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determinati da una borghesia in fase di ascesa, che aveva stabilito gli strumenti per avere
l esclusiva su un ampia serie di posizioni di privi legio.
Nel settore professionale dell orientamento si avverte il tentativo del gruppo professionale
di avviare processi di professionalizzazione, cercando di affermare un autorit
professionale e un ideale di servizio. Le associazioni professionali si muovono nella
direzione di definire una cultura e deontologia professionale, per costruire un immagine
sociale plausibile e, mediante questa ottenere un pieno riconoscimento sociale delle
proprie istanze [ ] e di indipendenza professionale (Sarchielli, 2000) (ivi, 14).
Fattore rilevante per la nascita di una professione Ł la regolazione sociale e il rapporto tra
Stato e professione. Per gli orientatori non si pu affermare che vi sia una
regolamentazione precisa e chiara, ma si osserva un interesse sociale positivo verso
l orientamento. Indubbiamente, contrariamente alle indicazioni europee e ad alcune realt
comunitarie in materia legislativa, si pu affermar e che il panorama legislativo italiano Ł
caratterizzato da un basso livello di formalizzazione normativa e da una mancanza di un
quadro legislativo, propriamente dedicato alla materia. Causa di ci sono anche le politiche
di decentramento attuate, con la distribuzione e gestione della materia, tra il governo
centrale e gli enti locali. Sulla base del decentramento di funzioni sono nate due riforme
significative, che toccano l orientamento: quella dei servizi per l impiego e quella
dell accreditamento delle sedi orientative, rispettivamente con competenze provinciali e
regionali. Da ci nasce la grande eterogeneit che caratterizza il contesto orientativo
italiano.
AffinchØ il processo di professionalizzazione abbia esito positivo Ł indispensabile che sia
costruito un sistema di competenze e sia definita la struttura, che le professionalit
coinvolte debbano possedere. Necessariamente le attivit , che i professionisti sono
chiamati a svolgere, non devono essere routinarie e facilmente standardizzabili, altrimenti
si parlerebbe di occupazione e non di professione. Una professione, infatti, si deve basare
su un corpo di teorie, condivise dal gruppo professionale, e acquisito attraverso percorsi
formativi, strutturati e prestabiliti, e, durante l esercizio professionale, applicato a casi
concreti. La professionalit si acquisisce dal conn ubio di studi teorici e pratica
professionale. Il nuovo gruppo degli orientatori si sta muovendo in questa direzione,
prendendo esempio e spunto da alcune realt europee , in cui la professione Ł
maggiormente regolamentata e definita.
Peculiarit dei nuovi professionisti Ł che essi si trovano a muoversi in spazi che sono tra il
mercato e le organizzazioni: essi non hanno una precisa connotazione settoriale, poichØ
5
una medesima professione si pu collocare all inter no di diversi settori del mercato del
lavoro. questa caratteristica si osserva anche per l orientamento, in cui le richieste di
professionalit derivano da diversi ambiti. Sia in Italia sia nel resto dell Europa la richiesta
di figure dedicate proviene principalmente da due settori: scolastico e professionale. I
professionisti si trovano ad operare nelle scuole, nelle universit , ma anche nei servizi
all impiego. Infatti si osserva che l orientamento scolastico, fa capo al ministero
dell istruzione, mentre quello professionale al ministero del lavoro. Specificit del contesto
italiano Ł la domanda di professionisti nel settore della formazione professionale, realt in
cui sono state investite le maggiori risorse per l orientamento. ¨ all interno di questa
sistuazione che la comunit professionale, in accor do con i governi locali, deve inserire i
professionisti, facendo crescere la percezione, nella comunit e nei mercati del lavoro, che
tale professionalit sia essenziale ed esclusiva.
Il proposito di questo studio Ł quello di individuare e comprendere se Ł possibile definire
l orientatore un professionista e analizzare il l ivello di maturazione del processo di
strutturazione per lo sviluppo di suddetta professione. La domanda che accompagner
l indagine Ł se si pu considerare l orientatore u na professione emergente .
