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Sicuramente, e indizi ce ne sono tanti, nel suo ambiente e nel suo
comportamento, Predslava-Eufrosina, che noi abbiamo soprannominato la
Badessa delle Paludi, seguì le naturali vicende di una principessa del XII sec.:
educata con cura nella sua casa in una festa si innamora di un giovane e viene
folgorata da queste sensazioni nuove e intensissime (forse ha anche un
incontro sessuale con il suo giovanotto), ma il suo rango, le aspettative
ambiziose di suo padre, la complicità della madre e della tata, le impediscono
di continuare questa storia d’amore e dunque lei si chiude in se stessa, si getta
nella lettura e nello studio, come farebbe qualsiasi giovinetta, anche del nostro
tempo, che si trovasse nelle stesse circostanze !
Si creano dei conflitti in lei. Da un lato non vuole avere altro
innamorato che il suo primo amore e rifiuta ogni pretendente che suo padre le
propone, dall’altro crede, così facendo, di tradire il suo ruolo di principessa, di
offendere il rapporto di ubbidienza che la lega a suo padre e ad un bel
momento decide di far penitenza per queste sue colpe ... per tutta la vita ! Si
fa monaca.
E’ una scelta coraggiosa, certo ! ma anche esaltante, perchè la nostra
si accorge che come monaca finalmente è veramente libera e da quell’istante
dà sfogo alla sua fortissima personalità che era stata finora oppressa. Si
accorge di potersi inventare la vita perchè ormai non appartiene che a Cristo
che benedice ogni suo operato, se fatto secondo le regole dettate dalla sua
chiesa. Eufrosina sublima l’amore carnale che le è stato negato nell’amore per
gli altri e, una volta a capo di una propria comunità, riesce ad emergere
addirittura come capo politico di tutte le Terre di Polozk con risonanze fino a
Kiev e a Costantinopoli.
E non è sola nella storia europea del XII sec. ! Con lei ci sono
Ildegarda di Bingen, Anna Comnena o addirittura qualche decennio dopo
Chiara d’Assisi. Sono tutte donne, queste, diventate monache e badesse, che
riescono a comprendere d’essere in una posizione privilegiata, dalla quale
possono esprimersi con libertà nel modo che vogliono su qualsiasi argomento
mondano o religioso. Liberamente si dedicano alle attività più consone al loro
potenziale culturale e politico-religioso e lasciano nella cultura europea segni di
idee e di scienza che talvolta noi troppo facilmente dimentichiamo.
Eufrosina per la storia di Polozk è un punto fermo e forse è molto
giusto che sia considerata l’antenata dei Bielorussi di oggi perchè lei senz’altro
eliminò la sudditanza di Polozk dei Krivici da Novgorod degli Slaveni e da Kiev
dei Russini e, anche se auspicò sempre l’unità delle Terre Russe, l’unicità del
popolo russo, in uno stato unico come l’aveva inventato una sua antenata,
Olga di Kiev, anche lei santa, Eufrosina vide la nascita del popolo russo
soltanto in seno a una Chiesa Nazionale Russa, indipendente ed originale, un
po’ come era già da tempo la Chiesa Bulgara.
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Ma Eufrosina ha anche fatto altro: ha codificato la lingua russa
nascente nella sua diversificazione dalle altre parlate slavo-meridionali
attraverso la sua casa editrice famosissima e importantissima ai suoi tempi.
Ancora Eufrosina, riprende l’attività architettonica qui nel nord abbandonata da
troppo tempo e introduce persino la prima icona nelle Terre Russe e l’arte di
dipingerle e molte altre cose.
Infine Eufrosina è una grande europea perchè si tiene aggiornata su
quanto avviene nel resto del mondo cristiano al di là della sua Dvina ... Ci
dispiace che non abbia potuto sfruttare la sua ultima esperienza: il suo viaggio
a Gerusalemme ! Se fosse tornata di lì viva alle sue Terre forse avrebbe saputo
guidare persino i principi russi nelle battaglie contro i nomadi invasori e
avrebbe cambiato la storia non solo delle Terre Russe, ma dell’Europa tutta !
Ma non è stato così !
