interesse in questo settore, anche come conseguenza di un pubblico più
maturo e consapevole dei meccanismi televisivi.
I riferimenti all'ambito educational e agli sviluppi della televisione digitale
sono presenti in tutti i capitoli in maniera trasversale come dimostrazione
dell'importanza dei due argomenti.
Terminologia. Occorre precisare che è difficile tradurre, dall'inglese
all'italiano, alcuni termini. Nonostante il tentativo, nelle prossime pagine,
molti vocaboli saranno lasciati in lingua inglese, se la loro traduzione
presenta il pericolo di alterarne il significato o se esiste, già, un accettato
uso da parte della comunità internazionale. In ogni caso, non ci si può
illudere di essere compresi, parlando in italiano, in un ambiente così
internazionalizzato.
Quelli che seguono sono alcuni dei vocaboli non tradotti.
Feature è un programma che tratta di un solo argomento, ben circoscritto, e
corrisponde vagamente al dossier o allo speciale della televisione italiana.
Factual è una categoria di programmi che comprende l'attualità, i
documentari e i feature.
Current Affairs sono i programmi di attualità.
Il termine broadcasting sarà utilizzato per indicare il sistema televisivo in
genere.
Il producer della BBC, avendo compiti editoriali e responsabilità etiche,
non può essere tradotto direttamente con produttore esecutivo o curatore dei
programmi.
Il punto della situazione. E' giusto spendere qualche parola a proposito di
ciò che, finora, si è detto sulla BBC e sulla qualità televisiva in generale.
L'approccio nei confronti dell'emittente pubblica britannica è di massimo
rispetto per la sua autorevolezza a livello internazionale. Sui giornali italiani
è ritenuta scontata la conoscenza della sigla BBC e spesso è sinonimo di
perfezione o di modello. La sua reputazione è ottima e molte citazioni e
riferimenti all'emittente hanno l'obiettivo di paragonare la RAI con la BBC.
Alla fama e alla reputazione riscontrata sulla stampa, non corrispondono,
però, altrettante monografie o saggi da parte del mondo editoriale.
1
Il giornalista e scrittore Beppe Severgnini, probabilmente un anglofilo con
tanto senso critico, parla di "istituzione imparziale per eccellenza, che tutti
in Italia citano senza averla vista".
2
Nelle pagine che seguono si tenterà di conoscere questa istituzione in
maniera approfondita e dal punto di vista etico, professionale e
commerciale, e il riferimento ai suoi standard qualitativi sarà giustificato
solo da un discorso costruttivo e selettivo.
Per quanto riguarda la qualità, il dibattito italiano è stato limitato a poche
pubblicazioni e alla ricerca operativa all'interno della RAI.
3
Nel Regno Unito il dibattito è politico, accademico e coinvolge la critica. E'
politico, ogni volta che si mette in discussione la forma istitutiva della BBC
1
Per il servizio bibliografico delle librerie Feltrinelli esiste una sola monografia, scritta peraltro nel
1979, intitolata La BBC tra Pubblico e Privato, di Burnes (edizioni Eri,) mentre un secondo testo è
La BBC e la RAI di O. Salvati, Ed. Capone, 1995, Lecce.
2
Corriere della Sera, 16 giugno 1998. La notizia riporta la decisione della BBC di chiedere ai
dipendenti una "dichiarazione di attività e affiliazione politica", dopo che una giornalista, in
aspettativa, si era candidata alle elezioni.
3
Un testo fondamentale è: C. Sartori, La Qualità Televisiva, Bompiani, Milano, 1993. Per le
Edizioni RAI si ricordano: Lasagni e Richieri (a cura), Televisione e Qualità, 1996 e M. P. Pozzato,
Lo Spettatore senza Qualità, 1995.
e si rilasciano nuove concessioni e nuovi Statuti. Inoltre è radicato nelle
istituzioni accademiche grazie alla quantità di ricerche commissionate.
Infine, anche la stampa, l'opinione pubblica e le associazioni di
telespettatori sono molto vigili sull'operato delle emittenti pubbliche e
private.