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CAPITOLO 1. Le strategie di sviluppo delle professioni
In questo capitolo si affronter il tema della nasc ita e sviluppo delle professioni, da quelle
liberali, alle cosiddette nuove professioni, fino alla formazione del gruppo sociale degli
orientatori. Un analisi storica di quelli che sono stati i processi di determinazione e
affermazione delle professioni, consentiranno di comprendere meglio la possibilit di
nascita e sviluppo della professione dell orientatore. In questo capitolo, soprattutto, si
analizzeranno, dopo un excursus storico, le associazioni professionali presenti nel settore
dell orientamento, sia a livello nazionale, sia internazionale. Il contesto internazionale vede
come protagonista la IAEVG, l associazione internazionale per l orientamento scolastico e
professionale, che Ł garante della qualit dei servizi di orientamento, con particolare
attenzione alla definizione e riconoscimento delle competenze degli operatori. A tal
proposito Ł stato istituito un codice professionale, che gli aderenti all associazione devono
rispettare e condividere. A livello italiano si osserver invece la presenza di una sola
associazione, la SIO, societ italiana per l orient amento, la cui finalit Ł di imporsi nella
comunit professionale degli orientatori, per defin ire meglio la figura dell orientatore,
sempre nel quadro del riconoscimento delle competenze.
1.1 Uno sguardo al passato: le professioni liberali.
Nella letteratura sociologica la definizione di pr ofessione Ł associata a tutte quelle
occupazioni che si fondano su un corpo di teorie e su specifiche abilit intellettuali. Gallino
(2004) definisce la professione come un attivit l avorativa altamente qualificata, di
riconosciuta utilit sociale, svolta da individui c he hanno acquisito una competenza
specializzata seguendo un corso di studi lungo e orientato precipuamente a tale scopo .
Intesa in questo modo la professione conferisce prestigio e un reddito medio alto nel
sistema di stratificazione sociale.
L interesse dei padri della sociologia verso le professioni Ł dato soprattutto dal posto che
esse ricoprono nella societ industriale nascente e gli studi principali riguardano i rapporti
tra il lavoro intellettuale e l industria. Fin agli anni 50 del secolo scorso l attenzione
maggiore accademica allo studio delle professioni si Ł concentrato sulla loro forma libero-
professionale.
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Max Weber ha una concezione di professione ampia, che nel suo pensiero si avvicina
maggiormente al concetto di occupazione. Egli, infatti, sostiene che le professioni siano
espressione dell azione razionale rispetto allo sc opo , consona alle esigenze produttive e
organizzative delle societ avanzate. Weber definis ce professione ogni specificazione,
specializzazione e combinazione delle prestazioni di una persona, che costituisce per essa
il fondamento di una possibilit continuativa di ap provvigionamento e di organizzazione
(Weber, 1968) (ivi, 137). Egli in questa definizione include sia le attivit autonome, sia
quelle dipendenti. Egli, tuttavia, osserva che, nel caso delle professioni intellettuali, le
finalit che esse devono perseguire sono molto piø specifiche e complesse, rispetto alle
altre occupazioni, per cui egli fa rientrare gli e sercenti le professioni intellettuali in un
«ceto» che fonda la propria distinzione su ragioni di «prestigio», ossia sul riconoscimento
di una abilit funzionale particolarmente raffinata (Prandstraller, 1980) (ivi, 10).
Importante in Weber Ł il concetto di professione come vocazione o chiamata . Egli
ritiene che svolgere il proprio compito professionale vada oltre l interesse al guadagno:
infatti il professionista ha una vocazione e crede nel proprio lavoro e trova soddisfazione e
ricchezza dal compimento del suo dovere professionale.
Negli anni trenta del secolo scorso vi Ł il primo studio sulle professioni, volto a indagare le
caratteristiche proprie di queste e il processo di formazione dei gruppi professionali
liberali. Lo studio The professions pubblicato da A.M. Carr-Saunders, in collaborazio ne
con P.A. Wilson, nel 1933 Ł considerato la prima vera analisi analitica sulle professioni,
con una ricca documentazione sui principali gruppi professionali apparsi nel XIX secolo.
Questo autore individua come elemento essenziale del processo di professionalizzazione
l acquisizione di un abilit o specializzazione, ac quisite nelle universit , ed a un livello piø
elevato la creazione di associazioni, i cui obiettivi consistono nel controllare e mantenere i
livelli e i requisiti minimi delle qualifiche e definire le regole necessarie a una rispettabile
di condotta. Carr-Saunders afferma che i gruppi professionali sono formazioni moderne ed
egli vuole indagare il peso e il significato che la loro azione, hanno avuto nelle societ
contemporanee. Dal contributo di questo sociologo si deduce che il professionalismo Ł un
fenomeno sociale in pieno sviluppo nel XX secolo.
