9
Racconti, interviste, poesie, dati statistici e ricerche dunque si alterneranno per evidenziare
la disabilità nella sua interezza: una medaglia con due lati. Da una parte la drammaticità reale ed
oggettiva di tale condizione, legata alla disabilità in sé e al contesto psicologico, familiare e sociale,
ma dall’altra parte la probabile e possibile rivalsa, oggi ancora una voce fioca e debole, ma reale ed
oggettiva tanto quanto l’altra.
Parlando di disabilità in questa tesi ci riferiamo sempre alla disabilità in generale, senza
soffermarci, se non in alcuni paragrafi del terzo e quarto capitolo, su particolari tipi di disabilità
(fisica e intellettiva). Necessiteranno quindi studi e ricerche più approfondite per distinguere, più
nel dettaglio, le diverse modalità di vivere la sessualità nelle diverse disabilità (fisiche, intellettive,
sensoriali acquisite o congenite…).
Cogliendo l’occasione di un ribaltamento culturale, non ci limitiamo a sovvertire lo
stereotipo di “drammaticità” della disabilità ma, trattando il tema della sessualità e marginalmente il
tema dell’identità di genere, sovvertiamo anche il tendenziale “maschilismo” insito nel linguaggio
occidentale, che predilige soggetti e aggettivi al maschile, enfatizzando quella invisibilità
dell’universo femminile di cui parleremo. A nome di una pari dignità dei due sessi, e sottolineando
l’importanza del linguaggio nell’esprimere ma anche “forgiare” il pensiero collettivo
1
, si
prediligeranno quindi termini neutri (“persona”, “adolescente”…) o si cercherà di alternare, in
maniera casuale, il genere maschile a quello femminile (ragazzo/a, altri/e, coetanee/i, uomo/donna
…), sottintendendo nell’uno anche l’altro sesso non citato (così come finora si è sempre citato il
genere maschile sottintendendo quello femminile).
Non è quindi da considerarsi un errore di scrittura se si leggeranno apparenti discordanze
grammaticali del tipo “la sommatoria delle diverse immagini e rappresentazioni che il ragazzo ha di
se stesso, in stretto rapporto con le rappresentazioni che gli altri hanno di lei…” (pg 25); scrivendo
“ragazzo” infatti sottintendiamo anche “ragazza”, e quindi possiamo poi scrivere “lei”,
sottintendendo anche “lui”.
Esclusivamente nei paragrafi che trattano esplicitamente dell’identità di genere (pg 17-23,
26-27, 49-50, 65-68) o delle alterazioni fisiologiche sessuali specifiche nei due diversi sessi (pg 62),
si considereranno separatamente.
1
De Kerckhove “La pelle della cultura” Costa & Nolan, Genova, 1996.
10
Riassumendo brevemente il contenuto della tesi possiamo dire che nel primo capitolo
affrontiamo il tema della sessualità in generale, evidenziandone gli aspetti di dinamicità e
complessità, soffermandoci in particolare sulla sua importanza nel benessere psicofisico di una
persona, e quindi sottolineando l’importanza di un’adeguata educazione sessuale nell’ambiente
scolastico e socio-assistenziale. Trattiamo in particolare, parlando di sessualità, il periodo critico
dell’adolescenza, gli stereotipi sessuali legati all’identità di genere, e le “sessualità alternative”,
quali l’omosessualità e il fenomeno del transessualismo, per evidenziare la relatività e recente crisi
del “fallocentrismo occidentale”, argomenti propedeutici per il terzo e quarto capitolo.
Per quanto riguarda la disabilità, nel secondo capitolo vengono trattati gli argomenti generali
ad essa legati. Accennando brevemente all’incursione del modello sociale su quello medico nonché
all’iter legislativo italiano a favore dell’integrazione sociale della disabilità, arriviamo alla
descrizione del qui ed ora: tra ricerche e dati statistici si delinea, nei diversi ambiti della vita
quotidiana, dalla scuola al lavoro, dagli hobby alle amicizie, una condizione ancora estremamente
difficile della persona con disabilità. Dalle ricerche citate si evince infatti che pregiudizi e stereotipi
sociali negativi sembrano ancora oggi indebolire ulteriormente una condizione già di per sé critica.
Sulla scia però della rivalsa coraggiosa e decisa che ha visto in prima linea alcune persone
con disabilità, sottolineando il fermento culturale e l’attivismo politico-sociale di oggi a favore di
una maggiore e migliore integrazione delle persone con disabilità, concludiamo il secondo capitolo
introducendo il rovescio della medaglia, quel lato che enfatizza la potenzialità creativa ed
innovativa che una diversità può apportare al singolo ma alla società stessa.
