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Mundell osserva che la rinuncia allo strumento monetario non sar costosa se una
volta verificatosi uno shock asimmetrico (principale fonte di squilibri all interno
di un unione monetaria) esistono dei meccanismi automatici di aggiustamento. Gli
shock asimmetrici sono disturbi economici causati da variazioni della domanda,
dell offerta o anche da cambiamenti nella politica monetaria. Colpiscono i paesi
con diversa intensit provocando periodo di crisi c on variazioni dell occupazione,
della produttivit e dell inflazione. In un unione monetaria se gli shock sono
asimmetrici s incontrano maggiori difficolt nel ri uscire ad eliminarli, dato che la
politica monetaria, essendo unica per tutti, diventa inefficace. Per spiegare la sua
teoria l autore esegue un analisi prendendo in cons iderazione due paesi che
adottano sia un sistema di cambi flessibili sia un sistema di cambi fissi e che sono
colpiti da uno shock di domanda asimmetrico che crea cioŁ livelli differenti di
produzione, prezzi e occupazione al loro interno. Mundell Ł cos arrivato a
sostenere che per avere un area valutaria ottimale gli strumenti ideali sono
rappresentati da un alta flessibilit dei salari e di mobilit dei lavoratori che in
questo modo riescono a riportare il sistema in equilibrio senza creare ulteriori
danni all economia di tutti i membri. Inoltre ha concluso che la dimensione ottima
deve coincidere con l area in cui le autorit di po litica economica sono in grado di
avere influenza per risolvere le eventuali crisi di natura simmetrica.
McKinnon considera come parametro fondamentale il grado di apertura di
un paese al commercio internazionale; maggiore Ł questo parametro, maggiore
saranno i benefici derivanti dall adesione ad un ar ea valutaria dato che ci sarebbe
un maggiore legame tra i membri, migliorando cos i rapporti, e l andamento
dell economia sarebbe piø simile. McKinnon inoltre afferma che si reputa
importante anche la mobilit dei fattori produttivi per non solo a livello
geografico (come affermava Mundell), ma soprattutto a livello inter-industriale
grazie alla quale si possa spostare un tipo di produzione verso il paese che ha
subito una crisi.
Kenen invece, in contraddizione con McKinnon, afferma che se un paese
diversifica la produzione interna ci sar convenien za ad entrare in un area
monetaria dato che la diversificazione produttiva sarebbe da sola in grado di
annullare gli effetti di shock asimmetrici, al contrario della specializzazione che
3
renderebbe maggiormente diversa la struttura produttiva causando quindi disturbi
piø frequenti. Kenen considera anche un aspetto che gli altri autori hanno
trascurato e cioŁ la questione di un sistema fiscale quale strumento di
redistribuzione del reddito in conseguenza di shock asimmetrici, che deve avere la
stessa sfera d influenza della politica monetaria. Egli concorda con Mundell sulla
necessaria presenza di una mobilit dei fattori pro duttivi elevata, anche se non la
reputa una condizione di primaria importanza.
Nuovi sviluppi delle teorie AVO
Il secondo capitolo tratta inizialmente le argomentazioni di altri economisti
che hanno enunciato il loro pensiero, trovando nuovi meccanismi utili a riportare
l equilibrio della bilancia dei pagamenti. In particolare Fleming (1971) afferma
che vi Ł la necessit di raggiungere una certa somiglianza dei tassi d inflazione tra
tutti i paesi aderenti all area monetaria. La ragione Ł legata al fatto che differenze
in tal senso provocano differenze nella competitivit . Inoltre differenti livelli di
inflazione sono indice di atteggiamenti dissimili per quanto riguarda le politiche
del lavoro, sociali ed economiche; in altre parole le autorit nazionali devono
avere preferenze anti-inflazionistiche comuni.
Ingram (1969) considera invece un requisito indispensabile per un area
valutaria la presenza di un mercato finanziario perfettamente integrato, cos da
rendere piø semplici ed efficaci trasferimenti di capitale (a prestito) verso gli Stati
in difficolt . Si eliminerebbero in questo modo il rischio di cambio, provocando
perci maggiori investimenti sia azionari che obbli gazionari verso l estero. Lo
strumento principale in questo caso Ł il tasso d interesse che sostituisce le
fluttuazioni del tasso di cambio nel riportare in equilibrio la bilancia dei
pagamenti in seguito per a shock temporanei. Ultim o criterio riscontrato Ł il
bilancio fiscale centralizzato considerato importante sia da Fleming sia da Kenen
che rappresenti un meccanismo assicurativo per tu tti i membri. A tale proposito
per bisogna dire che De Grauwe afferma che un sist ema fiscale pu essere utile a
garantire un buon funzionamento di un area valutaria in presenza di shock
temporanei ma allo stesso tempo non Ł in grado di eliminare le cause che hanno
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provocato lo squilibrio; quindi bisogna fare attenzione a non considerarlo
indispensabile e risolutivo di tutti i problemi.
