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INTRODUZIONE
Il presente studio vuole essere una proposta di indagine per quanti desiderano
approfondire il discorso dell’analisi traduttiva, letteraria e audiovisiva. I testi presi
in esame provengono dalla penna di Arturo Pérez-Reverte, scrittore spagnolo
contemporaneo, molto accreditato nel suo paese e all’estero. Il lavoro che segue si
incentra in massima parte sulla traduzione italiana di due opere dello scrittore, El
capitán Alatriste ed El sol de Breda, entrambi parte della saga Las aventuras del
capitán Alatriste, di grande interesse storico e filologico per le peculiarità del
linguaggio con cui è stata scritta. L’ambientazione nella Spagna del Siglo de Oro
e la scelta di personaggi storici, o verosimili, insieme ad una trama avvincente,
hanno fatto di questi romanzi di cappa e spada dei veri e propri best-seller,
insigniti di importanti premi letterari e ad oggi conosciuti e apprezzati in ben
quaranta paesi.
La popolarità di questi romanzi, insieme al successo della trasposizione
cinematografica della serie nel 2006 con il titolo in Italia di Il destino di un
guerriero, ha avuto enormi ripercussioni sulle letterature in lingua spagnola, con il
risultato di una sempre maggiore attenzione da parte delle comunità accademiche
nei confronti dell’opera di Pérez-Reverte, a tal punto che oggi disponiamo di un
ampia letteratura critica su tale autore. I suoi ampi riconoscimenti letterari, in
quanto grande studioso e profondo conoscitore della tradizione eroica ispanica,
sono valsi a Pérez-Reverte il titolo di dottore honoris causa presso l’Università di
Cartagena e l’elezione a membro della Real Academia Española nel 2003.
Tale è stato l’interesse suscitato dallo scrittore spagnolo da indurre alcuni
ricercatori a creare un Polo Académico Internacional sobre Arturo Pérez-Reverte
1
in rete, dove vengono raccolti i principali studi critici provenienti da università
spagnole ed europee; studi che coprono un’ampia selezione della sua produzione
letteraria. Nel caso specifico di Alatriste, la serie è divenuta un caso letterario
talmente di successo che la rete ha visto proliferare siti, spesso creati dai fan
dell’autore, tra cui si distingue il forum Capitán Alatriste
2
, che riunisce interviste,
articoli di critica, commenti ai romanzi e alle scene del film, sempre più accurati e
1
< http://www.icorso.com/imenu.html>, ultimo accesso: 30/09/2013.
2
< http://www.capitan-alatriste.com>, ultimo accesso: 30/09/2013.
8
ricchi di altri contenuti interattivi e stimolanti. Del resto Pérez-Reverte stesso non
fa mancare la sua presenza nel web, con un sito di tutto rispetto, anch’esso
incentrato su Alatriste
3
. Due caratteristiche risaltano da quello che si scrive su di
lui: le sue molte conquiste nel campo della letteratura e del giornalismo, e una
personalità spesso sarcastica e tagliente verso i mali della società moderna; i
personaggi dei suoi libri sono le voci che esprimono questo malessere, derivato da
una profonda crisi di valori. La finzione storica e letteraria è quindi un mezzo per
esporre, in modo politicamente scorretto, la sua posizione critica e scettica.
Leggiamo ad esempio, tra le righe di una sua intervista, quale sia la sua
concezione dello scrittore e quanto di personale ci sia nelle opere che lui
(ri)scrive:
Siempre digo que hay dos tipos de escritores: el que escribe y el que reescribe, yo soy de los
segundos. Soy un lector que accidentalmente lo que hace es reescribir aquellos libros que amó.
Todas mis novelas son reescrituras a la luz de las cosas de mi vida, entre esos libros que amé y
me hicieron feliz tenía muchos pendientes, que eran los libros de aventura de capa y espada,
esas comedias que me llevaba mi padre de Lope de Vega, de Calderón y de tantos que me
formaron
4
.
I personaggi e le ambientazioni dei suoi romanzi, per i modelli a cui si ispira,
assurgono quasi ad archetipi della storia narrativa, così ricchi, anche sul piano
linguistico, che costituiscono un terreno molto fertile per un’analisi filologica che
indaghi i procedimenti di resa di quegli stessi elementi in un’altra lingua, con tutte
le implicazioni che un processo traduttivo comporta.
