2dogmatico, si passa a qualche contributo che ne ribadisce gli effetti
deleteri sulla formazione globale degli alunni.
Ciò è dovuto probabilmente ai cambiamenti culturali della nostra
società, cambiamenti che hanno investito anche la scuola. Oggi
occorre insegnare in una società complessa e in continua
trasformazione. Una scuola che fa fatica a stare dietro ai cambiamenti
tecnologici, dell’informatica e della comunicazione digitale.
Gli alunni presentano una complessità di comportamenti a volte
indecifrabili per insegnanti formati su modelli di un passato anche
abbastanza recente e che fanno fatica a “leggere” nuovi stili di vita, di
comportamento e di apprendimento.
Ci sembra reale, dunque, dinanzi alle sfide dell’educazione scolastica,
il rischio di una chiusura dogmatica con un conseguente
atteggiamento autoritario.
Alla crisi dell’autorità, che sta attraversando famiglie, società, e di
riflesso anche la scuola, si rischia di sostituire un atteggiamento
permissivo parimenti inefficace e deleterio.
Quale soluzione? Vedremo che è necessario per gli insegnanti una
disposizione cognitiva di “apertura mentale” per accogliere i punti di
vista e le istanze degli alunni, insieme a un’ “Identità flessibile” che
3gli permetta di adattarsi alle esigenze del contesto, senza trascurare i
propri obiettivi.
La seconda parte della tesi analizza la “mentalità” del docente sul
versante delle convinzioni di autoefficacia (Bandura). Muovendoci
nell’ambito dell’interazionismo e della psicologia sociale cognitiva,
abbiamo accennato ai risvolti relazionali e quindi alle dinamiche
interattive dell’insegnamento. Ciò per collegare gli aspetti della
“personalità” del docente con gli stili educativi, al fine di coglierne gli
approcci più efficaci.
L’efficacia della scuola, o la qualità, di cui gli istituti vanno cercando
la certificazione burocratica, non si ottiene solo con l’utilizzo delle
nuove tecnologie o il potenziamento delle lingue. Attività utili per la
formazione di futuri cittadini europei, alle quali vanno accompagnati
interventi di potenziamento di abilità sociali in insegnanti e alunni.
La terza parte contiene una ricerca condotta con 100 docenti delle
scuole secondarie superiori della città di Catania. Agli insegnanti
coinvolti abbiamo somministrato tre test: la Scala D/ed, per valutare il
grado di dogmatismo educativo secondo i parametri di De Grada, una
Scala di Valutazione dell’Autoefficacia tarata sulla popolazione
italiana dal gruppo di Caprara, e il test Questionario di Adattamento
4Interpersonale, predisposto dal professore Di Nuovo, e utilizzato in
questo studio per identificare i correlati di personalità dei docenti.
5Parte I
Autoritarismo e dogmatismo
6Cap. 1 La teoria della personalità autoritaria di Adorno
La teoria della personalità autoritaria di Adorno ci offre una buona
base di partenza per una ricerca psicologica sul dogmatismo, in quanto
rappresenta il primo studio sulle componenti soggettive degli
atteggiamenti sociali (Di Maria, Di Nuovo, 1983).
Adorno e i suoi collaboratori, motivati dagli orrori provocati dalla
seconda guerra mondiale, si proposero l’obiettivo di comprendere
empiricamente “l’intensità del potenziale fascismo nel singolo
individuo, qual è la sua suscettibilità alla propaganda
antidemocratica, quale il suo grado di disposizione all’azione
antidemocratica, quali gli aspetti che differenziano le personalità
autoritarie da quelle non autoritarie, quali gruppi sono maggiormente
predisposti al potenziale fascismo” (Roccato, 2003, p. 44). Tale
obiettivo culminò con la pubblicazione, nel 1950, de “La personalità
autoritaria”, opera commissionata agli autori dall’American Jewish
Commitee e pubblicata come primo volume della collana Studi sul
pregiudizio diretta da Max Horkheimer e Samuel H. Flowerman.
Max Horkheimer, nella prefazione a La Personalità Autoritaria,
riassume così lo spirito e il significato della ricerca: “Il tema centrale
dell’opera è un concetto relativamente nuovo: il sorgere di una specie
antropologica nuova che chiamiamo il tipo autoritario di uomo. In
7contrasto con il bigotto vecchio stampo, questo tipo umano sembra
combinare le idee e le capacità tipiche di una società molto
industrializzata con credenze irrazionali o antirazionali. E’
contemporaneamente illuminato e superstizioso, fiero del suo
individualismo e costantemente timoroso di non essere come tutti gli
altri, geloso della sua indipendenza e incline a sottomettersi
ciecamente al potere e all’autorità” (Horkheimer 1950, trad. it. 1973,
p. IX).
