(Unesco)
4
, pubblicato nel 1997, ricco di dati, informazioni e indicazioni bibliografiche.
Sono inoltre poco conosciuti, per lo scarso rilievo che hanno nella stampa e
nell’informazione radiotelevisiva, i documenti, le dichiarazioni, le convenzioni e le
pubblicazioni dell’UNESCO che pur sono disponibili nel sito ufficiale
dell’organizzazione (www.unesco.org) in più lingue, a partire dall’inglese e dal
francese.
I campi d’azione dell’organizzazione sono, tuttora, fondamentalmente gli stessi
tracciati, a suo tempo, da Julian Huxley, primo Direttore generale: educazione, scienza,
cultura ed informazione
5
. Ogni “provincia”, a sua volta, è suddivisa in tematiche
specifiche; l’educazione, per esempio, comprende l’educazione pre-scolare, primaria,
superiore, universitaria, l’alfabetizzazione degli adulti, la formazione professionale,
l’educazione alla salute e l’educazione ad una cultura di pace.
Affrontare il diritto all’educazione in toto comporterebbe un lavoro troppo vasto:
conferenze, iniziative, verifiche, obiettivi raggiunti e non riguardano ogni campo di tale
diritto e, forse, appesantirebbe la lettura del presente lavoro.
Nel capitolo I vengono illustrate le caratteristiche dell’organizzazione, a partire
dalle conferenze e dagli incontri che, nel dopoguerra, ne sancirono la fondazione, ai
suoi attuali struttura e funzionamento di agenzia specializzata delle Nazioni Unite e, in
quanto tale, soggetto di diritto internazionale.
Il capitolo II si occupa del diritto all’educazione, diritto umano di seconda
generazione, e delle attività dell’UNESCO a tutela di tale diritto.
Nella convinzione che la base di ogni tipo di formazione sia l’educazione
primaria, proprio a quest’ultima viene dedicato un approfondimento. È infatti
esperienza comune verificare come il successo di un iter scolastico dipenda dalla qualità
della scuola elementare: tanto più solide sono le basi di partenza, tanto più agevole sarà
4
United Nations Educational, Scientific and Cultural Organisation, Historical Dictionary of the United
Nations Educational, Scientific and Cultural Organisation (Unesco), UNESCO, Paris, 1997.
5
Huxley J., Unesco: its Purpose and its Philosophy, Public Affairs Press, Washington DC, 1947.
8
il cammino culturale ed educativo della persona. Ciò è tanto più vero nelle aree più
povere del mondo: se, come si dice, ai derelitti della terra “non bisogna donare il pesce,
ma insegnare a pescarlo”, ebbene, per restare aderenti all’immagine, si potrebbe
affermare che l’educazione primaria è il “plancton” di cui deve nutrirsi la persona per
imparare a pescare.
Garantire a tutti l’accesso all’educazione primaria è infatti, dal 2000, uno degli
obiettivi del Millennio proclamati dalle Nazioni Unite, il cui raggiungimento dovrebbe
ottenersi entro il 2015
6
.
La situazione dell’America Latina è esempio di quanto sia difficile realizzare
l’obiettivo; la scelta di trattare di quest’area del mondo è dipesa anche dalla personale
esperienza di chi scrive che, nel corso dell’anno scolastico 2004-2005, ha svolto
l’attività di doposcuola presso l’Istituto religioso Santa Marta di Genova. Si trattava di
alunni della scuola media appartenenti a famiglie della ricca borghesia; tra di loro erano
state inserite, su richiesta dei servizi sociali, otto ragazze ecuadoriane: quattro di loro
avevano concluso l’intero ciclo di istruzione primaria a Guayaquil, mentre le altre
quattro, dopo tre anni di scuola in Ecuador, si erano trasferite con la famiglia in Italia e
avevano concluso le elementari a Genova.
Oltre alle comprensibili difficoltà incontrate nella lingua italiana, ciò che
appariva stupefacente era la non sufficiente conoscenza dimostrata nella madre lingua,
lo spagnolo, dovuta alla scadente preparazione ricevuta in patria, dove, come in tutta
l’area dell’America Latina, la qualità dell’istruzione primaria non è per niente
omogenea, dipendendo quasi esclusivamente dalle possibilità economiche delle
famiglie: solo i più abbienti possono garantire ai propri figli un’educazione adeguata,
accessibile soltanto se si vive in città e si può frequentare un istituto privato.
6
United Nations, United Nations Millennium Declaration, United Nations, New York, 2000.
