V
Prima di occuparmi di come è articolato il lavoro vorrei soffermarmi sulle fonti. Una
volta stabilito l’argomento, l’obiettivo da portare avanti ed i limiti entro cui
delinearlo, sono passata alla raccolta del materiale necessario per conoscere più
approfonditamente ciò di cui mi sarei occupata. La raccolta delle fonti è stata molto
difficile soprattutto per la scarsità delle fonti stesse. In italiano non ho potuto trovare
alcun lavoro specifico su al-Azhar, né una monografia né un saggio. Le uniche fonti
in italiano sono quattro articoli rispettivamente di Isabella Camera d’Afflitto e di
Giuseppe Contu. Ho voluto citarli perché per me sono stati veramente molti
importanti ed utili. Per quanto riguarda le fonti in lingua straniera le bibliografie
maggiori sono in inglese e francese. Molti gli articoli su riviste scientifiche, mentre
sono comunque scarse le opere specifiche sull’argomento. Ho potuto notare che
interventi su al-Azhar sono presenti in saggi o che affrontano le istituzione arabo-
musulmane al livello generale oppure che si occupano dei processi di riforma
dell’Egitto in epoca moderna. Mi sento, infine, di dover specificare che tra le fonti
non ho volutamente citato quelle in arabo che, soprattutto a partire dagli ultimi
quarant’anni, con l’affermarsi del nazionalismo egiziano, sono tantissime. Da questo
punto di vista risulteranno dei limiti, in quanto, non conoscendo l’arabo, non ho
potuto consultare e conoscere gli autori egiziani e musulmani che si sono occupati
dell’argomento. In un primo tempo ho anche pensato di farmi tradurre il materiale in
arabo, ma, a parte la grande mole di materiale esistente, ho preferito studiare ed
approfondire bene le fonti nelle lingue che conosco (inglese e francese), dedicandomi
completamente ad esse.
Passando alla struttura della tesi, il lavoro è articolato in tre parti. La prima parte
ripercorre la storia di al-Azhar a partire dalla sua fondazione sotto la Dinastia dei
Fatimidi fino all’occupazione inglese. Viene così ripercorsa tutta la storia dell’Egitto
musulmano fino al periodo della colonizzazione. Questa parte è volutamente
settoriale, suddivisa per dinastie, perché a seconda di chi ha detenuto il potere al-
Azhar ha svolto e mantenuto un ruolo differente. Dopo la dinastia fondatrice, sia della
città de Il Cairo che della stessa al-Azhar, i Fatimidi, troviamo la Dinastia Ayyubide
VI
di Saladino, poi la Dinastia dei Mamelucchi, gli “schiavi-soldati”, infine i Turchi
Ottomani, sotto i quali l’Egitto perde la sua indipendenza e diventa una delle
province dello sterminato Impero della Sublime Porta. La parte si conclude con
l’occupazione, questa volta oltre che straniera anche “infedele”, prima francese e poi
britannica, durante la quale emerge la figura del primo leader nazionalista egiziano
moderno, il Khedive Muhammed ‘Ali.
La seconda parte continua il percorso cronologico dell’Egitto, ma, allo stesso tempo,
affronta l’aspetto più propriamente giuridico-normativo, quello delle riforme.
Storicamente è un momento chiave per il paese: viene presentato il passaggio
dell’Egitto prima da colonia inglese, poi Monarchia indipendente, infine a
Repubblica, inizialmente sotto la guida degli Ufficiali Liberi successivamente del
solo Nasser. Per quanto riguarda nello specifico al-Azhar, è un momento
fondamentale per l’antica istituzione: per la prima volta nella sua storia, sia per spinte
interne che per fattori esterni, sente la necessità di rinnovarsi e modernizzarsi, di
affacciarsi al mondo moderno pur non perdendo la sua tradizione millenaria. È il
momento in cui al-Azhar viene in contatto con la cultura, le discipline, i metodi di
studio provenienti dall’estero, dall’occidente. È il periodo in cui gli stessi ulamà’,
anche se è importante ricordare non tutti, sentono la necessità di adeguare al-Azhar
alle università del mondo occidentale senza perdere il proprio prestigio religioso. Una
spinta importante viene anche dalla fondazione, nel 1908, dell’Università de Il Cairo:
per la prima volta nella sua storia al-Azhar perde il primato della formazione
culturale nella sua stessa città. È un periodo, come si vede dalle numerose leggi di
riforma, molto travagliato e difficile, ma che ha anche visto nascere la concezione di
al-Azhar non solo come moschea e guida dell’Islam sunnita, ma anche come
università, intesa nel senso moderno del termine. A partire dal 1892 sono stati avviati
diversi progetti di riforma, culminati con la legge n. 103 del giungo 1961 di Nasser.