Un simile lavoro richiedeva, dopo un attento studio dell’universo linguistico di
Pérez-Reverte, uno sguardo critico delle moderne tecniche di analisi traduttiva,
frutto di decenni di studi interdisciplinari, a come queste trovano la loro
applicazione nel caso specifico dei romanzi, e successivamente dei dialoghi del
film.
Tali nozioni nel campo della traduzione sono state rese accessibili, a partire dal
secolo scorso, grazie agli enormi passi in avanti compiuti nell’ambito dei
Translation Studies, diventati una disciplina a sé stante, insieme agli studi sulla
semiotica e sul decostruzionismo, che hanno dato un contributo cospicuo al
3
< http://www.perezreverte.com>, ultimo accesso: 30/09/2013.
4
< http://www.icorso.com/hemeroteca/SEALTIEL%20ALATRISTE.PDF>, ultimo accesso:
30/09/2013.
9
concetto di traduzione, estendendone il concetto a quello di significazione (Peirce),
e delineando la figura dell’interpretante. La traduzione non è più vista come
qualcosa di isolato, ma come un processo al centro dell’interazione tra sistemi
culturali, dove le lingue in questione sono come delle sfere che comunicano tra di
loro attraverso delle membrane (Lotman). Allo stesso tempo viene abbandonata la
vecchia scuola che riteneva che nessun testo fosse traducibile, in favore di una
concezione più aperta che rifiuta ogni assoluto (Quine parla in proposito di
indeterminatezza della traduzione). Una volta stabiliti questi concetti, le varie
scuole si sono preoccupate di codificare le metodologie che venivano applicate
nella mente del traduttore durante il processo traduttivo e che andavano a
comporre la strategia traduttiva di un testo. Due scuole, in particolare, hanno
rivolto la loro attenzione alla problematica: la scuola nordamericana (Nida e
Taber) e quella francocanadese (Stohmeyer, Bally e Martinet), che riprendendo la
distinzione chomskiana tra struttura profonda e struttura superficiale di un
enunciato, fanno risalire al livello prenucleare (quello delle strutture linguistiche
più elementari) il processo di trasferimento che avviene in maniera inconscia nella
mente del traduttore. Da questa nuova scoperta è stato possibile ricavare una serie
di procedimenti traduttivi che permettono di analizzare un’opera descrivendo nel
dettaglio le scelte compiute dal traduttore.
Un’accurata disanima di strategia e procedimenti traduttivi rivela le intenzioni
di un traduttore (o della casa editrice che commissiona la traduzione dell’opera), il
pubblico target, l’impressione che ne ricava il lettore, le perdite e le
compensazioni, l’impatto con la cultura d’arrivo e molto altro ancora.
Data la vastità del materiale critico a disposizione oltre alle pressoché illimitate
possibilità di analisi traduttologica nei testi, ho operato una selezione di quelli che,
a mio avviso, erano gli elementi più significativi per una comprensione globale
delle opere di Pérez-Reverte scelte, tanto affascinanti quanto articolate e
complesse.
Il lavoro che ne è risultato si articola nel modo seguente: il primo capitolo è
una riflessione introduttiva che fornisce una prima chiave di lettura delle opere
analizzate; si descrivono il tempo e i luoghi della narrazione, si riporta una breve
trama dei due romanzi e la prospettiva dell’autore sul periodo storico preso in
10
considerazione. Il secondo capitolo è incentrato sulla questione del linguaggio con
particolare attenzione alle peculiarità dell’antico gergo della germanía di cui
Pérez-Reverte si serve per scrivere i suoi romanzi. Questo tema fornisce uno
spunto per una riflessione sulla difficoltà di tradurre Alatriste in una lingua
straniera. Il capitolo si conclude con un’intervista alla Dott.ssa Roberta Bovaia,
traduttrice italiana della serie Alatriste, che racconta la sua esperienza e le sfide
che ha incontrato nel tradurre questo autore. Il terzo capitolo, propedeutico
all’analisi traduttiva, illustra le principali teorie della traduzione del secolo scorso,
anticipate in questa introduzione, spiegando in dettaglio la terminologia che verrà
impiegata per l’analisi della strategia e dei procedimenti traduttivi, con un
approccio ispirato a più autori. Il quarto capitolo è interamente dedicato all’analisi
traduttiva dei due romanzi; si delinea la strategia traduttiva generale e si
esaminano i procedimenti impiegati per tradurre in italiano i passaggi più
significativi di ciascuno dei due libri. A conclusione dello studio, il quinto
capitolo tratta della traduzione audiovisiva, dei modelli improntati dagli studiosi
che definiscono le strategie nell’adattamento dei dialoghi di un film, e in ultimo
un’analisi della traduzione dei sottotitoli del film Il destino di un guerriero,
trasposizione cinematografica dei primi cinque romanzi della serie Alatriste. Con
il presente studio si cercherà dunque di dimostrare come i pregi e i limiti di una
traduzione coesistono e in parte si compensano, offrendo un prodotto letterario
che riflette le esigenze della casa editrice, le aspettative del pubblico target, senza
per forza dover sacrificare la bellezza e la ricchezza di un universo culturale e
linguistico.
