La Bandiera Blu, strumento di gestione del territorio per la valorizzazione di destinazioni
turistiche verso un turismo sostenibile
tesi di Claudia Fraboni
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Per l’importante contributo economico che fornisce, per le dinamiche di crescita che lo hanno
caratterizzato negli ultimi decenni, il turismo riveste un ruolo fondamentale nello sviluppo di
realtà nazionali e locali, ma se l’espansione non è regolata e controllata in funzione
dell’ambiente, può generare forti impatti sulle risorse materiali e immateriali del sito che lo
ospita
5
. L’equilibrio fra sviluppo dell’industria turistica e tutela della destinazione è essenziale
in un settore che trova nelle risorse ambientali, culturali, umane, il substrato sul quale
costruire le proprie attività. La destinazione turistica è, infatti, un sistema integrato di risorse
6
che, per generare ricchezza e benessere nel territorio, deve essere gestita in modo da non
distruggere se stessa
7
.
oltre il 12% della forza lavoro, cioè 24 milioni di posti di lavoro - Consiglio dell’Unione Europea nell’Agenda per un
turismo europeo sostenibile e competitivo Bruxelles, 23.10.2007.
In Italia nel 2008 sono stati oltre 925 mila i lavoratori dipendenti del settore turismo, tra lavoratori a tempo
pieno e quelli a tempo parziale e di essi quasi il 60% sono state donne. I dati, estratti dal database dell’INPS degli
anni 2006, 2007 e 2008 ed elaborati dalla Federalberghi e dalla Fipe, in partnership con l’Ente Bilaterale
Nazionale del Turismo-EBNT, indicano come quasi il 5% della forza lavoro dipendente del Paese sia occupata in
questo settore. Inoltre si evidenzia come nel giro di solo due anni si sia passati dai 772.000 dipendenti del 2006
agli oltre 925.000 del 2008, che rappresenta un incremento pari al 20%.
5
Mappa degli impatti del turismo. Fonte: Tourism Concern www.tourismconcern.org.uk
danno ambientale dislocamento abuso d’acqua allerte ministeri turismo della pedofilia condizioni di lavoro conflitti culturali sfruttamento donne
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Risorse riproducibili: hotel, stabilimenti balneari ecc. e non riproducibili: ambiente, cultura, tradizioni.
7
Indagini dell’APAT – Agenzia per la protezione dell’ambiente e per i servizi turistici – rivelano che L’appeal di
una località turistica è strettamente vincolato alla qualità ambientale – ciò significa che l’impatto negativo che il
turismo può avere sul territorio può portare anche al soffocamento della stessa attività turistica.
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Si può dire, dunque, che l’ambiente genera turismo. D’altra parte il turismo, la cui fruizione
deve avvenire nel luogo stesso di produzione, consuma le risorse del territorio, degradando e
inquinando l’ambiente.
Uno dei fattori più facilmente riconoscibili di inquinamento turistico è legato al numero di
visitatori: soprattutto in quelle località dove la maggior parte dei flussi si concentra in pochi e
determinati periodi dell’anno, l’eccessiva presenza di visitatori, rispetto non solo alle
dimensioni fisiche della destinazione, ma alla sua capacità di sopportarne il carico da un
punto di vista dei servizi, delle infrastrutture (impianti di depurazione, raccolta rifiuti, ecc.),
dell’organizzazione sociale delle comunità locali, può portare a gravi conseguenze per
l’ambiente e per il tessuto economico e sociale
8
. Gli impatti negativi derivanti da eccessivo
carico antropico si possono dividere in:
- Fisici o ecologici: danni alle risorse naturali o storico-artistiche non riproducibili dovuti a
emissioni di gas nocivi, eccessivi consumi energetici e idrici, eccessiva produzione di rifiuti
ecc.
- Economici/di esperienza: limite di presenze oltre il quale la qualità dell’offerta diminuisce
con conseguente calo della qualità dell’esperienza del visitatore e contrazione della domanda.;
- Sociali: cresce l’offerta per i turisti, la domanda dei turisti diviene più importante di quella
dei residenti spingendo lo sviluppo locale verso una “monocultura”, con ricadute negative sui
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Capacità di Carico di una località turistica:
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servizi per i residenti. Il turismo, inoltre, può provocare un cambiamento o la perdita di valori
e di identità locali attraverso processi di standardizzazione che riducono autenticità e
spontaneità della destinazione.
Tuttavia la consapevolezza che il turismo inquina è piuttosto recente. Negli anni in cui la
vacanza diventa un fenomeno di massa (anni ‘50/’60) e cominciano a prendere corpo i primi
studi sugli impatti ambientali delle industrie tradizionali, l'attività turistica è considerata una
smokeless industry
9
capace di creare soltanto divertimento e ricchezza pulita.
Successivamente, mentre a livello mondiale si inizia a discutere di sviluppo sostenibile
10
,
per il settore turistico l’ambiente è considerato un vincolo allo sviluppo, da subire
nell’interesse stesso della sopravvivenza del comparto
11
.