L’aspetto particolare, che mi ha lasciata un po’ stupita, riguarda le fonti da me
raccolte. Mentre, per quanto riguarda i progetti di riforma prima del 1961 sia riuscita
a trovare materiale esauriente e, in alcuni casi, le leggi per intero al completo, per la
VII
legge n. 103 del ’61 ho avuto maggiori problemi. Vista l’importanza e la portata che
ha rappresentato per al-Azhar questa riforma nasseriana ero convinta che, se non in
italiano, fosse stata tradotta almeno in inglese o in francese. Invece sono riuscita a
trovare solo alcuni articoli, in entrambe le lingue, nei quali veniva spiegato il perché e
le conseguenze di questa riforma, ma con pochissimi articoli riportati dall’arabo. Ho
deciso così, grazie all’aiuto di un’amica egiziana (che preferisce rimanere anonima
visto che lavora per un’organizzazione internazionale) di far tradurre l’intero testo
della legge n. 103 dall’arabo all’italiano, in tutto 101 articoli. La legge si trova alla
fine della tesi come Appendice. Credo che possa tornare utile sia per chi voglia
approfondire le riforme di Nasser dell’estate 1961 sia per chi voglia portare avanti
delle ricerche sulla stessa Azhar.
La terza ed ultima parte è suddivisa a sua volta in due sezioni. Nella prima viene
completato il percorso storico di al-Azhar da dopo la riforma nasseriana fino ai nostri
giorni. Ho cercato soprattutto di mettere in risalto il rapporto, sempre tra
cooperazione e conflitto, tra al-Azhar ed il governo egiziano. Sono giunta alla
conclusione di come, se sotto Nasser e Sadat al-Azhar sia stata un semplice organo al
servizio dello stato, con Mubarak e l’emergere della violenza estremista al-Azhar sia
diventata una forza politica non solo autonoma, ma anche forte ed in grado di
esercitare pressioni sullo stesso governo egiziano. Due sono gli avvenimenti storici
sui quali mi sono soffermata: gli Accordi di Pace di Camp David tra Egitto ed Israele
del 26 marzo 1979 e la Conferenza Internazionale su Popolazione e Sviluppo tenutasi
a Il Cairo nel 1994. Ho poi voluto proporre, per una maggiore comprensione della
Azhar di oggi, un confronto tra il penultimo Sceicco di al-Azhar, Jad al-Haqq, e
l’attuale Sceicco, Tantawi. Sono emerse sia somiglianze che differenze. La sezione si
conclude con una parte dedicata al rapporto, sempre conflittuale, tra al-Azhar e gli
intellettuali egiziani ed una parte dedicata a come oggi quest’istituzione affronti il
tema della censura dei mezzi di informazione. La scelta di questi due argomenti è
dovuta al fatto che da sempre al-Azhar non solo è guida religiosa, ma anche sociale e
culturale. La seconda sezione, che conclude la terza parte, getta uno sguardo su come
VIII
attualmente è organizzato e strutturato il settore dell’università. Questa vuole essere
una sorta di “guida” all’università di al-Azhar, dove vengono descritti i principi
guida, l’organizzazione al vertice e la composizione del corpo accademico, il metodo
di insegnamento ed i titoli di studio assegnati, come sono strutturate le facoltà che
compongono l’università e le altre strutture ad essa collegate, come la biblioteca e le
case per gli studenti.