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CAPITOLO I
IL CAPITANO ALATRISTE, UN’A VVENTURA NELLA SPAGNA DEL
SIGLO DE ORO
1.1 Alatriste nell’immaginario del lettore moderno
“Non sarà forse stato l’uomo più onesto e neanche il più caritatevole della
terra, ma era un uomo valoroso. Si chiamava Diego Alatriste y Tenorio e aveva
combattuto come soldato nei vecchi battaglioni di fanteria durante le guerre delle
Fiandre”
1
.
Questo è l’incipit che dà il via alle avventure del capitano più amato di Spagna:
il capitano Alatriste; il primo titolo di una fortunata saga letteraria nata dalla
mirabile penna dello scrittore spagnolo Arturo Pérez-Reverte
2
. È l’inizio di un
ciclo di ben sette romanzi a cui spetta l’onore di essere annoverati tra miti letterari
del XXI secolo; un merito non da poco, se consideriamo che a questo ristretto
gruppo di opere letterarie appartiene solo un’altra mezza dozzina di personaggi
della letteratura spagnola, figli dell’influsso storico e del prestigio culturale di
figure come il Cid Campeador, la Celestina, il Don Quijote e il Lazarillo de
Tormes
3
.
Ritroviamo quindi nel novero degli eroi della letteratura contemporanea, un
personaggio che, come molti altri personaggi di Pérez-Reverte, vive ai margini
della vita, della solitudine e della legalità: Alatriste è una sorta di hidalgo senza
antenati, portatore di quella virilità antica che solo l’autore spagnolo ha il
1
A. Pérez-Reverte, Capitano Alatriste, Milano, il Saggiatore, 2009, p. 9.
2
Prolifico scrittore contemporaneo, Pérez-Reverte si è laureato in Scienze Politiche e Giornalismo
e ha lavorato per circa vent’anni come giornalista per la testata del Pueblo e per RTVE. La sua
attività di reporter di guerra lo ha portato nei luoghi più critici del mondo; ha seguito dal vivo
diversi conflitti tra i quali la guerra di Cipro, quella delle Falkland, la crisi del Golfo, fino alla
guerra in Croazia e a Sarajevo. El húsar, ambientato durante le guerre napoleoniche, è il suo primo
romanzo, ma deve la sua notorietà internazionale a El maestro de esgrima. Agli inizi degli anni
novanta abbandona il giornalismo per dedicarsi esclusivamente alla carriera di scrittore di romanzi.
Nel 1996 scrive la prima opera di una lunga saga che ha come protagonista il Capitano Diego
Alatriste, da cui è stato tratto il film Alatriste (Spagna 2006) scritto e diretto da Agustín Díaz
Yanes. Cfr. <http://it.wikipedia.org/wiki/Arturo_P%C3%A9rez-Reverte>, ultimo accesso:
21/12/2012.
3
Cfr. A. y C. Pérez-Reverte, “Introducción”, in El capitán Alatriste, Edición especial anotada por
Alberto Montaner, Madrid, Alfaguara, 2009, pp. 9-10.
12
coraggio di raccontare senza pudori, con partecipe compiacimento, e senza cadere
minimamente in ciò che si considera politicamente corretto.
