8
multicanale. Ovviamente emerge anzitutto la necessità di gestire in
modo integrato l’intera gamma di canali che l’azienda bancaria
intende utilizzare.
D’altronde, uno degli elementi che maggiormente sembrerebbe
emergere è che l’attivazione dei progetti di on line banking non è
premiante se questi non vengono integrati con altre soluzioni
distributive. L’esigenza per il cliente di avere un supporto che vada al
di là del contatto “virtuale”, che favorisca peraltro soluzioni di
maggiore interazione, comporta che grossa parte della capacità
competitiva in questo settore non dipenderà solo dalla strutturazione
dell’offerta via Internet, quanto dalla capacità di integrare tale
struttura di offerta nell’ambito del portafoglio complessivo di attività
e di soluzioni distributive della banca.
L’effettiva integrazione tra i canali è assicurata dalla
predisposizione di un adeguato sistema informativo nel quale tutte le
informazioni relative al cliente convergano e siano messe a
disposizione di tutti i canali in modo da allineare i loro
comportamenti. A questo fine si stanno diffondendo nelle banche i
sistemi di Customer Relationship Management (CRM) – ossia sistemi
in grado di raccogliere e analizzare i dati relativi a tutte le transazioni
9
che vengono effettuate dalla clientela, al fine di fornire uno o più
profili comportamentali - il cui impiego consente di rendere più
efficace il ruolo svolto dai diversi canali nei confronti del singolo
cliente.
La strumentazione relativa alla filosofia del Customer
Relationship Management viene ad assumere una posizione di primo
piano: come supporto fondamentale per il monitoraggio della
clientela e la costruzione di percorsi evolutivi nel ciclo di vita della
relazione; come sistema di rilevazione di anomalie comportamentali
e di sensibilità alle diverse iniziative commerciali; come meccanismo
di analisi della soddisfazione e delle motivazioni alle base della
propensione, dell’intensità e della ripetitività delle azioni di acquisto;
come base per la determinazione della redditività complessiva
dell’area affari
1
.
Una conoscenza approfondita del cliente, infatti, consente alla
banca, non soltanto una migliore comprensione delle esigenze
specifiche e una migliore capacità di risposta, ma la possibilità di
prevederne i desideri e proporgli servizi “su misura”: in altre parole,
1
Cfr. Schwizer P., presentazione a Cosma S., Il CRM: un nuovo modello di relazione tra
banca e cliente, Bancaria Editrice, 2003, p. 11.
10
la banca può seguire i comportamenti, agire in modo tempestivo e
anticipare i bisogni.
La soddisfazione del consumatore non è comunque una
condizione sufficiente per assicurare continuità al rapporto banca-
cliente: se la soddisfazione del cliente, infatti, può essere accresciuta
indefinitamente innalzando il livello di offerta, in termini di ampiezza
di gamma e di profondità, la fedeltà comportamentale, invece, è posta
a dura prova dall’aumento continuo della qualità, quantità e novità
delle alternative che si presentano nel mercato.
Ecco, dunque, che per gli istituti finanziari riuscire a soddisfare
le esigenze della clientela, allo stesso tempo dimostrando che il
valore prodotto è superiore a quello offerto dai concorrenti,
costituisce un passaggio fondamentale verso la conquista della
fedeltà del cliente. E’ allora importante per ogni azienda bancaria
riconoscere e saper agire sui drivers che contribuiscono a generare la
fiducia nel proprio cliente, agendo sui fattori che la determinano.
Si parla quindi di loyalty management, che, in primis, definisce
l’attività che gestisce, in chiave strategica e tattica, i fattori
determinanti la fiducia del cliente, intesa come dimensione cognitiva
della fedeltà. Posto che la fidelizzazione del cliente è uno dei
11
principali presupposti della strategia relazionale che va sotto il nome
di CRM, allora sia il loyalty management, sia le applicazioni di
Customer Relationship Management sono programmi sinergici per
ogni impresa bancaria che dichiari di orientare le proprie strategie
verso la soddisfazione e la fedeltà dei propri clienti.
Il lavoro si articola in quattro capitoli.
Il primo capitolo fornisce una panoramica delle strategie degli
intermediari finanziari, descrivendone le tendenze al cambiamento
negli ultimi anni e discutendo l’impatto dei canali di distribuzione
virtuali.