Le conclusioni a cui giungono questi economisti, esponenti della teoria
tradizionale, non sono soddisfacenti dato che valutano in modo incompleto i
meccanismi di aggiustamento. Svolgono un analisi incentrata solo su singoli
criteri senza considerare il quadro generale, in pratica non prendono in esame gli
eventuali benefici dall adesione alla moneta unica, ma solamente l inopportunit
di abbandonare l autonomia monetaria. A tale proposito introduciamo il secondo
approccio di teorie chiamato analisi costi-benefic i grazie alla quale possiamo
stabilire la convenienza di partecipare all unione monetaria se i benefici superano
i costi. Il fautore di questo nuovo approccio Ł Ishiyama (1975) che ha effettuato
un analisi multidimensionale partendo dalle conclusioni dei precedenti
economisti.
I principali costi legati ad un unione monetaria sono: 1) preferenze diverse
circa il grado d inflazione e di disoccupazione. Il paese che decide di partecipare
ad un area monetaria e ha un livello di inflazione elevato, dovr sopportare
almeno nel breve periodo il costo derivante da un elevata disoccupazione poichØ
esse sono legate l una all altra. Quindi Ł necessario attuare una politica
deflazionistica gi prima di adottare ufficialmente una moneta unica.
2) Differenze nella struttura del mercato del lavoro, in particolare riguardo
alla modalit di contrattazione salariale. Le modal it migliori da adottare da parte
dei membri di un area monetaria sono quella centralizzata e quella molto
decentralizzata (a livello d impresa) dato che i sindacati sono consapevoli del
fatto che eccessive richieste d aumento dei salari nominali causerebbero un
aumento automatico dei prezzi e una riduzione dell occupazione, causando un
abbassamento dei livelli dei salari reali e un peggioramento rilevante del sistema
economico del paese. Se invece un paese agisce in modo autonomo
(decentralizzato) le pretese salariali saranno elevate e se tutti ragionano allo stesso
modo pensando di non influenzare la situazione del mercato globale, il risultato
sar un forte aumento dei prezzi.
3) La diversit nei tassi di crescita Ł fonte di decisioni diverse per le
economie che hanno ritmi elevati, dato che non vorranno unirsi con paesi piø lenti
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e arretrati che potrebbero causare rallentamenti a tutta l area. I paesi piø forti in
questo senso saranno piø propensi a non abbandonare l autonomia monetaria,
preferendo utilizzare la politica del cambio per effettuare gli aggiustamenti della
bilancia dei pagamenti.
4) Sistemi fiscali differenti possono causare dei costi in un area valutaria
dato che i paesi piø arretrati caratterizzati da un tasso d inflazione alto, per
riuscire a ridurre il disavanzo pubblico dovranno utilizzare un maggiore prelievo
fiscale causando in questo modo una perdita di benessere per tutta la comunit .
5) L ultimo possibile costo riguarda la relazione integrazione commerciale -
shock asimmetrici che ha suscitato molti problemi dato che secondo la
Commissione europea (1990) maggiore Ł l integrazione minore sar la frequenza
di shock, invece secondo Krugman (1991) la relazione sarebbe inversa. Come poi
vedremo per il caso dell Unione monetaria europea, l evidenza empirica
confermer la tesi della Commissione.
I benefici che l adesione ad un area valutaria port a sono principalmente tre:
1) l eliminazione dei costi di transazione che erano legati agli scambi effettuati in
valute diverse e alla minore trasparenza dei prezzi; 2) la riduzione dell incertezza
derivata dalle fluttuazioni dei tassi di cambio che influivano sugli investimenti
esteri e sui rapporti commerciali; 3) la maggiore importanza che riveste una valuta
di rango internazionale nei confronti di altri paesi al di fuori dei confini dell area.
Una valuta forte significa maggiori ricavi provenienti dagli scambi e maggiori
investimenti. In questo modo a beneficiarne saranno sicuramente i cittadini i quali
vedranno aumentare il benessere dato che saranno soggetti a minore imposizione
fiscale e quindi il loro reddito pro capite sar pi ø alto.