In Alatriste la tradizione del romanzo di cappa e spada e della novela picaresca
trova un nuovo cantore; ogni sua avventura ha lo scopo di incantare il pubblico
con un codice d’onore dimenticato da una violenza sempre più impersonale,
sempre più meccanica, sempre più disumana. “La verdadera patria de un hombre
es su infancia”, afferma Pérez-Reverte in un’intervista
4
, e in tutti i romanzi della
saga di Alatriste ritroviamo gli echi di un patrimonio letterario da lui amato, che
non vuole che venga dimenticato. Nella stessa intervista leggiamo:
Observando el camino recorrido y volviendo la vista atrás hacia esa vida se puede decir
entonces: yo soy un eslabón de una larga cadena de hombres y mujeres que lucharon por vivir.
Qué profundo alivio comprender que no somos sino seres en tránsito. En el fondo esto no es
tan grave, somos los que pasamos el testigo. Así, para mí escribir es menos una nostalgia de la
infancia que una aceptación de esta última, la parte inocente de una vida que acabará algún dia.
Me siento heredero. Cuando me entran ganas de matar, pienso en todos los que han matado
antes que yo, en la Edad Media, en el Renacimiento, por ambición, por celos, por yo qué sé qué
otras razones. Cuando hago el amor, me imagino las parejas que me han precedido, que
también han gozado y amado. ¡Qué cadena más fuerte! Si no el horror de la vida, este burdel
interminable, esas traiciones, esas cobardías me llevarían a una desesperanza tan grande que no
sé cómo podría enfrentarme seriamente a la muerte. No se puede morir uno desesperado
5
.
Il capitano Alatriste è dunque l’autentica espressione di questo anelito
nostalgico nei confronti di un mondo del passato che non ritorna più; è il
compendio della passione che lo scrittore nutre per la letteratura (in particolare
quella picaresca) e del riscatto da un passato di ingiustizie che l’uomo può solo
imparare a non ripetere. Il pretesto di un ciclo di libri per ragazzi fa sì che egli si
immerga in un mondo lontano e tanto sognato, con qualche concessione al gusto
moderno, ma soprattutto al proprio animo di lettore prima ancora che di autore.
Con Pérez-Reverte il lettore viene trasportato nel lontano 1623, nell’epoca in cui
inizia a profilarsi la decadenza dell’Impero Spagnolo. Ci troviamo infatti nel Siglo
de Oro, epoca miserabile e magnifica allo stesso tempo: d’oro per le arti e la
letteratura, che conoscono uno straordinario rinascimento, miserabile per la
depravazione morale che regna alla corte di Filippo IV . Infatti il prospero regno
degli Asburgo, sotto l’apparenza puritana di un cattolicesimo potente e temibile, è
estremamente corrotto: la Spagna è come non mai “la de las hazañas quijotescas y
4
<http://www.icorso.com/prensa11.html>, ultimo accesso: 01/12/2012.
5
Ibidem.
13
estériles, que cifró siempre su razón y derecho en la orgullosa punta de una
espada”
6
.
In questo mondo disordinato e ingannevole, perché costituito da mere
apparenze, il capitano Alatriste non è che un valoroso soldato di indole taciturna e
dalle emozioni trattenute che ha combattuto per amore della sua patria. In balia di
un’amara sorte che lo accomuna a tanti veterani, sarà costretto a vivere nella
miseria e a vendere i suoi servizi di spadaccino al miglior offerente.
Avere a che fare con questi scenari del passato dà modo all’autore di esercitare
a pieno titolo il proprio talento letterario fondato su una profonda conoscenza
della storia. Da qui i confini fra realtà e finzione narrativa divengono labili e
imperscrutabili, il personaggio storico e il personaggio romanzesco confluiscono
spesso in un’unica entità. Don Francisco de Quevedo è senza dubbio uno dei suoi
personaggi più riusciti. Viene descritto come “cojitranco y valentón, putañero,
corto de vista, caballero de Santiago; tan rápido de ingenio y lengua como de
espada, famoso en la Corte por sus buenos versos y su mala leche”
7
, e l’autore lo
trasforma nel migliore amico di Alatriste. Meritano menzione, inoltre, Lope de
Vega, Luis de Góngora, e un timido pittore chiamato Diego de la Silva, più noto al
mondo come Diego Velázquez.
