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INTRODUZIONE
La musica, in particolare la forma canzone, è un elemento costantemente
presente nella vita di ogni essere umano; da secoli la canzone allieta le
giornate di ogni individuo, ogni canzone racconta una storia o un
sentimento da indagare. Ascoltare una canzone è un po’ come vivere vite
diverse, storie diverse, viaggiare in posti diversi del mondo, pur stando
fermi in un luogo. Sebbene, nel contesto ludico e non formativo, sia
riconosciuta l’importanza della canzone, quale elemento di
intrattenimento, appare ancora lunga la strada da percorrere affinché la
forma canzone venga, a tutti gli effetti, intesa come strumento didattico
importante, tanto quanto i libri di testo.
Il mio lavoro di tesi ha come oggetto di studio la canzone, nello specifico ci
si sofferma sull’uso della canzone, quale strumento didattico, nel contesto
di apprendimento dell’italiano come lingua seconda. La principale
motivazione che mi ha portata alla stesura di questo lavoro è una
personalissima passione per la canzone d’autore, che mi accompagna da
sempre e mi permette di esprimere al meglio le mie idee, mi aiuta a
prendere scelte e a credere in un futuro migliore.
Il presente elaborato di tesi mira a comprovare l’importanza della canzone
nel contesto didattico, dimostrando quanti e quali siano i benefici
provenienti dall’uso di quest’ultima nel contesto di apprendimento
linguistico. Sebbene non sia stato codificato un metodo univoco che
preveda l’uso esclusivo della canzone nel contesto di apprendimento
linguistico, in questo lavoro ci si avvale dell’uso di canzoni e di tecniche
didattiche proposte nel contesto di insegnamento della glottodidattica.
L’elaborato si articola in 4 capitoli. Il primo capitolo introduttivo analizza
nozioni teoriche, funzionali alla comprensione di quanto analizzato
successivamente. Nello specifico, ci si sofferma sul concetto di
glottodidattica, sull’analisi del profilo degli attori del processo di
apprendimento e insegnamento linguistico e sulla nozione di lingua; si
analizzano, inoltre, alcune teorie linguistiche, risalenti alla seconda metà
del secolo scorso, che hanno fatto scuola e appaiono tutt’ora valide.
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Il secondo capitolo analizza due elementi fondamentali nel processo di
apprendimento linguistico, la motivazione e le emozioni, spesso poste in
secondo piano, poiché ritenute scarsamente utili ai fini
dell’apprendimento.
Il terzo capitolo analizza i principali contributi, forniti da linguisti e
docenti, in merito all’uso della canzone nel contesto didattico; ci si
sofferma sulle potenzialità insite nell’uso della forma canzone e sulle
possibili criticità; si indaga, inoltre, il rapporto esistente tra musica,
emozioni e linguaggio, con l’obiettivo di dimostrare quanto la canzone
possa arricchire e migliorare il processo di apprendimento linguistico.
Il quarto capitolo è incentrato sulle tecniche didattiche che accompagnano
la forma canzone e sulle attività didattiche proposte da docenti, quali
Fabio Caon, Elisabetta Mauroni e Ersilia Torello; l’obiettivo di questo
capitolo conclusivo è quello di avvalorare, con esempi pratici, quanto
espresso, in ottica teorica, nei precedenti capitoli. L’ultimo paragrafo del
quarto capitolo contiene una personale proposta didattica che, sebbene in
questa sede non sia avvalorata dall’esperienza pratica, mira a sottolineare,
ancora una volta, le potenzialità insite nell’uso della forma canzone e le
possibilità di arricchimento della didattica, in un’ottica inclusiva,
incentrata sul protagonismo degli studenti.
La canzone è un linguaggio universale e, in quanto tale, dovrebbe avere il
posto che merita anche nel contesto di apprendimento. Il presente
elaborato si pone l’obiettivo di avvalorare, ancor di più, gli studi svolti in
ambito glottodidattico: «Tutto ciò con l'aiuto della magia della musica, che
rimane l'unico linguaggio universale che io conosca» (Fabrizio De André).
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1. LA GLOTTODIDATTICA E IL PROCESSO DI
ACQUISIZIONE E INSEGNAMENTO LINGUISTICO
La glottodidattica è ascrivibile tra le «scienze soft» (Balboni, 2015, p. 8), in
quanto studia l’educazione linguistica. Freddi (1993) la definisce una
scienza transdisciplinare, poiché, seppur autonoma, trae le proprie
conoscenze da diversi settori scientifici ed «è, storicamente, di origine
diadica essendosi costituita –come il nome rivela- alla confluenza delle
scienze del linguaggio verbale e delle scienze dell’educazione» (Freddi,
1993, p. 20). Gli attori del processo di insegnamento e acquisizione
linguistica, il docente e lo studente, sono i soggetti studiati dalla
glottodidattica e, allo stesso tempo, sono protagonisti di un processo che
porta lo studente ad acquisire competenze linguistiche e il docente
favorire, in qualità di regista, l’educazione linguistica.
