Capitolo 1
Introduzione storica:
La Corea tra sinizzazione e formazione identitaria La complessità della Corea contemporanea è figlia di una varietà di fattori
geografici, geopolitici e geostrategici, tanto quanto etnici, storici e culturali. Sarebbe,
a mio avviso, azzardato e deviante operare, dunque, un'analisi esaustiva senza tenere
ben presente le premesse che alla realtà attuale hanno condotto. La prima, lunga fase
della storia coreana, il primo pezzo del mosaico che voglio andare a comporre per
fare luce sulla complessa realtà di questa penisola e del suo popolo, è quella che l'ha
vista sostanzialmente soggetta alla sfera geopolitica e geoculturale sinocentrica, e
comincia dalla Preistoria per giungere fino alla metà del XIX secolo.
1.1 Preistoria e protostoria La penisola coreana manca di dati e reperti che accertino la natura di un suo
primitivo popolamento in epoca Paleolitica, ma a partire dal III millennio a.C.
risultano tracce di insediamenti umani di numerosi gruppi tribali che hanno fatto
verosimilmente ingresso dalla frontiera Settentrionale. Le origini di questi gruppi
tribali sono svariate, con una probabile dominanza di etnie dell'Asia Settentrionale. I
frequenti contatti della Corea con le stirpi Mongoloidi sono alla base della differenza
etnica e linguistica che i coreani mantengono rispetto ai cinesi, questi ultimi avendo
avuto, al contrario, solo sporadiche influenze razziali e culturali dalle tribù nomadi
del Nord.
Mentre in Cina già si avvicendavano le prime dinastie [Shang (1573-1122 a.C.) -
Zhou (1111-256 a.C.)], il Neolitico coreano andava superandosi con l'istituzione delle
prime comunità di villaggio e con la conoscenza di una primitiva metallurgia
unitamente ad altri fenomeni ed innovazioni discontinue rispetto alla linearità che
questo periodo aveva mantenuto. Verosimilmente si è trattato delle prime influenze
5
cinesi, in particolare di genti provenienti dalla Cina nord-orientale, fattore che, tra
l'altro, segna in origine una separazione culturale tra settentrione e meridione della
penisola 2
.
Proprio nel I millennio a.C., in corrispondenza della fase di transizione dinastica
Shang-Zhou, avviene una prima sinizzazione della penisola coreana, un periodo
fondamentale per la Corea, attraverso emigrazioni, sottomissioni e attrazioni di
gruppi tribali. La svolta fu nell'introduzione della coltura del riso e dello sviluppo
dell'agricoltura in generale, che, creando un surplus alimentare, oltre a sistemi
efficienti di produzione e stoccaggio, generò una prima stratificazione sociale per
classi, preludio di uno stato centralizzato. Nel III secolo a.C. l'influenza cinese si fece
più diretta e pervasiva. All'epoca degli Stati Combattenti , lo stato di Yan nel nord-est
della Cina comprendeva parti della Manciuria meridionale ed aveva un'influenza
culturale e politica diretta sulla Corea nord-occidentale. È stata proprio questa la
zona dove l'influenza cinese è stata più forte, e non a caso è stato qui che, sempre nel
III secolo, ha preso forma il primo vero e proprio stato coreano che conosciamo
come Chos ŏ n . Con il nome Chosŏn ci si riferisce alla più antica epoca della storia
coreana, quando la penisola non aveva una formazione statale vera e propria, ma più
probabilmente solo una approssimativa coordinazione tra gruppi tribali. Il nome
proviene proprio da una leggenda e da un nome cinese (Chao Xian 3
– Chosŏn),
paternità cinese che è sostenuta da più fonti per quanto riguarda una successiva
“riformulazione” dello stesso regno intorno al 190 a.C. da tale Wiman (Wei Man in
