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Infine il terzo e quarto capitolo presentano una ricerca condotta nell’ambito delle tre
aree precedentemente elencate sulla realtà delle Banche del Tempo del territorio
padovano su cui si è soffermato il nostro interesse.
Il lavoro si propone come un contributo quantitativo, con l’obiettivo di incrementare e
sistematizzare le conoscenze relative ad una forma di volontariato molto particolare
quale la Banca del Tempo. E’ una realtà che si sta spontaneamente diffondendo sul
territorio padovano, coinvolgendo un numero crescente di persone. Esistono però ancora
pochi studi a riguardo, perciò il presente lavoro vuole essere un primo tassello per
l’approfondimento di questo fenomeno.
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CAPITOLO 1
LA BANCA DEL TEMPO
1.1 Cos’è una Banca del Tempo: l’organizzazione e gli obiettivi
“La Banca del Tempo è un luogo nel quale si attua uno scambio: sostanzialmente
avviene che le persone che aderiscono alla Banca del Tempo mettono a disposizione il
loro tempo per determinate prestazioni e contemporaneamente si aspettano di ricevere
prestazioni da altri.” (Amorevole et al., 1996).
La Banca del Tempo è una libera associazione tra individui che cercano di realizzare
quei bisogni e quelle piccole o grandi esigenze quotidiane che spesso non possono
essere soddisfatte da nessun altro servizio pubblico. Permette l’incontro di domande e
offerte sia di saperi e conoscenze sia (anche se più raramente) di beni. Di solito nasce e
si mantiene all’interno di uno spazio territoriale piuttosto ristretto: un condominio o un
quartiere. Si parla in questo caso di Banca del Tempo territoriale. Meno di frequente
coinvolge l’intera città e il resto del Comune. Se invece sorge nell’ambito di un luogo
specifico di incontro e relazione (ad esempio una scuola), viene definita Banca del
Tempo tematica (Amorevole, 1999). E’ importante sottolineare come ogni Banca sia
unica e specifica, strettamente correlata ai bisogni e alle esigenze di quella particolare
comunità all’interno della quale si sviluppa. Perciò, nonostante i principi ispiratori
basilari siano gli stessi, ogni realtà applica delle norme e delle regole proprie e non
generalizzabili.
La terminologia è stata ripresa dal gergo del mondo finanziario, molto diffuso e
conosciuto, soprattutto perché il funzionamento di una Banca del Tempo è
effettivamente analogo a quello di un qualsiasi altro istituto di credito, tranne che per
l’assenza di circolo di denaro (esclusa un’eventuale quota di iscrizione annuale
simbolica e il rimborso spese per i materiali utilizzati come benzina, ingredienti di
cucina...). Chiunque entri a farne parte deve per prima cosa stilare un elenco di
prestazioni che vorrebbe mettere a disposizione degli altri e di cui pensa di aver bisogno;
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successivamente viene aperto a suo nome un conto corrente-tempo nel quale saranno
registrate le operazioni di credito e debito che contrarrà in seguito allo svolgimento
degli scambi con gli altri associati. La persona ha a sua disposizione un blocchetto di
assegni-tempo, che utilizza per testimoniare le ore o le mezze ore ricevute o prestate.
Non c’è un’occupazione ritenuta più importante di un’altra: l’unità di misura dello
scambio è solamente l’ora di tempo, all’interno della quale può essere svolta qualsiasi
attività: dal bricolage all’insegnamento, all’accompagnamento per la spesa, alla
preparazione di un dolce. Come sostenuto da Amorevole (1999), questo consente di
anteporre la persona alla sua funzione, contrariamente alla diffusa logica di mercato che
valuta prima di tutto il lavoro e la produttività. Restituisce inoltre valore al tempo in
quanto risorsa comune da impiegare, valorizzando le proprie capacità, avendo
l’occasione di conoscere quelle altrui, entrando in contatto con altri individui e
imparando a fidarsi ed affidarsi a loro per la risoluzione di problemi normalmente
affidata soltanto alla ristretta cerchia di familiari ed amici.
Nella Banca del Tempo vige il principio della reciprocità indiretta
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, perciò non si
maturano né interessi né penali verso qualche aderente: l’unica richiesta alla quale si
deve sottostare è la chiusura in pareggio (senza debiti né crediti) del proprio conto,
controllato periodicamente dal responsabile.
Per dare vita al gruppo fondatore della Banca bastano poche persone, che si conoscano
bene e che ne condividano i principi: esse sperimentano per un certo periodo il
meccanismo degli scambi fra di loro, successivamente stabiliscono uno Statuto ed un
Regolamento ampliando il numero di soci attraverso una mirata e capillare diffusione
pubblicitaria (volantini, conferenze, giornali, radio e tv locali). Le risorse materiali
indispensabili sono: una sede, un telefono, un fax, una fotocopiatrice, un computer. Se
non posseduti in partenza dai componenti, questi possono essere forniti da un ente
pubblico: Comune, scuola, circolo culturale. E’ importante però che il rapporto con le
istituzioni sia in una condizione di parità, indipendenza e collaborazione: il Comune, ad
esempio, può diventare lui stesso un socio, ricevendo alcune ore di tempo da impiegare
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Per reciprocità indiretta si intende il fatto che “ogni trasferimento accende debiti e crediti in tempo nei confronti di
tutti gli altri, non del singolo interessato.” (Amorevole e Rizzo, 2000).