9
I. NASCITA E STRUTTURA
DELL’ORGANIZZAZIONE DELLE NAZIONI UNITE
PER L’EDUCAZIONE, LA SCIENZA E LA CULTURA
1. Formazione e sviluppo dell’UNESCO
1.1 Origini
Le origini dell’UNESCO
7
risalgono al periodo compreso fra le due guerre
mondiali. Nel novembre del 1920, la prima sessione dell’Assemblea
8
della Società delle
Nazioni
9
discusse, infatti, la possibilità di creare un organo di cooperazione intellettuale;
fu Hymans, rappresentante del Belgio alla Conferenza per la Pace
10
, a proporre che una
sezione dello Statuto
11
della Società delle Nazioni riguardasse le relazioni intellettuali
internazionali. Sulla base di due rapporti stilati, il primo da Poullet (Belgio), Negulescu
(Romania) e Ferraris (Italia), ed il secondo dal rappresentante francese Léon Bourgeois,
7
United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization (Organizzazione delle Nazioni Unite
per l’educazione, la scienza e la cultura).
8
L’Assemblea era formata dai rappresentanti di tutti gli Stati membri; si riuniva una volta all’anno; salvo
eccezioni, le decisioni venivano prese all’unanimità, in base alla regola di votazione “uno Stato, un voto”.
9
Le attività della Società delle Nazioni iniziarono il 10 gennaio 1920. Era formata da un’Assemblea, un
Consiglio, un Segretariato generale permanente e due organi ausiliari: la Corte permanente di giustizia
internazionale e l’Organizzazione internazionale del lavoro. La Società delle Nazioni venne sciolta il 25
aprile 1945 con la nascita dell’Organizzazione delle Nazioni Unite.
10
La Conferenza per la Pace si aprì a Versailles il 18 gennaio 1919; parteciparono 70 delegati delle 27
nazioni vincitrici la Prima guerra mondiale; la presidenza della Conferenza fu affidata al premier francese
Clemenceau.
11
Lo Statuto (Covenant) della Società delle Nazioni venne approvato dall’Assemblea plenaria della
Conferenza per la Pace di Versailles il 29 aprile 1919. Lo Statuto, firmato il 18 giugno 1919, si
componeva di 26 articoli e costituiva parte integrante del Trattato di Versailles (Parte I).
10
il Consiglio
12
della Società delle Nazioni, il 14 gennaio 1922, decise di formare il
Comitato internazionale per la cooperazione intellettuale
13
.
Uno dei primi compiti del Comitato fu quello di ristabilire i legami fra le
accademie e gli studiosi (rapporti che il conflitto aveva interrotto) e il coordinamento tra
le diverse attività nazionali tramite la fondazione, a partire dal gennaio del 1923, di
diversi Comitati nazionali il cui scopo principale era quello di organizzare la
cooperazione interna e mantenere le relazioni con il Comitato internazionale.
Al fine di ampliarne le funzioni e fornirlo di un apparato organizzativo più
adeguato, il Governo francese, nel luglio del 1924, propose di “affiancare” al Comitato
internazionale per la cooperazione intellettuale un Istituto internazionale di
cooperazione intellettuale con sede a Parigi. Gli accordi istitutivi furono firmati nel
dicembre dello stesso anno.
Due anni più tardi, precisamente il 19 ottobre 1926, Daladier, Ministro della
Pubblica Istruzione francese, inaugurò l’apertura dei lavori dell’Istituto al Palais Royal
di Parigi sotto la direzione di Julien Luchaire; il Comitato internazionale divenne
l’organo esecutivo della nuova organizzazione, a sua volta composta da altre sei sezioni:
Affari generali, Rapporti con le università, Informazione scientifica e Rapporti con le
istituzioni scientifiche, Affari legali, Rapporti con le istituzioni artistiche e letterarie,
Informazione.
Ben presto all’Istituto vennero assegnati compiti sempre più vasti e la
cooperazione intellettuale conobbe una così rapida espansione che, tra il 1926 ed il
12
Il Consiglio svolgeva, rispetto all’Assemblea, un’attività politica più intensa. Era costituito da 4 (poi 6)
membri permanenti (Gran Bretagna, Francia, Italia, Giappone; dal 1934 si aggiunsero URSS e Germania)
e 4 (poi 9) membri temporanei scelti dall’Assemblea. Si riuniva più di una volta all’anno e prendeva le
proprie decisioni all’unanimità.
13
Il Comitato era un organo consultivo del Consiglio della Società delle Nazioni. Si riuniva una volta
all’anno a Ginevra per redigere rapporti da sottoporre all’esame, a seconda dei casi, del Consiglio o
dell’Assemblea della Società delle Nazioni. Il primo Presidente del Comitato fu il filosofo francese Henry
Bergson. Il numero dei membri crebbe da 14 nel 1924 a 15 nel 1926.
11
1931, diversi gruppi di studiosi e di Comitati appositamente costituiti si impegnarono a
stilare numerosi rapporti volti a proporre nuove modalità di cooperazione intellettuale
basate sull’idea del “servizio” inteso come servizio all’attività intellettuale in tutte le sue
forme.
