Introduzione
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inferiori. Prova di ciò, sono proprio i disturbi, gli infortuni e i traumi che ho
avuto fin dall’adolescenza durante la pratica della danza, i quali hanno
condizionato oltre che le mie prestazioni anche la mia vita quotidiana
diventando causa di algie e dismorfismi. Le visite ortopediche hanno sempre
evidenziato che la causa delle mie alterazioni era la danza stessa. Avendo
scelto come percorso di studi la fisioterapia, ho voluto approfondire la
riabilitazione delle algie e dei dismorfismi posturali limitando il campo di
studio nelle ballerine di danza classica, quindi esaminare la relazione esistente
tra la tecnica della danza classica e l’emergenza delle alterazioni posturali fin
dall’adolescenza, e in particolar modo, dimostrare come tali alterazioni
possano riflettersi sull’organismo in toto.
A tale proposito ho deciso di approfondire questa ricerca e di costituirne
l’oggetto della mia tesi: l’analisi del rapporto esistente tra la danza classica e
la fisiologia posturale, e più specificatamente un excursus dall’analisi della
postura alle alterazioni posturali della ballerina.
È da precisare la motivazione per cui ho scelto di analizzare il sesso
femminile nella danza classica: a causa della peculiarità tecnica la ballerina è
sottoposta a maggiori sforzi tali che frequentemente le esibizioni possono
coincidere anche con vere e proprio acrobazie; a rafforzare questa tesi è
l’utilizzo della scarpetta da punta che espone maggiormente la ballerina a
traumi costanti e ad infortuni improvvisi. Dal punto di vista maschile, invece,
le esibizioni vertono sulla resistenza e durante i pas de deux sull’abilità nel
sollevare ballerine esili lasciando maggiore spazio alla ballerina stessa. Inoltre
non utilizzando la scarpetta da punta l’esposizione ai rischi è minore.
Data questa premessa ho cominciato ad eseguire ricerche interattive di
articoli, relazioni e revisioni della letteratura scientifica sull’argomento ( in
verità, scarsa e non del tutto attuale ), in particolare analizzando alcuni testi di
Introduzione
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clinica ortopedica di medicina della danza. Pertanto è possibile affermare che
la danza classica è una forma d’arte e di espressione corporea che fin dagli
albori ha provocato non pochi disturbi muscolo-scheletrici, tale da fondare la
medicina della danza.
Durante la mia ricerca sono riuscita a contattare alcuni ortopedici che si
occupano del servizio medico del Teatro alla Scala di Milano, e ho potuto
partecipare ad un convegno da loro tenuto a Firenze su “ Danza e
accrescimento ” nel Febbraio 2008. Nel corso del convegno sono state
discusse patologie inerenti lo sviluppo muscolo-scheletrico nelle ballerine,
ponendo grande attenzione all’arto inferiore e al rachide. E’ stata trattata la
correlazione esistente tra le algie e i dismorfismi e la specificità della tecnica
della danza; inoltre si è discusso sull’età d’inizio e sulla vulnerabilità di un
corpo adolescente male o troppo sollecitato. Un’accezione particolare è stata
data alle lesioni patologiche dell’arto inferiore, causate da alcuni esercizi, e
definite proprio come specifiche della ballerina di danza classica. Si è parlato
di patologie dell’accrescimento legate alla danza che provocano non poche
complicanze nello sviluppo muscolo-scheletrico. Molti sono stati gli
interventi riguardanti gli atteggiamenti paramorfici del rachide e dell’arto
inferiore scatenati dall’assidua dedizione alla danza e del modo in cui tali
atteggiamenti espongono la ballerina a facili traumi. Quel convegno ha
suscitato in me un grande interesse sugli effetti anche permanenti della pratica
della danza classica in un adolescente e ha fatto nascere in me il desiderio di
approfondire tali aspetti dal punto di vista riabilitativo.