L’analisi si sofferma sulla descrizione dei principali elementi
di contesto che nel corso degli anni hanno rappresentato una spinta
costante e intensa verso il cambiamento; sulle prospettive che la
diffusione del fenomeno dell’Internet banking apre nell’ambito
dell’industria dei servizi bancari e finanziari e sui principali modelli
di intervento per lo sviluppo di progetti di on line banking; sui temi
del coordinamento dei singoli canali, temi che si traducono in scelte
riguardanti l’adozione di modelli organizzativi e gestionali di
multicanalità, il cui grado di adeguatezza per la singola banca
12
dipende sia dal contesto in cui essa opera, sia dalle sue stesse
peculiarità.
Il secondo capitolo presenta in primo luogo una possibile
classificazione dei canali di distribuzione, discutendo in particolare
delle diverse soluzioni tecnologiche per l’erogazione dei servizi
finanziari.
E’ poi proposta e approfondita una definizione di qualità dei
servizi finanziari orientata alla comprensione dell’impatto che le
principali determinanti tecnologiche hanno sui clienti e sui servizi,
fondata pertanto su una classificazione dei servizi finanziari che
possono essere offerti sui diversi canali di distribuzione.
Il capitolo si chiude con la presentazione dei risultati di una
ricerca
2
che sviluppa un’analisi quantitativa dei servizi finanziari
multicanale di alcuni paesi europei, confrontando l’Italia con la
media europea del campione, e successivamente approfondisce
l’analisi del servizio multicanale nelle istituzioni leader in Europa,
delineando le possibili linee evolutive del livello del servizio
attraverso un confronto con la media del mercato.
2
La ricerca è nata dalla collaborazione fra Politecnico di Milano e Nortel Network. Si veda
Bracchi G., Francalanci C., Bognetti A. (a cura di), La banca multicanale in Europa, Edibank,
2002.
13
Il terzo capitolo approfondisce quello che può essere
considerato un passaggio fondamentale per la definizione del
modello distributivo, ovvero l’analisi e la stima dei costi relativi ai
diversi canali.
Il capitolo si apre con la discussione di uno schema d’analisi
dell’efficienza operativa dei canali che si fonda sull’esame dei costi
sostenuti dalla banca per la costituzione e la gestione di ciascun
canale.
Successivamente si discute una possibile metodologia di
valutazione dei costi e benefici per le banche connessi alla
realizzazione di un canale distributivo virtuale e, quindi, alla
distribuzione dei servizi finanziari attraverso Internet.
La parte finale del capitolo si occupa invece della valutazione
dei costi che il cliente sostiene per l’accesso ai servizi bancari
attraverso il canale Internet e dei benefici che egli trae dall’utilizzo
dell’Internet banking in alternativa ai servizi tradizionali distribuiti
tramite filiali o promotori, secondo uno schema d’analisi identico a
quello adottato per l’intermediario finanziario.
Nell’ambito della banca multicanale viene poi ad assumere una
posizione di primo piano la strumentazione relativa alla filosofia del
14
Customer Relationship Management, inteso come modello di
relazione fra banca e cliente, all’approfondimento del quale è
dedicato il quarto capitolo del lavoro.
Dopo una breve analisi del percorso evolutivo che ha condotto
le banche italiane a spostare il focus della propria strategia dal
prodotto al cliente, il lavoro si sofferma sul tema del CRM offrendo un
quadro descrittivo dei presupposti, degli obiettivi e degli schemi
logici sottostanti il funzionamento del modello nonché dei rapporti
tra le componenti del modello stesso.
Sono inoltre descritti alcuni metodi quantitativi per la
valutazione della customer satisfaction e viene presentato il
cosiddetto modello di soddisfazione-loyalty che, basandosi sui fattori
che determinano la soddisfazione e la fedeltà, consente di identificare
le priorità di azione sui processi aziendali per incrementare la loyalty
e di individuare le iniziative più adatte per rendere concretamente più
fedeli i clienti.
Il quarto capitolo si chiude con la presentazione di alcuni
risultati di sintesi, riferiti al concetto di fedeltà all’interno del
rapporto che sussiste tra il cliente e la propria banca principale,
conseguiti nell’ambito di una più ampia ricerca condotta su un
15
campione di clienti bancari rappresentativi del mercato del retail
banking.
In appendice al lavoro si riportano infine i risultati di un
indagine empirica volta a evidenziare i percorsi metodologici e
operativi adottati da alcuni istituti finanziari italiani
nell’implementazione dei progetti di CRM.