Il 24 settembre 1931 l’Assemblea della Società delle Nazioni, dopo aver
esaminato la proposta di un Comitato ad hoc istituito nel 1929 dall’Istituto
internazionale di cooperazione intellettuale, riconobbe, tramite una propria Risoluzione,
lo stesso Istituto come proprio organo tecnico, attribuendogli il nome di Organizzazione
internazionale per la cooperazione intellettuale.
Il rapporto del Comitato ad hoc stabilì che lo scopo della cooperazione
intellettuale era di assicurare, tramite la collaborazione internazionale, il progresso della
civiltà e della conoscenza umana e di creare una coscienza volta alla risoluzione
pacifica dei problemi internazionali entro lo schema d’azione della Società delle
Nazioni.
1.2 La CAME e la nascita dell’ONU
L’Organizzazione internazionale per la cooperazione intellettuale cercò di
operare un’efficace campagna per favorire la vita intellettuale ed una maggiore
comprensione internazionale, volta ad evitare che dispute di natura politica o
commerciale potessero degenerare in ulteriori conflitti.
Purtroppo, nulla poté contro lo scoppio della Seconda guerra mondiale. A partire
dal 1940, l’organizzazione non riuscì a portare avanti le proprie attività; ciò nonostante,
lo spirito della cooperazione rimase vivo anche durante il conflitto.
Il 28 ottobre 1942, infatti, il Presidente del Ministero dell’Istruzione
dell’Inghilterra e del Galles, Richard Austen Butler, su iniziativa del Presidente del
Consiglio britannico, Sir Malcolm Robertson, invitò i governi alleati, in esilio a Londra,
a tenere un incontro, quello stesso anno, per discutere della situazione.
12
Il 16 novembre si riunì, per la prima volta, la CAME
14
: parteciparono i Ministri
dell’Istruzione ed i rappresentanti di Belgio, Cecoslovacchia, Grecia, Paesi Bassi,
Norvegia, Polonia, Jugoslavia ed il Professor René Cassin per conto del Comitato della
Francia Libera del Generale de Gaulle. L’anno successivo (maggio 1943) si aggiunsero
i rappresentanti di Lussemburgo, Stati Uniti d’America e Unione Sovietica; in luglio
entrarono a far parte della CAME anche Australia, Canada, Cina, India, Nuova Zelanda
e Sud Africa.
Tra il maggio del 1943 e l’aprile del 1944, vennero discussi principalmente due
progetti: il primo aveva a che fare con la creazione di un’organizzazione internazionale
per l’educazione, il secondo rifletteva una proposta americana. La delegazione degli
Stati Uniti, presieduta dal congressista J. William Fulbright, accompagnato da
Archibald MacLeish, bibliotecario del Congresso, aveva infatti suggerito l’idea di
creare un’organizzazione internazionale di sicurezza della quale l’Organizzazione
internazionale per la cooperazione intellettuale sarebbe divenuta parte.
I contatti fra i vari governi iniziarono nell’agosto del 1944 a Dumbarton Oaks,
vicino a Washington. Il 25 aprile 1945 la Conferenza di San Francisco sancì la nascita
di una nuova organizzazione intergovernativa conosciuta come Nazioni Unite. Due mesi
più tardi venne approvata la Carta delle Nazioni Unite: si stabilì espressamente che la
cooperazione internazionale in campo culturale dovesse divenire uno dei fini primari
della neonata organizzazione.
Ciò trovò conferma nell’art. 1 par. 3 della Carta, nell’art. 13 par. 1, lett. b, ma,
soprattutto nell’art. 55, lett. b. Quest’ultimo articolo contempla specificatamente la
collaborazione culturale ed educativa come uno dei fini dell’organizzazione necessari al
perseguimento del suo scopo principale, ossia l’instaurazione ed il mantenimento di
relazioni pacifiche tra le nazioni. Analogamente, l’art. 56 sancisce l’obbligo per gli Stati
membri di impegnarsi, collettivamente o singolarmente, ed in collaborazione con le
Nazioni Unite, a realizzare ciascuno dei fini menzionati nel precedente art. 55.
14
Conference of Allied Ministers of Education (Conferenza dei ministri alleati dell’istruzione), 1942-
1945, London.
13
L’art. 57 prevede espressamente la partecipazione degli Stati membri ad istituti
specializzati impegnati, a livello internazionale, in materia culturale ed educativa
15
.
Sulla base di dette norme venne dato mandato ai governi inglese e francese di
istituire una Conferenza internazionale allo scopo di creare un’organizzazione
intergovernativa permanente per l’educazione, la scienza e la cultura.