A lavoro concluso ne emerge un’istituzione che definire semplicemente “religiosa”
appare riduttivo. L’influenza di al-Azhar nella vita politica dell’Egitto è consolidata e
sempre crescente, così come le sue posizioni in ambito socio-culturale sono un punto
di riferimento per i paesi arabi e per i musulmani di tutto il mondo. La cosa che
maggiormente sorprende è come un’istituzione antica più di mille anni, che ha visto
alternarsi alla guida dell’Egitto dinastie musulmane, colonizzatori stranieri, colpi di
stato e presidenti eletti più o meno democraticamente, sia sempre riuscita a
mantenere, da una parte, il proprio prestigio come guida religiosa e, dall’altra, una
posizione molto particolare con chiunque sia salito al potere in Egitto. In al-Azhar la
tradizione dell’Islam “delle origini” ed il rinnovamento in base alle esigenze politiche
del tempo sembrano convivere perfettamente. Viene da pensare che, sebbene
caschino gli imperi ed i presidenti muoiano, al-Azhar continui a rimanere il faro
dell’eredità religiosa islamica.
Vorrei ringraziare il Prof. Piccinelli, il mio relatore, e la Dott.ssa Parisi, la mia
correlatrice, non solo per la disponibilità ed i consigli, ma soprattutto perché mi
hanno lasciato la possibilità di portare avanti liberamente le mie idee ed il mio lavoro.
Credo che dopo tanti esami ed anni passati a studiare poter scegliere un proprio
progetto, portarlo avanti e vederlo terminato sia molto gratificante.
Questa tesi è per Elisa, mia madre e mio padre.
PARTE I
2
La Dinastia dei Fatimidi
La fondazione di al-Azhar.
La dinastia dei Fatimidi, la cui genealogia è quantomai controversa,
1
prende il nome
dalla figlia del Profeta, Fatima. Appartengono al ramo degli Ismaeliti o Sciiti
Settemani che, costretti alla clandestinità dal Califfato Abbaside sunnita di Baghdad,
sono costretti alla fuga in Siria e Palestina, dove da lì giungono in Ifriqiya (l’attuale
Tunisia) tra il 901 ed il 903. Qui Ubaydallah, primo Califfo della dinastia, che nel
909 assume il titolo di al-Mahdi (il Messia), fonda nel 920 la prima capitale, al-
Mahdiyya, vicino all’odierna Tunisi, e pone termine alla dinastia semindipendente
degli Aghlabiti.
2
Bisognerà però aspettare fino al 969 con al-Mu’izz, quarto Califfo della dinastia,
perché il generale al-Jawhar riesca ad entrare ad al-Fustat, antica capitale dell’Egitto.
3
Egitto che fino ad allora era stato governato da due brevi dinastie satelliti di quella
abbaside, i Tulunidi (868-905) e gli Ikhshididi (905-969).
4
Come riportato dallo
storico arabo al-Suyuti, era martedì 17 del mese di Shabab dell’anno 358 (calendario
lunare musulmano). Il generale al-Jawhar, di origine greca, era nato intorno al 912;
aveva il nomignolo al-Siqilli perché era nato o cresciuto in Sicilia ed era anche
chiamato al-Katib perché servì come segretario prima di avere un carico nell’esercito.
Scelse come stendardo dell’esercito fatimida una bandiera bianca, in contrasto a
quella nera degli Abbasidi. Fin dalle origini, quindi, la dinastia dei Fatimidi, sciita, si
presenta in opposizione a quella Abbasidi di Baghdad, sunnita. La prima spettacolare
azione fu la fondazione di una nuova capitale, al-Qahira, la “Vittoriosa”, dove nel
970 fu posta la prima pietra di al-Azhar,
5
che ne diventò la moschea assembleare. La
moschea assembleare, o moschea jami’, è la moschea principale nelle città islamiche
1
B. Scarcia Amoretti. Il mondo musulmano. Quindici secoli di storia. Roma, 1998, p. 84, nota 37.
2
B. Scarcia Amoretti. Il mondo musulmano. Quindici secoli di storia. Roma, 1998, p. 85.
3
B. Scarcia Amoretti. Il mondo musulmano. Quindici secoli di storia. Roma, 1998, p. 85.
4
I. M. Lapidus. La diffusione delle società islamiche. Secoli X-XIX. Torino, 1988, vol. 2, p. 113.
5
B. Scarcia Amoretti. Il mondo musulmano. Quindici secoli di storia. Roma, 1998, p. 85.
3
perché in essa la comunità si riunisce per la preghiera del venerdì, giorno sacro
nell’Islam. Questa discendenza fu la ragione per cui essi pretesero di essere i veri
successori del Profeta, gli unici ad avere l’investitura divina per poter governare la
teocrazia dell’Islam, piuttosto che gli Abbasidi. È importante notare come, fin
dall’inizio, l’appartenenza genealogica per i Fatimidi determini la legittimità del
potere politico.
