandi
imprese ed alla conseguente disoccupazione che investe i paesi ad economia
avanzata.
Un secondo contributo fornito dalle nuove imprese concerne lo sviluppo dei
processi di innovazione in generale e di quelli di innovazione tecnologica, in
particolare. Non c’è dubbio che innumerevoli apporti allo sviluppo innovativo
vengano dalle grandi imprese le quali investono numerosi fattori produttivi nella
R&S, però ultimamente si stanno diffondendo nella letteratura aziendale, svariate
affermazioni a favore della piccola impresa come importante fautrice dello
sviluppo dell’innovazione in quanto dotata di una struttura più snella e flessibile
13
con meno difficoltà nei meccanismi di comunicazione e collaborazione. Le
piccole dimensioni, tipiche dell’azienda nelle sue fasi iniziali, favoriscono una
direzione incentrata su un ristretto nucleo imprenditoriale ed il maturare di
rapporti, fra vertice, dipendenti ed eventuali collaboratori esterni, molto stretti e
cooperativi, inoltre agevolano la libertà decisionale, la flessibilità operativa e la
possibilità di ottenere un forte coinvolgimento di tutti gli attori del sistema
impresa nella risoluzione delle problematiche aziendali. Tutti questi fattori non
fanno altro che migliorare le condizioni per poter sviluppare nuovi processi
innovativi.
Un terzo beneficio derivante dalla creazione di nuove combinazioni
produttive è rappresentato dal miglioramento dei livelli di efficienza e di efficacia
del sistema economico-produttivo nel suo complesso. Ciò in quanto la nascita di
nuove imprese rappresenta un forte stimolo per le imprese già esistenti che
cercheranno di migliorare il rapporto fra prestazioni e costi, in quanto le nuove
combinazioni produttive per poter entrare sul mercato dovranno proporre prodotti
con prezzi più bassi o almeno prodotti qualitativamente migliori rispetto ai
concorrenti.
Infine i processi di globalizzazione che dominano la competizione odierna
spingono le nuove imprese verso i mercati internazionali, determinando un
importante flusso di esportazione con effetti benefici sugli equilibri della bilancia
commerciale del paese.
14
1.2 I fattori alla base dell’idea: variabili individuali e
variabili ambientali
La creazione di nuove imprese risulta essere un fenomeno particolarmente
frequente nella realtà italiana come in quella mondiale, però questo necessita di
essere analizzato in maniera più dettagliata.
In prima analisi bisogna osservare con attenzione se le imprese che vengono
alla luce sono capaci di essere profittevoli, e quindi di successo, oppure la loro
nascita risulta essere tutt’altro che positiva. La riflessione teorica e l’evidenza
empirica ci inducono a definire che il successo di una start-up dipende da una
serie di fattori che agevolano la nascita dell’idea di business.
I fattori alla base dell’idea possono essere legati all’imprenditore oppure alla
situazione ambientale esterna che circonda il futuro ambito di attività
dell’impresa.
15
1.2.1 Le variabili individuali
Indubbiamente il fattore più importante al fine del successo di una impresa
risulta essere l’imprenditore, cioè colui che sviluppa l’idea di business e cerca di
realizzarla concretamente. La sua operatività risulta fondamentale non solo nella
definizione dell’oggetto dell’impresa ma soprattutto per l’impronta che è capace
di dare all’attività e che con ogni probabilità rimarrà impressa in essa per molti
anni, riflettendosi sulle sue manifestazioni di vita e condizioni di esistenza
immediate e future. Le caratteristiche dell’imprenditore tendono così a diventare
gli attributi distintivi della nuova combinazione produttiva.
L’analisi delle variabili individuali può essere sviluppata essenzialmente
lungo tre direttrici legate all’imprenditore o più ampliamente al nucleo
imprenditoriale:
- i tratti della personalità
- i valori culturali
- le competenze distintive
In primo luogo i tratti della personalità sono il primo fattore capace
di rendere un individuo un imprenditore. Questi sono alla base delle azioni di
ogni persona e ne definiscono il carattere, il quale risulta indubbiamente il
fattore capace di far intraprendere una serie di processi creativi, propri della
formazione di una nuova impresa.