Analizziamo quindi, nel terzo capitolo, il tema principale di questa tesi, la sessualità nella
disabilità, evidenziandone innanzitutto le problematiche fisiologiche più o meno specifiche di
questa condizione. Elencati poi i pregiudizi e le fobie collettive sulla sessualità delle persone con
disabilità, confermata, dalle percentuali, la reale difficoltà di queste persone a vivere in maniera
piacevole e soddisfacente una propria sessualità, sottolineata la mancanza di un’adeguata
educazione sessuale, ci imbattiamo nelle possibili motivazioni sottostanti questi stereotipi culturali,
nonché in un’imprevista “crisi” della sessualità riscontrata anche in una, seppur piccola, parte della
popolazione “normale”.
Nel quarto capitolo analizziamo il cosiddetto rovescio della medaglia, rimanendo
nell’ambito della sessualità. Racconti e pubblicazioni, prettamente in inglese, sosterranno la nostra
tesi del “sorpasso sessuale”, ovvero di una sessualità nella disabilità non solo possibile ed
indispensabile per una sano ed equilibrato sviluppo psicofisico, ma anche, e soprattutto, “stra-
orinaria” nella sua realtà.
11
Per sessualità “stra-ordinaria” vogliamo intendere non solo, nell’accezione neutra
dell’aggettivo, una sessualità “insolita, inconsueta, fuori dell’ordinario,”
2
quale deve essere
inevitabilmente la sessualità di persone con una disabilità, in particolare fisica, ma vogliamo
innanzitutto sottolineare l’esistenza, nell’universo della disabilità, di una sessualità “stupefacente,
prodigiosa, fenomenale, eccellente, meravigliosa”
3
, ovvero di una sessualità che, nella sua
inconsuetudine, non potendo rifarsi a canoni, posizioni e ruoli culturalmente prescritti, oltrepassa i
confini dell’immaginario collettivo per giungere alla riscoperta della propria ed unica modalità di
vivere la sessualità.
È su questo aspetto paradossale che si sofferma la nostra attenzione, per evidenziare non
solo ciò che è possibile, ma ciò che, nella disabilità e grazie ad essa, potrebbe essere migliore della
cosiddetta “norma”: un rapporto sessuale che conduce ad una riscoperta di sé e dell’altro più intima
e profonda, scevra di percorsi già predefiniti ma coraggiosamente pronta ad inventare il proprio.
Per dirla alla Marco Lombardo Radice, la sessualità stra-ordinaria delle persone con
disabilità non è un’ambizione teorica, ma una “concretissima utopia”!
2
Dal Dizionario: © 2005 De Agostini Scuola Spa - Garzanti Linguistica.
3
Vedi nota sopra.
12
CAPITOLO 1: INTRODUZIONE ALLA SESSUALITÀ
“Qualsiasi etica è fondamentalmente antisessuale”
W. Reich
Filogenesi della sessualità: dalla mitologia alla biologia alla relazione
Fino a dodici mila anni fa gli esseri umani non sapevano che il figlio fosse frutto del
rapporto sessuale: secondo loro la donna era in grado da sola di riprodursi e di nutrire il figlio; da
qui nacque il mito della Madre Terra. Ci sono voluti circa sette mila anni perché gli uomini
capissero il meccanismo della riproduzione, per passare così, nella mitologia, dalla Madre Terra,
alla coppia di dei, ovvero al mito di Zeus e Era.
Anche da un punto di vista filogenetico la sessualità è andata incontro a dei mutamenti,
legati all’evoluzione della specie umana. Infatti i cambiamenti della postura, che diviene eretta, e
dei genitali femminili, che si anteriorizzano, caratterizzano il passaggio da una sessualità legata alla
sopravvivenza della specie, che ha una sua stagione, occasionale, e finalizzata alla procreazione, a
una sessualità legata alla relazione. È stato forse il fare l’amore stando di fronte e il guardarsi negli
occhi che ha modificato profondamente il rapporto sessuale.
Già Platone nel Simposio col mito dell’androgino coglie la doppia valenza della sessualità:
quella procreativa e quella affettiva, che interagiscono e si influenzano reciprocamente. La
componente biologica-procreativa obbedisce a leggi geneticamente trasmesse, non legate
all’apprendimento e in qualche modo stabili; la componente psicologica-affettiva viene invece
appresa e regolata dai rapporti privilegiati che si instaurano dal momento della nascita in poi
4
e
dalle norme morali e culturali che variano in rapporto al gruppo socioculturale di appartenenza e al
periodo storico
5
.