1.3 La nascita dell’UNESCO: la Conferenza per lo stabilimento dell’Agenzia
internazionale
La Conferenza, il cui scopo era «lo stabilimento di un’Organizzazione delle
Nazioni Unite per l’Educazione e la Cultura», ebbe luogo a Londra, a conclusione di
una riunione plenaria della CAME, dal 1° al 16 novembre 1945; venne presieduta da
Miss Ellen Wilkinson, Ministro dell’Istruzione della Gran Bretagna, nonché prima
donna ad occupare un dicastero nel governo britannico, e riunì delegati ed osservatori di
43 paesi e 7 istituzioni internazionali
16
.
La rappresentanza dei diversi continenti, che rifletteva gli equilibri geopolitici
del momento, era quanto mai sproporzionata: per l’Africa, ad esempio, erano presenti
solo i rappresentanti dell’Egitto, della Liberia e dell’Unione Sudafricana; scarsamente
rappresentati erano anche i paesi dell’Europa dell’Est e dell’Asia (continente anch’esso
per larga parte sotto il dominio coloniale); le delegazioni più numerose erano quelle
degli Stati Uniti, della Francia e della Cina.
15
Saulle M.R., Istituti specializzati delle Nazioni Unite, Enc. Giur. Treccani, XVII, 1989, pag. 159 e segg.
16
Arabia Saudita, Argentina, Australia, Belgio, Bolivia, Brasile, Canada, Cecoslovacchia, Cile, Cina,
Colombia, Cuba, Danimarca, Ecuador, Egitto, El Salvador, Filippine, Francia, Grecia, Guatemala, Haiti,
India, Iraq, Libano, Liberia, Lussemburgo, Messico, Nicaragua, Norvegia, Nuova Zelanda, Olanda,
Panama, Perù, Polonia, Regno Unito, Siria, Stati Uniti d’America, Turchia, Unione Sudafricana,
Uruguay, Venezuela e Jugoslavia; ILO, Segretariato della Società delle Nazioni, Comitato per la
cooperazione intellettuale della Società delle Nazioni, Istituto internazionale di cooperazione intellettuale,
Unione pan-americana, UNRRA, Ufficio internazionale dell’educazione.
14
La Conferenza creò cinque commissioni incaricate di occuparsi della
denominazione e delle finalità dell’organizzazione, della struttura organizzativa del
Consiglio esecutivo e del Segretariato, dei rapporti con il Consiglio economico e sociale
dell’ONU (ECOSOC) e con le altre organizzazioni internazionali, e, infine,
dell’organizzazione della Conferenza generale.
I progetti iniziali della Commissione preparatoria, presieduta da Sir Alfred
Eckhard Zimmern, non menzionavano la scienza fra i campi d’azione della futura
UNESCO; la delegazione americana propose un piano per lo stabilimento
dell’UNECREC
17
ed in seguito dell’UNECO
18
. Fu il Ministro dell’Istruzione britannico
a proporre che il nome dell’organizzazione facesse posto alla scienza, insistendo
particolarmente sull’importanza da attribuire alle scoperte scientifiche, e sulla necessità
di avvicinare gli scienziati al “pubblico”, in modo da renderli pienamente coscienti delle
proprie responsabilità nei confronti dell’umanità: nessuno scienziato poteva ritenersi
disinteressato alle implicazioni sociali derivanti dalle proprie scoperte
19
.
Non a caso il ruolo di primo Direttore generale dell’UNESCO fu affidato
proprio ad un autorevole scienziato inglese, Julian Sorrell Huxley
20
.
Il 4 novembre 1946, dopo il deposito dello strumento di ratifica da parte del
ventesimo Stato firmatario, entrò in vigore l’Atto costitutivo, approvato il 16 novembre
1945; il 20 novembre 1946 si riunì, a Parigi, la prima sessione della Conferenza
17
United Nations Educational and Cultural Reconstruction Organization (Organizzazione delle Nazioni
Unite per la ricostruzione dell’educazione e della cultura).
18
United Nations Educational and Cultural Organization (Organizzazione delle Nazioni Unite per
l’educazione e la cultura).
19
Scienza e ricerca scientifica costituivano all’epoca scottanti temi d’attualità; nell’agosto 1945, infatti,
venne lanciata su Hiroshima e Nagasaki la bomba atomica.
20
Julian Sorrell Huxley ricoprì la carica di Direttore generale dell’UNESCO dal 1946 al 1948.
15
generale dell’UNESCO che, tra le altre cose, designò la capitale francese quale sede
dell’organizzazione
21
.
Una collaborazione multilaterale nel campo dell’educazione e della cultura
rappresentò un progresso considerevole per la cooperazione internazionale, fino ad
allora condotta esclusivamente attraverso accordi di tipo bilaterale.