Occorre precisare che ogni soggetto citato sopra ha un proprio concetto di
qualità, per cui le problematiche sono spesso irrisolte.
Rispetto le emittenti commerciali, la BBC è attaccata e giudicata con
maggiore frequenza e talvolta è accusata di essere "troppo puritana", da qui
il soprannome di "auntie", cioè zietta.
4
E' criticata sia da "coloro che
lamentano che è troppo permissiva e sia da chi pensa che è troppo timorosa
e leva il grido di 'censura' ogni volta che un'oscenità o un grave pregiudizio
è cancellato da un programma"
5
.
Fonti. Tra le fonti primarie la più utile e immediata è senza dubbio Internet.
Ciò dimostra che il nuovo mezzo apre nuove possibilità alla ricerca e alla
conoscenza. Come per la televisione, il valore del nuovo medium dipende
dall'uso che se ne fa. L'immediatezza di Internet ha permesso di tracciare la
storia degli eventi più recenti della BBC, sorpassando ciò che le
pubblicazioni esistenti erano in grado di rivelare. Le altre fonti primarie
sono costituite dalle pubblicazioni redatte dalla BBC per adempiere
l'obbligo di trasparenza e comunicazione nei confronti di chi paga il canone.
4
I titoli dei quotidiani britannici preferiscono riferirsi alla BBC con il soprannome di "zietta",
mentre i londinesi preferiscono quello di "beeb".
5
Writing for The BBC, a Guide to Writers on Possible Markets for their Work, 1988.
Questa introduzione indaga, sul concetto di qualità televisiva con l'obiettivo
di mettere in primo piano una problematica troppo spesso dimenticata e
travolta dalle logiche commerciali. Alcuni elementi della qualità sono
esaminati con lo scopo di evidenziare le differenze con il sistema televisivo
italiano e in quanto caratteristiche peculiari di quello britannico.
Il primo, ormai leggendario, Direttore Generale della BBC, John Reith, nel
1926, diceva : "il broadcasting […] deve essere gestito come servizio
pubblico ben definito da precisi standard. Ciò vuol dire che non può essere
usato unicamente per finalità di intrattenimento. Impiegare uno strumento
così grande e universale solo per intrattenimento costituisce non solo
un'abolizione di responsabilità, ma anche un insulto all'intelligenza del
pubblico. Il broadcasting dovrebbe portare il meglio della cultura e della
conoscenza umana nel maggior numero possibile di case e nella più ampia
quantità."
6
A settantadue anni di distanza da quella affermazione, l'attuale Direttore
Generale, John Birt, prometteva di non voltare le spalle a Reith nella nuova
era digitale, e per convincere dell'efficacia della sua scelta, elencava i rischi
del futuro, anziché entusiasmare con le nuove opportunità: "il rischio che la
globalizzazione della cultura minaccerà le identità culturali; che i potenti
possessori di informazioni e programmi possano restringere piuttosto che
promuovere la diversità; e il rischio di una società a due classi, cioè i ricchi
6
Citato da F. Pinto, "Separazione della televisione e industria culturale ", in G. Bartolezzi (a cura
di), Il Palinsesto, Milano, Franco Angeli, 1986, p.146.
di informazioni, pronti e capaci di pagare per i loro mezzi sempre più
costosi, e i poveri che non potranno"
7
.
Birt intendeva dire che il bisogno di un servizio pubblico televisivo, sarà
forte come lo era nell'era analogica, in quanto "salvaguarderà la cultura
nazionale, incoraggerà la diversità ed estenderà le scelte, oltre che si
sforzerà di portare i benefici delle nuove tecnologie, universalmente, in
tutte le case nel paese"
8
.
L’attuale situazione della BBC, senza pubblicità e finanziata dal canone, è
volta a mantenerla al riparo dalle deviazioni competitive che, con
condizionamenti economici, quali quelli indotti dalla pubblicità, possono
influenzare la sua attività e quindi allontanarla dalle funzioni che la
legittimano.