Non si sa con certezza perché la nuova capitale fu chiamata così.
6
Il nome completo
della città era al-Mandinah al-Qahira al-Muzziyah (la città conquistata di al-Mu’izz),
poi abbreviato in al-Qahira. Intorno a questo nuovo quartiere furono costruiti un
fossato ed un muro di mattoni per la difesa. Il recinto era diviso da un viale centrale
(Qasabat al-Qahira), sulla parte est c’era il palazzo fortificato per il sovrano. Ad ogni
tribù berbera di soldati fu assegnato un accampamento e, a sud del palazzo, Jawhar
scelse il posto per costruire al-Azhar. Secondo una tradizione
7
della comunità
ismaelita in Siria e secondo una nota dello storico arabo Qalqashandi
8
, la città fu
chiamata così perché fu concepita come la base per l’inizio della “vittoriosa
conquista” dei Fatimidi sul Califfato Abbaside e per l’unificazione delle terre
islamiche sotto il loro regno. Secondo una tradizione più popolare, quando il generale
al-Jawhar cominciò a costruire la nuova città lasciò che i suoi astrologhi tirassero una
corda per segnalare quando gli astri fossero stati favorevoli. Quando un corvo si
sedette sulla corda la gente lo chiamò al-Karihah (Sfortuna), ma più tardi al-Muizz
cambiò la pronuncia in al-Qahira. Secondo un’altra tradizione, quando si stava
costruendo la città il pianeta Marte, al-Qahir, era nell’ascendente, gli astrologi perciò,
avendo il desiderio di rispettare l’augurio, convinsero il Califfo a chiamare la città
come il pianeta.
6
G. Contu. “L’organizzazione degli studi nell’Università egiziana di al-Azhar” in Orientalia Karalitana, Cagliari, 2000,
n. 6, p. 49, nota 2.
M. M. Ramadan. Dawr al-Azhar fi-‘l-haya al-misriyya. Il Cairo, 1986, p.24, note 6 e 7.
7
M. Taghri-Birdi. Al-Nujum al-Zahirah fi Muluk Misr wa’l-Qahirah. Il Cairo, 1929, vol. IV, pp. 34-35.
K. A. C. Creswell. The Muslim architecture of Egypt. Londra, 1933, vol. I, pp. 21-23.
8
al-Qalqashandi. Subh al-A’sha. Il Cairo, 1922, vol. III, p. 349.
4
Ancor prima che la nuova capitale fosse compiuta, al-Jawhar iniziò ad erigere la
moschea assembleare. Il nome originale era la Moschea del Cairo, ma circa un secolo
dopo un nuovo nome rimpiazzò il vecchio. Questo nuovo nome era al-Jami’ al-
Azhar. La costruzione fu avviata un sabato dell’aprile 970 e terminata il 22 giugno
972. Secondo il calendario musulmano, fu iniziata il 24 del mese di Jumada al-Ula
del 359 e terminata nel mese del Ramadan del 361. Nella cupola sopra gli archi c’era
la seguente iscrizione:
“Nel nome di Allah, il Misericordioso, il Pietoso; secondo il comando della sua
costruzione dal servo di Allah, il Suo governatore abu-Tamim Maadd, l’Imam Muizz
li-Din Allah, Amir al-Muminin, per il quale e per i suoi illustri antenati e figli che ci
sia la benedizione di Allah: con la mano del suo servo al-Jawhar nell’anno 360.”
9
Il nome lungo ed il titolo onorario in questa iscrizione si riferiscono al Califfo a cui se
ne deve la costruzione, al-Muizz.
Al-Azhar rappresentò da subito qualcosa di più che un luogo locale di culto; non era
una semplice moschea, ma la moschea assembleare della nuova capitale dei Fatimidi.