Con questa tesi vorrei porre maggiore enfasi su un approccio preventivo alla
danza classica, su una valutazione riabilitativa non minimizzata al singolo
infortunio o lesione, come se ciò fosse una “casualità”, ma conseguenza di
un’attività non sempre fisiologica ripetuta per molte ore che espone a rischi
Introduzione
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silenti e degenerativi. Secondo alcune analisi epidemiologiche i ballerini
dedicano la maggior parte del tempo alle prove e agli esercizi per affinare la
tecnica e perfezionare i movimenti, anche in età molto precoce. Questa
dedizione però porta il corpo umano ad assumere e mantenere posizioni anti-
fisiologiche che a lungo andare risultano dannose.
Purtroppo nel mondo della danza, ancora oggi, vengono minimizzati i rischi a
cui sono esposti i giovani adolescenti, per lasciare spazio alla perfezione delle
linee e dei movimenti e farne l’obiettivo fondamentale: è una continua ricerca
della massima abilità tecnica e gestuale nonostante i limiti imposti dalla
struttura corporea. Molto spesso l’esecuzione tecnica può definirsi come un
sottile limite tra ciò che è fisiologico e ciò che è patologico, e secondo alcuni
studiosi del settore, i movimenti eseguiti sono contro natura.
A tal proposito di particolare rilievo è l’uso della scarpetta da punta fin dalla
prima adolescenza e per la sua struttura e il suo impiego è causa di infortuni
oltre che di algie e dismorfismi del piede, cattiva distribuzione del carico e
dell’appoggio, con conseguenze a carico del rachide e degli arti inferiori. Ad
aggravare la situazione , spesso le ballerine anche se avvertono dolore
continuano la loro prestazione, ed anche se inizialmente tali dolori potranno
passare si ripresenteranno inesorabilmente più avanti. Dunque, è opportuno
essere coscienti di come la danza classica apporti modifiche al corpo dei
ballerini e più specificatamente alla loro postura, e le conseguenze ad essa
correlate.
Per ciò e soprattutto di fronte al crescente numero di giovani che desiderano
intraprendere la carriera di ballerine professioniste sarebbe importante la
presenza di figure sanitarie specializzate che si interessino alla prevenzione e
al trattamento dei disordini muscolo-scheletrici associati alla pratica della
danza classica.
Capitolo I – La danza classica
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CAPITOLO I
LA DANZA CLASSICA
1.1 Cenni storici
La danza probabilmente è la prima forma di espressione che l’uomo abbia
sperimentato. Fin dall’epoca primitiva aveva un valore del tutto religioso che
si è tramandato per molti secoli, fino ad arrivare al Medioevo in cui ha
assunto un valore nella vita sociale di corte. Nelle corti aristocratiche saper
danzare diventava una qualità necessaria ed entra a far parte dell’educazione
dei nobili fin dall’infanzia.
Nel Cinquecento si aprirono le scuole di ballo, la prima delle quali fu istituita
a Milano, e da quel momento la danza diventò balletto diretto da un maestro
di ballo, il coreografo. Agli inizi del 1600 in Francia fu allestito il primo
balletto, e proprio grazie a Luigi XIV la danza classica si ufficializzò: egli
fondò la prima accademia di danza “l’Academie Royale de Danse”. All’inizio
i danzatori erano soltanto di sesso maschile, solo successivamente furono
introdotte le ballerine e contemporaneamente a questo evento, Raoul Aouger
Feuillet scrisse in una raccolta le posizioni e i passi base e l’uso dell’en
dehors, ancora oggi utilizzati.
Nel Settecento la danza classica sviluppò la sua tecnica e ampliò i virtuosismi
fino al punto di scadere in mera acrobazia. A fine secolo, in pieno
Illuminismo, il coreografo Jean Georges Noverre si risentì di un tale
decadimento e auspicò una riforma perché la danza trovasse forme espressive
più eleganti e coerenti alla sua nobile origine e, in particolar modo, che fosse
minimizzata a movimenti “innaturali”. Nel secolo XVIII si cominciava a dare
maggiore spazio alle performance femminili e a promuovere la libertà del
movimento da parte di numerosi coreografi francesi.