La moltiplicazione dei canali e delle fonti e la maggiore emancipazione del
pubblico dai bisogni informativi e culturali indeboliscono fortemente le
ragioni di esistenza del canone, che appare sempre più come l'eredità di
un'epoca televisiva passata
9
. Questa era l'idea predominante nei primi anni
Novanta, quando la concorrenza con le emittenti commerciali e la crisi
finanziaria, avevano spinto le televisioni pubbliche verso una logica di
impresa, piuttosto che di servizio pubblico. In questo mutato ambiente sono
emersi sia le critiche al servizio pubblico, e al canone come sua fonte di
finanziamento, sia nuovi diversi atteggiamenti.
7
www.bbc.co.uk, news release n°72, 21 gennaio 1998, BBC Press Office.
8
www.bbc.co.uk, news release n°72.
9
G. Richieri, La Tv che Conta, Baskerville, Bologna, 1993, p.17.
Innanzitutto, l'idea di sostenere una televisione pedagogica, come lo è stata
negli anni Cinquanta e Sessanta in Italia e Regno Unito è, oltre che idealista
ed elitaria, sorpassata.
Le aziende pubblicitarie, dal canto loro, sono interessate a favorire un
approccio mirato e selettivo del pubblico e guardano con simpatia i canali
specialistici, peraltro in continua crescita.
Infine c'è chi sostiene che la nozione giuridica di "interesse generale"
attribuita alla televisione pubblica può essere allargata anche alle imprese
televisive private estendendo il rispetto di determinati standard e principi a
tutto il sistema.
Ma allora quale è l'attuale e futuro ruolo di una televisione pubblica che ha
visto nascere il mezzo e ha partecipato al suo sviluppo?
Una emittente pubblica, come la British Broadcasting Corporation, dovrà
fare delle scelte. Difficilmente scomparirà dal settore, solo perché la sua
formula istitutiva sarà diventata obsoleta e inadatta.
Il management della BBC ha già dichiarato l'intenzione di trasformare
l'emittente in un broadcaster globale, che sia leader sia di servizi
informativi che di servizi educazional, attraverso tutti i mezzi a
disposizione, Internet compreso.
Oltre alla BBC, ci sono molte altre testimonianze della centralità del settore
educational nell'era digitale. Basti pensare ai supporti interattivi impiegati
per l'apprendimento, come i Cd Rom.
Un nuovo approccio alla conoscenza è stato ormai sviluppato e il medium
televisivo è chiamato a partecipare alla convergenza delle tecnologie. Gli
archivi delle emittenti sono risorse economiche e culturali di cui i nuovi
mezzi avranno avidamente bisogno. Una emittente come la BBC potrà
essere un fornitore di educational a 360 gradi. E in questo settore la qualità
è un attributo rilevante.
La storia della televisione nel Regno Unito, è ricca di vicende che si sono
verificate con grande anticipo rispetto il resto dell’Europa, a cominciare
dalla sua introduzione. Guardare al suo sistema televisivo può essere,
quindi, utile per cogliere qualche anticipazione.
Nonostante le intraprendenti società, che offrono canali tematici via satellite
e via cavo, hanno dichiarato guerra alle emittenti generaliste, la probabilità
che la BBC e la RAI possano sopravvivere alla rivoluzione digitale e alla
nuova frammentazione dei canali è alta.
Anzi, per i dirigenti dell'emittente britannica è una sfida e una missione da
combattere contro quelle società che possano distorcere il sistema a
discapito dei telespettatori. Bisogna ricordare inoltre che la maggior parte
dei nuovi canali svolgono la sola funzione di programmazione, mentre la
BBC e la RAI svolgono anche l'importante funzione di produzione, oltre a
possedere enormi archivi.
Per comprendere meglio cosa sta avvenendo, occorre inserire il mezzo
televisivo nel più ampio settore del tempo libero e della cultura. In questo
settore sono molti i mezzi e gli strumenti che si contendono il tempo
disponibile degli individui e le varie modalità per conoscere e apprendere.
Negli anni Cinquanta e Sessanta , le grandi agenzie di socializzazione si
occupavano dell'educazione e istruzione dei ragazzi e delle ragazze. Oltre
alla scuola e alla famiglia, la lettura dei libri e il cinematografo costituivano
le alternative alla televisione.