Noi abbiamo pensato di rileggere per voi la sua vita, ma non nel modo
convenzionale del saggio storico. Abbiamo deciso di farla rivivere e farvi
innamorare di questa straordinaria donna di tanti secoli fa ...
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Facciamo un viaggio insolito
A questo punto non ci resta che proporvi un viaggio molto particolare
per gente del XXI sec. abituata a viaggiare velocemente e comodamente in
tutto il mondo. Per questo viaggio non dovrete scomodarvi troppo ! Potrete
restar seduti nella vostra poltrona preferita ... Come mai ? Perchè il viaggio
che noi intendiamo intraprendere è un viaggio all’indietro nel tempo: pensate,
nel XII sec. !
Siete pronti ? Allora unitevi al nostro gruppo perchè la nostra
macchina del tempo sta già andando ...
Ed eccoci qui. Siamo nel grande nord d’Europa fra centinaia di laghi e
laghetti, paludi e marcite, foreste fittissime e sabbie mobili. Un ambiente
abitato allora da animali che ora non ci sono più oppure sono ridotti a mandrie
piccolissime che i turisti di oggi fotografano con curiosità: sono uri o tori
selvaggi enormi e giganteschi, sono lupi grigi, linci dal pelo fulvo, bisonti
scalpitanti etc. Siamo insomma in una zona della grande foresta che oggi porta
il nome di Bjalovesciaia Puscia.
La gente che vi abita è davvero poca (ancora oggi veramente !) anche
perchè qui il clima è durissimo e la terra sottratta alla foresta è sabbiosa e
soggetta a diventare secca ed ad essere soffiata via dai venti di primavera ...
La nostra guida turistica ci informa che su queste genti è solo da
qualche anno che si scrive di loro e soprattutto dei loro principi. Chi è questa
guida ? E’ un monaco di Kiev, Nestore, che proprio in questi anni che noi
stiamo visitando sta scrivendo un’opera storica, chiamata la Cronaca dei Tempi
Passati (Povest’ Vremennyh Let in russo), secondo lo stile annalistico bizantino
e a quest’opera ci riferiremo molto frequenntemente.
La zona che stiamo visitando, noi turisti “temporali” del XXI sec., è la
fascia compresa fra la città di Vitebsk e quella di Polozk perchè è proprio qui
che il nostro personaggio trascorrerà la maggior parte dei suoi anni. Forse
qualcuno di noi conosce Vitebsk perchè sa che è la patria del grande pittore
Marc Chagall, ma Polozk ?
Nella Cronaca dei Tempi Passati (ci perdonate se d’ora in poi quando la
citeremo l’abbrevieremo CTP ?) fra le prime venti città russe nominate per
ordine di importanza troviamo prima Kiev (che sarà chiamata e riconosciuta
come la Madre delle Città Russe) poi Novgorod la Grande e al terzo posto
appunto Polozk dei Krivici.
Novgorod e Polozk sono città molto vecchie, fondate molto prima
dell’VIII sec. d. C., ma unite già da molto tempo dal fatto che Polozk diventò
una colonia di Novgorod allo scopo di proteggere i traffici di quest’ultima verso
il sud dell’Europa dalle popolazioni ostili della zona. Polozk così aveva in pratica
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tutti gli usi e i costumi che vigevano a Novgorod, anche se da sempre
rimaneva insofferente sia alle pretese di primato di Kiev su tutte le città russe
che ai legami necessari, ma non obbligatori, con la città sul Lago Ilmen:
Novgorod. Novgorod era un modello per Polozk, come lo era per Pskov o per
Izborsk (altre città non lontane), ma non poteva pretendere di dominare a
lungo Polozk !
Con gli occhi di oggi questo ambiente che stiamo attraversando ci
piace: bassa densità di popolazione, superba natura selvaggia e città
minuscole. Pensate che la stessa Polozk non ha più di qualche decina di
migliaia di abitanti nel XII sec. ! Qui la considerano una città importante però e
si resta perplessi se si vuole chiamare città un fortino circondato da mura fatte
di tronchi di legno con intorno qualche casa qua e là. Attenzione però,
dobbiamo sforzarci di liberarci da questi pregiudizi del XXI sec. dalla grande
crescita demografica e dalle città che contano fino a 14 milioni di persone
assiepate in casermoni e in viuzze affollatissime.