1.4 La prima Conferenza generale
La prima Conferenza generale dell’UNESCO si tenne a Parigi dal 20 novembre
al 10 dicembre 1946
22
. Fu preceduta da una solenne cerimonia di accoglienza e di voti
augurali che si svolse la sera prima alla Sorbona, alla presenza del Ministro
dell’Educazione nazionale, del Rettore e del capo del governo provvisorio della
Repubblica francese Georges Bidault. Alla conferenza parteciparono i rappresentanti di
trentasei paesi aventi diritto di voto, di dodici non votanti e di sei in qualità di
osservatori. Erano presenti anche osservatori della Nazioni Unite, di agenzie
specializzate e di altre organizzazioni intergovernative quali la Food and Agricolture
Organization (FAO), la World Health Organization (WHO), la United Nations Relief
and Rehabilitation Administration (UNRRA), la International Labour Organization
(ILO) e l’International Bureau of Education (IBE). Non era presente, ma indirizzò un
messaggio, la Federazione sindacale mondiale (FSM), la centrale sindacale
internazionale più grande del mondo. L’FSM assicurava la propria collaborazione nella
lotta contro tutte le forme di discriminazione, ed anche in quella contro l’analfabetismo.
La rappresentanza dei trenta paesi membri era molto diversa: si andava da un
solo delegato agli oltre cinquanta degli Stati Uniti, del Regno Unito e del paese
ospitante, la Francia.
21
Organisation des Nations Unies pour l’éducation, la science et la culture, Conférence Générale,
Première Session, UNESCO, Paris, 1947.
22
Ibidem.
16
Nel corso della conferenza fu eletto il primo Direttore generale, nella persona del
già citato Segretario esecutivo della Commissione preparatoria Julian Huxley. La
nomina di Huxley suscitò non poche riserve nel nuovo governo statunitense, a causa
delle sue convinzioni ideologiche e delle sue posizioni politiche progressiste; fu così
accettata la sua richiesta di rimanere in carica per soli due anni, e gli venne quasi
imposta la nomina di un vicedirettore americano con importanti incarichi di gestione del
personale e del bilancio.
Nella prima conferenza furono istituite sei sottocommissioni che avevano il
compito di attuare il programma dell’UNESCO sulla base di una divisione del lavoro
destinata a permanere nel tempo: educazione; informazione; biblioteche e musei;
scienze esatte e naturali; scienze sociali; arti creative.
Nel corso delle quindici sedute plenarie della conferenza si svolse un dibattito
misurato nei toni, ma forte nei contenuti, concernente sia gli obiettivi che i principi
ispiratori dell’organizzazione.
Le prime divergenze emersero, infatti, quando si trattò di decidere se bisognasse
optare per un’organizzazione tecnica o, al contrario, per un’organizzazione con un più
marcato orientamento ideologico ed etico.
Léon Blum, che il 20 novembre del 1946 presiedette la prima seduta plenaria
della Conferenza generale, ricordò ai delegati convenuti che l’UNESCO, nonostante la
sua formazione fosse recente, aveva già una notorietà nell’opinione pubblica mondiale;
essa doveva, quindi, costituire lo strumento di una politica comune a tutte le nazioni
associate.
Nel contesto dell’azione dell’ONU e delle sue istituzioni finalizzata al
conseguimento della «pace tra i popoli e del progresso umano», il ruolo dell’UNESCO
è «non meno importante, né meno nobile, poiché esso punta a creare le condizioni
intellettuali, morali, sentimentali da cui dipende il funzionamento del sistema delle
Nazioni Unite nel suo complesso»
23
.
23
Organisation des Nations Unies pour l’éducation, la science et la culture, Conférence Générale,
Première Session, op. cit., pag. 18.
17
Secondo Julian Huxley, l’UNESCO «ha bisogno di fondare la propria azione su
di una filosofia […] che possa suggerire una presa di posizione unitaria davanti a
differenti problemi. Se essa non possiede una concezione di questo genere, che le
permetta di inquadrare le cose su di un unico profilo, rischierà di prendere misure
frammentarie o addirittura contraddittorie»
24
.
Egli propose, in sostanza, una filosofia globale ed universale fondata su di un
umanesimo mondiale, scientifico ed in evoluzione che unificasse, superandole, le
tradizioni culturali dei singoli paesi. Ciò gli sembrò necessario anche perché in quel
momento storico si contrapponevano due filosofie di vita, quella occidentale e quella
orientale, le quali minacciavano di diventare il centro di un nuovo disastroso conflitto.
La diversità di vedute di tali differenti filosofie riguardava principalmente la
relazione tra Stato ed individuo per poi generare diversi sistemi educativi, diverse
concezioni economiche ed anche diversi modi di concepire la stessa cooperazione
internazionale.
Il problema consisteva proprio, secondo Huxley, nel conciliare le esigenze di
due concrete realtà accantonando le dispute ideologiche e mirando, invece, al
miglioramento delle condizioni di vita degli individui, fine ultimo di ogni
collaborazione internazionale.