Ci che accomuna tutte le analisi, studi e ricerche condotte verso la met del secolo scorso,
Ł il dare una risposta alla domanda cos Ł una professione . Due sono le principali scuole
che affrontano il problema delle professioni: la scuola degli attributi e quella
funzionalista . La prima cerca di definire una lis ta di attributi comuni, che distinguono le
occupazioni professionali dalle altre e che ne determinano forme sociologicamente
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individuabili. Ernest Greenwood ha il merito di individuare gli attributi fondamentali che
caratterizzano le professioni; essi, secondo il sociologo, non possono essere considerati
esclusivi alle professioni. Egli ne individua cinque:
- Abilit superiore : si fonda su un corpo di teoria, che costituisce la base di una
professione. La teoria Ł fornita dalle universit e dalle scuole di qualificazione e
spetta al professionista rapportarla a situazioni concrete, durante l esercizio della
sua attivit . La formazione e la preparazione profe ssionali sono date sia da studi
teorici sia dalla pratica professionale.
- Autorit professionale : nasce dal rapporto tra cliente e professionista. L autorit
professionale Ł una forma di potere legittimo e deriva dal possesso di una
riconosciuta abilit .
- Sanzione della comunit : Ł il riconoscimento della comunit della propria utilit
sociale, stabilendo il controllo sull ammissione alla professione sia i titoli rilasciati
dalle scuole professionali sia attraverso l abilitazione. Tutto questo comporta il
monopolio dell attivit professionale, in quanto ri sulta negato l esercizio della
professione a chi non Ł abilitato.
- Codice etico: determina il rapporto tra il professionista con il cliente e i colleghi. La
necessit di norme etiche deriva dal fatto che il p rofessionista potrebbe abusare del
monopolio e della situazione di preminenza, in cui la comunit e la sua abilit lo
pongono. Mentre nei confronti dei colleghi sono consigliati comportamenti
cooperativi e di sostegno reciproco; non Ł esclusa la competitivit , ma deve essere
sempre nel rispetto del cliente.
- Associazioni: esse tutelano i membri e ne controllano il comportamento. Le
associazioni, insieme alle organizzazioni danno luogo a una cultura professionale,
caratterizzata da un insieme di valori, norme e simboli, proprie e specifiche di ogni
professione.
L approccio per attributi di Greenwood Ł rappresentativo della forma libero professionale,
in cui si esercita un rapporto diretto tra professionista e cliente. Negli anni sessanta la
classificazione greenwoodiana viene utilizzata per qualsiasi tipologia professionale, anche
per professioni molto lontane da quelle classiche. L eccessiva enfasi posta sugli attributi,
collegata alla ricerca e ampliamento di nuovi attributi, diventa un elemento negativo per lo
studio dell evoluzione delle professioni. Nascono molte critiche e dal dibattito, che ne
scatur , emerge l esigenza di ritornare alla realt delle singole professioni. Vi sono state
due linee principali di critiche. La prima, di ideologia marxista, afferma che gli attributi
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sono rivestimenti pensati direttamente dai gruppi professionali, che hanno raggiunto lo
sviluppo massimo. L altra linea sosteneva che nella realt quotidiana gli attributi
apparivano irreali e non sempre delineano i caratteri effettivi di una professione, la quale
per molti casi era carente di una base tecnico-scientifica e della deontologia, capisaldi
individuati da Greenwood.