Appare fondamentale indagare il rapporto verticale ed orizzontale che si
instaura tra i soggetti protagonisti dell’educazione linguistica, ricordando
che in un contesto di insegnamento di italiano L2 vi sono delle
particolarità, legate alle differenze culturali e linguistiche dei singoli
apprendenti. Il processo di apprendimento e acquisizione linguistica
prevede una serie di fasi e la collaborazione di diversi fattori, che uniti
portano il discente ad ottenere competenze linguistiche.
1.1 Glottodidattica: una definizione
La glottodidattica è la scienza dell’educazione linguistica e «studia
l’apprendimento e l’apprendente dalla prospettiva dell’insegnamento»
(Vedovelli, 2003, p.179). Un modello di organizzazione, proposto negli
anni 60 del 900, da Anthony (1963), definisce lo spazio di ricerca in cui
opera la glottodidattica e spiega che quest’ultima è una scienza teorico-
pratica, in quanto «scinde la gestione della conoscenza teorica assunta
dalle teorie di riferimento o elaborata in proprio (approcci), dall’uso che di
tali conoscenze si fa al fine di operare nel mondo, di progettare
l’educazione linguistica (metodo)» (Balboni, 2015, p 9). La «tripartizione
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Anthony» (Balboni, 2008, p.5) identifica i tre elementi su cui fondare
l’apprendimento linguistico: approccio, metodo e tecnica. Fondamentale, a
questo punto, è comprendere la differenza di significato che questi termini
possiedono. «L’approccio (la filosofia di fondo, l’idea di lingua, di studente,
di insegnante), il metodo (la traduzione dell’approccio in modelli
operativi), le tecniche (cioè le procedure didattiche)» (Balboni, 2008, p. 5):
costituiscono gli elementi fondamentali per una corretta educazione
linguistica.
1.2 Gli attori del processo di acquisizione e insegnamento
linguistico nel contesto di italiano L2: l’insegnante e lo studente
Gli attori protagonisti del processo di acquisizione e insegnamento
linguistico sono l’insegnante e lo studente. Nel contesto classe si
sviluppane delle vere e proprie relazioni, miranti ad un apprendimento
caratterizzato da un clima collaborativo e sereno. «L’apprendimento
guidato di una lingua non materna, infatti, non può ridursi alla sola
trasmissione del sapere metalinguistico» (Diadori, Palermo e Troncarelli,
2009, p. 228), ma deve tener conto anche del bisogno degli studenti di
sviluppare competenze linguistiche e comunicative, cioè di imparare ad
utilizzare la lingua nella comunicazione quotidiana.
1.2.1 L’insegnante
La figura dell’insegnante appare come un elemento indispensabile
all’interno del processo di formazione dello studente. Fondamentale è il
suo ruolo di guida. L’attività del docente, nota come «azione didattica»
(Balboni, 2015, p. 103), consiste nel facilitare l’apprendimento della lingua
ad opera dello studente. Il ruolo del’insegnante ha subito una modifica nel
corso degli anni, se nei primi anni del XX secolo il docente era visto come
guida spirituale e morale e come l’unico soggetto in possesso del sapere, a
partire dagli anni 70 del 900 il docente è divenuto un esperto di didattica,
una figura che funge da punto di riferimento per i discenti. L’insegnante
facilita l’apprendimento della lingua attraverso la selezione di tecniche
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didattiche, cioè attività ed esercizi che favoriscono la comprensione e
l’assimilazione di nozioni. Si può notare un’evoluzione della figura del
docente, perlomeno nel confronto con lo studente, inteso come soggetto
attivo e conscio del proprio percorso. Sebbene permanga, come è giusto
che sia, un’impronta tradizionalistica, legata alla preponderanza del
docente, si è giunti alla conclusione che i soggetti attivi dell’apprendimento
siano gli studenti e a questi ultimi è riconosciuto un margine di
autonomia, negato negli anni passati. Compito dell’insegnante è
organizzare una didattica efficace che assicuri l’acquisizione e
l’assimilazione di una lingua, di fatti, diversa dalla propria lingua madre.
Questo compito appare tutt’altro che semplice, Pavan afferma:
«Ritrovarci a gestire quattordicenni spesso meno ingenui di noi eppure ben più
insicuri; cercare di istruirli, come da programma ministeriale, di educarli, come
da programma deontologico, di “contenerli” e di indirizzarli nei loro
fuoriprogramma, è spesso un’impresa tanto ardua da mandare nello sconcerto
anche il più abile dei professionisti della scuola. Noi, corpo docente, a voler
svolgere davvero questo mestiere, che non prevede cliché o regole fisse, esauriti
i trattati dei grandi pensatori, scaviamo nel nostro passato di adolescenti, di
figli, di studenti e nel nostro presente di cittadini, di genitori, di amici di chi ha
altri figli. A scuola l’imperativo dominante è comunque “coinvolgimento,
motivazione”, aspetti difficili da suscitare in una fascia d’età che si presenta a
volte ostile, indifferente, demotivata» (Pavan, 2010, p. 53).