Gli Stati Uniti respinsero fermamente tale teoria, considerandola contraria alla
stessa “democrazia culturale” dell’UNESCO, secondo la quale ogni cultura doveva
essere libera di esistere e di manifestarsi. Secondo il governo americano, l’unica
filosofia che l’UNESCO doveva possedere era il rispetto per la diversità; non si trattava
di conciliare esigenze diverse accantonando le dispute ideologiche, ma di trovare un
modo per far sì che popoli così diversi fra loro riuscissero a collaborare senza mettere
da parte le proprie peculiarità.
Chi si schierava invece su posizioni più “tecniche” e meno “ideologiche” erano,
in particolar modo, i paesi del Terzo mondo. Tali Stati, infatti, per voce soprattutto della
24
Huxley J., Unesco: its Purpose and its Philosophy, Public Affairs Press, Washington DC, 1947.
18
delegazione indiana (l’India era già autonoma e alla vigilia dell’indipendenza),
richiesero un aiuto concreto per risolvere i propri problemi relativi ad analfabetismo,
educazione elementare ed istruzione tecnica, contrapposti all’orientamento
prevalentemente politico-intellettuale (problemi della pace, della comprensione
internazionale e della cooperazione intellettuale) tenuto dai paesi dell’occidente,
sostenitori di dottrine democratiche e liberali caratterizzate dalla fiducia illuministica
nei valori della razionalità dell’uomo e, quindi, nel potere del sapere e dell’educazione.
Alla fine prevalse la linea d’azione “occidentale”, caratterizzata da un marcato
orientamento ideologico. Ciò si evince facilmente dal Preambolo dello Statuto istitutivo
dell’UNESCO, in cui viene enunciata la frase, formulata dal premier britannico Clement
Attlee: «Since war begins in the minds of men, it is in the minds of men that the
defences of peace must be constructed».
In realtà, fin dall’inizio, non esistette una così netta contrapposizione tra la
vocazione etica dell’organizzazione e l’apporto pratico e concreto dato agli Stati
membri. Nei progetti di volta in volta realizzati per contribuire a creare, sviluppare o
restaurare i sistemi educativi e la nascita di istituzioni scientifiche, musei, biblioteche e
servizi d’informazione, apparve sempre una duplice preoccupazione: sostenere la
ricostruzione nei paesi devastati dalla guerra e ricercare delle soluzioni nuove per
promuovere lo scambio di idee e di informazioni.
Ulteriori problemi da risolvere in fase organizzativa riguardarono natura e
funzioni degli organi direttivi dell’organizzazione. Alcune delegazioni governative
sostennero apertamente, durante i lavori preparatori, che l’opera dell’UNESCO poteva
essere ostacolata dalla presenza dei governi, mentre molte altre ritennero indispensabile
il contributo di questi ultimi, in quanto unici titolari del potere politico e finanziario. A
titolo di mera concessione venne allora deciso che i membri del Consiglio esecutivo,
eletti dalla Conferenza generale tra i delegati dei governi, venissero scelti, per quanto
possibile, tra le personalità competenti nei settori dell’arte, della scienza,
dell’educazione e della diffusione del pensiero.
19
Questa soluzione di compromesso, tuttavia, non risolse definitivamente la
questione. Durante la seconda sessione della Conferenza generale
25
, tenutasi in Messico
nel 1947, la delegazione americana chiese di sapere se i membri del Consiglio esecutivo
dovessero essere eletti a titolo personale o come rappresentanti dei rispettivi governi. La
risposta definitiva giunse soltanto durante l’ottava sessione della Conferenza del 1954 a
Montevideo
26
, nel corso della quale si decise che ogni membro del Consiglio
«rappresenta il governo dello Stato da cui egli proviene»
27
.
L’UNESCO nacque, dunque, come un’organizzazione di Stati composta da tre
organi distinti: la Conferenza generale, il Consiglio esecutivo ed il Segretariato, al cui
vertice fu collocato il Direttore generale, eletto dalla Conferenza per cinque anni.
La Convenzione di Londra istitutiva dell’UNESCO si compone di quindici
articoli redatti in inglese ed in francese, aventi entrambe le lingue valore ufficiale in
base all’art. XII. Ai sensi dell’art. XV.2, la firma, precedente o successiva all’adesione
di uno Stato, costituisce condizione di validità per l’adesione stessa. Ulteriori norme
riguardano i fini e le funzioni dell’UNESCO (art. I), l’acquisto o la perdita della qualità
di membro (art. II), gli organi principali dell’organizzazione (artt. III, IV, V e VI), il
bilancio (art. IX), i rapporti con le Nazioni Unite e le altre organizzazioni internazionali
specializzate (artt. X e XI), lo status giuridico dell’ente (art. XIII) e la soluzione delle
controversie riguardanti l’interpretazione dello Statuto (art. XIV).