Ciò detto, le città russe del XII sec. nelle terre del nord sono: Polozk,
Orscia, Minsk, Vitebsk ... intorno ad esse ci sono i villaggi (selò o selzò in
russo) abitati dai contadini e formati da 14-15 case di legno (chiamate in russo
izbà) dove vivono insieme famiglie che talvolta contano fino a 70 individui e
vanno da età raramente oltre i 50 anni fino ai neonati. Sono tutti contadini che
coltivano la terra durante la breve estate torrida e secca, mentre nel lungo e
oscuro inverno si arrabattano a tessere lino canapa e lana, cucire vesti, anche
da vendere al mercato, preparare in salamoia o seccare carne legumi e frutta
oltre a conciare pelli e pellicce, lavorare il legno etc. etc. Nelle loro facce si
riconoscono le diverse stirpi di questi posti che non parlano russo: per lo più
sono Baltici da sempre qui residenti, poi sono arrivati gli Slavi Krivici e ancora
dopo i Ciudi e gli altri Finnici. Il fatto è che ancora nel XII sec. queste genti non
si mescolano fra di loro, continuano a sposarsi all’interno dei loro clan e a
difendere i loro usi con fierezza e i Krivici sono solo il popolo dominante.
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Arriva Cristo e la vittoria sulla morte
Da poco nelle campagne sono apparse delle altre persone nuove: i
preti e i monaci cristiani che con tenacia unica hanno cercato di mettere fuori
gioco i sacerdoti dei culti pagani, i volhvy, e non sempre con successo. I
volhvy, che i cristiani ormai bollano con spregio col nome di stregoni e servi del
diavolo, hanno tuttavia ancora la loro importanza nella campagna.
I preti cristiani hanno dalla loro parte il principe locale slavo-variago e
sono presenti in ogni villaggio con la loro famiglia e sono loro, adesso, a
legittimare gli starosty (i sindaci più o meno). Talvolta questi preti non sono
neanche slavi, sono greci, con i capelli curiosamente raccolti in una treccina
sulla nuca e con le lunghe barbe. Sono gli unici a sapere leggere e scrivere,
sono loro che dicono le messe con una variopinta e attrattiva liturgia, ma
sanno anche, e questo è molto importante, benedire gli strumenti di lavoro e
tenere così lontano il malocchio che potrebbe farli rompere e sembra che fanno
questo meglio dei volhvy. Sanno benedire col rito dell’acqua i neonati
salvandoli dalla morte o dalle deformità (almeno così crede la gente di qui).
Vengono a scacciare gli spiriti maligni dai granai dai boschi dalle tombe ...
Ma quel che più conta è che raccontano storie meravigliose e mai
udite prima di persone con poteri soprannaturali che resuscitano i morti o
camminano sulle acque e tutte queste storie sono contenute in quei segni
misteriosi che è la scrittura e in quegli oggetti ancora più misteriosi che sono i
libri. Questi libri, dice la Cronaca dei Tempi Passati, quando cadono nel fuoco
non bruciano perchè il dio cristiano li protegge dalle fiamme !
I preti si fanno costruire anche chiese di legno bellissime piene di cose
ricchissime per i ricchissimi riti che celebrano in cui si canta e ci si muove quasi
a passo di danza ! Addio Santuari di Perun – il dio pagano degli Slavi -
consistenti in spiazzi fra le querce della foresta ! Addio Veles protettore del
bestiame ! Adesso ogni festa in campagna è buona per dire una messa in
chiesa e tirar fuori i bellissimi paramenti di questi preti o per dedicarla ad un
santo cristiano e maledire i demoni pagani.
I preti hanno già cominciato a monopolizzare la curiosità dei bambini e
dei ragazzetti perchè li vanno a raccogliere dalle loro case ogni giorno per
insegnare loro proprio a cantare, a pregare e, ai più dotati, a leggere e a
scrivere nelle loro scuole per poi inviarli in città a far carriera.