Nella parte conclusiva del secondo capitolo, prendiamo in considerazione la
nuova teoria delle aree valutarie ottimali. Tale teoria Ł stata sviluppata da
Tavlas (1993) che si Ł basato sulle idee di Barro e Gordon (1983). L idea
essenziale Ł legata al comportamento delle autorit monetarie che devono
utilizzare la teoria della credibilit rinunciando alla discrezionalit monetaria nel
gestire la politica economica. Secondo la teoria della credibilit , il tasso
d inflazione che si manifesta in un paese Ł il risultato dello stato delle aspettative
del settore privato. Queste aspettative dipendono dall assetto istituzionale del
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paese in questione. Se le autorit monetarie godono di discrezionalit , le
aspettative che si formeranno terranno conto del loro grado d avversione
all inflazione; cosicchØ se il settore privato ritiene che la banca centrale sia
sensibile al problema dell innalzamento dei prezzi, si attender una bassa
inflazione. Il contrario avverr nel caso opposto. Da qui la decisione di preferire
regole fisse (cioŁ attuare una politica basata sulla credibilit ) e abbandonare la
discrezionalit nella conduzione della politica mon etaria. La ragione principale Ł
che il settore privato non creder mai alle politic he anti-inflazionistiche delle
autorit , ma avr piuttosto aspettative di inflazio ne elevata che conducono alla
perdita di benessere e quindi ad una situazione non ottimale per un dato sistema
economico. Per creare credibilit l unico modo Ł l adesione ad una moneta
comune e a tassi di cambio fissi con altri paesi con la certezza che non si possa
piø abbandonare tale situazione.
Analisi dell Unione monetaria europea (UME) a 12 Stati Membri
Prendendo in considerazione i criteri dedotti dalle teorie OCA possiamo
analizzare la situazione dell UME per cercare di capire perchØ essa non Ł ancora
un area valutaria ottimale; inoltre Ł importante considerare anche quei paesi che
probabilmente faranno parte dell area valutaria nel medio periodo, per capire se la
loro eventuale partecipazione provocher dei miglio ramenti o dei peggioramenti
verso il raggiungimento dell ottimalit . Questi pae si sono i PA (paesi
dell allargamento) cioŁ i dieci paesi2 che dal 1 maggio 2004 sono entrati nell UE
e la Danimarca, la Svezia e la Gran Bretagna che hanno deciso per il momento di
non aderire alla moneta unica. Per quanto riguarda l ottimalit dell area valutaria
europea (capitolo 3), innanzitutto, abbiamo svolto una breve analisi sulla
situazione precedente la nascita della moneta unica e quindi abbiamo visto quali
erano le previsioni sulla futura area e successivamente abbiamo considerato i dati
reali prendendo in esame il periodo dal 1999 ad oggi. I risultati hanno mostrato
come la nuova area che andr a crearsi non sar ott imale, dato che sar
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Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Repubblica Ceca, Repubblica Slovacca, Slovenia, Ungheria,
Cipro e Malta.
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caratterizzata da elevati shock asimmetrici e da un mercato del lavoro poco
flessibile. Inoltre la situazione delle finanze pubbliche non Ł soddisfacente e il
mercato finanziario Ł ancora caratterizzato da un livello di integrazione molto
basso, anche se questo subir dei grossi migliorame nti causati dall utilizzo della
moneta unica. L unico aspetto positivo Ł riscontrabile negli scambi commerciali
che al monumento non sono elevati, ma nel medio termine osserveranno un
aumento molto significativo (anche del 40%) che condurr ad un integrazione
elevata.
Il procedimento logico utilizzato per l analisi dell UME dopo il 1999
prevede due parti. Con la prima si verifica lo stato di integrazione economica e il
grado di somiglianza tra i 12 paesi per valutare se la frequenza di shock
asimmetrici (di offerta, di domanda e monetari) sia alta. Per quanto riguarda
l integrazione si sono presi in esame gli effetti che la moneta unica ha sugli
scambi commerciali tra gli stati membri. Si sono considerati sia i flussi
d importazione che d esportazione di beni e servizi verso l area euro confrontati
con quelli al di fuori dell area. Per quanto riguarda la somiglianza economica, si Ł
preso in considerazione la struttura economica (cioŁ il livello di produzione
industriale di ciascun membro dell area), il livello di inflazione, il commercio
intra-industriale tra paesi (cioŁ lo scambio di beni dello stesso tipo ma di qualit
diversa) e il grado di dispersione del PIL. Tutti questi indicatori ci danno la
possibilit di capire se la struttura economica dei singoli paesi va verso la stessa
direzione. Possiamo quindi stabilire se l area valutaria europea Ł soggetta a
frequenti shock asimmetrici di domanda aggregata, di offerta aggregata e
monetari, esaminando l andamento dei cicli economici che sono influenzati dagli
indicatori considerati.
A questo punto si deve valutare l affidabilit e l efficienza degli strumenti a
disposizione per controbilanciare gli effetti negativi degli shock asimmetrici.