Quando un generale musulmano conquistava un territorio e stabiliva una sede di
presidio, veniva costruita una jami’ ufficiale per l’assemblea ed il culto. Era in questo
edificio che il comandante predicava e faceva le proclamazioni durante le preghiere
del venerdì. Più di una volta ogni settimana c’erano le sessioni di corte nei colonnati
e le riunioni per le decisioni sugli accordi per le tasse. Gli archivi erano tenuti nelle
parti interne dell’edificio, mentre le lezioni erano svolte nel santuario e nel cortile. I
fedeli usavano spesso il santuario per le cinque preghiere giornaliere e per imparare a
memoria il Corano. Grandi congregazioni si riunivano per le preghiere del venerdì e
durante le festività, o per cercare rifugio e conforto nei tempi di sofferenze. Le
moschee di Amr ibn-al-As e ibn-Tulun nelle parti vecchie della città erano edifici di
questo tipo. Al-Jawhar seguì la procedura abituale quando fece costruire al-Azhar per
essere utilizzata come jami’ ufficiale della nuova capitale.
9
al-Maqrizi. Kitab al-Khitat al-Maqriziyah. Il Cairo, 1906, parte II, p. 180 e parte IV, pp. 49-55.
5
Come non si è certi sull’origine del nome scelto per la città, così non si è certi
neanche del perché l’edificio venne chiamato al-Azhar. La parola significa “la più
brillante”.
10
È probabile che quando i discendenti di al-Muizz fecero costruire un
certo numero di nuove moschee a Il Cairo, il nome originale, Moschea del Cairo, era
troppo generico per rimanere in uso. Allo stesso tempo l’edificio era talmente
brillante nelle serate di festa che un nome come “la più brillante” sembrò appropriato.
Aspetto ancora più importante, il fatto che, per i Fatimidi, Fatima, la figlia del Profeta
dalla quale asserivano di discendere, aveva il nomignolo al-Zahra. In suo onore i loro
palazzi furono chiamati al-Quasar al-Zahara e la nuova moschea assembleare, in
assonanza con il suo nomignolo, al-Azhar.
L’anno dopo che al-Jawhar ebbe portato a termine la costruzione di al-Azhar il
Califfo al-Muizz arrivò in Egitto dal Nord Africa. Nel 973 raggiunse Alessandria,
dove gli ufficiali gli diedero il benvenuto vicino al sito dell’antico faro. Cinquecento
cammelli portarono il suo oro ed i suoi tesori nella nuova capitale. Quando il Califfo
raggiunse Il Cairo al-Jawhar lo incontrò e baciò la terra ai suoi piedi. Dopo aver
trascorso tre giorni sulle rive del Nilo, al-Muizz andò al grande palazzo preparato per
lui, vestito di seta verde decorata con gioielli. Si presentò ai suoi sottoposti come un
discendente scelto direttamente dal Profeta, come un capo religioso piuttosto che
come un sovrano politico, a conferma di come l’elemento religioso venisse
esplicitamente utilizzato dai sovrani fatimidi per l’affermazione del loro potere
politico.
Anche se i Fatimidi furono accusati di essere irrispettosi ed eretici dai musulmani
sunniti, si rivelarono molto religiosi secondo il proprio sistema. Cercarono di
sopprimere la prostituzione, l’eccessivo ricorso alla poligamia, la sodomia ed il
linguaggio osceno che minacciavano le comunità musulmane. Anche se le vinerie in
teoria venivano utilizzate solo dai cristiani e dagli ebrei, esse venivano chiuse prima
del tramonto. Dobbiamo infatti ricordare come nell’Islam l’identità religiosa, tra
10
G. Contu. “L’organizzazione degli studi nell’Università egiziana di al-Azhar” in Orientalia Karalitana. Cagliari, 2000,
n. 6, p. 49, nota 3.
Enciclopedie de l’Islam. Parigi, 1975, p. 837, « Al-Azhar ».
6
sunniti e sciiti, sia elemento fondamentale non solo di appartenenza, ma anche, cosa
più importante, di differenza.
