Capitolo 1
Cenni storici dell’organo
Come ben si sa, l‟organo è uno dei più complessi e affascinanti che esistano nella
storia della musica. E‟, in base alla sua collocazione storica, uno dei più antichi; si
hanno notizie della sua creazione intorno al III secolo a.C. ad opera di Ctesibio
d‟Alessandria, un ingegnere che costruì il primo esemplare di organo chiamato
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hydraulos, un progetto che in seguito verrà ripreso da Vitruvio, cioè un organo che
funzionava per mezzo dell‟acqua. La stessa, contenuta in un serbatoio, veniva messa
in circolo da due pistoni la cui pressione forniva aria alle canne montate su di un
primo somiere, quest‟ultima entrava attraverso l‟azionamento di alcune stecche tirate
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verso l‟esterno. Il primo esemplare di canne era costituito da pezzi d‟osso assemblati;
inoltre sono state il primo tipo di canna ad ancia, e il suono che ne fuoriusciva era
verosimilmente lo stesso prodotto dall‟aulos, ovvero il doppio aerofono che si vede
nelle immagini delle ceramiche greche.
Ma la vera e propria testimonianza dell‟evoluzione tecnologica dell‟organo,
dall‟utilizzo idrico ad uno prettamente pneumatico, si ha nell‟obelisco eretto nel 393
a.C. a Bisanzio (oggi Istanbul) dove non è raffigurato più uno strumento funzionante
per mezzo dell‟acqua, bensì un primo esempio che necessitava della sola aria per il
suo corretto funzionamento. La raffigurazione ci fa vedere appunto che i due pistoni,
presenti nell‟hydraulos, sono sostituiti da due mantici compressi dal peso di due
giovani che vi stanno sopra. La capitale dell‟impero bizantino era considerata uno dei
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maggiori centri di costruzione organara nel Medioevo.
La produzione cospicua permise agli stessi di esportare organi fino in Europa, in paesi
come la Spagna, la Francia, la Germania e l‟Italia. Inoltre lo stesso strumento veniva
utilizzato dai Romani durante gli spettacoli nell‟anfiteatro. In seguito, venne
1
C. Sachs, Storia degli strumenti musicali, 2a ed. Milano 1985, pag. 333.
2
P. Dessì, L’organo tardoantico: Storie di sovranità e diplomazia, Bologna 2008, pag 26.
3
Enciclopedia le garzantine sezione Musica vol 1 A-O pag 502 – ediz. Il Giornale.
4
C. Sachs, op. cit., pag. 333.
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considerato che l‟organo potesse avere una posizione di rilievo nelle funzioni
liturgiche e tale testimonianza ci arriva nel 757 d.C. quando l‟imperatore Costantino
Copronimo VI donò un esempio pneumatico con canne costruite in piombo a Pipino il
Breve che lo pose nella chiesa di San Cornelio a Compiègne. In seguito l‟abate Notker
scrisse che gli organari francesi seguirono, passo per passo, il montaggio dell‟organo
che fu donato a Carlo Magno nell‟812 nella città di Aquisgrana, tanto che furono
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capaci di costruirne altri da sé. In questo periodo, in Europa, si costruirono organi in
quasi tutti i paesi. Ma nel 980 nella cattedrale di Winchester venne costruito forse il
più grande mai costruito nella zona europea. Questo disponeva di ben 26 mantici e due
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manuali, mossi da due esecutori data la distanza che vi era fra i due.
Le origini della tastiera
Nel periodo del grande strumento costruito a Wincester, non ci sono ancora tracce di
una tastiera come quelle attuali, ma le canne venivano aperte tramite stecche proprio
come accadeva nell‟hydraulos, che alla volta davano accesso d‟aria a 10 canne
all‟unisono, all‟ottava, in duodecima e decimaquinta disposte sulla stessa fila, senza
separatore di file per ogni registro come avviene attualmente.