cinese), forse proprio un uomo d'armi cinese di Yan, già rifugiato presso i nomadi
Xiongnu, che a capo di un piccolo esercito occupò P'yŏ ngyang, detronizzò il
precedente sovrano ed estese il suo dominio su una larga fetta di territorio fino
all'attuale Seoul. Questa prima vera e propria formazione statale coreana, infatti nota
anche col nome di Wiman Chosŏn , rimane a cavallo con la leggenda e assai indefinita
in quanto priva di qualsivoglia documentazione archeologica. Ad essa si aggiungono
il regno di Mahan , fondato dal precedente re di Chosŏn fuggito ad Iksan, nel Sud, e
2 Maurizio Riotto, Storia della Corea, dalle origini ai giorni nostri, 2005, Bompiani, Milano,
pag.43
3 Approssimativamente traducibile come “Freschezza Mattutina” 6
costituito ad Ovest con altri fuggitivi di P'yŏ ngyang; il regno di Chinhan , costituito
ad Est da disertori cinesi che erano stati coscritti dall'impero Qin per la costruzione
della Grande Muraglia; infine Pyŏnhan , costituitosi nello stesso periodo nell'estremo
Sud della penisola. È tuttavia assai indicativo come il carattere cinese nella genesi
coreana sia presente in questa come in diverse altre formulazioni anche più
prettamente leggendarie delle origini della Corea 4
. Ad ogni modo la storiografia è
sufficientemente concorde da rendere plausibile l'esistenza di questo “Stato” di
Chosŏn, come pure la sovranità su di esso esercitata dalla Cina tanto dai Zhou quanto
dai Qin (221-207 a.C.). È in quest'epoca protostorica, in cui leggenda e storiografia si
fondono e si confondono, che si concreta il fondamentale debito culturale della Corea
con il vicino cinese. L'immaginario collettivo, il carattere e la forma mentis
tradizionale del popolo coreano si riferiscono ampiamente alla Cina tradizionale e
medioevale. Nelle prime speculazioni filosofiche sulla genesi, si rifanno al duplice
principio complementare di pieno e di vuoto, dello yin e dello yang evidentemente
4 Per la precisione, in Corea non esistono miti cosmogonici, piuttosto abbiamo miti di fondazione
della nazione , i cui protagonisti non sono creatori, ma piuttosto degli “ordinatori” o dei
“legislatori”, originati, dunque, in un'epoca dalla situazione politica già consolidata e a
fondamento di una forma di identità nazionale. Il più noto di questi è il mito di Tan'gun , che infatti
è riportato nel Samguk yusa (Testimonianze storiche dei Tre Regni) , testo coreano compilato
intorno al 1280 sulla base di fonti più antiche ora perdute. Questo mito dà ai coreani un
capostipite, Tan'gun , di origine semi-celeste, riportando nel mito del fondatore di Chos ŏ n elementi
culturali sciamanici di origine nomade e del filone altaico, confermando quella matrice culturale
ed etnica dei coreani molto più affine ai giapponesi che ai cinesi. Tuttavia l'esistenza di Tan'gun
viene collocata da questa leggenda, per conferirvi un parallelismo prestigioso, nel III millennio
a.C., come contemporanea a quella del leggendario savio-re Yao che la tradizione cinese colloca ai
tempi della mitica dinastia Xia, al quale si riferisce con rispetto lo stesso Confucio, e dalla quale
numerosi personaggi sono ripresi pure nella tradizione coreana, che li fa “incrociare” con i “suoi
saggi”. Un altro mito, di provenienza strettamente cinese (appare per la prima volta nello Shi ji di
Xuma qian , I secolo a.C.), ma che ha conosciuto diverse riformulazioni prettamente coreane, è
quello di Kija (cinese: Jizi ). Kija-Jizi è un nobile cinese collocato agli inizi della dinastia Zhou,