Insieme a questi personaggi di spicco della storia letteraria e artistica di
Spagna, Pérez-Reverte inserisce efficacemente i suoi leit motiv preferiti: l’eroe (o
antieroe) triste e solitario, i cattivi mascherati, i duelli all’ultimo sangue, i
confronti tra uomini d’onore, le amicizie virili, i prototipi della letteratura
d’avventura; non mancano il Convento dei Carmelitani Scalzi, la Santa
Inquisizione e le laute ricompense in maravedí per i servigi resi. C’è anche una
presenza femminile: Angélica de Alquézar, una fanciulla giovanissima, bionda e
crudele come tutte le donne dei romanzi di Pérez-Reverte: il viso angelico, “la
mirada luminosa y purísima, tan engañosamente limpia, de color idéntico a los
cielos de Madrid”
8
, che farà innamorare perdutamente Íñigo Balboa, narratore
intradiegetico e giovane adolescente che Alatriste ha avuto in custodia.
6
A. y C. Pérez-Reverte, cit., p. 178.
7
Ivi, p. 21.
8
Ivi, p. 63.
14
Tutta la serie è un inno d’amore alla Spagna in declino, oltre che un pretesto
per aprire la magica porta delle fantasie più pure, degli spazi interiori che si
spalancavano all’interno quando l’autore era un ragazzino, e in cui aleggiavano
mondi liberi ed eroici. Quello di Alatriste è un mondo di colori puri, dove si
accompagna l’eroe al suo destino come a un amico di cui non fidarsi mai fino in
fondo, in un rilancio di sfide virile e talvolta un po’ spaccone. Uno scenario
comune a tutti i lettori che, da ragazzi, hanno sognato su un libro di avventure, e
oggi ritrovano quella stessa aria limpida nelle pagine di questo autore nostalgico
della letteratura spagnola contemporanea.
1.2 Il romanzo di cappa e spada e la riflessione post-modernista
I predecessori letterari del Capitano Alatriste sono essenzialmente i romanzi di
cappa e spada di origine francese (a loro volta derivati dalla tradizione celtica),
sottogenere del romanzo storico: dai racconti cavallereschi medievali di Re Artù e
i Cavalieri della Tavola Rotonda a D’Artagnan della trilogia di Alexandre Dumas,
Les Trois Mousquetaires (1844), al barone di Sigognac, ovvero Le Capitain
Fracasse (1862-1863), e al Cyrano de Bergerac dell’omonima opera teatrale di
Edmond Rostand (1897). Quello di cappa e spada è un genere letterario
solitamente ambientato nel tardo Rinascimento, nel periodo dell’Illuminismo o
delle guerre napoleoniche, originariamente contestualizzato nella patria del
secolo, la Francia, e poi estesosi al resto d’Europa, e si svolge solitamente sulla
terraferma. In queste epoche i progressi nel campo della metallurgia avevano
indotto la produzione di armi resistenti, agili e flessibili, in grado di infliggere
gravi ferite penetranti, sottolineando così uno stile vivace e appariscente.
Tra i protagonisti del genere figurano spesso uno o più cavalieri intrepidi,
spadaccini indigenti, smargiassi e spacconi. L’intreccio consiste nel compiere
un’impresa nobile, a favore di un re o di una regina, contro un nemico spietato e
risoluto, spesso in toga, lottando contro una schiera variegata di bravi, spie, sbirri,
tagliagole assoldati e perfidi traditori in un clima di intrighi e di mistero. Questi
romanzi rimpiangono i tempi dell’onore e dei duelli di spada di quell’ideale
15
romantico secondo cui un uomo armato di una sola spada può affrontare i mali
che affliggono il mondo come la tirannia, l’egoismo e l’invidia.
Questo genere letterario ha riscosso enorme successo tra la seconda metà del
XIX secolo e la prima metà del XX, approdando anche alle opere fumettistiche e
cinematografiche basate su tali racconti. Il suo stile selvaggio, disinvolto, ma
anche arguto e divertente, divenne nel XX secolo uno dei più apprezzati generi
cinematografici di Hollywood, soprattutto durante il periodo d’oro di Douglas
Fairbanks, Sr., famoso per le sue interpretazioni di eroi come D’Artagnan e Zorro,
nonché per la sua abilità ad usare la spada. Il genere ha poi seguito gli interessi
della maggior parte del pubblico che amava l’avventura d’evasione, il
romanticismo storico e l’atletismo esuberante, creando quello che sarebbe
diventato il genere d’avventura. Durante gli anni ’60 il genere patì un calo di
popolarità man mano che prendevano piede i film d’avventura e d’azione. Ma le
attuali tendenze dei film d’avventura ne stanno riscoprendo il fascino; tra gli
esempi contemporanei si possono annoverare La maschera di Zorro (1998), la
serie de I Pirati dei Caraibi (dal 2003) e, nel nostro caso, Il destino di un
Guerriero (2006). La saga di Alatriste eredita dalla genealogia letteraria di cappa
e spada tutta una serie di contenuti e di tecniche discorsive: il modo di presentare i
personaggi, lo stile, le strategie narrative, etc. Tutti aspetti, questi, di primaria
importanza per la redazione dei romanzi della serie in questione.