La scuola funzionalista mira invece a individuare l importanza delle professioni all interno
del sistema sociale, desumendo le caratteriste principali delle professioni dall operativit di
queste. Questa corrente individua due caratteristiche fondamentali: le professioni si rifanno
a conoscenze teoriche sistematiche e trattano problemi legati a valori considerati
importanti per la societ . Come afferma Tousijn, ne ll introduzione alla raccolta di saggi da
lui curata, l elevato grado di competenza scientif ica necessario per esercitare le
professioni crea speciali problemi di controllo sociale (Tousijn, 1979) (ivi, 10), il cliente
nella maggior parte delle occasioni non Ł capace di giudicare l operato del professionista e
neanche di individuare degli obiettivi specifici al lavoro che gli richiede. La soluzione a
questo problema Ł dato da un controllo effettuato dai colleghi dell associazione di
appartenenza e da un codice etico della professione. Tra i maggiori esponenti di questo
approccio vi sono Talcott Parsons e Bernard Barber. L analisi di Parsons si focalizza sul
ruolo delle professioni nel sistema sociale. L interesse del sociologo, per le sue analisi, si
concentra sulla professione del medico che egli co ncepisce come mezzo di ricupero
dell individuo malato (e, in quanto tale, «deviante») alla funzionalit del sistema
(Prandstraller, 1980) (ivi, 13). Egli si concentra sul concetto di funzione delle professioni,
le quali aiutano gli individui a ristabilire una situazione ottimale delle loro capacit ,
affinchØ ritornino a svolgere i ruoli e i compiti ricoperti nella societ . Parsons vede nelle
professioni un elemento di sostegno al sistema sociale, con compiti essenziali per
l equilibrio e tutela di quest ultimo. Anche questo sociologo elenca tre criteri chiave che
sono essenziali per riconoscere l attendibilit di una professione. Il primo Ł caratterizzato
da formazione tecnica formale, seguita da una istituzionalizzazione che riconosca la
coerenza della formazione e la competenza dei professionisti. La formazione deve
condurre ad un certo grado di padronanza di una tradizione culturale generalizzata, e deve
fare in modo da dare rilievo ad una componente «intellettuale» (Parsons, in Tousijn,
1979) (ivi, 73). Il secondo criterio riguarda l applicazione del bagaglio culturale acquisito
trasformato in abilit professionale. Il terzo crit erio chiave Ł dato dall esigenza di un
controllo istituzionale di una professione completamente sviluppata, a garanzia di
un applicazione delle competenze ad usi socialmente responsabili. Ci pu avvenire
10
attraverso la creazione di ordini professionali, intesi come garanti dell esercizio della
professione, e codici etici.
Un altro contributo significativo nell approccio funzionalista Ł portato da Barber. Egli
sostiene che non esiste una differenza generale tra il comportamento professionale di un
professionista e di quello di altre occupazioni, tuttavia vi sono differenze relative legate a
criteri simili a tutto il comportamento professionale (Barber, in Tousijn, 1979) (ivi, 95).
Egli sostiene che una definizione sociologica dell e professioni si dovrebbe limitare, per
quanto possibile, alla differentia specifica del comportamento professionale (ibidem).
Secondo questo autore si possono riconoscere nel comportamento professionale quattro
caratteri essenziali:
- Un alto grado di conoscenza generale e sistematica: implica una conoscenza
profonda e totale della cultura propria di una professione.
- Un orientamento verso l interesse della comunit piutt osto che un interesse
individuale.
- Un rigido autocontrollo ottenuto attraverso codici etici e associazioni
organizzative:
- Un sistema di riconoscimenti: consiste in reddito monetario, prestigio sociale, onori
specifici che una attivit professionale pu far ot tenere. Barber ritiene che i
riconoscimenti sono principalmente simbolici, e non remunerativi, in quanto il
reddito va a soddisfare un interesse individuale.
Questi quattro attributi secondo il sociologo definiscono una scala di professionalismo e il
comportamento maggiormente professionale Ł dato dalla realizzazione e completezza di
tutti, insieme, gli attributi. Con questa lista si potrebbe pensare ad un avvicinamento di
Barber alla corrente di pensiero degli attributi, tuttavia egli pone sempre al centro della sua
riflessione la funzione sociale delle professioni, che si differenzia da ogni altra per la sua
specificit culturale.
Negli anni 70 del secolo scorso queste a due correnti sono state mosse alcune critiche,
quali il limitarsi a considerare le professioni co me il risultato di un processo interno a
determinati gruppi di cultori, trascurando l aspetto dell autoaffermazione dei gruppi
attraverso strategie di lotta sociale e di adattamento all ambiente (Prandstraller, 1987)
(ivi, 649).
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1.1.1 I processi di strutturazione professionale
Come detto precedentemente il modello funzionalista ha subito una serie di critiche, tra cui
possiamo far rientrare anche il sociologo Harold L. Wilensky, che sostiene una riduzione
all utilizzo del concetto di professionalizzazione generalizzato a tutte le occupazioni.