Negli anni Settanta e Ottanta addirittura la televisione minacciava la
supremazia della scuola e della famiglia, in quanto usciva fuori dagli
schemi tradizionali e affrontava argomenti che la scuola ancorata a
programmi arretrati non sfiorava nemmeno.
Oggi, il computer inteso come terminale di nuovi mezzi e supporti, nonché
di Internet, occupa gran parte del tempo libero dei giovani. Le possibilità
rivolte all’educazione di giovani e adulti si sono moltiplicate,
contendendosi il loro denaro e tempo disponibile. I libri e il computer sono
due esempi, uno tradizionale e l’altro nuovo, di come si può decidere di
trascorrere delle ore libere. Entrambi hanno in comune un potenziale grado
di approfondimento superiore ad altri mezzi e attività. Molti dei nuovi
mezzi, inoltre sono educativi e divertenti allo stesso tempo, grazie alla
multimedialità e alla interattività.
A tutti gli effetti, guardare la televisione è un'attività alternativa alla lettura
di un libro di narrativa o all'ascolto di un compact disc, e all'aumento dei
mezzi e delle possibilità corrisponderà anche una più cosciente e
consapevole decisione di come occupare il tempo libero o di come
spendere.
E' così che l'offerta di educational troverà sempre più spazio nei palinsesti,
anche come conseguenza di un pubblico molto più alfabetizzato e
specializzato. La necessità di conoscere sarà sempre più vitale e le
possibilità di offerta delle emittenti potrebbero finalmente essere sfruttate.
La Rai da qualche anno ha trovato una collocazione precisa e stabile, ma
marginale e scomoda, per la sua aumentata produzione di programmi
prettamente educational
10
. A parte l'uso della computer graphic, parte di
questi programmi hanno una struttura presa a prestito dal modo di fare
lezione in un'aula universitaria e non sfruttano in pieno le peculiarità del
mezzo televisivo. Anche se la videoregistrazione elimina l’inconveniente
della collocazione oraria, occorre chiedersi, chi vorrebbe mai registrare un
programma che corrisponde alla lettura di un testo, che possiamo trovare
sull'enciclopedia di casa?
Sembra infatti che la RAI cerca soltanto di adempiere al suo ruolo
obbligato, quello del servizio pubblico, di trasmettere programmi culturali e
di arte e di non accollarsi eventuali responsabilità, senza chiedersi quali
sono realmente i bisogni e gli interessi del suo target.
RAI-Sat-3 è invece il nuovo canale tematico indirizzato alle scuole. Questo
è l'inizio, per cui l'emittente pubblica italiana individua nell'educational un
settore da sviluppare, ma poco è fatto per rendere questa programmazione
più attrattiva e soprattutto diffusa, sui canali terrestri.
Oggi, parlare di servizio pubblico non è facile. Una delle ragioni è che il
servizio pubblico ha avuto e, continua ad avere, delle crisi. Crisi di
legittimità, crisi di identità, crisi finanziarie.
11
Da quando, negli anni Ottanta, ormai nella maggior parte dei paesi europei
le emittenti commerciali avevano rotto il monopolio delle televisioni
10
Il riferimento è ai programmi di RAI-Educational, trasmessi la mattina su Rai-3 e la notte su Rai-1.
11
G. Richieri, La Tv che Conta.
pubbliche, una certa differenza nell’operato delle televisioni pubbliche e
private è venuto a mancare.
Quali sono le ragioni per cui delle emittenti pubbliche che ricevono il
canone come fonte di finanziamento, debbano ancora esistere se offrono
praticamente lo stesso servizio di quelle commerciali?
Questa domanda è un po’ la sintesi del dibattito che da alcuni anni continua
a minacciare il futuro della televisione pubblica nel Regno Unito che, a
differenza della RAI, non trasmette pubblicità commerciale.
Già nel 1986, il Rapporto del Comitato Peacock, istituito dal Parlamento,
proponeva di eliminare il canone di abbonamento, e non bisogna
dimenticare che l’ondata privatizzatrice del primo ministro Thatcher non
aveva neanche risparmiato la stessa BBC. Andando ancora più indietro col
tempo, un altro famoso primo ministro conservatore, Winston Churchill,
aveva contribuito, negli anni Cinquanta, all’introduzione delle televisioni
commerciali.