In questo sottogenere letterario è inoltre presente un riflesso di quella
espressione postmoderna e decostruzionista
9
tipica del romanzo storico spagnolo
degli anni ’80 e ’90, dove l’autore impiega una miscela di realtà e finzione per
legittimare la sua invenzione letteraria.
Nello sviluppo dei personaggi, la letteratura postmoderna esplora il
soggettivismo metafisico, passando dalla realtà esterna ad un esame degli stati
interni della coscienza, spesso rifacendosi ad artifici letterari come il flusso di
coscienza di Virginia Woolf e James Joyce. Pérez-Reverte, come molti narratori
postmoderni, rifugge dai personaggi a tutto tondo, privilegiando caratteri
monodimensionali, spesso tratti in modo più o meno esplicito da altre opere
9
Cfr. A. De La Pava, Novela histórico-posmoderna: Re-examinando el referente histórico-
narrativo del Siglo de Oro en cuatro textos de Arturo Pérez-Reverte, University of South Florida,
2008, pp. 20-28.
16
letterarie. Nell’elaborazione dei suoi protagonisti, l’autore spagnolo spesso crea
dei soggetti allegorici o archetipici. In questo possono ricordare certe figure che si
incontrano nelle opere di Franz Kafka, corifeo della letteratura postmoderna.
Esempi di tale tendenza si possono trovare nei racconti di Donald Barthelme o nei
romanzi di John Barth. Riguardo alle modalità di rappresentazione, la letteratura
postmoderna si pone il problema di raccontare una “realtà” che non è più data,
oggettiva, solida come quella postulata dal positivismo del XIX secolo. Il primo
ambito a vedersi profondamente influenzato da questo nuovo approccio è proprio
la storiografia, posto che viene messa in discussione la validità storica di qualsiasi
documento o prova dei fatti accaduti, ritenendo questi delle semplici
rappresentazioni della realtà.
In tale ottica, la narrazione di fatti, personaggi e periodi storici nell’opera di
Pérez-Reverte raggiunge alti livelli di successo, avendo lo scopo di dare al lettore
una chiave di lettura ben precisa del periodo storico in cui si ambienta e ben
diversa da quella delle fonti ufficiali. Questa tecnica sarà per l’autore uno
stratagemma proteso a svelare la realtà socio-politica (e al contempo letteraria)
della Spagna di fine XX secolo e inizio XXI: una storia, quella attuale, che
ripropone le stesse problematiche del XVII secolo. Grazie a un uso efficace che
Pérez-Reverte fa della satira, di personaggi reali e fittizi e di episodi realmente
accaduti in quegli anni, egli offre al lettore una visione critica e pluralistica di una
storia di cui forse non si conosceranno mai tutti i risvolti.
Sebbene la saga di Pérez-Reverte ruoti attorno al personaggio eroico (o anti-
eroico) di Alatriste, la voce narrante è quella del giovane Íñigo Balboa, una sorta
di narratore-attore che ricorda in forma di racconto la vita piena di rischi del
protagonista in questo momento assai critico della storia di Spagna. La morte
prematura del padre di Íñigo, amico fedele di Alatriste, sarà il vincolo e il legame
paterno che si viene a creare tra il protagonista e il ragazzo, di cui Alatriste si
prenderà cura finché non diventerà adulto. La narrazione diventa in alcuni punti
così intima e personale da sembrare un’autobiografia, un’alternanza molto
efficace tra il dato storico personale e quello ufficiale che consente all’autore di
elaborare giudizi e opinioni, talvolta in modo sarcastico e umoristico, sulla storia
ufficiale spagnola. Il racconto di Íñigo è dunque un tessuto che filtra la trama dei