Quel che affascina più di tutto sono le idee che greci e Cristianesimo
portano con sè nelle Terre Russe. L’esempio più importante è la Vittoria sulla
Morte che il credo cristiano assicura a tutti a dispetto delle calamità e delle
disgrazie che un contadino del XII sec. deve frequentemente subire ! Non è
forse il fondatore della religione cristiana a risorgere dopo la morte ? Ci sono
numerosissime testimonianze che ciò sia avvenuto veramente da parte di
uomini che hanno visto questo miracolo coi propri occhi: Non sono fandonie,
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sono tutte cose scritte nei libri ! E questa è la prova che la vittoria sulla morte
è una cosa reale e poi c’è anche la spiegazione scientifica di questa vittoria
sull’ultimo evento della vita dell’uomo: Quando l’uomo nasce, dicono i cristiani,
Dio insuffla un’anima immortale nel neonato. Quest’anima è quello che
consentirà all’uomo di parlare, di amare, di avere tutti i suoi sentimenti e
quando il corpo finisce la sua funzione e comincia a marcire per ritornare ad
essere polvere e terra, l’anima, pensate, continua a vivere e a vagare finchè un
giorno, ma nessuno sa quando, ... tubae canent et mortui resurgent, come
dice l’Apocalissi del loro San Giovanni: le trombe suoneranno e i morti
risorgeranno ! Le tombe quel giorno terribile del cosiddetto Giudizio Universale
(in russo Giudizio Terribile ossia Strasc’nyi Sud) si scoperchieranno, i corpi
ritorneranno alla consistenza di carne ed ossa di quando erano vivi e le anime
ritorneranno a far rivivere ciascuno di noi come era. Chi avrà vissuto bene
vivrà nella luce eterna e chi male nelle tenebre della pena eterna. Semplice,
no ?
Gli uomini del nord, slavi e non, erano rimasti estasiati davanti a
queste nuove idee consolatorie, da questa luce nuova che arrivava a salvarli da
tutti i guai d’ogni giorno e chissà quante famiglie cominciavano ormai ad
invitare, sempre più numerose, i preti a casa loro perchè raccontassero ad alta
voce alla sera davanti alla tavola apparecchiata i racconti dei santi e le
parabole di Cristo con il diletto dei grandi e dei piccini, anche se i vari simulacri
degli dèi pagani per rispetto all’ospite venivano messi da parte
momentaneamente !
Gli eventi nella vita dei contadini del nord erano pochi e sempre gli
stessi: le stagioni, il lavoro nei campi, il lavoro a casa e di tanto in tanto, a
causa delle guerre locali dei principi, il saccheggio e il taglieggiamento, salvo
poi le misteriose e improvvise morìe sia degli uomini che delle bestie. Per
questo l’occasione di riunirsi la sera per star a sentire storie fantastiche o
affascinanti era il divertimento più grande possibile !
Il contadino, ahimè, doveva lavorare duramente negli unici quattro
mesi utili di buona stagione ! Una parte del suo prodotto serviva però a
mantenere il principe locale che difendeva la sua terra dai nemici ! Ed ora era
obbligato a mantenere anche i preti !?
Certo, i preti celebravano le fastose feste nella cattedrale di Polozk con
le processioni, le vesti sfavillanti degli officianti, gli oggetti preziosi e santi
portati in giro per la città. Che sfarzo in onore del Dio-Re cristiano ! Non
importava se tutto il popolo non riusciva ad entrare nella chiesa per assistere a
queste cerimonie, ma quando alla bella stagione si formava la processione che
attraversava il fiume e passava fra le izbe della campagna era veramente un
piacere poter assistere, magari imparando a salmodiare insieme agli altri.
La cattedrale di Polozk era forse l’unica costruzione di mattoni nel
circondario e chi l’aveva vista di fuori e di dentro la descriveva agli altri con
grande enfasi: Era coperta tutta d’oro e d’argento, era grandissima, una vera
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montagna di pietra in questo paesaggio che non ha mai avuto monti o alte
colline. Nella foresta erano anche sorti dei conventi qui e là ed anche questi
avevano le loro chiese che si vedevano a di sopra degli alberi da lontano. Se i
conventi di solito si mantenevano vicino ai villaggi, questo modo di vivere dei
monaci tuttavia rimaneva incomprensibile al contadino del XII sec. benchè lo
affascinasse.
