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INTRODUZIONE E PERCORSO DI LAVORO
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Che cos’è il colore?
Il colore non può essere considerato un fenomeno unidimensionale, cioè non è
una qualità specifica che hanno oggetti, spazi, o superfici, ma è una sensazione
creata da determinate qualità della luce che vengono riconosciute dall’occhio
ed interpretate dal cervello e che nasconde livelli e dimensioni diverse sia dal
punto di vista degli effetti, sia da quello del suo significato.
Solo grazie al “mediatore” energetico luminoso è possibile vedere e percepire il
colore, elemento cardine di riconoscimento e discriminazione di tutto ciò che ci
circonda.
I colori sono parte della nostra vita, ci circondano e sono elemento fondamentale
del nostro ambiente, anche se ce ne accorgiamo solo quando dobbiamo
acquistare un capo d’abbigliamento, o quando ci fermiamo al semaforo…. come
afferma anche lo psicoterapeuta tedesco Klausbernd Vollmar.
In natura e nello spazio costruito il colore serve ad orientarci, ad individuare e
riconoscere in fretta gli oggetti e la realtà, ecco perché luce e colore devono
viaggiare a braccetto nell’ambito di una progettazione dell’habitat umano,
considerando tutti gli aspetti fisici, fisiologici, percettivi, estetici e tecnici.
Purtroppo però il colore è spesso considerato dai progettisti come semplice
elemento di decoro.
Il mondo del colore ha un’importanza tale da riuscire ad esercitare su di noi
un’influenza nel nostro animo, riuscendo ad indurre allegria, depressione,
benessere o tensione a seconda del suo impiego. Tutto ciò è stato
scientificamente dimostrato e già W. Goethe1 a suo tempo sosteneva che “i colori
1
Johann Wolfgang von Goethe (1749-1832), poeta, scrittore, studioso, scrisse La teoria dei colori. Ulteriori
notizie su:
• MAROTTA, Anna, Policroma: dalle teorie comparate al progetto del colore, Celid, Torino, 1999, pp.
101-102.
Paolo Bidese INTRODUZIONE L’uso funzionale del colore negli ambienti sanitari
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agiscono sull’anima suscitando sensazioni, risvegliando emozioni e pensieri che ci
distendono o ci agitano, che provocano gioia o tristezza”.
Un corretto studio cromatico deve necessariamente rientrare come apparato
fondamentale di una buona progettazione architettonica, sia di interni che di
esterni.
“Se si mettono a confronto spazi architettonici identici arredati nello stesso modo,
ma con un diverso colore dominante, essi ci appariranno molto diversi” sottolinea
Frank Mahnke, consulente del colore, all’inizio del suo libro1.
Questo elaborato finale vuole essere un mio personale percorso che cerchi di
fornire un primo approccio al colore, dimostrando che non si tratta solo di una
pittura da dare su un muro, per arrivare allo sviluppo concreto di un progetto
cromatico.
Percorso iniziato già qualche anno fa leggendo, casualmente, un testo trattante
“l’umanizzazione dei luoghi abitativi dell’uomo” e assistendo successivamente ad
una lezione su tale argomento all’interno di un corso sull’architettura sostenibile,
approfondito con il passare del tempo affrontando letture in merito, come
Policroma della professoressa Anna Marotta che già rientrava tra la bibliografia
della tesi del Triennio, e frequentando corsi specifici, come quello tenutosi a Torino
da Paolo Brescia, color designer presidente di CROMOAMBIENTE®2, e dall’arch.
Gianni Cagnazzo.
Il lavoro inizia con una prima parte necessaria quanto mai fondamentale per
analizzare il colore sotto l’aspetto tecnico-scientifico, sulla base delle teorie
elaborate dai grandi studiosi del passato e dei sistemi di classificazione oggi in
commercio, passando da un aspetto fisiologico fino a trattare la percezione del
colore negli ambienti e dei suoi effetti sulla nostra psiche.
1
MAHNKE, Frank, Il colore nella progettazione, Torino 1998, p. 7.
2
CROMOAMBIENTE® è un modello teorico/pratico relativo all’uso finalizzato dell’energia luce-colore. Ha
sviluppato concrete applicazioni in diversi ambiti, attraverso un lavoro di ricerca, in particolare nel design,
nella comunicazione, nella terapia, in psicopedagogia.
www.cromoambiente.it
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Convenendo insieme ai docenti, ho scelto di restringere il campo di studio alle
strutture sanitarie, luoghi veramente carenti dal punto di vista cromatico.