Egli ritiene che siano molte le occupazioni che intendono intraprendere un percorso di
riconoscimento e che si trovano in contesti in cui vedono minacciato l ideale di servizio e
la propria autonomia. Tuttavia esse sono occupazioni di basso rango , che si basano su
una conoscenza troppo generale e non necessitano di una specifica formazione o troppo
specifica e ristretta, in molti casi si dimenticano delle esigenze dei clienti. Il contributo di
Wilensky, nel saggio La professionalizzazione di t utti? (Wilensky, in Tousijn, 1979),
consiste in un operazione di ridimensionamento del concetto di professionalizzazione, di
recupero del suo valore analitico compromesso dall indebito uso estensivo che di tale
concetto viene spesso fatto (Tousijn, 1979) (ivi, 13). In questo contributo il sociologo
ricostruisce i passaggi fondamentali dei processi di strutturazione delle professioni liberali.
Egli, innanzitutto, ritiene che una professione che vuole esercitare la propria autorit
professionale debba possedere due criteri essenziali e complementari tra loro:
- La competenza tecnica esclusiva, che si fonda su una conoscenza complessiva,
ottenuta solo attraverso una lunga formazione;
- L ideale di servizio, cioŁ sottostare alle norme e codici che caratterizzano la
professione, che pongono sempre in primo piano l interesse del cliente.
Il sapere tecnico non Ł sufficiente al riconoscimento di una professione, ma Ł necessario
anche un ideale di servizio, cui il professionista aderisce. Secondo Wilensky la
rivendicazione a status di professione dipende tutto dal suo ideale di servizio, che regola,
con norme relative alla relazione con il cliente e i colleghi, il comportamento professionale
dei suoi membri.
La nascita delle professioni liberali, piø affermate, Ł determinata, secondo l autore, da
quattro fasi, qui sotto elencate:
1. l istituzione di scuole di formazione: generalmente esse nascono dalle pressioni di
un pubblico di clienti, piø raramente da associazioni professionali. Gli insegnanti
sono leaders di un movimento o precursori di qualche nuova innovazione. Nel caso
in cui queste scuole non nascano dalle universit , esse cercano quanto prima
contatti con esse. Per le professioni che si sono meglio sviluppate, si evince che
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non Ł l associazione professionale a fondare una scuola, ma viceversa, sono le
scuole che costituiscono le associazioni professionali;
2. la formazione dell associazione professionale: chi ha concluso la formazione
obbligatoria tende a unirsi in un associazione professionale, riflettendo sui compiti
della professione e cercando di capire se Ł possibile un passaggio da occupazione a
professione. Un passaggio successivo Ł il cambiamento del nome
dell occupazione, al fine evitare l identificazione con la precedente mansione,
considerata meno professionale. Vi Ł un ulteriore definizione dei compiti essenziali
della professione, al fine si escludere chi non Ł competente. Inizia inoltre un
conflitto e concorrenza con tutte le occupazioni confinanti, che rivendicano il
diritto all esclusivit .
3. la presenza di una agitazione politica per ottenere l appoggio legislativo per la
protezione dell area di lavoro e del codice etico di sostegno: questa fase, cioŁ la
protezione dello stato del titolo, avviene per quelle professioni in cui la zona di
competenza non appare cos netta. Infatti le professioni storiche, come la medicina
e il diritto, furono dotate di abilitazione e quindi di protezione, ancora prima della
creazione di una scuola di formazione e di un associazione. Wilensky sostiene che
la protezione legale apparentemente non Ł parte integrante di alcuna «storia
naturale» del professionalismo . La regolamentazion e statale e legale Ł propria
delle occupazioni in formazione.
4. la definizione di un codice etico ufficiale della professione: utile a accrescere
l ideale di servizio, necessario per proteggere i clienti e eliminare chi non Ł
qualificato. ¨ significativo che esso compaia alla fine del processo di
strutturazione della professione, come garante dello svolgimento di essa.