fuggito da un sovrano malvagio e rifugiatosi provvidenzialmente in Corea. Nelle fonti coreane si
legge che Kija giunge dopo l'ascesa di Tan'gun a dio della montagna, pone la capitale presso
P'y ŏ ngyang e porta il suo bagaglio di conoscenze dalla Cina, dalla letteratura ai cerimoniali, dalla
medicina alle arti, dall'agricoltura alle leggi. Il leggendario Kija è posto quale capostipite della
prima dinastia coreana, quella, appunto, dei Ki. Il mito si ricongiunge alla realtà storica quando
racconta che il leggendario Kija-Jizi si rifiutò di riconoscere la legittimità del sopravvenuto re Wu,
il quale di tutta risposta occupò Chos ŏ n dando inizio a quella che sarebbe stata l'alta sovranità dei
Zhou sulla penisola coreana. In tutte le formulazioni del mito Kija-Jizi mantiene il carattere di
portatore della “cinesità” intesa come civiltà. (vedi: E. O. Reishauer; J.K. Fairbank , A History of
East Asian Civilization: Volume 1. East Asia, The Great Tradition [1962, Modern Asia Edition,
Tokyo] pag.402-403; Maurizio Riotto, Storia della Corea dalle Origini ai Giorni Nostri [2005,
Bompiani, Milano] pag.26 e ss.; Richard Rutt, James Scarth Gale and his History of The Korean
People [1972, Royal Asiatic Society, Korea Branch, Seoul], pag.93 e ss. )
7
discendenti dal taoismo, e quindi alla Cina 5
. Il primo panorama dell'immaginario
religioso-filosofico è ricco di caratteri prettamente cinesi, dai sovrani che popolano e
governano i principali elementi della natura ai trigrammi per la divinazione, base di
quel classico confuciano che è l' Yi Jing 6
. In effetti di questo periodo di quasi mille
anni tra il II e il I millennio a.C. abbiamo ben poche testimonianze di sorta che ci
dicano qualcosa del popolo coreano, tuttavia è stato questo il periodo in cui sono
vissuti i personaggi chiave del pensiero orientale: gli antichi filosofi del tao , Buddha
e Confucio; inoltre, è questo il periodo al quale la tradizione coreana fa risalire i
saggi, i pensatori e i guerrieri ai quali rimanda la sua più intima e connotativa
essenza. Ed infatti è nel VI secolo a.C. che taoismo, buddismo e confucianesimo si
sarebbero diffuse nella penisola diventandone le sue tre religioni. Le influenze cinesi
delle epoche Zhou e Qin accompagnarono la Corea nella Storia associando
l'introduzione di valori e di pratiche sociali alle credenze più varie, dalla poligamia
all'esorcismo, dalla pietà filiale alla tumulazione dei morti 7
.
1.2 La Corea entra nella storia: i Tre Regni Nel corso del II secolo a.C. Wiman Chosŏn, auto-assoggettatosi quale vassallo
dell'impero cinese Han (207 a.C. - 221 d.C.), fu caratterizzato da un massiccio flusso
migratorio in entrata dalla stessa Cina, composto di esuli e ribelli che giungevano sia
dalle frontiere nord-occidentali, sia, a Sud, via mare, dalle coste occidentali. Tali
flussi migratori rafforzarono Chosŏn, che estese i confini settentrionali del suo regno
fino alle sponde del fiume Yalu, fomentando così ulteriori pretese territoriali e un
atteggiamento ostile nei confronti della Cina Han. Per i cinesi, tuttavia, la costante
minaccia era quella dei nomadi, in particolare dell'impero Xiongnu, che traeva
grande forza dalle oasi dell'Asia Centrale. È dunque lecito supporre che tra Wiman
Chosŏn e i Xiongnu esistesse un rapporto di amicizia e/o collaborazione, e che
5 Richard Rutt, James Scarth Gale and his History of The Korean People , 1972, Royal Asiatic
Society, Korea Branch, Seoul; pag.97
6 ibidem 7 Richard Rutt, James Scarth Gale and his History of The Korean People , 1972, Royal Asiatic
Society, Korea Branch, Seoul; pag.106 e ss.