I fini dell’UNESCO furono indicati nella promozione della pace, del benessere
generale dell’umanità, della comprensione internazionale e del rispetto dei diritti
dell’uomo. Fu Julian Huxley a tracciare le linee di fondo del programma dell’UNESCO,
che avrebbe dovuto realizzarsi in “quattro vaste province”: l’educazione, la scienza, la
25
Organisation des Nations Unies pour l’éducation, la science et la culture, Conférence Générale,
Deuxième Session, UNESCO, Paris, 1947.
26
Organisation des Nations Unies pour l’éducation, la science et la culture, Conférence Générale,
Huitième Session, UNESCO, Montevideo, 1954.
27
M’Bow A.M., Unesco on the Eve of its 40th Anniversary, UNESCO, Paris, 1985.
20
cultura e l’informazione. Nel campo dell’educazione, l’azione dell’UNESCO doveva
concernere in primo luogo l’insegnamento primario, secondario e superiore, ma anche,
al gradino più basso, la formazione pre-scolare e, al vertice, dopo l’università, la
formazione degli specialisti e la ricerca.
Vennero individuati, inoltre, ulteriori settori di impegno formativo: l’educazione
degli adulti, le campagne contro l’analfabetismo e l’educazione alla salute, nonché la
formazione della cittadinanza e l’orientamento sulle grandi questioni internazionali.
La “provincia delle scienze” era ancora più vasta, riguardando scienze esatte,
naturali e sociali e le loro applicazioni, dalle tecniche industriali alla politica
demografica.
Le idee di Huxley si rivelarono decisamente perspicaci nel campo della cultura,
intesa nella sua accezione più vasta; ciò che più gli interessava era in particolar modo il
campo dell’informazione. Huxley intravedeva immense potenzialità nella stampa, nella
radio, nel cinema, nella televisione, nelle registrazioni sonore. Erano strumenti per
raggiungere un pubblico diversificato, persino non alfabetizzato: i programmi
radiofonici e televisivi, e ancor più i film, potevano varcare i confini nazionali,
influenzando i gusti ed anche il pensiero di un numero sempre crescente di persone.
Huxley, pur partecipe del clima di ottimismo caratterizzante le organizzazioni e
gli Stati appena usciti dal dramma della Seconda guerra mondiale, ben consapevole
dell’urgenza immediata della realizzazione di sempre più numerosi progetti, non
mancava di porsi degli interrogativi di fondo:
«Come può realizzarsi in forma adeguata l’azione dell’UNESCO in un mondo i
cui abitanti, per più della metà non sanno né leggere né scrivere, mancando loro i
fondamenti intellettuali necessari per condurre un’esistenza sana, praticare
un’agricoltura prospera o applicare razionalmente la scienza? Come possiamo sperare
che la scienza progredirà molto rapidamente quando gli scienziati, in numero
sufficiente, non sono presenti che in un quarto dei paesi del mondo? Come possono i
popoli (è questo l’interrogativo più drammatico) condurre una vita saggia e come noi
possiamo sperare che essi si preoccupino dell’educazione se sono denutriti e malati? E
21
come potranno essi cessare di essere denutriti e malati se non vi è disponibilità
sufficiente di scienza e di intelligenza?»
28
.
1.5 L’evoluzione della membership
Verso la fine degli anni ’40, aderirono all’UNESCO molti Stati dell’America
Latina e dell’Asia e anche qualche Stato africano la cui indipendenza era di vecchia
data, come la Liberia.
Nel 1959, gli Stati membri salirono a cinquantanove ed in ben quarantanove di
essi vennero create le Commissioni nazionali UNESCO.
Leggendo gli atti delle Conferenze generali che si susseguono con cadenza
annuale fino al 1952, per poi svolgersi ogni due anni, non è difficile constatare che i
paesi dell’America centrale e meridionale, pur essendo in percentuale ed in assoluto
numericamente rilevanti nell’organizzazione, non diedero un contributo significativo al
dibattito che era già esploso nella prima Conferenza generale. Essi sembravano essere
percepiti e percepirsi come parte integrante, se non addirittura appendice,
dell’occidente. L’unico Stato che, anche per le sue vicende politiche-istituzionali
successive al conseguimento dell’indipendenza, aveva sviluppato un’orgogliosa identità
nazionale, spesso conflittuale rispetto al potente vicino statunitense, era il Messico.
Proprio nella sua capitale, nel 1947, si svolse la seconda Conferenza generale, ed il
presidente Miguel Alemán nel suo discorso inaugurale ricordò che «la paz está basada
en el respeto a los derechos de los demás»
29
.
A differenza degli Stati latino-americani, gli Stati di nuova indipendenza
dell’Asia individuarono nell’UNESCO una tribuna dalla quale affermare le loro proprie
identità, diverse da quelle occidentali anche sul piano religioso.
28
Organisation des Nations Unies pour l’éducation, la science et la culture, Conférence Générale,
Première Session, op. cit., pag. 24.