16
Capitolo I
La distribuzione multicanale dei
servizi finanziari: dinamiche
evolutive, Internet banking e modelli
di intervento
1. I fattori di cambiamento
L’evoluzione che si sta sviluppando all’interno del settore
bancario deriva dal diffondersi di una serie di condizioni che, in
modo graduale ma continuo, pongono le basi per una completa
ristrutturazione del sistema stesso. Fino a qualche tempo fa, le banche
riuscivano a garantirsi adeguati livelli remunerativi in un ambiente
caratterizzato da limitata competitività e nel quale operavano quasi
esclusivamente in un unico segmento di attività: quello
dell’intermediazione creditizia. Tale redditività faceva leva su fattori
particolarmente favorevoli tra i quali ampi divari tra i tassi di
interesse attivi e passivi, rilevanti barriere all’ingresso di altri
17
operatori (bancari e non), forti vincoli alla mobilità interna
3
ed “una
domanda non sufficientemente preparata per fungere da reale
propulsore verso significativi fenomeni innovativi”
4
.
Tali condizioni di contesto sono venute progressivamente
modificandosi nel tempo, generando la necessità e l’opportunità di
rivedere alcune delle scelte precedenti: i fenomeni di integrazione,
privatizzazione e l’introduzione della moneta unica hanno favorito un
rapido e continuo processo di cambiamento.
La competizione propone una continua sfida di sopravvivenza:
ogni banca, non diversamente da qualsiasi altra impresa, “deve
giocoforza inventarsi e continuamente reinventarsi un proprio
modello competitivo di successo che consenta di realizzare e di
mantenere nel tempo una condizione di equilibrio economico e
patrimoniale”
5
. Il contesto competitivo si allarga a nuovi competitors
ed a nuovi partner tecnologici e distributivi; gli istituti bancari sono
stati costretti a adattare con grande rapidità i propri sistemi per
3
Ne sono un chiaro esempio le misure di regolamentazione dell’attività bancaria in vigore in
Italia fino alla fine degli anni ottanta, fra le quali si ricorda il controllo delle aperture di banche e
filiali da parte dell’organo di vigilanza secondo il criterio del “bisogno economico del mercato”.
4
Cfr. Bracchi G., Francalanci C., Bognetti A. (a cura di), La banca multicanale in Europa,
Edibank, 2002, p. 23.
5
Cfr. Mottura P., Nuovi modelli competitivi per le banche, in Bracchi G., Masciandaro D. (a
cura di), La banca senza confini: mercati, concorrenti, tecnologie e strategie, Settimo Rapporto
della Fondazione Rosselli sul Sistema Finanziario Italiano, vol. I, Edibank, 2002, p. 103.
18
recuperare efficienza e ottimizzare i processi avviando quindi la
tendenza, peraltro già consolidata, a cedere in outsourcing
6
tutto ciò
che non appartiene al core business
7
e quindi non fa parte delle
proprie core competencies
8
.
I fattori di cambiamento sono, di certo, riconducibili a svariate
categorie, sia interne sia esterne al sistema
9
; è pur vero che se non vi
fossero state rilevanti variazioni negli impianti normativi e
regolamentari, tali fattori non avrebbero potuto esercitare il proprio
effetto.
Tra le determinanti di natura esogena si riconosce innanzitutto
il ruolo della globalizzazione finanziaria, che trova terreno fertile nel
6
Secondo Ricciardi M. (1994), per outsourcing si intende “il ricorso a fonti esterne per
svolgere attività che tradizionalmente si eseguivano con risorse interne”. In letteratura esistono
diverse altre interpretazioni del termine outsourcing, sebbene non si riconosca ad alcuna la piena
esaustività. In Carignani A., Sorrentino M., On line banking, McGraw-Hill, 2001, p. 26-27, sono
riportate in ordine cronologico le definizioni di outsourcing date da alcuni tra i più autorevoli
studiosi che hanno scritto sul tema.
7
Letteralmente “anima o centro delle attività d’impresa”. In sostanza per core-business si
intendono le attività dell’impresa associate ai suoi obiettivi di base e alla sua mission.
8
Il termine core competence fu introdotto nel 1990 da C.K. Prahalad e G. Hamel nel loro
articolo intitolato “The core competencies of the firm”. Le core competence sono rappresentate
dalle skill e dalla conoscenza e sono costituite dall’apprendimento collettivo all’interno
dell’organizzazione; risiedono principalmente nel modo di coordinare diverse skill produttive e
di integrare diversi flussi tecnologici.
9
I principali elementi di rottura , rispetto alla situazione consolidatasi a partire dallo sviluppo
del sistema bancario moderno, possono essere esaminati distinguendo fra:
determinanti normativo-istituzionali;
determinanti economiche;
determinanti tecnologiche.
La classificazione delle determinanti evolutive dei sistema bancario è tratta da Bracchi G.,
Francalanci C., Giorgino M. (a cura di), Internet banking: tecnologia, organizzazione e
valutazioni economiche, Egea, 2000, p. 20, a cui si rinvia per un approfondimento.