É sostanzialmente dal Summit della Terra di Rio De Janeiro del 1992 che si inizia a parlare
della programmazione turistica come una delle aree di intervento ai fini della realizzazione
dello sviluppo sostenibile
12
. Nell’ambito della conferenza viene pubblicata Agenda 21, un
vasto programma d’azione per il ventunesimo secolo, che individua un centinaio di aree di
programma su cui intervenire per assicurare uno sviluppo economico responsabile verso la
società, proteggendo nel contempo le risorse fondamentali e l'ambiente per il beneficio delle
future generazioni. L’Agenda 21 è un documento etico-politico e non contiene obblighi
9
Era definita industria senza ciminiere perché si riteneva non inquinasse come le industrie tradizionali
10
Nel 1972 si tiene a Stoccolma la prima conferenza mondiale organizzata dall’ONU sull’ambiente, dal nome
“Man and his Environment”. Il risultato più importante fu la creazione dell'UNEP (United Nations Environment
Programme) l’organismo dell’ONU che si occupa delle tematiche legate allo sviluppo.
Negli anni ottanta l’UNEP istituisce una commissione incaricata di analizzare le interrelazioni tra ambiente e
sviluppo, di individuare i problemi e le contraddizioni e di suggerire modi per avviare politiche economico
ambientali sostenibili. Nel 1987 la World Commission on Environment and Development (WCED) - pubblica il
rapporto “Our Common Future” noto come rapporto Brundtland. Il rapporto propone una politica mondiale per
uno sviluppo sostenibile sia sul piano ecologico sia sul piano socio-economico dichiarando che: “l’umanità ha la
possibilità di rendere sostenibile lo sviluppo assicurando il soddisfacimento dei bisogni della generazione presente senza
compromettere la possibilità delle generazioni future di realizzare i propri. Il concetto di sviluppo sostenibile implica dei limiti, non
limiti assoluti ma quelli imposti dal presente stato dell’organizzazione tecnologica e sociale nell’uso delle risorse ambientali e dalla
capacità della biosfera di assorbire gli effetti delle attività umane” – WCED - Our Common Future - 1987
11
La Comunità Europea interveniva con provvedimenti del tipo “Comando e Controllo”
12
AGENDA 21 – art.. 7.20 e) “Promuovere la formulazione di programmi turistici consoni all’ambiente e
sensibili verso le culture, come strategia per uno sviluppo degli insediamenti rurali e urbani e come mezzo per
decentralizzare lo sviluppo urbano e la riduzione delle differenze tra le regioni”
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giuridici
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. Per la prima volta si riconosce alle Autorità Locali una funzione cruciale nel
favorire lo sviluppo sostenibile. Costituendo queste il livello di governo più vicino ai
cittadini
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hanno la capacità di esercitare un’influenza diretta sul comportamento ambientale
del pubblico in generale.
Ancora oggi il concetto di turismo sostenibile è in piena evoluzione e assume via, via nuove
connotazioni
15
. Secondo l'Organizzazione Mondiale del Turismo
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, un processo di turismo
sostenibile richiede una partecipazione consapevole ed informata di tutti gli stakeholders,
una forte leadership politica ed un’ampia partecipazione pubblica promotrice di un largo
consenso. Questo processo richiede un monitoraggio costante degli impatti, introducendo ove
necessario le opportune azioni preventive e/o le misure correttive anche tramite l’ausilio di
certificazioni di qualità ambientale. Il turismo sostenibile dovrebbe inoltre garantire un alto
livello di soddisfazione dei turisti migliorando la loro consapevolezza sulle questioni della
sostenibilità promuovendone le buone pratiche. L’ultima indagine dell’Istituto Nazionale
Ricerche Turistiche (ISNART – Union Camere) rileva come tra i fattori che possono influire
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La risposta dell’Unione Europea all’esigenza di rinnovamento ravvisata per il XXI° secolo, si è avuta con il V°
Programma comunitario di politica ed azione a favore dell’ambiente e di uno sviluppo sostenibile. Esso ha messo in evidenza il limite di
una politica ambientale basata unicamente sulla regolamentazione e su provvedimenti del tipo “Comando e
Controllo” e la necessità di far ricorso ad altri strumenti, oltre a quelli regolamentari, per perseguire obiettivi di
qualità ambientale.
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Secondo il principio di sussidiarietà - definito dall'articolo 5 del trattato che istituisce la Comunità
europea. Esso mira a garantire che le decisioni siano adottate il più vicino possibile al cittadino, verificando che
l'azione da intraprendere a livello comunitario sia giustificata rispetto alle possibilità offerte dall'azione a livello
nazionale, regionale o locale. Concretamente ciò significa che nei settori che non sono di sua esclusiva
competenza l'Unione interviene soltanto quando la sua azione è considerata più efficace di quella intrapresa a
livello nazionale, regionale o locale.