29
Organisation des Nations Unies pour l’éducation, la science et la culture, Conférence Générale,
Deuxième Session, op. cit.
22
Si trattava, in diversi casi, di Stati come quelli del Sud-est asiatico guidati da
nuovi ceti dirigenti maturati, prima, nella resistenza armata contro l’occupazione
giapponese, e, successivamente, nella lotta contro il progetto illusorio delle potenze
coloniali europee di ristabilire il vecchio dominio coloniale.
Era il caso, per esempio, del Vietnam e dell’Indonesia, non a caso paese
ospitante della Conferenza afro-asiatica di Bandung del 1955, che diede vita al
Movimento dei paesi non allineati di cui il suo presidente, Ahmed Sukarno, sarà uno dei
leader riconosciuti, come Jawaharlal Nehru, Gamal Abdel Nasser, Kwame Nkrumah e
Josip Brotz Tito.
Tra gli Stati che avevano perso la guerra, l’Italia aderì già nel 1948, mentre la
Germania Federale ed il Giappone aderirono nel 1951. L’Unione Sovietica, pur avendo
partecipato ai lavori ed agli incontri della CAME a partire dal 1943, a causa delle
dinamiche della Guerra fredda e del deterioramento dei rapporti USA-URSS a seguito
della guerra di Corea, divenne membro dell’UNESCO solo nel 1954. L’ingresso dello
Stato sovietico fu preceduto l’anno prima da un distensivo invito di cortesia, rivolto
dall’UNESCO all’Accademia delle scienze dell’URSS, ad inviare un proprio
osservatore.
Un numero elevato di paesi del Terzo mondo aderì all’UNESCO con l’avanzare
del processo di decolonizzazione. Nel 1960, l’“anno dell’Africa”, ad esempio, aderirono
ben diciannove Stati africani che avevano appena conseguito l’indipendenza; sempre
nel 1960, l’UNESCO, durante l’undicesima Conferenza generale svoltasi a Parigi il 12
dicembre
30
, adottò nel corso della ventisettesima riunione plenaria, la risoluzione The
Role of Unesco in Contributing to the Attainment of Indipendence by Colonial
Countries and Peoples che anticipò di due giorni la risoluzione 1514, Declaration on
the Granting of Indipendence to Colonial Countries and Peoples, approvata
dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite.
30
Organisation des Nations Unies pour l’éducation, la science et la culture, Conférence Générale,
Onzième Session, UNESCO, Paris, 1960.
23
L’adesione all’UNESCO, talvolta, era un segnale della fuoriuscita di uno Stato
dall’isolamento internazionale: fu il caso, nel 1953, della Spagna franchista. Nel corso
della prima Conferenza generale del novembre-dicembre 1946, da parte di diversi
delegati dei paesi membri era stata posta la questione dell’ammissione della Spagna, ma
ci si riferiva al governo repubblicano in esilio che nel 1939 aveva stabilito la propria
sede a Londra. Dopo un lungo dibattito, si era optato per la soluzione evasiva di invitare
un rappresentante del governo repubblicano in esilio solo come «gradito ospite»
31
.
Negli anni Sessanta, si assistette ad una grande crescita degli Stati membri: la
dodicesima Conferenza generale del novembre-dicembre 1962 ne registrò ben 109
32
.
Una significativa novità fu rappresentata anche dal moltiplicarsi delle presenze, in
qualità di osservatori, di organizzazioni internazionali non governative, quasi cento a
quella data.
Nel corso del decennio si registrò un significativo mutamento di sensibilità nei
comportamenti da parte dei delegati di molti Stati latino-americani, che sempre di più
tendevano ad attestarsi sul fronte dei paesi del Terzo mondo, in maniera eufemistica
allora definiti paesi in via di sviluppo.
In questo mutamento, indubbiamente, influì l’esempio di Cuba che, dopo la
rivoluzione di Fidel Castro, divenne termine di confronto. La consapevolezza di essere
parte integrante dell’universo del sottosviluppo, quindi vittime del dominio socio-
economico dell’occidente ed in particolar modo degli Stati Uniti d’America, si diffuse
in tempi rapidi: fu significativo, ad esempio, che nel marzo del 1962, a Santiago del
Cile, l’UNESCO avesse organizzato una Conferenza sull’educazione e sullo sviluppo
economico e sociale in America Latina
33
. Il recupero della propria identità, invece, fu
31
Organisation des Nations Unies pour l’éducation, la science et la culture, Conférence Générale,
Première Session, op. cit. pagg. 33-34.
32
Organisation des Nations Unies pour l’éducation, la science et la culture, Conférence Générale,
Douzième Session, UNESCO, Paris, 1962.
33
Organisation des Nations Unies pour l’éducation, la science et la culture, Chronologie de l’Unesco.
1945-1987, UNESCO, Paris, 1987.
24