Capitolo I – La danza classica
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Dunque, l’Ottocento fu il secolo in cui prevalse la danza femminile su quella
maschile e venne introdotto il tutù accanto alla scarpetta da punta. Negli anni
del Romanticismo il balletto subì il fascino di personaggi, scenari, temi
letterari e il balletto “la Sylphide” cambiò lo stile del balletto stesso e la
tecnica. In quegli anni i personaggi rappresentati avevano il tema
soprannaturale dominante, per cui la ballerina doveva eseguire movimenti
precisi e corretti tecnicamente per esprimere e comunicare la leggiadria di una
figura eterea che impersonava: la scarpetta da punta accentuava questo aspetto
dando l’impressione che la danzatrice si alzasse sulle punte per volare oppure
che camminasse senza toccare il suolo. È rilevante citare il coreografo e
ballerino Carlo Blasis, il quale con il “trattato sull’arte della danza” diede le
fondamenta ad un vero e proprio metodo della danza e sottolineava
l’importanza dell’unione delle arti nella danza.
In Russia il coreografo Petipa e il musicista Cajkovskij diedero origine ad
alcuni balletti classici famosi: Il lago dei cigni, Lo schiaccianoci, e La bella
addormentata. In quegli anni si perfezionava sempre più la tecnica degli
esercizi e si richiedevano requisiti fisici molto più precisi che selezionavano
le ballerine che volevano cimentarsi nell’attività professionistica. Per tale
motivo i ballerini cercavano di tendere alla perfezione tecnica limitando
l’espressività.
Tuttora le ballerine “forzano” molto i limiti fisici dettati da madre natura nel
tentativo di raggiungere la perfezione tecnica, senza curarsi assolutamente di
come il corpo ne risenta nel corso degli anni di studio.
1.2 La ballerina di danza classica e la sua postura
Nella danza classica la postura ha un ruolo determinante : è fondamentale
mettere in posizione corretta tutte le parti del corpo.
Capitolo I – La danza classica
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I reperi anatomici di sostegno si riassumono in:
• avampiede, arcata plantare e tallone
• articolazione coxo-femorale e articolazione sacro-iliaca
• colonna vertebrale
• scapole
La posizione corretta è data dalla relazione precisa di questi elementi che
dovrebbero essere perfettamente in asse, ovvero metaforicamente si immagina
una linea ideale che parte dall’occipite lungo tutto il rachide fino ai talloni.
Dunque, la testa deve essere eretta sulla stessa verticale dei piedi, in posizione
naturale. Per ciò, per raggiungere tale posizione è essenziale mantenere le
spalle perpendicolari al bacino e al centro dell’arco plantare: nonostante le
curve fisiologiche del rachide, la sensazione avvertita dalla ballerina è quella
di una colonna vertebrale completamente allineata. Inoltre è fondamentale la
postura del tronco che deve essere sempre eretta e ben allungata, mantenendo
una depressione delle spalle e un collo ben tirato. In relazione al collo e alle
spalle si trovano le scapole, le quali risultano adese al piano toracico e
rappresentano un fulcro per i movimenti dinamici degli arti superiori nonché
un elemento complementare per mantenere l’equilibrio durante le evoluzioni
tecniche. In breve la corretta impostazione del corpo prevede che il tronco sia
mantenuto in un atteggiamento eretto e rigido ottenuto con un movimento di
contronutazione (inclinazione posteriore) del bacino e con la conseguente
riduzione di ampiezza di tutte le curve fisiologiche del rachide e una
orizzontalizzazione del bacino stesso.
Secondo questa teoria, l’orizzontalizzazione del bacino permette
all’articolazione coxo-femorale di avere una maggiore libertà di movimento,
in quanto la testa del femore acquista maggiore ampiezza nella rotazione
all’interno dell’acetabolo. Tale fenomeno introduce un ulteriore fattore che
Capitolo I – La danza classica
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completa l’impostazione corretta del corpo della ballerina nella danza
classica: l’en dehors.