Si osserva che, invece, per le professioni di piø recente costituzione, il processo Ł
differente, in quanto si adottano nuovi titoli, si definiscono codici etici e si costituiscono
associazioni, ancora prima di avere una scuola di formazione e una base istituzionale. Non
deve essere tralasciata tuttavia una differenza fondamentale: il percorso di strutturazione
delle professioni liberali furono gestiti da una b orghesia in fase di ascesa e
consolidamento che per prima, e abbastanza compattamente, poteva contare sul monopolio
di strumenti concepiti anche per avere l esclusiva su una sempre piø ampia serie di
posizioni di privilegio (Mirabile, in Luciano, 198 9). Un esempio di questa esclusivit Ł
data dalla creazione dei titoli di studio come elemento necessario all accesso alle
professioni.
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Secondo Wilensky ci che caratterizza l esclusivit e il tradizionalismo di una professione
Ł una conoscenza tacita nelle scienze, che confer isce ad essa mistero . Il cliente
appunto intravede una sorta di misteriosit nei com piti da svolgere, mistero che non Ł
dato di acquisire all uomo comune (Wilensky, in To usijn, 1979) (ivi, 131). Questa
inaccessibilit alla conoscenza porta la profession e ad essere meno soggetta a critiche e
mutamenti, e comporta un radicamento del conservatorismo della professione. Tuttavia la
misteriosit pu essere anche uno strumento per acc rescere potere e prestigio. Secondo il
sociologo infine una combinazione ottimale della conoscenza di una professione deve
essere caratterizzata da una sapere pratico e uno intellettuale, di cui una parte Ł esplicita,
come le lezioni, le esercitazioni, le classificazioni e generalizzazioni, e un altra parte deve
implicita, capacit apprese durante la pratica prof essionale e osservazione. Se
un occupazione Ł basata su una conoscenza o dottrina che Ł troppo generale e vaga, da un
lato, o troppo ristretta e specifica, dall altro, Ł improbabile raggiunga l esclusivit della
giurisdizione necessaria all autorit professionale (Wilensky, in Tousijn, 1979) (ivi, 132).
In conclusione, Wilensky ritiene che le future professioni/occupazioni, a seconda che
raggiungano o meno l autorit professionale, usufru iranno di elementi sia del modello
professionale classico, sia di quello burocratico e i professionisti si avvarranno
contemporaneamente di orientamenti professionali e non professionali e gruppi
professionali potrebbero non costituirsi piø in sindacati o associazioni professionali. I
risultati probabili sono forme miste di controllo, organizzazioni ibride, non una
«professionalizzazione del lavoro» in linea retta (Wilensky, in Tousijn, 1979) (ivi,132).
1.2 Le nuove professioni.
La situazione delle professioni liberali inizia a mutare verso la fine degli anni 60 del
secolo scorso, in cui si avverte una profonda frattura tra le professioni libere e quelle
dipendenti, le quali si pongono nuove interrogativi circa l esigenza di trovare una
conciliazione tra le caratteristiche proprie dell attivit esercitata e i compiti amministrativi
e burocratici, peculiari alle organizzazioni. I nu ovi professionisti si trovano a spostarsi in
spazi che sono tra il mercato e le organizzazioni, piø precisamente, in mercati del lavoro
professionali ove si va definendo, contemporaneamente, identit c ollettive, regole del
gioco, forme di solidariet (Luciano, 1989). I seg ni del mutamento della struttura del
professionalismo si avvertono, in maniera ancora piø significativa, nel periodo in cui, nelle
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societ occidentali avanzate, prende avvio la rivol uzione tecnologica e scientifica, che
derivano dall applicazione su ampia scala delle conoscenze informatiche, elettroniche,
telematiche e biologiche, e in generale la messa in pratica della maggior parte delle
scoperte scientifiche avvenute nel primo dopo guerra. Contemporaneamente si avverte un
mutamento delle tendenze sociali, con l ampliamento e il consolidamento dell economia
terziaria, con nuove forme di impresa, in cui nasce l idea di nuove forme produttive basate
sulla qualit , che tutte insieme portano il nuovo p rofessionalismo all interno della societ
postindustriale. Sorge una comune visione tra i sociologi, cioŁ il tramonto di un
professionalismo individualistico, poco attento alle necessit dei clienti e bisogni della
societ , interessato principalmente alle gratificaz ioni economiche e posizioni di potere e
prestigio, con invece un apertura nuova verso forme piø sensibili, aperte alle esigenze
sociali, democratiche e non corporative. La creazi one di nuove carriere trova la propria
motivazione nello sforzo di migliorare le professioni (facendole corrispondere a bisogni
reali della gente) e di riorganizzare i servizi rendendoli efficienti, validi, effettivi, rilevanti
e vitali (Prandstraller,1989) (ivi, 68).