8
l'offensiva che l'imperatore Wu mosse nel 108 a.C. al regno coreano fosse collegabile
alla spedizione volta a indebolire l'eterno nemico nomade 8
. Fatto sta che il regno di
Wiman Chosŏn venne abbattuto e smembrato dai cinesi appunto nell'anno 108 a.C.
facendo della Corea un dominio diretto dell'impero cinese. La Cina Han suddivise il
territorio in quattro “amministrazioni coloniali” chiamate chun : Chenfan , Xuantu ,
Lintun e Lelang . Queste entrarono a far parte integrante dei “territori-cuscinetto” che
separavano e proteggevano l'impero cinese dai barbari del nord, all'epoca più che mai
separati e dispersi.
Frattanto, nel I millennio a.C., prima ancora della nascita di Wiman Chosŏn, in
Manciuria, oltre alle tribù nomadi, esisteva già una realtà politica consolidata,
probabilmente una confederazione, costituita dal regno di Puyŏ. Quasi
contemporaneamente alla colonizzazione cinese Han, alcune tribù della
confederazione di Puyŏ si distaccarono e andarono a formare un organismo
indipendente, geograficamente compreso fra la Manciuria e il settentrione della
penisola coreana, che sarebbe diventato il regno di Koguryŏ 9
. Questa fase storica
avrebbe significato una significativa sinizzazione delle istituzioni per quanto riguarda
il territorio coloniale: anche quando Lelang rimase la sola amministrazione cinese in
vita (75 a.C.) le colonie cinesi rimasero un prospero presidio della civilizzazione
Han, probabilmente soprattutto grazie ai commerci che passavano attraverso di essa
tra la Cina e il resto della Corea come pure da e per il Giappone 10
. La classe
dominante di Lelang era costituita principalmente di immigrati cinesi, ed è per questo
che sebbene nelle epoche successive i regni coreani non sarebbero stati eredi politici
diretti dei chun cinesi, comunque avrebbero derivato molto della loro cultura da
questi avamposti di civiltà cinese, mantenendo una notevole continuità culturale con
la Cina, e probabilmente dovendo ad essa la capacità di creare uno stato nazionale
8 Maurizio Riotto, Storia della Corea, dalle origini ai giorni nostri, 2005, Bompiani, Milano,
pag.51
9 Maurizio Riotto, Atlante Storico-Geopolitico della Corea , in “I quaderni speciali di Limes ”, 2011,
Gruppo Editoriale L'Espresso, Anno 3, n.1; pag.38
10 La Corea sarebbe rimasta per molto ponte commerciale, ma soprattutto culturale tra la Cina e il
Giappone: sono stati proprio i coreani, che avrebbero affermato questo proprio “ruolo” nel
successivo periodo dei Tre Regni , ad introdurre tanto la religione buddhista quanto artisti, musici e
pensatori, sì da poter far senz'altro affermare che proprio la Corea finì per dare un contributo
decisivo allo sviluppo della civiltà nell'Impero del Sol Levante. (Vedi : ibidem )
9
unificato e ben organizzato 11
. Dal canto suo il regno di Koguryŏ ebbe il merito di
compiere un' ancor più sensibile evoluzione politica verso lo Stato centralizzato, il
primo che avrebbe dato carattere di soggettività statale autonoma ed originaria ad
una formazione politica coreana.
La svolta si ha nel III secolo, quando Koguryŏ estese il suo dominio su tribù ancora
nomadi espandendo notevolmente il territorio sotto il suo controllo a nord della
penisola. Oramai la dinastia Han era caduta, e dopo la fase di divisione e di lotta
interna, la Cina settentrionale sarebbe rimasta nelle mani delle popolazioni nomadi
[periodo delle dinastie dei Cinque Barbari – Wu Hu (386-581)] fino all'ascesa della
dinastia Sui (581-618). La popolazione e la prosperità di Lelang declinarono con la
caduta dell'impero Han, che tuttavia rimase sufficientemente forte, almeno finché i
“barbari del nord” non ruppero i contatti della colonia con la Cina e nell'anno 313
Koguryŏ se ne impossessò, mentre in luogo degli altri chun già in precedenza si
erano costituiti a Sud-Ovest il regno di Paekche e ad Est Silla (completa il quadro
della penisola il piccolo regno di Kaya nell'estremo Sud, stretto tra Paekche e Silla).