Nel Regno Unito, infatti, ogni volta che bisogna rinnovare la concessione
delle televisioni private o lo Statuto della BBC, gli studi e le verifiche di
qualità, insieme alle revisioni dei bilanci, arrivano con puntualità. Questi
rapporti, stilati da società indipendenti e da ricercatori accademici, non
escludono neanche i capisaldi della televisione più famosa del mondo.
Per gli italiani, paganti o non del canone RAI, la televisione pubblica, con
una quantità di pubblicità solo di poco inferiore alle televisioni
commerciali, è un dato di fatto, che non si discute. Se finora la BBC è stata
estranea alla dittatura dei pubblicitari, mantenendo la propria indipendenza
editoriale che le ha fruttato la reputazione di migliore emittente nel mondo,
nei prossimi anni questa indipendenza potrà essere un requisito sempre più
richiesto da un telespettatore più maturo e consapevole. E' così che a una
emittente pubblica possono essere richiesti molti ruoli, come quello di
"ecologo dell'informazione globale", cioè di selezionare e filtrare ciò che
può interessare, nell'insieme, il telespettatore o l'utente dei suoi servizi.
O essere molto vicino a un "maggiordomo digitale" che "sia in grado di
leggere tutti i giornali e le notizie di agenzia, e di captare le trasmissioni
radio e tv di tutto il pianeta, per poi farne una sintesi personalizzata "
12
, un
mondo, cioè, in cui gli interessi personali avranno un ruolo più importante e
tutto sarà selezionato da filtri individuali. Un filtro, che nelle ipotesi più
avanzate di società telematica, sarà in grado di immagazzinare, conservare,
sintetizzare, ripetere messaggi, dati, spettacoli, il tutto tarato sul gusto, sulle
strategie conoscitive, sulle intenzioni momentanee, sulle disponibilità di
tempo di ogni singolo utente.
13
La presenza del servizio pubblico, è probabilmente più necessaria in una
società postmoderna.
Un esempio attuale chiarirà come il bisogno di ordine e selezione sarà
sempre più importante in una democrazia tecnologica. Internet si mantiene
ancora in un regime di anarchia, ma già la stessa comunità internazionale
chiede una regolamentazione o dei limiti che ne blocchino le attività illegali
e antisociali. La rete ha dimensioni enormi, ma una grossa percentuale di
12
N. Negroponte, Essere Digitali, Sperling&Kuffer Editori, Milano, 1995, pag. 159. Negroponte è
professore di Tecnologia dei mezzi di comunicazione al Massachussetts Institute of Technology,
oltre che direttore e fondatore dello stesso MIT.
13
C. Sartori, La Qualità Televisiva, Bompiani, Milano, 1993.
materiale non è utile e valido. Pornografia e messaggi pseudo-pubblicitari
hanno invaso la rete, grazie all’assenza di limiti, anche economici. Un
minimo di ordine è dato dai motori di ricerca che aiutano l’utente a cercare
ciò che gli serve, ma è un dato di fatto che una grossa percentuale di ciò che
il motore di ricerca trova è "spazzatura". La necessità di un maggior ordine
e di selezione, diventa essenziale, e la tecnologia del futuro ha il compito di
migliorare la nostra vita trovandoci un "maggiordomo tecnologico" ben
addestrato.
In sostanza l’alternativa ai canali tematici digitali, potrà essere quella di una
emittenza digitale che fornisce un servizio pubblico selezionando ciò che
può essere utile conoscere e sapere in un determinato luogo. I bambini non
potranno vivere di soli cartoni animati, come ci sarà sempre l’interesse
verso un’informazione imparziale e veritiera. Anche se i canali tematici
saranno la normalità, il bisogno di pochi canali generalisti, probabilmente
non scomparirà, in quanto si continuerà ad essere cittadini, lavoratori,
studenti, elettori e si dovrà essere informati su una generalità di
problematiche per non consentire la disintegrazione della democrazia e
della società.