Questi sono rappresentati dal grado d integrazione finanziaria del settore bancario,
che Ł quello predominante, di quello azionario e obbligazionario e di quello
monetario che Ł il principale mezzo di trasmissione della politica monetaria
attuata dalla Banca Centrale Europea verso tutti i paesi membri. I benefici che un
sistema finanziario ben integrato porta sono: una riduzione del rischio legato alla
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maggiore diversificazione degli investimenti; una migliore allocazione del
capitale con un conseguente aumento degli investimenti esteri; maggiore crescita
economica anche per i paesi che si trovano in una situazione peggiore, ma che
trarranno beneficio dalla possibilit di investire nell area valutaria senza correre
rischi legati alle fluttuazioni del cambio. Ovviamente non va dimenticato il
beneficio di una migliore redistribuzione del capitale e del reddito anche verso i
paesi in una situazione di crisi. L analisi dei vari settori del mercato finanziario Ł
attuata considerando l andamento dei tassi d intere sse e dei rendimenti sui prestiti,
sugli investimenti azionari e obbligazionari a breve, media e lunga scadenza.
Un secondo strumento, e forse il piø importante, Ł il mercato del lavoro, in
particolare la mobilit dei lavoratori e cioŁ la capacit e la necessit di spostarsi in
un altro paese in cerca di una nuova occupazione o di cambiare tipo di mansione
in seguito ad una situazione di crescita della disoccupazione dovuta alla presenza
di una crisi economica. La mobilit Ł misurata guardando al livello di
occupazione e disoccupazione all interno di ogni paese e al grado di mobilit
geografica dei lavoratori. Da non dimenticare Ł anche la necessaria flessibilit dei
salari che devono adeguarsi ai diversi livelli di produttivit di un paese o di un
settore economico e che sono in grado di garantire il raggiungimento di equilibrio
tra domanda ed offerta di lavoro. La flessibilit d ei salari Ł misurata dalla loro
variabilit in relazione ai livelli di produttivit e dal numero di anni necessari per
completare l aggiustamento verso il livello d equil ibrio in seguito a shock
economici.
L ultimo strumento a disposizione Ł un sistema fiscale ben organizzato ed
efficiente. Alcuni economisti (Mundell e Kenen) sostengono che la politica fiscale
deve essere centralizzata, con la creazione di un fondo comune che funga da
assicurazione per tutti i paesi contro eventuali periodi di recessione. Questa idea
per incontra degli inconvenienti relativi al fatto che trasferimenti di capitale
verso i membri in difficolt potrebbero diventare i nsostenibili e ridurre gli
incentivi ad attuare riforme preventive, ritardando troppo l utilizzo di altri
strumenti come una politica di contenimento dell inflazione e la mobilit del
mercato del lavoro.
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Un sistema fiscale centralizzato non Ł previsto nØ dal Trattato di Maastricht
nØ dal Patto di stabilit e crescita. Si Ł deciso di utilizzare un sistema di politiche
fiscali nazionali che devono essere coordinate da normative comunitarie e devono
essere soggette a controllo. E proprio per questo motivo che sono stati previsti
dei limiti da non superare riguardo al deficit di bilancio (3% del PIL) e il debito
pubblico (60% del PIL). Se i conti pubblici sono in ordine le autorit nazionali
potranno utilizzare la politica fiscale come strumento contro crisi economiche.
Alla fine di quest analisi possiamo affermare se l UME Ł un area valutaria
ottimale o eventualmente quanto manca al suo raggiungimento. Inoltre abbiamo
brevemente descritto la situazione presente negli Stati Uniti che vengono
considerati un area valutaria ottimale anche se la sua nascita e la sua evoluzione Ł
stata molto diversa dalla nostra. Un confronto di questo tipo Ł molto importante
perchØ ci permette di vedere in quali settori l UME deve migliorare.
Dal punto di vista della somiglianza e dell integrazione economica che
rappresentano la principale causa della presenza di shock asimmetrici, i risultati
ottenuti dai paesi membri sono abbastanza confortanti. Si Ł verificato un aumento
degli scambi commerciali all interno dell Euro zona , che hanno risentito
positivamente dell introduzione della moneta unica. Infatti dal 1999 in media il
commercio ha registrato un aumento medio del 10%, e in alcuni casi Ł stato
nettamente superiore come per la Spagna e l Olanda con un aumento del 25%
circa. Anche i flussi commerciali all interno dell area sono superiori a quelli con
l estero; rispettivamente 30% contro il 26% del PIL nel 2002. I miglioramenti
avuti sono quindi molto importanti e dovuti principalmente all euro.
Anche la struttura economica sta proseguendo verso una situazione
favorevole in parte garantita dall inflazione che nonostante ci siano ancora
variazioni e differenze tra i paesi, la situazione Ł migliorata e c Ł stata da parte di
tutti i governi la tendenza verso una politica deflazionistica che ha permesso di
avere una minore variabilit e quindi un andamento piø controllabile, molto vicino
a quella degli Usa che sotto questo aspetto si trovano in una posizione molto
positiva (la variabilit dell inflazione tra gli St ati Ł circa dell 1%). La ragione
principale Ł legata all obbligo di raggiungimento dell obiettivo stabilito dai trattati
che hanno previsto un aumento annuo dell indice dei prezzi al consumo non
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superiore al 2% e ogni paese non pu superare di 1, 5 punti percentuali la media
dei valori dei tre paesi piø virtuosi. I passi da fare per raggiungere una piena
convergenza sono ancora molti ma rispetto al periodo precedente l avvento
dell euro, la situazione Ł notevolmente migliorata. Un altro indice per misurare il
grado di somiglianza delle economie Ł il commercio intra-industriale tra gli stati
membri. Esso ha visto un incremento significativo soprattutto per coloro che gi si
trovavano in una situazione piø arretrata come l Italia, l Irlanda e la Spagna.