¨ difficile, effettivamente, fornire una definizion e alle nuove professioni, poichØ esse non
si sono costituite come le professioni tradizionali, hanno classificazioni e modelli di
stratificazioni diversi. Non hanno una precisa con notazione settoriale (Luciano, 1989)
(ivi, 21), in quanto la medesima professione si pu collocare all interno dell industria o del
terziario. Esse tuttavia risultano strategiche per il successo e la crescita dell impresa, e da
questo che nasce la loro rivendicazione, soprattutto dovuta al fatto che, appartenendo a
numerosi contesti organizzativi, si riscontra una difficolt nel riconoscere una posizione
comune, occupandone diverse, attribuendo loro una scala di stratificazione di reddito e
prestigio. I nuovi professionisti richiedono quindi riconoscimenti sociali e remunerativi e
rivendicano condizioni favorevoli ad una mobilit professionale che pu comportare
frequenti cambi di azienda e passaggi plurimi dal lavoro dipendente al lavoro autonomo,
dalla condizione di consulente a quella di dirigente (Luciano, 1989) (ivi, 18). Nelle
caratteristiche di sviluppo delle nuove professioni rientra la figura dell orientatore, che
come avviene per le professioni di questo tipo, non si colloca specificamente in un solo
contesto, sebbene la sua nascita sia avvenuta nel settore terziario, ma in molti e differenti.
Partendo dai processi di professionalizzazione di un occupazione, appare necessario
comprendere lo sviluppo di attributi e qualit del le prestazioni [ ] la costruzione di
un immagine sociale plausibile, e mediante questa, la possibilit di ottenere un pieno
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riconoscimento sociale delle proprie istanze di sefl-regulation e di indipendenza
professionale (Sarchielli, 2000) (ivi, 14).
1.2.1 La nascita e la tutela delle nuove conoscenze.
Con le nuove professioni compaiono nuove abilit e conoscenze specifiche, che vanno a
soddisfare le nuove esigenze e bisogni della societ . La nascita di nuove conoscenze Ł
determinata da cause storiche, che definiscono e p recisano l ambito causativo generale in
relazione alle singole forme in cui il nuovo si manifesta (Prandstraller, 1989) (ivi, 71). Le
cause sono le seguenti:
- Lo sviluppo e la formazione di nuove scienze, che portano alla comparsa di nuove
conoscenze che fino a quel momento non erano ben definite, da cui generano nuove
correnti professionali.
- La comparsa di nuovi bisogni sociali. Necessario evidenziare che oltre alla
definizione del nuovo bisogno, vi debba essere un tentativo di adeguare e costruire
un sistema cognitivo specifico. Alcune nuove professioni fanno la loro comparsa
poichØ vi sono esigenze da cui possono nascere attivit professionali ad hoc e che
sono in grado di soddisfare meglio di altre occupazioni.
- La pressione da parte dello stato o di enti pubblici per costituire nuove professioni,
che vanno a ricoprire funzioni specifiche. L origi ne normativa di certe professioni
implica che il loro atto di nascita consiste sostanzialmente nella regolamentazione
che simili enti impongono a determinati aspetti dell azione sociale,
precedentemente non disciplinati o gestiti in modo diverso (Prandstraller, 1989)
(ivi, 72).
Queste cause riguardano sia le professioni autonome sia quelle dipendenti, e comprendono
sia le professioni vere e proprie sia le semi-professioni, cioŁ quelle forme di esercizio con
cui si pu accedere attraverso percorsi di studi e tirocini piø brevi e che sono caratterizzate
piø da un sapere pratico e tecnico, che teorico, come ad esempio l assistente sociale,
l infermiere, l insegnate delle elementari, etc. La rapidit , con cui queste nuove professioni
si sviluppano, porta a una discrepanza con il sistema della rete istituzionale, che emette
diplomi e abilitazioni e che garantisce la congrui t della preparazione e la idoneit di
esercizio (ibidem). Infatti, emerge che per molte nuove figure non Ł stato ancora
strutturato, a livello istituzionale, un percorso formativo, sebbene le loro funzioni e la base
teorica siano gi ben definite.