Figura 1.1 Posizione in en dehors degli arti inferiori (frontale e sagittale)
Il termine francese en dehors si traduce letteralmente in “in fuori”, quindi
rimanda ad un atteggiamento in extrarotazione delle articolazioni coxo-
femorali e dell’intero arto inferiore di 90°. Questo atteggiamento definisce le
direzioni dei movimenti e le posizioni di base della tecnica, tuttavia può
essere anche una dote fisica della ballerina stessa, quindi rientrare nei caratteri
della predispozione.
È errato confondere l’en dehors con l’apertura, ovvero ad una marcata
elevazione degli arti inferiori, in quanto l’en dehors si riferisce ad un
movimento e/o atteggiamento rotatorio e non di allungamento come
nell’apertura. Per quanto riguarda l’apertura si conferma in parte la teoria
dell’orizzontalizzazione del bacino: dal punto di vista biomeccanico può
essere valida in quanto se la testa del femore acquista più spazio all’interno
dell’acetabolo guadagna una migliore escursione anche nei movimenti di
elevazione, ma la qualità elastica della struttura capsulare è il fattore
principale per una buona apertura. Infatti la caratteristica più evidente in una
Capitolo I – La danza classica
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danzatrice è la marcata mobilità articolare dovuta sì ad un allenamento
specifico ma più spesso ad una lassità capsulo-legamentosa generalizzata
cioè ad una particolare “elasticità” delle capsule articolari e dei legamenti che
le rinforzano. Secondo l’ottica della tecnica della danza la lassità legamentosa
è un fattore di predisposizione verso la danza stessa.
L’allineamento del tronco, l’armonioso movimento degli arti superiori ed
inferiori sono realizzabili solo per mezzo del controllo dell’ambiente e quindi
della gravità. Nella danza la forza di gravità deve essere controllata attimo
dopo attimo durante tutti movimenti che molto spesso risultano antigravitari.
Pertanto una corretta distribuzione del carico favorisce il mantenimento
dell’equilibrio. Il peso del corpo, dunque, deve essere distribuito al centro e
allungato verso l’alto, più specificatamente deve cadere al centro dell’arco
plantare prendendo come riferimento un asse verticale immaginario. Tale
risultato si ottiene grazie al fenomeno dell’orizzontalizzazione del bacino,
secondo cui verticalizzando il rachide lombare si sposta il carico del peso
dall’avampiede al mesopiede. Questi rapporti biomeccanici sono garantiti
dalle catene muscolari: per raggiungere un ottimo equilibrio,
l’orizzontalizzazione del bacino e un costante e funzionale en dehors la
ballerina mantiene una contrazione isometrica dei muscoli glutei e degli
addominali.
Figura 1.2 La freccia rossa indica il punto in cui cade il peso del corpo
Capitolo I – La danza classica
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La postura tanto rigida ed eretta della ballerina non prende forma solamente
sul palcoscenico o nella sala prove, bensì diventa propria di ogni danzatrice
anche nella vita quotidiana. Per tale motivo è possibile distinguere una
ballerina classica all’interno di un gruppo, per l’esatta compostezza e
l’eleganza.
1.3 Le cinque posizioni di base
Queste posizioni devono mostrare al pubblico la parte interna dell’arto
inferiore e di conseguenza i piedi devono ruotare verso l’esterno di 90 °
rispetto all’asse del corpo. La pianta dei piedi deve essere adesa al suolo e le
estremità distali del piede devono essere rilassate e mai contratte. Ogni passo
si fonda sulle posizioni di base. Tutte le posizioni devono rispettare il
principio fondamentale dell’en dehors.