Il docente, dunque, ha il difficile compito di sostenere l’apprendente nel
proprio percorso di apprendimento e, al contempo, di motivarlo e
mantenere alta la sua attenzione. Nel contesto dell’insegnamento
dell’italiano L2 il docente ha un compito ancor più gravoso, dovuto dalla
pluralità di lingue parlate dagli studenti e dalla diversa matrice culturale di
appartenenza. Insegnare italiano a studenti stranieri presenta,
inevitabilmente, delle differenze rispetto al classico insegnamento della
lingua italiana a studenti nativi che posseggono già delle solide basi
linguistiche, nonché culturali.
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1.2.2 Lo studente di italiano L2
Lo studente è il soggetto dell’acquisizione linguistica. In un’ottica di
insegnamento di italiano L2 il profilo dei vari apprendenti appare
variegato. Possibili studenti di italiano L2 sono: bambini e adolescenti
stranieri protagonisti di vacanza-studio, studenti universitari stranieri
protagonisti di progetti di mobilità internazionale, seminaristi e sacerdoti
stranieri, giovani e adulti che decidono di trasferirsi in Italia per motivi
lavorativi, culturali, carcerati stranieri detenuti nei penitenziari italiani,
anziani trasferitisi in Italia in età da pensione e immigrati che fuggono da
guerre e carestie. Diadori, Palermo e Troncarelli (2009) propongono un
elemento che unifica questa varietà di apprendenti: «la permanenza in
Italia in un periodo della loro vita» (ivi, 2009, p. 50). I corsi di lingua
italiana per stranieri sono associati ad attività extracurriculari, come la
conversazione con i coetanei, la visione di film in lingua italiana o la lettura
di romanzi.
1.2.3 Relazione orizzontale tra studenti nelle classi di italiano L2
In un contesto di apprendimento di italiano L2 appare evidente la diversità
culturale e linguistica che caratterizza ogni studente. La provenienza dei
singoli studenti da Paesi diversi potrebbe essere considerata come un
ostacolo sia sotto il punto di vista dell’apprendimento linguistico che
nell’ottica della socializzazione fra studenti, quest’ultima potrebbe essere
minata dalle ovvie differenze linguistiche e dalla conseguente difficoltà
nella comunicazione. Questa discordanza, dunque, può essere vista come
un ostacolo o come un punto di forza. Dalla diversità si possono cogliere
spunti per comprendere aspetti della vita che, altrimenti, non si
conoscerebbero e, come afferma Coppola (2000, p. 146), la presenza di
relazioni tra studenti permette di «condizionare in maniera rilevante non
solo le dinamiche relazionali e il clima della classe, ma anche i processi di
apprendimento e i risultati». In un contesto di apprendimento l’instaurarsi
di relazioni tra apprendenti permette lo sviluppo di emozioni positive che
conducono il singolo studente a sentirsi accettato dal gruppo-classe e a
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svolgere le attività curriculari in maniera più attenta e interessata. La
dimensione della cooperazione fra apprendenti permette lo sviluppo di
capacità di ascolto, di problem solving e di aiuto reciproco. È innegabile
che «la dimensione relazionale giochi un ruolo determinante nello
sviluppo di atteggiamenti che poi hanno profonde ricadute sulla qualità
dell’apprendimento linguistico sia in classe che in autoapprendimento»
(Caon, 2010, p. 91).
1.2.4 La relazione verticale tra docente e studente nelle classi di
italiano L2
Tra docente e studente si instaura una relazione verticale che, sebbene
metta in evidenza la diversità sul piano delle conoscenze linguistiche, può
risultare funzionale a un buon apprendimento della lingua. «Per svolgere
la sua funzione l’insegnante interagisce con gli studenti, e la
comunicazione didattica è una chiave di volta per un insegnamento di
qualità» (Balboni, 2014, p. 6). In un contesto di apprendimento appare
necessaria un’impostazione democratica, all’interno della quale il docente,
mirando al raggiungimento di obiettivi, quali l’acquisizione di abilità e la
conoscenza della lingua, deve tenere conto di bisogni, emozioni e interessi
degli studenti. L’insegnante ha il dovere di rispettare le idee dello studente
e incoraggiare la conversazione tra pari, in modo di poter creare un
dibattito aperto che favorisca la collaborazione. Fondamentale appare
l’esempio fornito dai comportamenti del docente, che deve dimostrare
passione per il proprio lavoro, conoscenze ben consolidate e interesse per
la crescita personale del discente. «L’attribuzione di un’autorevolezza (che
non si può conquistare con l’autoritarismo) al docente, non solo
professionale ma anche umana, facilita negli studenti l’attivazione di una
motivazione legata ad un “senso del dovere” che si fonda sul senso di
fiducia, di rispetto reciproco e che si mantiene con la corresponsabilità»,
tale “senso del dovere” produce, nello studente, una spinta motivazionale
ad apprendere (Caon, 2010, p. 92). Coppola afferma che l’istaurarsi di
«una relazione educativa di reciprocità, nella quale l’educatore accoglie i