Durante le festività del Ramadan o Id al-Fitr, dell’anno 973, il Califfo al-Muizz stesso
intitolò di nuovo al-Azhar come moschea assembleare ufficiale della sua nuova
capitale. Egli condusse anche una memorabile funzione nella moschea il primo
giorno del mese del calendario lunare, al-Muharram, dopo la quale tornò al suo
palazzo insieme ai suoi quattro figli, vestito in cotta di maglia, su stalloni arabi e
scortato da elefanti. Le sale per il banchetto del nuovo palazzo vennero in seguito
aperte alla gente della città, che mangiò al tavolo del Califfo. Al-Azhar era illuminata
talmente bene per queste serate di festa che il Califfo al-Muizz fece costruire la
“Torre di guardia di al-Azhar” sul muro del suo palazzo. Anche fisicamente quindi,
fin dalla sua costruzione, al-Azhar fu vicina ai palazzi del potere, segno, anche
questo, dello strettissimo legame che la legava ai sovrani fatimidi. Sfortunatamente
al-Muizz godette della vista di al-Azhar solo per un breve periodo, visto che morì nel
975 a soli quarantanove anni. Gli successe il figlio diciannovenne al-Aziz, che
governò fino a 996. Uno scrittore arabo ha potuto dire di questo nuovo Califfo che
“contro le ombre fuggevoli (del fantoccio Abbaside) la splendida Dinastia dei Califfi
Africani si distingue. Il più brillante di questi Califfi fu al-Aziz. Robusto, di aspetto
bruno, con capelli sul rosso e grandi occhi blu, un cacciatore intrepido, conoscitore di
cavalli e pietre preziose, egli è il primo esempio di quella cavalleria saracena con
grande cuore, che fece una così grande e durevole impressione su di noi nell’ovest.”
Dal Marocco agli affluenti dell’Eufrate e fino al sud della Penisola Arabica, era
riconosciuto come il legittimo successore del Profeta. Anche se lui aveva per visir
ufficiale un cristiano ed una moglie russa, i cui fratelli erano i patriarchi di
Alessandria e Gerusalemme, al-Aziz non trascurò al-Azhar, che durante il suo regno
non solo continuò ad essere la moschea assembleare della nuova Capitale, ma ne
divenne anche il centro d’istruzione e di sviluppo giuridico.
7
I primi corsi giuridici.
Quando i Fatimidi conquistarono la valle del Nilo, la dinastia che misero sotto il loro
dominio, quella degli Ikhshididi, era sunnita. Dal momento che non osavano
offendere gli abitanti delle zone, si trattennero dal minacciarli in modo oppressivo a
convertirsi. Al contrario, cercarono di conquistarli attraverso la loro ideologia ed il
loro sistema di propaganda. Uno dei modi principali per promuovere il prestigio dei
Fatimidi, infatti, fu attraverso il loro sistema giudiziario, che si diffuse con la loro
ideologia. Perciò, quando il Califfo al-Muizz conquistò l’Egitto, volle istruire giuristi
capaci di persuadere la gente a sostituire i vecchi codici sunniti dei Tulunidi e degli
Ikhshididi con la legge sciita dei Fatimidi, inviando alcune autorità giuridiche
dall’Africa del Nord alla nuova capitale de Il Cairo. Tra questi giuristi ce n’erano due
particolarmente importanti in quell’epoca. Uno di loro era il giudice abu-Hanifah al
Nu-man ibn-Muhammed, che nacque nel X secolo e crebbe nella città santa di
Qayrawan, nell’attuale Tunisia. Dopo aver studiato sia il codice giuridico sunnita che
quello sciita, entrò a servizio dei Fatimidi, operando prima come giudice di provincia
e dopo come giudice-capo del Califfo al-Muizz. Egli andò nella nuova città per dare
consigli sulla riorganizzazione del sistema giudiziario in Egitto. Morì poco prima che
al-Muizz stesso morisse, lasciando il figlio Alì al suo posto come autorità giuridica
principale nel regno. L’altro grande giurista era ibn-Killis. Ebreo di Baghdad lavorò
come commerciante a Damasco fino al 946, quando per qualche ragione fuggì in
Egitto. Divenne un ricco uomo d’affari e fu impiegato dalle autorità come aiuto per le
transazioni del governo. Dopo aver studiato segretamente le leggi musulmane
abbracciò l’Islam nel 967, ciò gli consentì di diventare un alto ufficiale nel governo
locale. Fu soltanto al momento della conquista dei Fatimidi dell’Egitto che ibn-Killis
andò alla corte di al-Muizz e persuase il Califfo ad invadere l’intera valle del Nilo.