Per cogliere la complessità e multidimensionalità della sessualità analizziamo nel prossimo
paragrafo in dettaglio i suoi diversi aspetti.
4
Vedi ad esempio la teoria dell’attaccamento.
5
Foucault M. (1978).
13
Multidimensionalità della sessualità: fattori neuropsicologici, psicodinamici e socioculturali
Sul piano neurobiologico, lo studio del comportamento sessuale ha seguito quello delle
indagini neurofisiologiche, a partire dai lavori di Papez sul “cervello limbico”, deputato a
raccogliere e ad elaborare le emozioni con il contributo di altre strutture cerebrali, in particolare
della neocorteccia.
Un campo di indagine più attuale si riferisce al substrato neurochimico e neuroendocrino
della sessualità. L'attività sessuale oggi è considerata come l'espressione finale di un meccanismo in
cui sono coinvolti molti organi e apparati, date le complesse relazioni tra sistema nervoso centrale,
sistema nervoso autonomo, sistema endocrino, sistema nervoso periferico e organi genitali.
Le ricerche sulla neurotrasmissione hanno dimostrato che i neurotrasmettitori maggiormente
coinvolti nella sessualità sono la dopamina (con funzione stimolante) e la serotonina (con funzione
inibente). Le connessioni tra i neurotrasmettitori e gli ormoni, in particolare quelli ipofisari e
ipotalamici, influenzano il comportamento sessuale grazie ai loro fattori di rilascio. Ultimo anello
della catena del sistema neuroendocrino sono gli ormoni periferici, rappresentati dagli steroidi
sessuali. Essi agiscono sulla differenziazione sessuale dell'encefalo durante la vita fetale, danno il
via al periodo della pubertà e, in genere, hanno un ruolo primario nel regolare il comportamento
sessuale.
L'osservazione dei complessi meccanismi biologici che definiscono il comportamento
sessuale e che determinano la risposta sessuale non dà ragione, di per sé, della multifattorialità che
determina questo comportamento. Sono coinvolti infatti anche fattori di ordine psicologico,
psicodimanico e cognitivo, nonché convenzioni di tipo etico-religiosi e socio-culturali.
A partire dai primi anni di vita, gli impulsi sessuali trovano una specifica e speciale
manifestazione; il percorso di sviluppo psicosessuale della bambina segue, secondo le diverse
teorie, diversi fasi e passaggi
6
più o meno rigidi.
Senza scendere nel dettaglio delle diverse teorie evolutive vogliamo qui sottolineare come la
maggioranza di esse si trovino concordi nell’evidenziare una stretta correlazione tra sviluppo degli
istinti, educazione e formazione della personalità, e che per questo le prime espressioni ed
esperienze interpersonali del bambino concorrono alla formazione del comportamento e della
struttura della personalità quale si sviluppa nell'adolescente prima e nell'adulto poi.
6
Come ad esempio nella teoria di Freud dei “3 stadi”: orale, anale e fallico.
14
Il comportamento sessuale riconosce quindi nella relazione il suo referente primario. E'
questo il luogo della comunicazione, ma è anche il rivelatore di pulsioni interiori, di conflitti, di
desideri e di slanci verso gli obiettivi desiderati.
Si può dire che ogni attività ricreativa umana è una forma di riorientamento di stimoli
sessuali. La donna trae piacere sessuale da molte attività, e insieme sessualizza tutto: “la sessualità è
un veicolo delle relazioni sociali, e il suo strumento è il corpo umano” come sosteneva Freud
quando spiegava il suo “principio del piacere” (riferendosi però, più che altro al “l’uomo”
7
!)
Questo percorso evolutivo psicodinamico si deve però inserire nel più ampio contesto socio
culturale, che influenza e a volte, come vedremo in presenza di una disabilità, ostacola il sano e
profondo sviluppo psicosessuale della persona, attraverso norme etico-religiose e stereotipi culturali
spesso sostenuti da ansie e paure ancestrali.
È nella più remota antichità infatti che trovano terreno di coltura quelle inquietudini che
costituiranno il corpo dottrinario della morale sessuale. La sessualità, come accade nella famosa
vicenda narrata nella Genesi, quando Adamo ed Eva si accorgono di essere nudi e diversi, sarà
associata alla colpa, alla vergogna, al peccato ed alla negatività.
Il piacere sessuale così, ritenuto pericoloso non solo a livello individuale ma anche sociale,
ha subito col tempo, nella cultura occidentale (vedi scheda 1), una forte censura e controllo che
hanno dato alla sessualità un significato peccaminoso ed immorale se non finalizzata alla
procreazione.
7
Vedi spiegazione sull’uso del femminile “donna” all’inizio della frase nell’introduzione.