16
Imprenditori lo si nasce, infatti non ci sono scuole che possano
insegnare il saper rispondere in modo sempre nuovo e originale alle sfide
proposte dall’ambiente esterno o la capacità di intuizione. Questi sono
requisiti necessari per un imprenditore che affondano le loro radici solo nella
personalità dello stesso.
Le precedenti osservazioni risultano oggettivamente accettate dalla
letteratura contemporanea e questo viene palesemente dimostrato da un
filone di studi che cerca di individuare ed approfondire i tratti dominanti la
personalità di un imprenditore di successo. Dagli studi in materia è possibile
definire che ogni individuo presenta tre fondamentali ordini di bisogni:
bisogni di socialità; bisogni di potere; bisogni di raggiungimento. Proprio
quest’ultimo tipo di bisogno risulterebbe costituire il tratto peculiare della
personalità imprenditoriale, in quanto espressione di un profondo desiderio di
autorealizzazione che fonderebbe le proprie origini o nella volontà di
trasferire capacità, interessi, desideri nella propria attività lavorativa oppure
nella insoddisfazione rispetto alla propria posizione attuale o prospettica.
L’approccio psicologico dell’imprenditore risulta fondamentale,
però non basta al fine del successo di una nuova iniziativa imprenditoriale, in
quanto a volte il bisogno di raggiungimento risulta in contrasto con i
necessari obiettivi di economicità di una impresa, per cui una forte
motivazione caratteriale alla realizzazione di determinati obiettivi deve
essere correlata ad altre qualità del neo-imprenditore.
17
Il complesso di conoscenze accumulate con l’esperienza del fare e
del creare, le adozioni tecnologiche, la disponibilità all’aggiornamento
conoscitivo e all’innovazione, il sistema dei valori vissuti, sviluppati in
dialettica con il sociale o nella concordia con volontà etiche e politiche,
rappresentano i valori culturali dell’imprenditore, cioè la seconda direttrice
relativa alla definizione delle variabili individuali. I valori culturali
dell’imprenditore diventano valori specifici dell’agire imprenditoriale e
possono influenzare le politiche relative alla qualità del prodotto, al servizio
e alla clientela, la flessibilità e la fluidità della struttura aziendale, la capacità
innovativa dell’impresa, l’attenzione alle persone che operano dentro e fuori
il contesto aziendale. Tutte politiche, che in particolari settori, risultano
determinanti al fine del successo di impresa. L’esperienza delle imprese che
operano in eccellenza evidenzia come i casi di successo poggiano su una
cultura aziendale forte e coesa, alimentata da un continuo apprendimento,
dalla sicurezza e comprensione nei confronti dei bisogni delle persone che vi
lavorano, oltre ad una forte attenzione alle necessità del mercato e alle
esigenze durature di economicità dell’impresa. In fin dei conti risulta
necessario affermare che il successo di una impresa ruota sempre intorno alla
capacità del promotore dell’iniziativa di suscitare intorno ai suddetti valori
una situazione di consenso generalizzato che coinvolga l’intera struttura
aziendale.
18
L’ultima direttrice legata alle variabili individuali risulta essere
quella relativa alle competenze distintive dell’imprenditore, definite come
quell’insieme di capacità e conoscenze che possono essere distinte in: abilità
tecniche, competenze manageriali e capacità imprenditoriali.