Dopo l’invasione ibn-Killis divenne influente nella riorganizzazione degli affari
interni dell’Egitto, fino alla sua morte nel 990 o 991. Fu un grande studioso ed uomo
di cultura, scrisse libri sulle letture del Corano, sulla giurisprudenza, sull’etica e
8
sull’igiene. Uomini di cultura di tutti i tipi si recavano da lui per essere istruiti ed egli
impiegò un gruppo di scrivani per copiare i libri delle materie in cui era interessato.
Quando al-Muizz morì ed al-Aziz lo sostituì, il giovane Califfo dipendeva da Ali ibn-
al-Numan per lo sviluppo del sistema giudiziario e diede un notevole aumento di
potere a ibn-Killis che finalmente divenne il visir del Califfo. Durante i primi anni del
regno di al-Aziz i sunniti continuarono con il lavoro di istruzione nelle moschee nelle
parti più vecchie della città (le moschee di Amr ibn-al-As e di ibn-Tulun), mentre gli
studi sciiti dei Fatimidi venivano condotti a palazzo. Presto comunque sia il giudice
Ali ibn-al-Numan sia l’influente visir ibn-Killis si attivarono affinché nella nuova
moschea di al-Azhar venisse insegnato e diffuso esclusivamente il credo sciita della
dinastia al potere.
Lo storico al-Maqrizi dà un resoconto di come questi due personaggi avviarono
l’istruzione superiore presso al-Azhar:
“Durante il mese di al-Safar dell’anno 365 (ottobre 975) il giudice Ali ibn-al-Nu’man
incontrò a Jami’ al-Qahirah, conosciuta come al-Jami’ al-Azhar, persone a cui dettò
estratti di leggi di suo padre, basati sulle pratiche dei discendenti del Profeta. Questo
estratto si intitolava “Il Compendio” (al-Iqtisar). L’affluenza era grande ed i nomi dei
presenti dovevano essere annotati. Quando poi Ya’qub ibn-Killis amministrò il
visirato per al-Aziz… il figlio di al-Muizz, egli stabilì luoghi alla sua corte per
studiosi che erano uomini di lettere, poeti, autorità legali e teologi, assegnando borse
per tutti. Compose libri sulla giurisprudenza e sugli incontri del martedì, che erano
frequentati sia da studiosi di legge sia da teologi e studenti che erano impegnati in
dibatti. Condusse anche gli incontri del venerdì, nei quali egli stesso lesse le sue
composizioni e che erano frequentati da giudici, studiosi di giurisprudenza, recitatori,
studiosi di grammatica e delle Tradizioni.”
11
Dopo aver parlato di un libro di testo che ibn-Killis scrisse, “L’Epistola del Visir
sulla Giurisprudenza Sciita” (Al-Risalah al-Waziriyah fi’l-Fiqh al-Shi’i), al-Maqrizi
continua nel racconto: “Al-‘Aziz… fissò i compensi per tutte le autorità che
11
al-Maqrizi. Kitab al-Khitat al-Maqriziyah. Il Cairo, 1906, parte IV, pp. 156-157.
9
frequentavano le lezioni del visir, garantendo loro lo stipendio mensile di cui avevano
bisogno. Egli ordinò anche di far avere degli spazi vitali oltre al-Jami’, dove il
venerdì si formò un circolo dopo la preghiera del mattino e fino a quella della sera.
Ricevettero uno stipendio annuale dal patrimonio del visir, essendo in numero di
trentacinque. Il giorno dell’Id al-Fitr, al-Aziz aveva l’abitudine di dar loro vestiti e
anche muli da cavalcare.” Con queste parole al-Maqrizi descrive la fondazione
dell’istruzione superiore all’interno di al-Azhar. I quartieri abitativi furono costruiti
nel 988 d.C.
Al-Qalqashandi dà un resoconto un po’ diverso quando cita una prima autorità,
dicendo che: “il visir ibn-Killis chiese ad al-Aziz di provvedere al mantenimento per
un gruppo di studiosi e di dare a ciascuno di loro un stipendio sufficiente per vivere.