Il suono era talmente forte, che affiorarono le critiche da parte del clero, abituato alla
dolcezza dell‟arpa e del flauto. Lo stesso era caratterizzato dal fatto che la pressione
non era costante e molto spesso si andava incontro a improvvisi scoppi e cadute del
suono, infatti anche in Gran Bretagna l‟intonazione e gli intervalli musicali erano
corrotti così da indurre il papa Vitaliano a inviare due cantori perché si occupassero di
riaccordare lo strumento per la riproduzione degli intervalli e del seguente sistema
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intervallare. In qualche modo la soluzione al problema acustico forte e fastidioso
arrivò solo nel XIII secolo, ove al posto delle stecche venne introdotta una serie di
tasti simile ai nostri ma differenti per dimensioni; in realtà se si faceva pressione sul
tasto, si apriva contemporaneamente una valvola collegata alla canna chiamata
C. Sachs, op. cit., pag. 334.
6
P. Dessì, op. cit., pag. 191.
7
P. Dessì, op. cit., pag. 207.
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ventilabro, che collegato al tasto faceva entrare l‟aria nella singola canna. Le leve si
presentavano in fuori e già pigiabili dalle dita, composte da tre ottave. In questo
periodo un tipo di composizioni per organo erano dette musica ficta, ovvero “melodie
facenti uso di semitoni oltre ai due mezzi toni naturali della scala diatonica”, cosa che
ci fa capire che è il primo strumento ad essere cromatico. Nell‟alto Medioevo venne
data la descrizione di “specchio più fedele del nuovo atteggiamento verso gli strumenti
musicali” per via della sua grandiosa e straordinaria evoluzione nell‟arco di due secoli,
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dal 1400 al 1600 circa. L‟evoluzione nel tempo si ha nella costruzione delle canne,
vero cuore pulsante dello strumento. Si pensa addirittura che a Salem, cittadina a sud
della Germania, nel 1441 sia stato costruito uno strumento la cui canna maggiore fosse
larga circa 25 cm di diametro (allora misurabile con 4 spanne) e alta 8,5 metri ed il
suono venne considerato più basso dell‟ultima nota grave del pianoforte, oggi
faremmo riferimento ai 16‟. Altri organi di grande portata in questo periodo furono
quello della cattedrale di Barcellona (che disponeva di ben 1400 canne) in Spagna e
quello della cattedrale di Amiens, in Francia (che ne aveva, invece, 2500). Il manuale
in questo periodo conteneva da 35 a 47 tasti e avevano generalmente il loro inizio con
un Fa II, Si I, Fa I o Si. L‟invenzione che richiese soltanto un organista fu proprio la
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sovrapposizione dei due manuali, avvenuta nel 1490 in Germania.
Nello stesso periodo, oltre che alla sovrapposizione delle tastiere, gli organari tedeschi
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sentirono il bisogno di aggiungere una tastiera “calculi pro tastando cum pedibus”
detta pedaliera, che diventò un modello simile a quello usato successivamente nella
zona italiana.
Nella stessa epoca, fu poi inventata l‟unione delle tastiere ( II/I ) affinché il secondo
manuale (expressiv) potesse suonare contemporaneamente al grand‟organo (1°
manuale). Gli organi medioevali erano detti un “ripieno”.
8
C. Sachs, op. cit., pag 335.
9
C. Sachs, op. cit.,pag. 335 - 336
10
C. Sachs, op. cit., pag. 358.
11
G.V. Tannoia, Gli organi a canne della città di Massafra, edizione Rotary Club Massafra, 2008, pag. 9.
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1.2 L’invenzione delle manette dei registri o selezionatori
Nel 1490, con l‟aggiunta delle manette di apertura (o selezione) si inserirono altre file
di registri detti di “solo”, ovvero canne che facevano da contrasto ai registri di fondo
(principale, dulciana, ottava, ecc) come il flauto in XII (o duodecima), il corno
inglese, il corno di camoscio e la tromba. Inserite successivamente anche le file di
ripieno (composte da canne in ottava, dodicesima, diciannovesima, ventiduesima e
vigesima seconda) che vennero chiamate con nomi diversi a seconda dei paesi: in
Francia venne detto plein jeu, in Spagna organo lleno, in Inghilterra mixtur, in
Germania sahlterzeitafterung. Quindi l‟ideale d‟organo diffuso in tutta Europa
conteneva i registri di:
Manuale Pedale
Principale 8‟ Principale 16‟
Ottava 4‟ Ottava 8‟
Gemshorn 4‟ Tromba 8‟
Zimbel (o cimbalo) 4 file
Hintersatz (piccola tromba) 4‟
Registro ad ancia (tromba o flicorno)8‟*
Xilofono (unito al pedale)
Flauto 2‟
Vox Humana*
* si tiene a precisare che i registri segnati sono limitati alla regione dei soprani, dal
Do2 in poi.