• Prima: arti inferiori uniti fino ai talloni, extraruotati e i piedi
formano una linea retta; (Fig 1.3)
• Seconda: come la prima posizione, ma i piedi sono posizionati alla
distanza di un piede e mezzo tra di loro e le ginocchia sono
lievemente distaccate; (Fig 1.4)
• Terza: arti inferiori extraruotati ed uniti con un piede dinanzi
all’altro, il piede anteriore è posizionato vicino all’arco plantare
dell’altro; (Fig 1.5)
• Quarta: arti inferiori lievemente distanti, extraruotati con i piedi in
parallelo uno dinanzi all’altro, le dita del piede anteriore sono in
corrispondenza del tallone del piede posteriore; (Fig 1.6)
• Quinta: arti inferiori totalmente uniti ed extraruotati con un piede
dinanzi all’altro a contatto tra loro in modo che le dita del piede
Capitolo I – La danza classica
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anteriore sono in corrispondenza del tallone del piede posteriore. (Fig 1.7)
1.4 La scarpetta da punta
La scarpetta da punta è una particolare calzatura usata dalle
ballerine per danzare in punta. (Fig 1.8). La tecnica definita en
pointe richiede una flessione plantare del piede con successivo
scarico del peso sulla punta. La punta è formata da tre parti
principali:
• Tomaia: parte esterna che deve aderire perfettamente al piede, comprende
anche l’estremità della punta detta mascherina di forme diverse a seconda
della morfologia del piede;
• Imbottitura: parte interna della mascherina, costituita da gesso e altri
materiali che rendono dura la punta della scarpina per garantire l’appoggio;
• Soletta: suddivisa in interna ed esterna, che hanno la funzione di sostenere
il piede e limitano l’arco plantare del piede nonostante la loro flessibilità.
Per salire sulla punta si passa progressivamente dalla mezza punta ai ¾ di
punta e infine alla punta, usando gli stessi muscoli e controllando bene tutto il
movimento. Lo stesso, in ordine inverso, avviene per scendere dalla punta.
Per mantenere un pieno controllo occorre avere forza nei muscoli intrinseci
tanto quanto nel tricipite surale e nei muscoli estensori dell’arto inferiore, dal
momento che tutti devono lavorare molto più del normale per consentire di
salire sulle punte.
Una volta sulle punte, la base di appoggio si riduce drasticamente, per cui
bisogna curare molto il trasferimento del peso, controllando maggiormente la
posizione e la linea della testa, del tronco e degli arti.
I fattori che determinano il mantenimento della posizione sulle punte sono :
Capitolo I – La danza classica
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¾ forza relativa: cioè l’equilibrio preciso e corretto tra i vari gruppi
muscolari
¾ stabilità
¾ equilibrio: capacità propriocettiva innata, piuttosto che acquisita, anche se
migliorabile con la pratica; la capacità di stare in equilibrio, che è una
combinazione di riflessi propriocettivi, dell’efficienza dei meccanismi
dell’equilibrio nell’orecchio medio, e in minor grado dei riflessi visivi, varia
notevolmente da un individuo all’altro e può essere migliorata ben poco. Tale
capacità è associata anche con la velocità di risposta subconscia agli stimoli
provenienti da varie fonti.
Nella tecnica della danza classica per salire sulle punte si esegue un pliè
ovvero, partendo dalla posizione in en dehors (extrarotazione) degli arti
inferiori a ginocchia tese si effettua una flessione attiva delle ginocchia
mantenendo l’extrarotazione e una flessione dorsale passiva della caviglia.
Per mantenere l’allineamento ginocchio-caviglia e l’appoggio del peso
corretti è essenziale che il danzatore percepisca il contatto col pavimento
attraverso i piedi . La salita sulla punta si ottiene spingendo verso l’alto dal
pavimento con gli avampiedi in modo da mantenere corretti l’allineamento e
l’appoggio del peso. Dunque, il pliè è fondamentale in quanto è un punto di
leva per trasportare il peso del corpo sulle punte e raggiungere anche
l’appoggio monopodalico.
Nell’esecuzione della punta si verifica una estensione di tutte le articolazioni
del piede. Il ruolo più importante è svolto dalla articolazione tibio-astragalica,
la vera responsabile della formazione del cosiddetto “collo di piede”. La
flessione plantare infatti determinerà l’allineamento delle diverse ossa del
piede cosicché il peso venga scaricato lungo un immaginario asse “ginocchio-
malleolo-testa metatarsale-dita piede”.