La nascita di questi regni viene tradizionalmente collocata nel I secolo d.C., ma dalle
fonti non emergono come entità politiche vere e proprie prima del IV secolo,
probabilmente perché fu proprio in quel periodo che si completò il passaggio
definitivo dalla società tribale allo Stato centralizzato. In ogni caso, con la vittoria di
Koguryŏ su Lelang, ha inizio la prima fase storica “strettamente coreana”, ricordata
come il periodo dei Tre Regni , sia per gli intervenuti disordini e per la conseguente
debolezza ed incapacità della Cina di esercitare qualsivoglia controllo, sia per la
parallela forza sviluppata dal regno di Koguryŏ.
Il periodo dei Tre Regni (ca. 300-668) sarebbe stato caratterizzato da una continua
alternanza di equilibri di forze insieme con una successione di alleanze e tradimenti
reciproci. Inizialmente, infatti, la predominanza di Koguryŏ fece sì che Silla e
Paekche fossero alleati naturali, ma intorno al V-VI secolo cambiò qualcosa. Silla era
sempre stato il più arretrato dei tre regni per via della sua posizione, ben più
periferica delle altre rispetto alla Cina, e infatti fu l'ultimo nel quale il buddhismo
11 E. O. Reishauer; J.K. Fairbank , A History of East Asian Civilization: Volume 1. East Asia, The
Great Tradition; 1962, Modern Asia Edition, Tokyo, pag.403-404
10
venne ufficializzato 12
; dato, quest'ultimo, di particolare rilevanza, considerato che in
Corea prima, e in Giappone poi, fu proprio il clero buddhista a veicolare la
conoscenza della scrittura cinese e della cultura letteraria, oltre che a guidare verso la
diffusione di un regime burocratico. Tuttavia in questa fase storica venne alla ribalta
con autorevole identità come Stato forte e centralizzato. Seppe bruciare le tappe dello
sviluppo (soprattutto in termini militari, ma anche riavvicinando le propria cultura ai
canoni cinesi 13
) annettendo Kaya, ove erano attestate forze Yamato che avevano
precedentemente imposto uno stato di sudditanza anche su Paekche e sullo stesso
Silla, e rompendo, subito dopo aver strappato una notevole fetta di territorio a
Koguryŏ, l'alleanza con Paekche. Koguryò, intanto, si era dimostrato una proverbiale
“spina nel fianco” per il vicino cinese, avendo anche inflitto una dolorosa sconfitta
alla precedente dinastia Sui (ca.612). Stando così le cose la nuova Cina, rinvigorita
sotto la dinastia Tang (618-907), accolse di buon grado la proposta di alleanza del
regno di Silla, prevedendo di poter ad un tempo liberarsi di uno scomodo avversario
e di rinnovare l'influenza cinese sulla penisola. Le armate Silla-Tang nel 660
abbatterono Sabi, ultima capitale del regno di Paekche, e immediatamente dopo
volsero verso Koguryŏ, approfittando anche del momento di crisi politica che questi
attraversava, abbattendolo nel 668.