Anche dal punto di vista del PIL i gap tra paesi si sono ridotti, nonostante ci siano
ancora forti differenze.
Analizzando la probabilit degli shock asimmetrici, possiamo osservare che
i risultati sono un po meno confortanti rispetto a quelli verificatesi per
l integrazione economica. Gli shock sono ancora presenti anche se sono diminuiti
negli ultimi anni ad un ritmo migliore di quello degli Stati Uniti ( per l UME si Ł
passati dall 1,63% allo 0,29% di frequenza, mentre per gli USA dal 2,99 allo
0,89%) che si trovano in una condizione piø svantaggiosa anche per quanto
riguarda l integrazione commerciale con un andamento piø lento. Sotto questo
aspetto quindi le considerazioni non possono che essere positive, come ha
affermato anche Jean Claude Trichet presidente della BCE, che nel rapporto 2004
ha espresso molto ottimismo per i risultati raggiunti dall Unione dopo soli cinque
anni dalla sua nascita per la crescita globale di tutta l area e per gli sforzi mostrati
dai singoli paesi per cercare di incrementare l integrazione, mostrando almeno in
questo di essere in una posizione migliore degli Stati Uniti. La conferma di una
migliore situazione viene dall andamento dei cicli economici che dal 1999 si sono
stabilizzati.
Il mercato monetario Ł stato unificato dal 1 gennaio 1999 e oggi ha
raggiunto un integrazione molto elevata che abbiamo potuto misurare con la
deviazione standard (valori pari a 0) sui rendimenti dei prestiti giornalieri e sui
tassi d interesse. Ha preso avvio inoltre il sistema dei pagamenti chiamato
TARGET che permette di effettuare pagamenti e trasferimenti di moneta da un
paese ad un altro in pochi minuti o secondi. Anche gli altri settori del mercato
finanziario (quello azionario, obbligazionario) hanno risentito positivamente della
moneta unica e hanno registrato incrementi notevoli; la dispersione dei rendimenti
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obbligazionari a 2, 5, 10 anni sono prossimi allo zero. Nel settore azionario poi Ł
aumentato il ricorso sia a fondi pensione sia a fondi investimento che ad
assicurazioni estere in altri membri dell area. Infatti in media nei portafogli titoli
le quote di azioni straniere ammontano al 70%, contro il 40% del 1995. Il
mercato finanziario ha beneficiato dalla nascita della moneta unica soprattutto
grazie all eliminazione del rischio legato alle fluttuazioni del tasso di cambio che
ha provocato un aumento della fiducia da parte dei cittadini e di conseguenza ha
provocato un sensibile incremento degli investimenti esteri. Tutto ci ha
migliorato l integrazione anche del settore bancario che Ł sempre stato quello
predominante in Europa e oggi prevede maggiori legami tra gli istituti di credito
di tutta l area. La volatilit dei tassi d interess e bancari dei paesi europei Ł
diminuita dal 1999 anche se non a grandi livelli. Gli ostacoli che hanno un po
rallentato lo sviluppo di questo settore, lasciandolo in parte ancora frammentato
rispetto agli altri, sono legati alla marcata differenziazione delle istituzioni e dalla
mancata centralizzazione delle attivit di vigilanz a e controllo. Ci non favorisce
il verificarsi ad esempio di fusioni tra banche di nazioni diverse.
La situazione dell Euro zona Ł assimilabile a quella degli Stati Uniti
(eccezion fatta per il settore bancario ancora un po in ritardo) in cui Ł presente un
livello di integrazione molto elevato, anche se gli USA presentano un maggiore
sviluppo dei settori obbligazionari ed azionari. Infatti i titoli di debito ammontano
al 99% del PIL in Eurolandia, mentre negli Stati Uniti al 156%. La
capitalizzazione della borsa azionaria Ł circa il doppio di quella dell area euro
(51,5% contro il 103%).