Introdurre un discorso dedicato all’impiego del colore negli ospedali non è facile
perché il colore è un fatto più concreto e coinvolgente di quanto normalmente si
sia portati a pensare.
“Il colore, intervenendo sui parametri biologici, psicologici e culturali, consente di
ritrovare quell’unità della persona e dell’individuo all’interno del proprio sistema
(famiglia, comunità, cultura e ambiente) che la pratica medica, invece continua
a trascurare insegnando generalmente che la mente è separata dal corpo e che
la malattia si cura solo con la prescrizione di farmaci o con operazioni
chirurgiche”1.
Curare oggi è sempre più un atto collettivo, mediato da una struttura fatta di
spazi, funzioni; momenti duranti i quali il paziente deve seguire una delicata prassi,
fatta di attese e funzioni burocratiche interminabili. Ecco che il “dialogo” con la
struttura diventa prevalente rispetto a quello con il medico.
Proprio negli ospedali quindi il colore ha ancora di più un ruolo primario di
influenza psico-terapeutica, che ho cercato di affrontare in una seconda parte
trattante gli effetti sul benessere fisico, nella quale ho scoperto che già in tempi
antichissimi la cultura orientale e gli Egizi prevedevano l’uso del colore per guarire i
malati.
Si è cercato di parlare di cromoterapia, da quella tradizionale a quella applicata
nella moderna scienza, venendo a conoscenza degli innumerevoli studi e
sperimentazioni condotte su campioni di utenti che hanno certificato l’effettivo
potere terapeutico dei colori.
Mi sono poi occupato delle strutture ospedaliere vere e proprie, suddividendo
l’ultima parte in capitoli, cercando di analizzare com’erano gli ospedali una volta
e come si sono evoluti, come sono al giorno d’oggi, tentando una mia analisi
critica e come dovrebbero essere secondo gli studi che mano a mano ho
approfondito, parlando di “umanizzazione” e di qualità ambientale di un
ospedale, individuando come grazie ad un uso sensato del colore queste possano
1
BOTTOLI, Aldo, in “COLORE”, Ottobre/Dicembre 2000, n° 32, p. 7
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migliorare, riportando esempi di ospedali “colorati” in Italia e in Europa dove è
stato tentato uno studio cromatico.
Per riportare notizie, dati, statistiche sulla situazione attuale degli ospedali della
zona ho condotto un’indagine che mi ha portato all’interno dei più importanti
presidi ospedalieri di Torino, nei quali ho potuto fotografare ciò che ho trovato di
positivo e di negativo, ponendo domande specifiche per capire se veramente
era stato fatto uno studio sensato del colore o meno e come mai molti di questi
ospedali sono ancora “bianchi e grigi”.
Oltre a Torino ho analizzato la struttura ospedaliera di Castellamonte, in provincia
di Torino, che è il paese in cui abito, dove è appena stata realizzata una manica
nuova totalmente differente dalla parte vecchia ed alla quale si va ad accostare;
con Castellamonte mi è stata data l’opportunita di visitare anche gli ospedali di
Cuorgnè ed Ivrea, facenti parte della stessa ASL.
Il percorso di indagine si conclude con la visita al nuovo Ospedale di Asti
“Cardinal Massaia” inserito nell’ASL 19 e di recente inaugurato.
Con l’aiuto dell’arch. Gianni Cagnazzo ho stilato un questionario a risposte chiuse
relativo alla qualità degli ambienti degenza, che ho somministrato a persone
degenti in ospedale, in modo da ottenere delle percentuali di risposte che portino
alla luce quanto il colore possa migliorare questi luoghi e quanto siano i pazienti
stessi a richiederlo come elemento principale del loro “ospedale ideale”.
Nella parte conclusiva, una volta conosciute e riportate tutte le indicazioni ed i
parametri di massima, analizzate le diverse aree specifiche di un ospedale con i
loro obiettivi e le loro funzioni, quindi stabilendo una generale scala di colore per
ognuna di esse e stabilendo, grazie all’aiuto di dati forniti da esperti, quali siano le
scale cromatiche indicate per i singoli reparti, ho provato a fornire quella che può
essere considerata una “cartella colori” specifica per un generale ospedale, in
maniera da poter avere in mano uno strumento concreto per la progettazione
cromatica.
Prima di iniziare questo lavoro ho cercato di pormi delle domande, sulla base delle
scarse conoscenze che avevo in merito all’enorme potere dei colori e alle fugaci
informazioni e discussioni sentite occasionalmente.