1.3 Silla Unificato: buddhismo, multiculturalismo e sinizzazione Tang A seguito della loro disfatta, Paekche e Koguryŏ entrarono a far parte dell'impero
cinese Tang, e per Silla si prospettava una dipendenza cinese, ma esso scelse di fare
leva sulle forze restanti dei due regni sconfitti per ricacciare i cinesi fuori dalla
penisola coreana e costituire uno stato unitario. Ricacciate le forze Tang e unificato il
territorio, si apre quel periodo che ricordiamo come del Grande Silla o di Silla
Unificato (675-953). Nonostante avesse dovuto combatterlo per preservare la propria
12 Secondo la tradizione il buddhismo venne ufficializzato nel 372 a Kogury ŏ , nel 384 a Paekche e
intorno al 530 a Silla. Vedi Maurizio Riotto, Atlante Storico-Geopolitico della Corea , in “I
quaderni speciali di Limes ”, 2011, Gruppo Editoriale L'Espresso, Anno 3, n.1; pag.39
13 Ad esempio solo a partire dall'anno 500 i sovrani di Silla vengono registrati dalle cronache con
l'appellativo cinese di wang. Vedi Maurizio Riotto, Storia della Corea, dalle origini ai giorni
nostri, 2005, Bompiani, Milano, pag.71
11
indipendenza, alla fine delle ostilità il nuovo Stato coreano unitario iniziò nei
confronti del potente vicino cinese, al quale rimase comunque riconosciuta l'alta
sovranità ed erano inviati regolari tributi, una politica di distensione e di fecondi
interscambi economici che fecero di quest'epoca un'autentica età dell'oro, arricchita
di una multiculturalità forse senza paragoni in tutta la storia della Corea, precedente e
a venire 14
. Il Grande Silla sviluppò una struttura parzialmente su modello della Cina
Tang, con il territorio suddiviso in province, prefetture e distretti, e con una
burocrazia di estrazione nobile istituita ai fini di una centralizzazione dei poteri ed
incuneata fra i grandi domini fondiari: un sistema castale rigido e stratificato che
pesava su una popolazione legata alla gleba e non riusciva, se non limitatamente, a
moderare i privilegi dell'aristocrazia. Ancor più importante, l'avvicinamento a
modelli cinesi fece decadere l'importanza di tutta una serie di cariche tradizionali,
che finirono per essere associate allo sciamanesimo e relegate al gradino sociale più
basso, in luogo di un approccio sempre più razionalistico alla conoscenza che pose in
essere figure e cariche istituzionali fortemente legate al valore istituzionale
individuale di chi le ricopriva 15
. Più tangibilmente, l'influenza cinese dominava la
vita e la cultura coreana: la capitale Ky ŏ ngju era pianificata sul modello di Changan,
l'architettura e le arti seguivano tecniche e stili cinesi.
In Corea, così come un po' in tutto l'Estremo Oriente, quest'epoca fu connotata dalla
trionfale ascesa del buddhismo. Istituzionalizzato, strutturandosi in gerarchie
ecclesiastiche e sviluppando “discipline di Stato”, esso non mancò di essere
politicizzato ed utilizzato da alcuni monaci come mezzo di propaganda fungendo
così da elemento di conservazione dell'ordine costituito, e quindi dell'aristocrazia.
Ma in ottica culturale esso fu uno degli aspetti fondamentali di una fioritura che fece
di Silla Unificato l'ideale controparte della favolosa Cina dei Tang. Il Grande Silla
può considerarsi embrione di quegli elementi e di quelle esperienze connotative che
sarebbero andate a costituire le fondamenta dell'identità coreana moderna 16
. Sebbene
14 Maurizio Riotto, Atlante Storico-Geopolitico della Corea , in “I quaderni speciali di Limes ”, 2011,
Gruppo Editoriale L'Espresso, Anno 3, n.1; pag.41
15 Maurizio Riotto, Storia della Corea, dalle origini ai giorni nostri, 2005, Bompiani, Milano,
pag.85-87
16 ibidem 12
il cinese fosse mantenuto lingua ufficiale e letteraria, l'idioma di Silla dopo
l'unificazione si diffuse nella penisola a danno delle lingue di Paekche e Koguryŏ,
finendo per costituire la base del coreano moderno e contemporaneo, e per la prima
volta fu depositato in scrittura, prima a mezzo di calchi fonetici tramite utilizzo di
caratteri cinesi omofoni e poi con un complesso sistema alfabetico probabilmente
mutuato dalle esperienze dell'India e dell'Asia Centrale veicolate dalla propagazione
buddhista 17
. Fu appunto la propagazione buddhista a conferire a quest'epoca quel
carattere di multiculturalismo che ne fa un'epoca d'oro. I monaci di Silla viaggiavano
per il mondo accumulando esperienze, testi sacri, sintetizzando i confronti con i
confratelli cinesi e indiani. Si avviò così un'attiva e proficua attività di collaborazione
dottrinale che stimolava fermenti culturali e animava la vita non solo religiosa, ma
anche più in generale culturale della Corea dell'epoca di Silla Unificato.