Come avrete certamente capito il nostro viaggio si svolge in anni
difficili per la religione cristiana che è appena arrivata nel lontano nord e che
deve lottare duramente per affermarsi anche se porta un vento di cose nuove e
affascinanti: Questi sono gli anni della “doppia fede” (in russo dvojeverie) in
cui cioè il paganesimo convive con Cristo.
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I nobili delle Terre Russe
Se il Cristianesimo fa i suoi primi passi fra i pagani qui al nord, esiste
però da sempre un ceto dominante ormai consolidato costituito dai principi
variaghi venuti dalla Scandinavia, tutti stretti parenti fra loro, e dai loro
associati.
Che significa essere principi o nobili ? Il riconoscimento di nobiltà, dei
variaghi innanzitutto, è basato sulla discendenza da un certo Rjurik, lo
scandinavo, fondatore dello stato di Novgorod, come racconta la CTP, e da suo
figlio Igor e dal nipote di questi Vladimiro il Santo di Kiev, evangelizzatore dei
russi. A Polozk in particolare la nobiltà risale ad un altro scandinavo, poi
imparentatosi con Vladimiro, Ragnvald (russo Rogvolod), e i principi che da lui
discendono e che fanno da padroni, qui sono chiamati appunto Rogvolodidi.
E noi c’interessiamo della vita di una discendente di Rogvolod e allo
stesso tempo di Vladimiro: Predslava, la donna che cercheremo di conoscere
meglio e che, come badessa, abbiamo soprannominato la Badessa delle Paludi.
Anzi pensiamo che ora vi sia chiaro perchè abbiamo scelto tale nomignolo, no ?
Siamo convinti che il carattere di una persona è, sì !, derivato dal suo
proprio patrimonio genetico ereditato dai genitori, ma per grandissima parte è
anche il prodotto di adattamenti e atteggiamenti causati dalle vicissitudini
vissute fino a quell’istante. Diciamo questo perchè la storia che noi stiamo
raccontando ha le sue radici proprio in questo passato della vita di Predslava
sia il suo proprio personale che quello dei suoi avi.
Il nostro personaggio dunque è una donna di stirpe nobile, vivente a
contatto con una realtà molto artificiale. Lei vive - senza un diritto naturale -
nella massima agiatezza contro la povertà assoluta dei contadini che le vivono
intorno. Questi contadini sono costretti a pagare un contributo obbligatorio per
il mantenimento del principe il cui compito è strettamente militare e di giudice
repressivo.
E Predslava vede con i suoi occhi come i contadini vivono
precariamente, come vendono le bambine quando il numero dei nati in famiglia
supera la possibilità di mantenerle e come tanti bambini vengono addirittura
abbandonati in un angolo del mercato affinchè chi vuole e chi può si occupi di
loro in qualche modo.
Certo ! Quando le cose vanno bene i contadini pagano in natura con
parte del frutto del loro lavoro o con servizi resi al principe e ai suoi boiari, ma
quando sono indebitati invece ? Vengono costretti a vendere addirittura se
stessi finoacchè non abbiano scontato il debito ! Anche questa è la legge del
principe !
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E’ un mondo duro quello del XII sec. ! Si matura psicologicamente e si
diventa maggiorenni già verso i 13-14 anni, molti anni prima dei nostri
ragazzi del XXI sec., così che, chi ha il tempo di studiare o di pensare,
comincia subito a chiedersi perchè improvvisamente a 14 anni venga fuori una
tale disparità fra una principessa e gli altri ragazzi del popolo che magari fino a
qualche giorno prima erano ancora suoi compagni di gioco. C’è una ragione ?
e se c’è qual è ?
Predslava, poi sapremo, è la primogenita e lontana di età dai fratelli e
dalle sorelle e forse è portata ad essere un po’ più introversa e sognatrice e
forse per questa sua natura la sua curiosità la obbliga a cercare e a trovare in
qualche modo la risposta agli interrogativi che si accumulano con le esperienze
che avrà. Crederà di averla trovata giusto nella conoscenza, nello studio,
certo !, perchè lei ha la fortuna di appartenere già da giovinetta a quelle
persone che possono studiare e pensare non facendo lavori affaticanti. Lei
appartiene a quel gruppo di persone che possono persino pianificare il proprio
futuro con maggiori probabilità di successo di altri, ma ... non precorriamo i
tempi !