Anzi, per evitare che la società individualista si frammenti oltre ogni limite,
un servizio pubblico può essere garanzia dei legami sociali. Nel ribadire la
validità dell'esistenza di un servizio finanziato dal canone, il Capo
Esecutivo di BBC-Broadcast, Will Wyatt afferma che la televisione è uno
dei pochi legami che tengono ancora unita una società frammentata, dove
non esiste più un unico insieme di valori e che "la televisione è capace di
riflettere lo stato d'animo della nazione, catturando sia ciò che unifica e sia
ciò che divide"
14
.
E' un po’ lo stesso discorso che riguarda la globalizzazione. Nel momento
in cui sarà più facile ottenere informazioni e notizie internazionali,
l’individuo avrà il bisogno di cercare anche l’informazione del luogo in cui
agisce e si muove. Gli ambiti della globalizzazione e della localizzazione
dovranno coesistere nelle opportunità dell’individuo, così come non
potranno solo esistere canali tematici.
Fin qui si è accennato al futuro ruolo delle televisioni pubbliche come
garanti dei bisogni informativi, di una società unita nei valori, di ordine e
selezione, di completezza e di programmi istruttivi. Ma le garanzie che
riparano da altri pericoli sono maggiori.
La BBC ha già pensato al pericolo di una società divisa tra ricchi e poveri di
informazioni. Un pericolo che esiste anche nel Regno Unito e in Italia.
Mr Wyatt, colui che pensa che "il broadcasting è stato, forse, la più grande
invenzione degli ultimi cento anni", vuole rimanere ancorato alla tradizione,
in quanto i poveri di informazione ("information poor underclass") saranno
molto di più se il servizio pubblico finanziato dal canone scomparirà.
15
La BBC in questo senso sarà una garanzia per chi non vorrà pagare le
sottoscrizioni di tanti canali tematici per ricevere informazioni, cultura e
intrattenimento.
L'emittente britannica è stata sempre molto attenta nel mantenere alti i
livelli di istruzione della nazione, individuando di volta in volta quali abilità
14
www.bbc.co.uk, News release n°25, BBC Press Office, 20 novembre 1996.
15
www.bbc.co.uk, News release n°25.
o conoscenze occorrono promuovere in individui di ogni età e da questo
punto di vista il suo ruolo è fondamentale, così come la sua forma istitutiva.
In Europa, nel prossimo decennio una parte della popolazione sarà tagliata
fuori dalla rivoluzione digitale per cause economiche o di alfabetizzazione
alle nuove tecnologie. E' opportuno che il ruolo delle televisioni pubbliche
sia anche politico, e con ciò si vuole indicare tutta quella serie di iniziative
che coinvolgono la popolazione intera, e non solo gli entusiasti della
tecnologia, un coinvolgimento che deve partire dai contenuti, così come è
successo negli anni Cinquanta con la televisione.
16
Era stata l'incoronazione
della Regina Elisabetta II a far sentire necessario ed inevitabile l'acquisto
del televisore, mentre lo stesso si può dire di programmi come "Lascia o
Raddoppia?" e del Festival di San Remo, in Italia.
Il contenuto e quindi l'offerta dei programmi saranno decisivi, ancora una
volta, per far familiarizzare l'intera popolazione con i nuovi mezzi digitali,
ma un servizio pubblico finanziato dal canone sarà il modo migliore per
tagliare fuori il minor numero possibile di utenti e per non relegare nella
marginalità l'industria culturale delle singole nazioni. Questo punto è
interessante, visto che i confini nazionali sono più labili grazie a mezzi che
integrano telecomunicazioni, informatica e televisione, e diventa necessario
creare spazi anche per gli artisti e le creatività locali, oltre che mantenere
una solida industria nazionale che possa garantire il pluralismo nell'Europa
Unita e sul mercato globale.
16
Queste affermazioni riassumono un intervento fatto dal Direttore della Politica e Pianificazione
della BBC, Patricia Hodgson ai Ministri europei della Cultura, a Lussemburgo, nel novembre del
1997, www.bbc.co.uk, News release n°67, BBC Press Office, 18 novembre 1997.