Costruì per loro un cortile vicino al-Jami’ al-Azhar ed il venerdì formarono un
circolo, alla moschea dopo le preghiere, per discutere di giurisprudenza. Abu-al-
Ya’qub, giudice di al-Khandaq, presiedette il circolo e la sessione fino all’ora che
seguiva le preghiere pomeridiane. C’erano trentasette persone.”
12
Due anni dopo ibn-
Killis persuase il Califfo a costituire delle classi “universali” (in arabo jami’ah)
13
, e
ciò fu forse dovuto sia all’ammissione di altri studenti rispetto al gruppo originale, sia
all’adozione di un programma completo di studi da fare al posto del corso originale di
giurisprudenza. Fu durante l’anno musulmano 378 che si iniziò a studiare legge e a
vivere ad al-Azhar.
Le caratteristiche dell’ideologia dei Fatimidi.
Sembra che ci siano state due ragioni principali per organizzare degli studi avanzati
ad al-Azhar. La prima, era insegnare alle autorità locali come introdurre il sistema
giuridico dei Fatimidi al posto dei codici sunniti. L’altra, era educare agenti di
propaganda ad acquisire proseliti per la causa dei Fatimidi. Questa particolare
educazione si rivelava necessaria perché per diversi aspetti l’ideologia sciita fatimida
12
al-Qalqashandi. Subh al-A’sha. Il Cairo, 1922, vol. III, p. 367.
13
A. H. Yunus e U. T. Yunus. Al-Azhar, Il Cairo, 1946, p. 73.
M. al-Khaffaji. Al-Azhar fi Alf ‘Am. Il Cairo, 1954, vol. I, p. 24.
10
era diversa da quella sunnita abbaside. Quando, per esempio, i sunniti volevano
interpretare un passaggio ambiguo nel Corano, essi utilizzavano i detti dei Compagni
del Profeta, oltre a quelli del Profeta stesso e dei suoi familiari. I Fatimidi invece
rifiutavano di onorare i detti dei Compagni, considerando come degni di autorità solo
quelli pronunciati dal Profeta e dai membri della sua famiglia, cioè di Alì, cugino e
genero del Profeta. È importante notare come i Fatimidi pongano la loro discendenza
diretta dalla famiglia del Profeta alla base della loro ideologia.
Inoltre c’erano alcuni aspetti del credo dei Fatimidi talmente diversi dalle pratiche
sunnite che fu necessario istruire personale dedicato alla loro comprensione.
In primo luogo abbiamo la dottrina dell’Imamato, che per alcuni aspetti era simile
alla teoria del diritto divino di regno sostenuto da molti popoli dell’antichità. Il
concetto più importante della giurisprudenza dei Fatimidi era il diritto divino
dell’Imam sul governo della teocrazia dell’Egitto, per via della discendenza diretta
con la figlia del Profeta, Fatima. Grazie a quest’aurea di santità fu possibile chiedere,
ed ottenere, una grande sottomissione e fedeltà alla popolazione, a differenza della
maggior parte degli altri territori musulmani sunniti. Proprio perché discendenti dalla
figlia del Profeta (appartenenza genealogica) erano gli unici ad avere il diritto a
governare (legittimità politica). I sovrani fatimidi si tennero in disparte, facendosi
vedere dai propri sudditi solo in particolari occasioni religiose e sempre seguiti da un
vasto alone di sacralità. È importante, infatti, qui ricordare come i Fatimidi elaborano
sistema religioso con veri e propri cerimoniali di costruzione della loro dimensione
sacrale: venivano celebrati appositi rituali attraverso i quali si riconfermava
l’investitura divina del Califfo Fatimida e dei membri appartenenti alla sua famiglia.
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Una seconda caratteristica dell’Islam sciita era l’infallibilità dell’Imam. I discepoli
del Profeta raccontano che egli aveva ricevuto due tipi di conoscenza. Uno era la
Rivelazione (al-Zahir), data pubblicamente sotto forma del Corano. L’altra forma era
un particolare tipo di comprensione privata, rivelata al Profeta per essere usata in
modo personale piuttosto che proclamarla ai suoi seguaci (al-Batin). Quando il
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F. Remotti. Luoghi e corpi: antropologia dello spazio, del tempo e del potere. Torino, 1993.