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Mentre dal 9 al 15 Novembre 2009 si celebra la Settimana Unesco per L'educazione allo Sviluppo Sostenibile,
da tempo si parla anche di Turismo Responsabile: Il turismo responsabile riconosce la centralità della comunità locale
ospitante e il suo diritto ad essere protagonista nello sviluppo turistico sostenibile e socialmente responsabile del proprio territorio. É
il turismo attuato secondo principi di giustizia sociale ed economica e nel pieno rispetto dell’ambiente e delle culture. Opera favorendo
la positiva interazione tra industria del turismo, comunità locali e viaggiatori. Una delle carte a fondamento del turismo
responsabile è il Codice Mondiale di Etica del Turismo dell’Organizzazione Mondiale del Turismo - Santiago del
Cile, 2000 - www.aitr.org
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Guida degli indicatori di sviluppo sostenibile per le destinazioni turistiche Definizione concettuale UNWTO,
2004
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negativamente sul turismo italiano, ad oggi, ci siano la crisi economica, ma anche la
preoccupazione per la tutela ambientale nel nostro paese
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.
Questo significa che oggi, per le destinazioni turistiche, una maggiore attenzione verso le
problematiche ambientali, non è solo una scelta da adottare in base alla sensibilità dei singoli
decision makers, ma una vera e propria scelta di marketing, poiché il turista è sempre più
consapevole e soprattutto sempre più sensibile nei confronti di questo tema.
Il turismo sostenibile, oggi, non è più solo un'idea, ma una realtà che richiede un'offerta
sempre più specifica e qualificata. Quella della certificazione ambientale, diventa
un'opportunità in più, che si apre ad un mercato in espansione e trasversale.
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ISNART dossier I nodi del turismo italiano, ottobre 2009: La preoccupazione per la tutela ambientale si rileva nel
degrado dell’arredo urbano e dell’ambiente (23,6%), nel deturpamento dei paesaggi (20,8%), nell’inquinamento
del mare (12,9%) e nelle cattive condizioni delle spiagge (11,4%). Il problema dei rifiuti, inoltre, citato
mediamente dal 16,5% del campione incide in modo preponderante al Sud dove viene indicato dal 30% dei
rispondenti, mentre al Nord da solo l’11,3%, così come il problema delle spiagge e dell’inquinamento del mare,
molto più sentito al Sud rispetto che al Nord (la cattiva condizione delle spiagge viene citata mediamente
dall’11,4% del campione, mentre al Sud dal 20%; l’inquinamento del mare mediamente dal 12,9%, mentre al sud
dal 22,3%). Per descrivere brevemente le caratteristiche degli altri fattori negativi sul turismo si evidenzia che il
deturpamento del paesaggio (citato dal 20,8% del campione) viene rilevato come problema specialmente dalla
popolazione over 52, che cita per il 26,8%.
L’indagine, realizzata tramite metodologia CAWI (computer assisted web interview), è stata proposta a circa 10.000 iscritti nella mailing list
ISNART nel periodo tra il 28 settembre 2009 e il 15 ottobre 2009 con untasso di risposta dell’11% circa.
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2 LE CERTIFICAZIONI NEL TURISMO
La necessità di coinvolgere tutti i soggetti interessati, produttori, consumatori, Pubbliche
Amministrazioni alla realizzazione di politiche di sviluppo sostenibile è all'origine della
nascita e della sempre maggiore diffusione della certificazione ambientale. Le procedure e gli
strumenti di certificazione, siano essi obbligatori o volontari, hanno infatti l'obiettivo
primario di dimostrare da un lato la rispondenza dell'oggetto certificato a regole o norme
prestabilite, dall'altro di trasferire in modo trasparente tutte le necessarie informazioni ai
diversi soggetti interessati. Per questo la certificazione ambientale finisce per essere uno
strumento con valenze plurime a livello di: competitività e mercato, percorsi di approvazione
da parte della Pubblica Amministrazione, scelte preferenziali da parte dei consumatori.
L’Unione Europea da tempo affida alla certificazione ambientale un ruolo strategico nelle
politiche di Sviluppo Sostenibile; i più recenti documenti sottolineano la necessità di
estenderne l'applicazione ai diversi livelli, secondo una linea che valorizza i percorsi volontari,
ma soprattutto rinforza ed estende quelli obbligatori. Gli strumenti cogenti intendono infatti
dare reale efficacia alle politiche di Sviluppo Sostenibile, traducendo gli obiettivi definiti e
scadenzati nel tempo su energia, C0
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ecc., che si è data la comunità, in processi di eco-
innovazione dei settori a maggiore impatto (ne sono un esempio la certificazione obbligatoria
per i prodotti ad alto consumo energetico, per gli edifici, per l'eliminazione di sostanze nocive
ecc.). D'altra parte la certificazione ambientale volontaria può rappresentare un'opportunità
efficace se fa leva sul mercato, indirizzando sempre più i produttori verso processi e prodotti
più puliti.
Gli strumenti volontari di certificazione ambientale hanno cominciato a diffondersi a livello
internazionale a partire dagli anni 70 sulla spinta delle prime avvisaglie della questione
ambientale e della relativa sensibilizzazione della pubblica opinione e sono stati oggetto di
una crescita continua sia in termini di qualità che di quantità. Si sono realizzate moltissime