Gli autoritari furono descritti, da un punto di vista psicodinamico,
come soggetti caratterizzati da una profonda inadeguatezza dell’Io,
contrassegnata da un’immagine di sé estremamente favorevole,
convenzionale e stereotipata, da un'elevata tendenza alla dipendenza
utilitaristica e dalla presenza di forti sentimenti di ambivalenza, da cui
si difenderebbero rigidamente con differenti meccanismi di difesa,
quali la sottomissione, la glorificazione e, soprattutto, il desiderio di
distruggere i gruppi minoritari e socialmente devianti.
Sensibili alle influenze del pensiero psicoanalitico, Adorno e coll
considerano la personalità come organizzazione interna dei bisogni
profondi dell’individuo. Ciò li portò a ricercare le origini della
personalità autoritaria sarebbero nelle caratteristiche personologiche
dei loro caregivers (rigidi, punitivi, umilianti ed ansiosi) e dalle loro
8pratiche di accudimento che favorirebbero la crescita di figli insicuri,
arrabbiati, collerici e, soprattutto, inclini verso un pensiero circa le
relazioni umane improntato alla sottomissione e alla gerarchizzazione.
Da un punto di vista empirico, la ricerca fu condotta integrando
metodi qualitativi e quantitativi e lavorando con un campione che, pur
non essendo rappresentativo, era comunque vario e di ampie
dimensioni (2099 soggetti). Da Adorno e dai suoi collaboratori furono
realizzate quattro scale likert per rilevare quattro costrutti tra loro
correlati:
- l’“etnocentrismo”, rilevato con la Scala E
- l’“Antisemitismo”, rilevato con la Scala A-S
- il “conservatorismo politico-economico”, rilevato con la Scala
CPE
- la “tendenza antidemocratica” rilevata con la famosa Scala F
La Scala F, la più nota in assoluto, fu costruita dagli autori per rilevare
le tendenze antidemocratiche che, nell’ottica degli autori, erano
indifferentemente legate sia alla “sottomissione autoritaria” sia alla
“dominanza autoritaria”.
Approfondendo le ricerche di Adorno, Altemeyer considera gli
autoritari più disposti a sottomettersi alle autorità costituite, a
controllare il comportamento degli altri attraverso la punizione, e ad
9accettare di essere rinviati alle norme sociali tradizionali della loro
società se confrontati con i non autoritari.
Lo sviluppo de “La personalità autoritaria” è ottenuto da Altemeyer
attraverso la covariazione dei tre attitudinal cluster che altro non sono
che le prime tre sottosindromi concettualizzate da Adorno:
sottomissione autoritaria, aggressività autoritaria e
convenzionalismo, intese come tratti o variabili di personalità che
combinandosi con pressioni e stimoli ambientali orientano il
comportamento.
Nello specifico i tre attitudinal cluster sono:
-La sottomissione autoritaria, il grado di accettazione delle
affermazioni delle autorità percepite come legittime nel dirigere la
società (per esempio, leader politici, religiosi, militari, genitori,
giudici) e di sottomissione a queste ultime all’insegna di valori quali il
rispetto, l’obbedienza e l’ordine sociale, ovvero, “un alto grado di
sottomissione alle autorità che sono percepite come costituite e
legittimate nella società in cui uno vive” (Altemeyer, 1981, p. 148).
-L’aggressività autoritaria, la predisposizione a nuocere
(fisicamente, psicologicamente, economicamente, socialmente) a
singoli o a gruppi nel caso in cui ciò venga percepito come approvato
dalle autorità e la tendenza a controllare il comportamento altrui
10
tramite pratiche punitive, ovvero, “una generale aggressività, diretta
verso varie persone, percepite essere sanzionate dalle autorità
costituite”. Altemeyer sostiene che l’aggressività autoritaria derivi
dalla paura dei pericoli del mondo e dalla visione di una società che va
alla deriva.
-Il convenzionalismo, il grado di accettazione delle convenzioni
sociali sostenute dalle autorità legittime e l’adesione a valori
tradizionali (soprattutto religiosi e sessuali) e alla norme assolute ed
immutabili, ovvero, “un alto grado di aderenza alle convenzioni
sociali che sono percepite essere sostenute dalla società e dalle
autorità costituite”.
Come abbiamo visto in precedenza, il modello interpretativo su cui si
basa “La personalità autoritaria” è quello psicoanalitico che ha il
merito di indagare le tendenze profonde nella personalità e il difetto di
non essere empiricamente verificabile (o per lo meno lo era in misura
poco quantificabile). Altemeyer supera questo limite riprendendo la
teoria dell’apprendimento sociale di Bandura come modello
interpretativo alla base del suo costrutto.