Nove secoli fa sembrava una cosa logica ad una ragazza di rango
superiore doversi convincere senza pensarci troppo che esisteva un certo
ordine della società: un gruppo di persone al potere e tutti gli altri che
servivano. Era sempre stato così, lo dicevano le storie dei suoi antenati che
tutti conoscevano ...
Non erano forse i bardi di corte che componevano le byline, ovvero le
storie delle famiglie nobili, che esaltavano appunto i nobili ? E gli eroi, la
stragrande maggioranza delle volte, non appartenevano soltanto alle famiglie
nobili ? E questi eroi non erano tutti suoi antenati ? Ai suoi tempi inoltre una
persona è considerata colta proprio perchè conosce la storia della propria
famiglia e perchè appartiene ad una famiglia che ha una storia. La gente
semplice invece è ignorante e incolta perchè non ha storia e anche se appare
nelle byline è solo come una marea di comparse senza nome, uno sfondo di
uomini che solo eccezionalmente sono figure notevoli o straordinarie da
ricordare.
C’è un’altra cosa strana in queste storie raccontate dai bardi ed è che
gli eroi di solito sono sempre maschi. Come mai ? Eppure lei vede che una
donna ha un grande ruolo: genera i bambini, accudisce il marito, gestisce il
patrimonio della casa, cura i vecchi parenti etc.
Nelle byline si racconta che ancora qualche anno prima i principi si
permettevano di avere anche più di una moglie: le prendevano sia dalla
parentela che dalle servette di campagna visto che il signore aveva il diritto di
sverginare le ragazze, prima che andassero in sposa. E le byline considerano
questa poligamia una cosa normale per un eroe o un nobile. Ora che non c’era
più la poligamia ufficiale e la deflorazione delle vergini era diventata una
festosa presentazione delle ragazze da marito al signore locale, una donna non
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le sembra molto più apprezzata di prima ... ma allora che significa amarsi,
volersi bene, come lei legge nel Vangelo ?
Suo padre poi ha l’autorità di principe non solo per il complicatissimo
sistema di passaggio di potere da fratello a fratello o da padre a figlio che vige
a Kiev, ma perchè la Chiesa dice che questo potere gli viene da Dio, il padre
del Cristo, perchè solo Dio sa scegliere chi può e deve ricevere il potere. E
questo potere, sancito dalla benedizione del ministro di Dio, deve essere
accettato da tutti. E’ facile per Predslava credere da subito che suo padre sia
un uomo solo apparentemente simile gli altri. E’ qualcosa di più invece, perchè
ha ricevuto la facoltà di governare, ha il potere, e se uno gli deve obbedienza
è perché onorando suo padre nello stesso modo obbedisce anche a Dio.
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Il sistema di potere russo del XII sec.
La nonna di Vladimiro il Santo e gran principe di Kiev, Olga la Santa,
alla fine del X sec. aveva cercato in tutti i modi di unificare nelle sue mani e in
quelle dei suoi discendenti le Terre Russe in un unico stato, la Rus’ di Kiev. Non
c’era riuscita completamente ed anzi suo figlio Svjatoslav si era disinteressato
di un tale progetto di unità. L’eredità del progetto di Olga era stata invece
pienamente recepita da suo nipote Vladimiro.
Lo stato di Vladimiro era stato così organizzato:
Novgorod prima di tutte, ma anche le altre città russe fino alla lontana
Tmutorokan sul Mare di Azov, riconoscevano la supremazia di Kiev, sia militare
che politica specialmente nelle trattative internazionali.
Kiev si prendeva gli oneri e gli onori di proteggere militarmente
l’economia delle Terre Russe, difendendo e mantenendo sicure tutte le vie
attraverso le quali fluiva il commercio da Nord a Sud e viceversa.
A Kiev per questi suoi servizi veniva riconosciuto un tributo annuo che
ogni città doveva pagare secondo le proprie ricchezze nelle mani di un
rappresentante di Kiev, il namestnik, nominato dal Gran Principe di Kiev che
risiedeva o nella città “soggetta a tributo” o nelle vicinanze di essa (e questo
era il caso più comune).