1.3.1 “L'altra Corea”: Parhae e i nuovi Tre Regni Il crollo di Kogury ŏ nel 668 aveva visto una discreta manciata di esuli dei regni di
Paekche e dello stesso Kogury ŏ che non intendevano piegarsi né alla Cina né al
Grande Silla riparare ai confini mancesi. In un primo momento, senza una definita
identità territoriale nella quale riconoscersi, questi gruppi gravitarono in quest'area
dove si intrecciavano equilibri etno-politici e si scontravano interessi della Cina Tang
e delle tribù mongole dei Khitan e dei Malgal. Nel 698 fu realizzata la nuova realtà
politica del regno di Chin che, nonostante il controllo che la Cina Tang manteneva
sull'area, riuscì a resistere alla sua pressione e mantenere il controllo di una notevole
porzione di territorio. Poi i rapporti con i cinesi migliorarono e nel 713 mutò il nome
in Parhae (698-926), che impostò un sistema amministrativo di stampo cinese e
seppe tenere un'organizzazione militare abbastanza efficiente da tenere testa tanto
all'impero cinese quanto a Silla Unificato, addirittura espandendosi a spese di
entrambi nel giro di un secolo. In seguito ai fatti bellici che consolidarono i confini
del regno, Parhae stabilì rapporti diplomatici e commerciali amichevoli tanto con la
17 È un'ipotesi alquanto diffusa che il patrimonio linguistico coreano abbia contribuito pure alla
formazione e allo sviluppo della lingua giapponese ( ibidem )
13
Cina quanto col Giappone, mantenendo una certa freddezza solo con Silla.
Nonostante la scarsità dei documenti arrivatici, si può ben dire che Parhae conobbe
un certo splendore, recependo ampiamente i modelli culturali cinesi e senza sfuggire
alla propagazione buddhista, che anche qui fu elevata a religione di Stato. Quel che è
certo è che si trattò di uno Stato dove un'élite di origine coreana governava una
popolazione costituita per lo più da gente di etnia non coreana, senza però dare luogo
a particolari preclusioni per le popolazioni mongole di fatto originarie. Ironia della
storia, il regno di Parhae sarebbe caduto proprio per mano di orde di quell'etnia
Khitan che aveva contribuito alla sua costituzione, orde che investirono il regno
nell'anno 926 e lo abbatterono in soli venti giorni per fondare sulle sue ceneri, dieci
anni dopo (936), l'impero Liao 18
.
Nel frattempo il Grande Silla incorreva in fratture interne già dalla fine del IX
secolo. L'accentramento che ne aveva fatto uno Stato unitario, pur assicurando un
certo grado di stabilità, aveva prodotto sin dalle origini pure un diffuso malcontento,
specie tra la popolazione degli ex territori di Koguryŏ e Paekche. All 'assolutismo
della monarchia si associò l'elemento buddhista che caratterizzava una larga fetta di
aristocrazia producendo un conflitto politico-ideologico con i confuciani di Silla 19
. Il
fronte degli oppositori della Casa Reale era frammentato, ma folto: alla fine del
secolo VIII le rivolte presero a moltiplicarsi e il mondo dell'aristocrazia a disgregarsi
all'interno, alimentando le mire di potere individuali. Alle rivolte fece seguito una
svolta ulteriormente autoritaria e assolutista del potere centrale, con un sistema di
esami lungi dal raggiungere i livelli di meritocrazia del modello cinese e che
progressivamente finì per cristallizzare il potere effettivo intorno alla Casa Reale e a
coloro che traevano vantaggio dalla vicinanza e dal suo raggio di influenza.