La politica fiscale Ł invece uno strumento che per i paesi membri non Ł
ancora pienamente utilizzabile dalle autorit gover native contro crisi economiche
dato che non si Ł raggiunta una situazione d equilibrio. Qui le differenze con gli
Stati Uniti sono maggiori dato che essi hanno un sistema centralizzato con la
presenza di un fondo comune che permette un equa redistribuzione dei redditi
soprattutto per i paesi in maggiori difficolt . L U nione monetaria europea prevede
invece un sistema coordinato in cui per ogni paese interviene in modo
indipendente per risolvere i propri problemi di spesa pubblica e pressione fiscale
per poter incentivare i consumi e la produzione. Questa struttura pone per delle
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problematiche riferite allo stato delle finanze pubbliche; in particolare le autorit
devono cercare di mantenere un livello d equilibrio e un bilancio pubblico in
pareggio. I limiti sono quelli previsti dal Trattato di Maastricht e da questo punto
di vista la situazione non Ł molto ottimistica. Per quanto riguarda il deficit di
bilancio, si sono fatti passi avanti notevoli con miglioramenti consecutivi dal
2001, quando a livello generale c era un disavanzo del 5,2% del PIL contro il
2,1% del 2004. Ci sono in ogni modo dei paesi che hanno oltrepassato il limite del
3% come la Francia, la Germania, l Italia e il Portogallo. Peggiore Ł invece il
livello del debito pubblico che ha una media del 71,3% del PIL (calcolata nel
2004) superiore al livello limite del 60%. Tale situazione non garantisce piena
autonomia alle autorit nazionali dato che una poli tica fiscale sbagliata
provocherebbe un peggioramento del bilancio pubblico e un peggioramento del
benessere della collettivit . In ogni caso la polit ica fiscale deve essere tenuta
molto in considerazione dato che contro uno shock economico riesce a ridurne
l effetto del 20% circa.
Infine questione molto particolare la riveste il mercato del lavoro che Ł
caratterizzato da una bassa mobilit geografica dei lavoratori (negli anni novanta
negli USA 6,7 milioni di persone ogni anno si sono trasferiti in altri paesi per
cercare una nuova occupazione, invece in Eurolandia nel 2000 solamente lo 0,1%
della popolazione ha cambiato residenza per motivi legati al lavoro) e da una
bassa flessibilit dei salari misurata dal suo rapp orto con la produttivit . Nel 2004
la produttivit Ł cresciuta dell 1,3%, mentre i salari hanno registrato un calo dello
0,2%. Anche il livello della disoccupazione Ł preoccupante, nel 2004 Ł stata del
9%, contro il 5% degli Stati Uniti, mostrando quindi una situazione complessiva
peggiore. L area euro deve attuare delle importanti riforme (come la riduzione
della tassazione sui salari che ha raggiunto un livello medio del 40%) di tutto il
settore sia per favorire lo spostamento della manodopera verso aree che hanno una
ripresa economica, abbandonando quelle in cui si formano sacche di
disoccupazione, sia per raggiungere livelli salariali che seguano l andamento della
produttivit e dell inflazione.
Data la forte difficolt nell incentivare la mobili t geografica all interno
dell area, maggiori sforzi devono essere attuati verso una maggiore flessibilit dei
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salari; in particolare i processi di determinazione nei vari paesi, regioni, settori ed
imprese devono riflettere le disparit nella produt tivit . Cos facendo anche la
mobilit geografica sarebbe meno necessaria per gar antire un buon funzionamento
di tutto il sistema.
Possiamo quindi concludere che l Unione monetaria europea non ha ancora
raggiunto l ottimalit anche se si sta proseguendo nella direzione giusta. Gli
ostacoli principali sono rappresentati dagli shock asimmetrici che sono ancora
presenti e che rendono difficoltoso l utilizzo di una politica monetaria che possa
andare bene per tutti i paesi. Al contrario degli Stati Uniti che invece
rappresentano un area valutaria ottimale nonostante siano caratterizzati da disturbi
idiosincratici e da una diversit strutturale maggi ori. Quella che la rende ottimale
Ł la presenza di un mercato del lavoro molto flessibile, un mercato finanziario
integrato e un sistema fiscale centralizzato che riesce ad aiutare le regioni in
difficolt . A questo proposito, i miglioramenti che l area euro deve cercare di
raggiungere sono principalmente legati al mercato del lavoro e anche ad un
maggiore equilibrio dei bilanci pubblici che non sono in grado di garantire un
rilancio dell economia importante. Sono necessari interventi da parte delle
autorit centrali per migliorare il coordinamento s ia tra le politiche economiche
sia di quelle istituzionali: la conoscenza e l innovazione devono essere il fulcro
della crescita. Infine vanno comunque incrementati gli scambi commerciali che
sicuramente possono rappresentare un mezzo in grado di ridurre nel lungo periodo
gli shock asimmetrici.