19
costante processo di deregolamentazione in corso in molti sistemi
economici
10
.
La globalizzazione dei mercati finanziari è riconducibile a
diversi motivi: la liberalizzazione dei mercati e delle attività, le
innovazioni tecnologiche, l’ “istituzionalizzazione” dei mercati
finanziari.
“La deregolamentazione dei mercati valutari e la concorrenza a
livello mondiale hanno, infatti, portato alla crescente integrazione
dell’operatività finanziaria nei diversi paesi. Il processo di
integrazione e il miglioramento dell’efficienza del mercato globale
sono stato agevolati dalle innovazioni tecnologiche e dall’aumentata
sofisticazione dei sistemi informatici e di telecomunicazione. Infine,
si è affermata l’istituzionalizzazione dei mercati finanziari poiché si è
assistito ad un sempre maggiore dominio delle istituzioni finanziarie
rispetto al mercato nel suo complesso”
11
.
10
Questo processo ha portato imprese e intermediari a confrontarsi in più contesti e ambiti
geografici ed è stato un impulso significativo all’aumento della competizione e all’innovazione
del mercato. I datori di fondi hanno potuto spostare i capitali dove i profili di rischio/rendimento
risultavano più allettanti, mentre i prenditori di fondi hanno potuto ricercare le migliori
condizioni di finanziamento; in questo modo il mercato finanziario ha dovuto innovare la propria
gamma di prodotti e servizi migliorando le condizioni di prezzo.
11
Cfr. Bracchi, Francalanci, Bognetti (2002), op. cit., p. 24.
20
Sempre tra i fattori di natura sistemica, anche la
virtualizzazione e la tecnologia rappresentano alcuni degli elementi
maggiormente innovativi.
L’evoluzione tecnologica ha come principale effetto
l’evoluzione delle combinazioni produttive oltrechè del modello
distributivo per i servizi bancari
12
.
In Desario (2000) si legge: “Lo sviluppo dell’Information and
Communication Tecnology (ICT), con al centro il fenomeno Internet,
costituisce oggi uno dei più potenti fattori di cambiamento con il
quale le banche debbono confrontarsi: profondi sono gli impatti
strutturali sia sul contesto economico nel quale esse operano, sia sui
profili strutturali e di mercato dell’intera industria finanziaria”
13
.
“L’evoluzione tecnologica ha come principale effetto
l’evoluzione delle combinazioni produttive oltreché del modello
distributivo per i servizi bancari”
14
.
Gli effetti prodotti dalle nuove tecnologie sul sistema
economico sono molto discussi; le questioni maggiormente dibattute
12
In particolare, Munari L., “L’evoluzione dei canali distributivi bancari: alcune riflessioni
sulla situazione italiana”, in Economia e Banca, n. 1, 1996, p. 5-26.
13
Cfr. Desario V., La banca d’Italia e lo sviluppo dell’e-banking, intervento all’assemblea
Cipa, 19 settembre 2000, http://www.bancaditalia.it/interventi/intaltri/desario_19_09_2000.pdf.
14
Cfr. Valdani E., Omarini A., Verso un nuovo valore nella relazione banca-cliente, in
Bracchi G., Masciandaro D. (2002), op. cit., p. 129.
21
riguardano la produttività, la dinamica dei prezzi, le relazioni
verticali fra le imprese.
Per quanto riguarda la produttività, una delle tesi sostenute
15
ritiene che la maggior efficienza delle industrie che producono le
nuove tecnologie determini un incremento nella total factor
productivity. Tuttavia l’argomento è oggetto di discussione,
soprattutto negli Stati Uniti, dove si sta avallando l’ipotesi che i
maggiori guadagni di produttività determinati dall’utilizzo delle
nuove tecnologie siano semplicemente il riflesso dei maggiori
investimenti effettuati
16
.
Circa gli effetti indotti sulla dinamica dei prezzi, ci si è
domandati se le nuove tecnologie possano indurre una riduzione
dell’inflazione, in considerazione della diminuzione dei costi di
ricerca e di gestione scorte, dell’abbassamento delle barriere
all’entrata e il conseguente aumento della concorrenza, del
miglioramento qualitativo e la continua discesa dei prezzi dei
prodotti dell’ICT. Le verifiche empiriche a sostegno di questa tesi
sono ancora deboli, soprattutto in Europa, dove il fenomeno è
relativamente nuovo.
15
Si veda Desario (2000), op. cit.
16
A questo proposito, Desario (2000) cita il riferimento a Gordon, L.J. (2000).