L'insoddisfazione dei comuni aristocratici portò ad una nuova serie di rivolte che finì
per spostare il potere effettivo sempre più dalle mani dei sovrani a quelle dei capi
militari, mentre la vasta schiera di piccoli nobili locali decaduti produsse il
moltiplicarsi del fenomeno del brigantaggio su tutto il territorio, rendendo il paese
18 Abaki, capo Khitan, aveva messo fine alla dinastia cinese Tang già nel 907
19 Il conflitto tra Confucianesimo e Buddhismo è un elemento che qui si affaccia per la prima volta,
ma che ricorrerà ancora nella storia coreana determinandone sovente le sorti. Maurizio Riotto,
Storia della Corea, dalle origini ai giorni nostri, 2005, Bompiani, Milano, pag.79
14
quanto mai ingovernabile. La condizione di anarchia in cui le lotte di potere a corte
avevano lasciato lo Stato si risolse con la strumentalizzazione politica di una rivolta
contadina nell'anno 889, in seguito alla quale la frattura del Paese divenne effettiva
con la dichiarazione di indipendenza da Silla di territori a Sud e a Nord,
autoproclamatisi rispettivamente eredi di Paekche (892) e Koguryŏ (901). Meno di
tre secoli dopo l'unificazione, dunque, la Corea si trovava nuovamente divisa in tre
regni rivali fra loro, in una situazione di precario equilibrio pronto a spezzarsi da un
momento all'altro 20
.
1.4 Il periodo Kory ŏ (918-1392)
Nel 927 Nuovo Paekche ebbe la meglio su Silla, mettendo a capo di quest'ultimo un
sovrano fantoccio, dopodiché Wang K ŏ n, abile stratega e diplomatico che era salito
sul trono di Nuovo Kogury ŏ nell'anno 918 rinominandolo Koryŏ , seppe
approfittarne, prima asservendo Nuovo Paekche e poi riunificando sotto di lui la
Corea nel 936
21
.
Sul piano interno la nuova formazione unitaria cercò innanzitutto una coesione
interna che venisse dall'alto, e per farlo Wang Kŏn, oltre a distribuire (quando non
addirittura istituire ex novo ) cariche amministrative, si imparentò mediante una
ventina di matrimoni con i clan più importanti del Paese, producendo una solida
catena di solidarietà reciproca e di fedeltà al trono. Fu intrapresa una massiccia opera
riformatrice per ristrutturare lo Stato dopo l'ennesima frammentazione e la piega
militarista dell'ultima epoca di Silla. L'impostazione burocratica continuava,
inevitabilmente, ad ispirarsi ai modelli cinesi riformando pure il sistema degli esami;
ma altrettanto inevitabilmente, nonostante la rinnovata attenzione per la cultura e la
formazione anche per le classi inferiori, tornava a ricadere sotto l'impostazione
aristocratica della società coreana ai danni di una effettiva meritocrazia. Sempre su
20 Maurizio Riotto, Storia della Corea, dalle origini ai giorni nostri, 2005, Bompiani, Milano,
pag.83-84
21 Wang K ŏ n, primo sovrano della nuova dinastia, era il primo che sarebbe stato ricordato come
T'aejo (grande antenato) , un titolo che ritroviamo spesso attribuito ai fondatori di una nuova linea
dinastica, di una nuova epoca e di un nuovo ordine morale e civile. ( ibidem )
15