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in attività utili alla collettività e che non costituiscano lavoro pubblico o servizio sociale.
“Nascendo in questo ambito la Banca del Tempo usufruisce dell’immagine di quel
servizio, delle reti di relazione interne ed esterne già in atto, senza per questo diventare
un’articolazione istituzionale del servizio.” (Colombo e Amorevole, 1997).
Gli scambi possono avvenire sia fra singoli aderenti (passando attraverso la segreteria o
contattandosi direttamente) sia con associazioni, enti, Banche del Tempo anche di altre
città. Per questo ogni Banca ha a disposizione un Fondo Ore, cioè un conto corrente
della Banca stessa nel quale vengono accreditate o addebitate ore spese in prestazioni
collettive particolari, o quelle ore lasciate da chi abbandona l’associazione con il suo
conto in rosso.
Gli obiettivi che fanno da sfondo alla costituzione di una Banca del tempo sono
molteplici, ampiamente illustrati e discussi in letteratura (Amorevole, 1999). Anzi tutto
la possibilità di vincere la solitudine e di favorire i rapporti interpersonali, soprattutto a
livello di vicinato e di quartiere, sviluppando un maggiore senso di comunità
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e una
partecipazione più attiva dei cittadini
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.
La Banca del Tempo è un modo per superare la diffidenza, incontrare persone di ogni
sesso, età, ceto sociale e cultura con le quali potersi confrontare, alimentando una catena
di aiuto reciproco. Questo aiuto, migliora la gestione del proprio tempo e degli impegni
da assolvere, permette la soddisfazione di bisogni non contemplati nei servizi offerti dal
mercato, ma soprattutto incrementa le relazioni basate sulla solidarietà e sulla parità,
portando ad un effettivo miglioramento della qualità della vita (Amorevole e Rizzo,
2000). Infatti la Banca del Tempo permette di riflettere approfonditamente su se stessi,
sulle proprie capacità e abilità, incrementando autostima e autonomia, incoraggiando
ogni persona a dare il meglio di sé a suo modo per gli altri, accrescendo la cultura di
ognuno attraverso uno scambio di saperi variegato. Il lavoro assume un valore slegato
dalla quantificazione in denaro: si fa qualcosa per qualcuno, gratificati dal sentirsi utili e
dal poter ricevere in cambio altri servizi che, in fondo, sono solo un mezzo per facilitare
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“Nel 1976 McMillan descrive il senso di comunità come un sentimento che i membri hanno di appartenere e di
essere importanti gli uni per gli altri e una fiducia condivisa che i bisogni dei membri saranno soddisfatti dal loro
impegno ad essere insieme.” (Prezza e Santinello, 2002).
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I risvolti della Banca del Tempo nella comunità verranno approfonditi nel secondo capitolo.
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i rapporti sociali, vera meta degli scambi. “Le Banche del Tempo si pongono dunque
come strumento per la produzione di benessere sociale, e per questa ragione possono
essere incluse in quelli che vengono definiti nuovi stili di vita.” (Amorevole, 1999).
1.2 I principi della Banca del Tempo: ridefinizione di alcuni termini
Per affrontare una tematica sociale relativamente giovane nel panorama italiano e
contemporaneamente complessa come quella della Banca del Tempo, è utile soffermarsi
sul significato che assumono al suo interno certe parole ed espressioni, così da poter
comprendere più facilmente i valori e gli scopi ad essa sottesi. Infatti le definizioni sulle
quali si fonda questa innovativa forma di libero associazionismo, rimettono in
discussione molti concetti chiave dati per scontati in altre forme associative, sollevando
un dibattito sul loro vero significato, forse spesso trascurato o banalizzato.
Primo fra tutti, il tempo. Come lo spazio, esso è una dimensione irrinunciabile del
nostro esistere: ci permette di vivere e di collocarci in un dato momento nel compiere
certe azioni e di avere una memoria autobiografica. Come sottolineato da molteplici
autori (Amorevole, 1996; Colombo, 1996; Grisendi, 1996) a partire dalle più comuni
espressioni quotidiane (rubare del tempo, perdere tempo, ottimizzare il tempo…)
cerchiamo costantemente di controllarlo, di gestirlo, di suddividerlo nel migliore dei
modi, poiché non è una fonte inesauribile a nostra disposizione. Nella Banca del Tempo
esso viene concepito come l’unità di misura a disposizione di tutti, attraverso la quale
accrescere lo sviluppo di rapporti interpersonali. Infatti, nella nostra società, sembra
assumere un valore concreto e tangibile solo il tempo dedicato ad un’occupazione
retribuita, il così detto tempo-lavoro (come dice il proverbio “il tempo è denaro”). E’
necessario restituire invece la giusta importanza e dignità anche al tempo per sé, al
tempo libero, al tempo impiegato per il lavoro di cura. Esso comprende le occupazioni
domestiche, la reciproca compagnia, i rapporti affettivi, che passano in sordina ma
senza i quali scadrebbe la qualità dell’intera vita quotidiana.