Le abilità tecniche risultano essere spesso dei fattori di successo di
un imprenditore. L’approfondita conoscenza del settore in cui si va ad
operare facilita l’attività, in quanto l’imprenditore, conoscendo le procedure
da dover attuare per poter portare avanti al meglio l’attività, risulta in grado
di operare attivamente sui procedimenti e le tecnologie migliorabili. Queste
competenze non risultano le uniche necessarie al neo-imprenditore. Questo
necessita ulteriormente di competenze manageriali indispensabili per poter
risolvere i molteplici problemi relativi all’amministrazione economica di una
impresa che fondamentalmente risultano identificabili nei problemi
organizzativi, commerciali, economici, finanziari nonché di previsione,
programmazione e controllo dell’attività aziendale. Infine le competenze
distintive dell’imprenditore si concludono con le capacità imprenditoriali
dello stesso, cioè nel saper combinare risorse e uomini secondo una visione
strategica dell’impresa coerente al fine del raggiungimento dei migliori
risultati possibili dal punto di vista sia tecnico che economico.
19
Le variabili individuali, sopra descritte, sono in larga parte
determinati o comunque fortemente influenzati dagli aspetti propri della
biografia di un imprenditore, cioè dagli ambiti familiari, lavorativi e
scolastici di provenienza dello stesso.
Contesti familiari in confidenza con l’attività imprenditoriale
rappresentano fertili matrici di nuove iniziative potenzialmente destinate al
successo dalle generazioni future. L’esempio dei genitori spesso trasmette un
positivo orientamento al cambiamento e all’innovazione tali da formarlo in
maniera indiretta come una mentalità imprenditoriale, oltre che impartire
delle linee guida peculiari utili alla risoluzione delle problematiche aziendali
di tutti i giorni.
Le esperienze di lavoro pregresse sono un altro fattore che influenza
l’individuo sia dal punto di vista motivazionale che da quello tecnico al fine
di creare imprese di successo. Infine anche gli studi, specialmente per quanto
riguarda imprese avviate in settori con forti contenuti tecnologici, sembrano
correlati positivamente con il successo dell’iniziativa.
20
1.2.2 L’identikit del neo-imprenditore
Secondo una indagine svolta, in ambito territoriale italiano dall’
Osservatorio Unioncamere
2
, risulta chiaro l’identikit del neo-imprenditore.
Gli elementi caratterizzanti sono riconducibili essenzialmente al sesso,
all’età, al titolo di studio e all’esperienza maturata prima dell’avvio della
nuova iniziativa.
L’analisi consente quindi di identificare un profilo del “fondatore
d’impresa” con le seguenti caratteristiche: ha circa 35 anni, è maschio ed è
diplomato (Tabella n. 5).
Il territorio in cui opera non sembra influire in misura decisiva sulle
caratteristiche del neo-imprenditore; al contrario, il settore di appartenenza
sembra essere un discriminante molto forte, tanto da rendere in alcuni casi il
profilo standard un’immagine completamente inadeguata.
2
Indagine svolta dall’Osservatorio Unioncamere sulla Demografia delle Imprese italiane nell’anno
2000.
21
Tabella n. 5 - Profilo del neo-imprenditore (in percentuale del totale)
Area Geografica
Totale
Nord Ovest Nord Est Centro Sud e Isole
Età
18 – 25 13,7 12,2 17,5 12,5 13,3
26 – 35 47,6 49,7 44,9 42,9 51,0
36 – 45 24,7 24,1 25,1 27,5 23,1
46 – 54 9,2 9,1 8,4 9,9 9,5
55 – 64 4,3 4,7 3,4 7,0 2,8
65 ed oltre 0,4 0,3 0,8 0,4 0,3
età media 35 35 34 36 34
Sesso
Maschio 66,9 64,3 70,0 65,9 67,7
Femmina 33,1 35,7 30,0 34,1 32,3
Titolo di studio
Licenza media 31,8 33,4 28,5 31,9 32,6
Formazione professionale 4,8 5,9 4,2 6,2 3,1
Istruzione professionale 8,6 9,4 14,1 6,6 5,7
Diploma 43,8 41,6 43,0 41,4 47,9
Diploma univ. 3,7 4,7 1,9 4,0 3,9
Laurea 7,3 5,0 8,4 9,9 6,7
Numero di anni di studio, in media 11,6 11,4 11,6 11,7 11,6
Fonte: Unioncamere 2000