Le grandi città a nord di Kiev (ricordiamo che al tempo di Predslava-
Eufrosina Mosca era ancora un villaggio senza nome e di nessun conto)
continuavano però a mantenere il loro ordinamento che a Novgorod e nelle sue
colonie (e quindi anche a Polozk) consisteva in una società molto democratica
(ovviamente per le idee politiche del XII sec. !) in cui tutte le decisioni per il
benessere dei cittadini erano prese da un’assemblea generale composta da
tutti i residenti liberi, la cosiddetta Vece.
Il namestnik di Kiev qui nelle Terre novgorodesi, obbligato ad abitare
fuori dalla città a lui competente come abbiamo detto, quando si insediava
doveva giurare su un patto fatto con la vece della città stessa, in cui ogni suo
atto politico o giudiziale non poteva che essere fatto col consenso del capo
eletto della vece: il locale posadnik. Se il principe trasgrediva, la vece aveva il
diritto di “mostrargli la via (del ritorno al luogo di provenienza)” come si diceva
nel linguaggio giuridico di quel tempo: in breve il namestnik veniva destituito e
privato del suo appannaggio e se ne doveva tornare a casa, a Kiev.
Il compito principale del principe era quello di raccogliere il tributo
dovuto e di curare che questo arrivasse a Kiev, dopo essere stato decurtato del
mantenimento del principe stesso e della sua famiglia e della chiesa locale.
Doveva inoltre addestrare i giovani alle armi e mantenerli in efficienza militare.
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Aveva un piccolo esercito personale permanente costituito dalla cosiddetta
druzhina, specie di consorteria militare più o meno imparentata col lui.
Negli anni che noi stiamo visitando Vladimiro è ormai morto, ma prima
di morire era ricorso ad un geniale escamotage suggerito dalla genialità
bizantina per riuscire a governare dal di dentro le città del nord. Aveva capito
che le idee del Cristianesimo non erano solo idee religiose, ma erano anche un
sistema ideologico definito e provato dalla millenaria esperienza del vasto
impero di Roma. Lo aveva visto lui stesso con i suoi occhi, quando era stato
fuggiasco in Scandinavia, come la consacrazione del signore locale da parte del
vescovo cristiano riusciva a rendere legittimo il potere di costui di fronte a
tutti i sudditi con grandissima efficacia. Per questa ragione Vladimiro capisce
che la chiesa governa le anime, ma aiuta anche a far governare i corpi.
Una volta avuto tutto questo chiaro in mente Vladimiro abbandona i
suoi vecchi dèi pagani, rinuncia alle più di ottocento mogli che aveva sparse un
po’ dappertutto e si sposa con una principessa bizantina, Anna.
Contemporaneamente si battezza e fa battezzare tutti i kieviani, salvo stranieri
ed ebrei, e dichiara il Cristianesimo religione unica e ufficiale delle Terre Russe.
Comincia poi a costruire chiese su chiese, ad imporre a tutti i sudditi la
venerazione dei suoi parenti morti e specialmente della sua cara nonna Olga, la
cui tomba viene subito messa in bella mostra nella grandiosa Chiesa della
Decima a Kiev.
Insegna poi ai suoi figli che per governare è necessario che la gente si
lasci governare senza ribellarsi anzi facendo ideale di vita suo proprio il sistema
di governo e, visto che Dio protegge il governante e il governato quando
queste due parti sono in pace fra di loro, il patto fra principe e Dio va rinnovato
ogni volta che si può tramite opere pie come l’elemosina, la giusta sentenza, il
ben comportarsi etc., ma soprattutto con cerimonie imponenti e spettacolari
perchè il popolo pagano deve essere conquistato impressionandolo con lo
spettacolo.
E questo Vladimiro aveva fatto. Aveva stabilito che la decima parte dei
proventi che entravano nelle sue casse andasse alla Chiesa Cristiana e ai
ministri di questa, e non solo ... dice la CTP: “... nell’anno 6498 (990 d. C.)