Paolo Bidese INTRODUZIONE L’uso funzionale del colore negli ambienti sanitari
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Ho avuto modo di accorgermi, negli anni passati, come nell’edilizia pubblica,
negli ospedali in questo caso, gli spazi interni sono spesso scissi dalle attività che le
contengono e dalle persone che le vivono. Risulta esserci insoddisfazione nei
riguardi di un servizio pubblico che mira più ad ottimizzare le prestazioni fisiche e
funzionali, requisiti certamente fondamentali, ma che si identifica poco con
l’ambiente stesso.
Mi sono chiesto quindi il perché al giorno d’oggi si propone un uso ragionato del
colore negli ospedali e perché si dice che i colori aiutano ad alleviare i dolori, in
che modo?
Quasi tutte le persone “messe davanti alla alternativa di cambiare il proprio modo
di pensare o provare che non c’è bisogno di farlo, si danno da fare per cercare le
prove”1, quindi com’è possibile innescare un processo capace di intervenire sul
territorio in modo diffuso senza muoversi solo sull’onda degli scandali?
A queste ed altre domande credo di essere riuscito a darmi una risposta
esauriente, grazie agli studi e alle ricerche che ho dovuto affrontare per portare a
termine il lavoro, così le ho riproposte nella parte conclusiva, seguite dalle
“somme” che sono riuscito a tirare in merito.
La proposta di una riflessione approfondita su queste problematiche, ha lo scopo
di giungere ad una più ampia interpretazione del concetto di qualità ambientale,
che tenga conto della percezione, dell’uso dello spazio, delle persone che lo
vivono.
1
John Kenneth Galbraith (1908-2006), economista ed insegnante nelle università della California, influenzò il
pensiero economico del XX secolo anche grazie al suo impegno in politica, sostenitore prima di Kennedy poi
di Roosevelt.
L’USO FUNZIONALE DEL COLORE NEGLI AMBIENTI SANITARI
PARTE PRIMA
APPROCCIO AL COLORE
Capitolo 1 – La classificazione dei colori ed i sistemi cromatici ………………… 15
Capitolo 2 – Un approccio dal punto di vista fisico ………………………………. 33
Capitolo 3 – Un approccio dal punto di vista fisiologico ………………………… 54
Capitolo 4 – Un approccio dal punto di vista psicologico – percettivo ……… 64
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CAPITOLO PRIMO
LA CLASSIFICAZIONE DEI COLORI ED I SISTEMI CROMATICI
La necessità di mettere in ordine i colori, di organizzarli e di definirli ha portato alla
nascita della scienza conosciuta con il nome di colorimetria, ovvero i metodi usati
per “misurare” il colore di un oggetto, la quale ha preso largo per arrivare ad
ovviare a questo problema.
Questi sistemi costituiscono un valido aiuto nella composizione e possono riportare
l’ordine nella confusione della gamma cromatica: i colori vengono presentati in
sequenza e nelle loro reciproche interrelazioni.
Sono stati elaborati numerosi modelli cromatici, fra i quali quello cubico di A.
Hickethier, quello piramidale di H. Lambert, la sfera di Runge, il triangolo di
Maxwell, il modello di Munsell, il doppio cono di Ostwald, il triangolo C.I.E., il
sistema DIN 6164 di Manfred Richter, il Natural Color System (NCS), il sistema Akzo
Coatings Color Codification (ACC)1.
Al giorno d’oggi nel mercato esiste una codificazione del colore che costituisce lo
sviluppo dei modelli cromatici elencati precedentemente, alcuni dei quali
risultano essere la vera e propria base dei moderni sistemi di classificazione:
- RAL (smalti): esiste una classificazione per i colori opachi ed una per quelli
brillanti;
- PANTHONE (stampa e tessuti): ci indica la percentuale di un colore rispetto
ad un altro;
- DIN: basato sul principio di equilibrio psicologico nella percezione dei colori;
- NCS
- ACC
1
Per un approfondimento sulle teorie e sui sistemi di classificazione che si sono evoluti nel corso dei secoli si
rimanda a testi che hanno già affrontato tale argomento:
• CREMONINI, Lorenzo, Colore e architettura: un senso vietato?, Alinea, Firenze 1992.
• MAROTTA, Anna, Policroma: dalle teorie comparate al progetto del colore, Celid, Torino, 1999.
• TORNQUIST, Jorrit, Colore e luce, Istituto del colore, Milano 2001.
• DE GRANDIS, Luigina, Teoria e uso del colore, Mondadori, Milano 2003.