Futuro allargamento dell UME
La valutazione dell area monetaria europea non termina con la
considerazione sull ottimalit degli attuali membri dato che gli avvenimenti che
hanno fatto seguito la sua nascita impongono una certa attenzione. Si deve infatti
prendere in esame un’altra questione molto importante. In particolare ci sono tre
paesi (Danimarca, Svezia e Gran Bretagna) che per il momento hanno deciso di
non aderire alla moneta unica, ma che in un futuro prossimo potrebbero cambiare
idea e quindi modificare l assetto attuale dell int era area. Allo stesso modo
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l adesione all Unione europea di 10 paesi avvenuta il 1 maggio 2004 ha in
qualche modo creato qualche problema dato che il loro ingresso nell UME Ł
obbligatorio e avverr nei prossimi anni (verso il 2010). L area in questo modo
subir un importantissimo allargamento raggiungendo un totale di 25 membri.
Tale situazione rappresenta una sfida molto interessante ma che provoca anche
delle difficolt visto il loro numero e la loro sit uazione economica strutturalmente
diversa e piuttosto arretrata rispetto ai paesi dell Europa occidentale. Dal punto di
vista della possibilit di adottare l euro, questi paesi devono rispettare i parametri
di convergenza che sono previsti dal Trattato di Maastricht. Sotto questo aspetto i
governi sono riusciti ad attuare interventi mirati che hanno contribuito ad
accrescere tale convergenza. Il problema per che a noi interessa Ł quello relativo
all ottimalit dell area e se l allargamento a 25 m embri modificher in misura
sostanziale la situazione attuale. Per questo motivo dobbiamo analizzare il
processo di convergenza reale facendo ancora una volta riferimento alla teoria
delle aree valutarie ottimali.
L allargamento non render l area ottimale, anzi la situazione peggiorer , ci
si allontaner dal raggiungimento di una maggiore e fficienza. I motivi sono legati
al fatto che essi sono caratterizzati da un elevata presenza di shock asimmetrici (di
domanda ed offerta, mentre per quelli monetari la correlazione con l Euro zona Ł
maggiore, caratterizzata da una politica monetaria in linea con quella della BCE) e
che gli strumenti a loro disposizione non sono attualmente in grado di migliorare
la situazione. Il mercato del lavoro Ł ancora meno flessibile di quello dell area
euro (basta pensare che solo 25 lavoratori su 100 considererebbero l eventualit di
spostarsi per cercare lavoro); la disoccupazione Ł molto preoccupante dato che ha
raggiunto nel 2003-2004 livelli vicini al 10%. Solo la flessibilit dei salari mostra
una situazione migliore anche se siamo ancora lontani da valori significativi in
grado di garantire un maggiore equilibrio tra domanda ed offerta di lavoro. Il
mercato finanziario Ł ancora poco integrato (anche perchØ Ł ci sono ancora molte
valute che aumenta il rischio d investimento); solo Cipro e Malta nel settore
bancario hanno un integrazione con l area euro abba stanza avanzata. La politica
fiscale Ł molto piø confortante rispetto a quella dei 12. Per quanto riguarda il
debito pubblico nel 2004 era pari al 42,7%, solo Cipro superava il limite del 60%.
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Si registrano invece ancora importanti disavanzi di bilancio che oltrepassano il
limite del 3%: nel 2004 la media dei nuovi paesi era del 3.9%. In ogni caso le
finanze pubbliche dei PA potrebbero subire delle ripercussioni negative nel
prossimo futuro. Le cause riguardano le necessarie riforme che i governi devono
attuare in particolare per: a) riuscire a ridurre le diversit strutturali per il
passaggio ad un economia di mercato; b) ridurre la pressione inflazionistica
ancora molto alta; c) incentivare la crescita dell occupazione e rispettare gli
obiettivi della conferenza di Lisbona. L aspetto positivo Ł invece relativo
all integrazione commerciale con i membri dell euro zona che Ł migliorata molto
negli ultimi anni; infatti gli scambi intra-industriali hanno raggiunto il 40% e il
livello d integrazione Ł superiore a quello dei paesi dell UME.
L eventuale entrata della Danimarca ( che Ł il paese che piø simile agli
attuali membri) e della Svezia non rappresenterebbe un grosso problema e non
sposterebbe di molto l efficienza raggiunta dall UM E a causa della loro ridotta
dimensione ed importanza economica in termini di PIL. Essi sono caratterizzati da
un ottima situazione delle finanze pubbliche e da un mercato del lavoro
abbastanza flessibile in grado di diminuire gli effetti negativi dei frequenti shock
asimmetrici. Solamente la Gran Bretagna causerebbe dei problemi dato che ha una
grande influenza in termini di PIL all interno dell Unione europea (circa il 20%
del PIL di tutta l area) ed eserciterebbe un impatto significativo sulle decisioni
della Banca Centrale Europea in merito alla politica monetaria che potrebbe
essere meno favorevole per la maggior parte dei paesi, i quali penserebbero che i
loro interessi economici non siano ben tutelati. L unico vantaggio che avrebbe la
Gran Bretagna dalla partecipazione alla moneta unica, Ł legata al miglioramento
che ne risulterebbe dall aumento dei rapporti commerciali con gli altri membri
(ancora ad un livello molto basso), oltre che dal sistema finanziario che vedrebbe
consolidato il ruolo gi importante della citt di Londra. Il mercato del lavoro e la
politica fiscale rappresenterebbero strumenti utili, ma che non garantirebbero
l equilibrio a fronte di una forte frequenza di shock asimmetrici che, come gi
visto, causerebbero molti problemi alla politica monetaria comune.