Vladimiro divise le Terre Russe fra i 12 principi suoi figli: per primo pose nel
grande principato di Novgorod il più anziano Vysceslav, a Polozk Izjaslav ...
mandò con loro anche i preti, dicendo ai suoi figli, che ciascuno nel proprio
territorio comandasse di insegnare (la fede di Cristo) e di battezzare le
persone vive e costruire chiese: E così fu fatto !”
Questo fu il programma assegnato ai suoi namestniki: Dei soldi che
ricevete, la decima va al mantenimento della chiesa, perchè solo la presenza di
questa vi può legittimare e garantire la vostra posizione attuale.
Tuttavia se a Kiev il principe riesce ad essere un capo assoluto delle
istituzioni perchè manovra la vece a suo piacimento e la chiesa dipende
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economicamente da lui, a Novgorod o nel resto del nord la situazione è
diversa. Qui i boiari e i mercanti sono più potenti e solo la moda del tempo
convince il nord che la presenza di una bella cattedrale nel centro della città
all’interno della cerchia del Cremlino costituisce un lustro ed un orgoglio per le
città stesse. Oltre non si andò ! Il principe rimane fuori del Cremlino e qui a
Polozk risiede sull’altra riva della Dvina in un luogo chiamato Belciza.
In questo ambiente nasce e vive la nostra Predslava ...
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Una terribile calamità
Se la vita del principe e dei nobili è tranquilla e in panciolle con la
caccia, le esercitazioni militari, le feste e i banchetti, i mercati etc. quando i
principi cominciano a diventare troppi, vengono fuori gelosie e liti frequenti e
tutti pretendono di fare la bella vita ricorrendo a tutti i mezzi per ritagliarsi la
propria fetta di potere e di ricchezza, persino tramite alleanze e campagne
militari ostili e cruente contro i propri fratelli !
Se a sud nella steppa ci sono i nomadi che razziano e saccheggiano
perchè si muovono con i loro armenti e le loro famiglie alla ricerca di pascoli
migliori, qui al nord le stesse razzie le fanno i nobili quando hanno fame di
maggiori territori e maggiore agio. E’ logico – ma la CTP molte le tace ! – che
ci siano sommosse frequenti contro l’oppressione e lo sfruttamento di boiari
(questi sono i proprietari terrieri quasi sempre alleati o imparentati col principe
nell’ambito della druzhina) e di principi e talvolta il popolo oppresso arriva a
svuotare il terem dopo averne ucciso tutti i componenti per poter continuare a
sopravvivere !
A volte la mancanza di cibo costituisce anche una ragione per emigrare
e allora si danno alle fiamme case e campi e ci si sposta con tutti i congiunti,
indisponendo il signore locale, perchè tali migrazioni lo privano di un qualche
cespite di guadagno e provocano le reazioni ostili che si possono immaginare.
La mancanza di cibo però ha molte cause: carestia, clima inclemente,
pestilenze ...
Ad esempio circa dieci anni prima della nascita della nostra badessa,
nel 1092, a seguito di una terribile carestia, nelle Terre di Polozk era scoppiata
l’ennesima pestilenza.
Ecco come ci viene raccontato l’evento terribile che decimò la
popolazione di queste contrade, sotto il titolo “Delle cose spaventose e dei
sogni diabolici di Polozk durante il tempo del principe Vseslav”:
“A Polozk è successo qualcosa di assolutamente turpe ! Di notte per le vie della
città si sono sentiti dei sospiri quasi umani, uno scalpitìo di cavalli misteriosi.
Questo ha gettato la città nelle mani del demonio. Purtroppo nessuno degli
abitanti di Polozk ha visto anima viva e quanto succedeva fuori, perché, se
qualcuno osava mettere il naso fuori di casa o socchiudere solo la finestra,
moriva immediatamente perchè il diavolo che era lì fuori lo colpiva a morte in
qualche modo. Allora i cittadini di Polozk non uscivano più di notte dalle loro
case, anche se le armate del demonio di giorno sparivano. Fra strettezze e
confusione morirono tantissimi uomini e donne a Polozk e nei villaggi vicini. Era
stata insomma un’armata intera di demoni che aveva scorrazzato per la città a
cavallo, ma invisibile ad occhio umano, che aveva tuttavia lasciato dietro di sè
le impronte dei cavalli. Da allora si era creato un proverbio qui a Polozk quando