Paolo Bidese CAP. 1 L’uso funzionale del colore negli ambienti sanitari
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I sistemi NCS e ACC stanno un po’ soppiantando le altre codificazioni, in quanto
riescono a fornire immediatamente, e piuttosto fedelmente, il colore come noi lo
percepiamo e non come semplice miscuglio con altri colori.
Questi sistemi di codifica sono impostati su quelli che possono essere considerati i
tre aspetti o attributi di ogni singolo colore: la tinta, la saturazione e la luminosità.
1.1 GLI ATTRIBUTI DEL COLORE NEI SISTEMI ODIERNI
I colori vengono definiti in base a delle grandezze che servono a determinarne la
loro successiva classificazione. Tali grandezze sono essenzialmente tre: il tono o
tinta, la saturazione o intensità e la luminosità o chiarezza.
- la tinta o tonalità di colore: attributo della percezione di colore per mezzo
del quale l’oggetto della percezione stessa è definito rosso, arancione,
giallo1, … ,il quale viene disposto poi in una sequenza, un ipotetico cerchio
cromatico.
Figura 1: il cerchio cromatico di Runge2 (da TORNQUIST, Jorrit, Colore e luce, Istituto del colore,
Milano 2001, p. 17)
1
MAROTTA, Anna, Policroma: dalle teorie comparate al progetto del colore, Celid, Torino, 1999, p. 187.
2
Philipp Otto Runge, pittore, nel 1810 presentò per primo la molteplice varietà dei colori organizzata nella
figura della sfera. L’asse verticale rappresenta l’asse dei grigi (colori acromatici), mentre sulla massima
circonferenza orizzontale sono situati i colori del cerchi cromatico. Ogni punto della sfera corrisponde ad un
colore specifico.
Paolo Bidese CAP. 1 L’uso funzionale del colore negli ambienti sanitari
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Tutti quei colori che nascono dalla mescolanza di un colore, situato nel
cerchio cromatico, quello dei colori puri, con bianco, nero o entrambi
(grigio), hanno la medesima tinta e appartengono alla stessa tinta.
Sezionando verticalmente il solido, in posizione centrale, si ottengono due
sezioni divise dalla retta verticale corrispondente all’asse dei grigi. Le due
semisezioni sono i piani delle tinte, caratterizzati dal colore “puro”, situato nel
punto più distante dall’asse dei grigi.
Ad esempio una semisezione del solido definita da un colore rosso puro, da
una parte, dal bianco e dal nero, dall’altra, è un piano che contiene tutti i
colori originati dal mescolarsi di questi tre colori, che saranno tutti diversi, ma
appartenenti alla stessa tinta.
Le tinte possibili sono infinite anche se il nostro occhio riesce a distinguerne
circa duecento. Bianco , grigio e nero vengono percepiti come assenza di
colore, quindi come “acromatici”;
Figura 2: Cono della tinta, i colori acromatici, collocati sull'asse dei grigi, non hanno tinta (da
TORNQUIST, Jorrit, Colore e luce, Milano 2001, p. 19).
- la saturazione: è la nostra sensazione del grado di croma, cioè di colore
puro, che percepiamo in un colore, rispetto al contenuto di bianco o grigio
o nero.
Viene attribuita saturazione nulla ai colori acromatici (scala dei grigi) e
saturazione massima ai colori puri.
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Se ad un colore puro aggiungiamo un altro colore, lo denaturiamo, ovvero
lo avviciniamo all’asse dei grigi e questa sua distanza, dai grigi appunto, ci
informa sulla quantità di croma, sul grado di saturazione: colori equidistanti
dall’asse dei grigi sono egualmente saturi.
Figura 3: rappresentazione sul cono (da TORNQUIST, Jorrit, Colore e luce, Milano 2001, p. 20).
- la luminosità o brillanza o luminanza: è quel fattore che ci permette di
valutare l’intensità maggiore o minore di un colore.
La chiarezza, o luminosità appunto, di un colore è data dalla quantità di
luce che esso riflette. Il bianco teoricamente riflette il 100% della luce
incidente, mentre il nero lo 0%. Tra questi due estremi si sviluppa proprio
l’asse dei grigi, dove a metà troviamo il grigio con chiarezza 50%.
Ogni ideale sezione orizzontale del solido dà luogo ad un piano sul quale
sono situati tutti i colori della medesima chiarezza; una sezione orizzontale in
corrispondenza del grigio medio ci fornisce tutti i colori con chiarezza 50%.
I colori del cerchio cromatico si trovano ad altezze differenti, proprio in
merito alla loro chiarezza; ad esempio quella del giallo è maggiore di quella
di altri colori e decresce procedendo verso il blu ( vedi fig. 2)