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L allargamento a 25 paesi non render l area ottima a meno di grandi e
importanti passi avanti nell ambito sia della riduzione degli shock asimmetrici che
soprattutto degli strumenti contro tali crisi, che per non potrebbero avvenire a
breve termine.
Considerazioni finali
Dai criteri considerati risulta che alcuni paesi (Francia, Germania, Belgio,
Lussemburgo ed Olanda) rappresentano un area valutaria ottimale, al contrario
appunto dell UE. Dal confronto con gli Stati Uniti Ł poi apparso che dal punto di
vista degli shock di domanda ci sia maggiore correlazione nell area euro. Per gli
shock d offerta, i paesi europei sono meno correlati degli USA, dipendendo in
sostanza dalle differenze negli assetti istituzionali del mercato del lavoro. La
domanda da porsi Ł allora per quale motivo gli altri paesi periferici e i nuovi paesi
entranti desiderino aderire all UME. La risposta risiede nello stesso processo di
integrazione monetaria ed economica quale fattore endogeno che crea nel tempo
aumento della mobilit dei fattori, del grado d ape rtura e del commercio intra-
industriale. In pratica ci che dalle analisi effet tuate in precedenza non Ł ottimale,
lo diventa una volta che l area si Ł formata. In questo contesto Ł prevedibile una
progressiva maggiore sincronizzazione dei cicli economici tra i vari Stati che
condurranno ad una minore probabilit di shock asim metrici, come per altro sta
avvenendo anche se ad un ritmo lento, e quindi a un cambiamento anche
istituzionale che render l area sicuramente piø ef ficiente. Naturalmente saranno
determinanti sia la convinzione dei singoli paesi per riuscire a portare avanti
questo grande ed importantissimo progetto, oltre che al tempo necessario affinchØ
si possa raggiungere un equilibrio economico e strutturale tra i diversi paesi
ottimale; questo processo sar per molto lento.
Un altro aspetto che deve essere preso in considerazione (che esula da
valutazioni di tipo economico) riguardo alla volont di credere nella crescita e
nell ampliamento dell Unione, Ł la motivazione politica che sta alla base del
processo di integrazione monetaria. Infatti l area euro sarebbe il risultato di una
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volont di unificazione politica tra tutti i paesi europei. Una delle ragioni
principali sarebbe il maggiore ruolo economico a livello mondiale che
assumerebbe l Europa unita contro lo strapotere degli USA. L unione politica
diventerebbe il collante perfetto che potrebbe da sola risolvere gran parte dei
problemi; inoltre Ł vista come un passaggio obbligato per raggiungere la capacit
di attuare politiche sociali efficienti a livello europeo. Molti autori, tra cui De
Grauwe, sostengono che furono le spinte verso l unificazione politica a costituire
la logica dell Unione monetaria ed economica attuale. Le piø importanti unioni
monetarie sono state quelle della Germania, dell Italia, l unione monetaria latina e
quella Svizzera. Tutte hanno avuto esiti positivi e si sono basate sull unificazione
politica anche se bisogna dire che queste si sono realizzate piø facilmente grazie
alle ridotte dimensioni e alle minori differenze strutturali. In ogni caso senza
unione politica non Ł sostenibile nel lungo termine l Unione monetaria europea. I
vantaggi che tale tipo di unificazione produce sono principalmente due: 1) riduce
la frequenza di shock asimmetrici di natura politica causate dalle diversit nelle
politiche di spesa pubblica, dei livelli di tassazione e dei livelli dei salari nominali;
2) rende possibile attuare i trasferimenti fiscali come strumento assicurativo
contro gli shock. Sarebbe piø semplice costituire un sistema fiscale centralizzato.
A questo punto possiamo concludere affermando che anche se i criteri
economici trovati dalle teorie non vengono soddisfatti pienamente (come avviene
attualmente per l UME), non Ł possibile sostenere in modo definitivo che l area
euro non possa diventare ottimale e che l idea non sia stata positiva. La decisione
di aderire alla moneta unica non sarebbe cos sbagliata dato che possono esistere
appunto ragioni politiche ignorate dagli economisti e cambiamenti endogeni che
possono garantire a lungo termine l ottimalit . In questo contesto i benefici
supererebbero i costi avvantaggiando anche i paesi che sono caratterizzati da
maggiori e persistenti diversit .