Nel 1712 venne inventato da Abraham Jordan il cosiddetto pedale d‟espressione
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applicabile all‟organo positivo o recitativo e vengono inseriti registri imitanti
strumenti ad arco presenti in quel periodo, come il concerto viole, viola da gamba,
violoncello o contrabbasso (questi ultimi due citati erano applicabili al pedale, a cui fu
aggiunta anche l‟ancia di bombarda).
12
C. Sachs, op. cit., pag. 459.
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Un‟innovazione molto particolare che si trova sugli strumenti di questo periodo è
appunto l‟estensione da 12 a 27 o 32 note (a seconda delle capacità sonore
dell‟organo) della pedaliera, che permise ai più grandi compositori di questo periodo
come Buxtehude, Bach, Couperin, de Arauxo, Frescobaldi e Capocci di ampliare e
armonizzare le loro composizioni, così da renderle “architetture sonore” forti.
L’organaria italiana nel periodo barocco
In Italia, i maggiori centri di costruzione organara sono Cremona ed Ancona per il
centro nord e Napoli per il sud.
Di matrice italiana, ad esempio, è l‟invenzione dei registri spezzati favorendo così
l‟inserimento di due manuali sulla stessa tastiera, quest‟ultima avutasi a fine „800.
Questa particolarità venne attuata più spesso nel Sud Italia. Molti organari pugliesi si
trasferirono lì per imparare e perfezionare la loro arte organara, alcuni di questi furono
Francesco Giovanelli di Lecce, Luigi Palma di Maglie (Le) e Giuseppe Rubino di
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Castellaneta.
L‟organo italiano seicentesco manterrà sostanzialmente le stesse caratteristiche fino
alla metà del „700, inizio dell‟epoca romantica. L‟ideale era un organo pressoché
positivo, possidente questa impostazione fonica a livello generale:
Principale (Bassi e Soprani)
Ottava
Quintadecima
Contrabbassi (alla regione del pedale)
Flauto in VIII (Bassi e Soprani)
Flauto in XII
Flauto in XVII (o cornetta, solo soprani)
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G.V. Tannoia, op. cit. , pag. 17.
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Tromboncini (bassi e soprani)
Voce Umana 8‟ soprani
Tamburo al pedale
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Tiratutti
L‟inserimento di registri imitanti le percussioni suscitò non poche critiche, infatti nel
1749 papa Benedetto XIV si era scagliato contro questi registri (come il timpano, i
“campanuzzi”, l‟”ucilleria”, ecc.) applicati ad uno strumento sacro.
Nel tardo „800 venne ancora conservata l‟impostazione barocco – romantica che vide
l‟aggiunta di effetti che giovarono alle grandi esecuzioni frescobaldiane come, per
esempio, la combinazione libera detta “alla lombarda”, la “terza mano” e il
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“tiratutti”. Gli organari che operarono sul territorio italiano furono Carlo Vegezzi
Bossi, Pacifico Inzoli, Cav. Pinchi, Cavalli di Lodi, Lingiardi di Pavia, Fratelli Ruffatti
di Padova e Nicola Puccini di Migliarino Pisano (ancora vivente) ed in Puglia in
particolare Francesco Consoli di Locorotondo (Ba), Francesco Tondo, Francesco
Giovanelli (Le), Giuseppe Rubino di Castellaneta (Ta) e Pasquale de Rossi di
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Giovinazzo (Ba).
I compositori italiani nel periodo barocco –romantico e moderno
Così come nelle altre zone europee nascevano le migliori scuole di musica e di
composizione organistica e clavicembalistica, anche l‟Italia aveva una delle più alte
scuole riconosciute ed importanti a livello europeo, il cui pioniere fu Girolamo
Frescobaldi, compositore di numerose toccate, fantasie, ricercari, cantate, corali e
fautore della formazione di quelli che sarebbero stati i maestri che avrebbero scritto
composizioni per organo e per orchestra come Vivaldi, , Capocci, Scarlatti, Verdi,
Puccini, ma anche consigliere di compositori esteri; infatti si menziona che lo stesso
Wolfgang Amadeus Mozart, ancora diciannovenne, si sia rivolto al maestro italiano
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G.V. Tannoia, op. cit.,pag. 14.
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G.V. Tannoia, op. cit., pag. 15
16
G.V. Tannoia, op. cit., pag.17
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