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PREFAZIONE
Con questa tesi si è cercato di approfondire gli aspetti storici, tecnici e artistici di
uno strumento musicale collocato nella chiesa arcipretale di Pernumia (Pd): il grandioso
organo Cipriani op. XV, costruito nel 1831; uno strumento che, nel corso del tempo, ha
rappresentato motivo di vanto per tutta la comunità di questo piccolo paese e che
continua a costituire un sommo esempio della grande scuola organaria veneta.
Quest’opera del Cipriani ci interroga dai secoli: chi era Giuseppe Cipriani? Da
chi apprese l’arte di intonare le canne? Perché la parrocchia di Pernumia decise di
acquistare per la chiesa questo possente strumento? Quali sono le particolarità tecniche
che rendono quest’opera così preziosa e pregiata? A queste e ad altre domande si è
voluto rispondere con questo lavoro di ricerca, per il quale sono state utilizzate
molteplici metodologie: la raccolta sistematica di documenti d’archivio, l’analisi di
saggi, testi e manuali di meccanica organaria e la consultazione di personale
competente. La documentazione fotografica è stata realizzata con una seduta in loco
presso la chiesa arcipretale di Pernumia.
Il primo capitolo verte sulle vicende storiche di Pernumia e della sua chiesa e si
propone di approfondire il contesto socio-economico che portò all’acquisto dello
strumento nel 1831. Segue una breve cronistoria in cui si è voluto riportare fatti, eventi
e curiosità che interessarono l’organo nei suoi quasi due secoli di vita. Infine, ci si è
soffermati sulla biografia del suo costruttore: Giuseppe Cipriani di Stanghella (Pd), un
organaro che contribuì significativamente al prestigio della scuola organaria veneta
ottocentesca di cui, tutt’oggi, rappresenta un insigne esponente.
Il secondo capitolo si concentra, invece, sull’indagine tecnica dello strumento di
cui vengono analizzati i mantici, i somieri, la cassa armonica, il tutto coronato
dall’appendice fotografica e documentaria per permettere di raffrontare visivamente
tutti gli aspetti presi in esame.
Con questo itinerario si è voluto tracciare un profilo che, lungi dall’essere
completo, si propone di rappresentare un piccolo contributo per i futuri studi sull’organo
Cipriani di Pernumia: un’opera spesso maltrattata da maestranze incompetenti e da
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dubbie riparazioni ma che, come un’araba fenice, sempre è risorta dalle proprie ceneri.
Futuri studi potranno ampliare i dati raccolti da questo lavoro. L’auspicio è che la
conoscenza possa evitare il rischio di consegnare all’oblio opere di siffatta bellezza che
da sempre impreziosiscono il nostro territorio.
Questo lavoro di ricerca è stato reso possibile dalla disponibilità e dalla
collaborazione di numerose persone. Un doveroso ringraziamento va, in particolare, a
Riccardo Toniolo e Matteo Martin per l’assistenza nelle sessioni fotografiche; a don
Maurizio Brasson, attuale arciprete di Pernumia, per la disponibilità a consultare i
documenti dell’Archivio parrocchiale; infine, al dott. Milo Buson, profondo studioso del
Cipriani, per il prezioso materiale biografico.
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I
UNO SGUARDO TRA I SECOLI
1. Contesto storico
Tra il secolo XVIII e XIX Pernumia fu al centro di molti avvenimenti che
contribuirono a cambiare radicalmente l’assetto del paese. Tali sconvolgimenti vanno
fatti risalire ai mutamenti culturali, sociali ed economici dovuti alle rivoluzioni liberali
che, dopo le stagioni napoleoniche, portarono al processo di unificazione italiana. La
storia della chiesa di Pernumia, però, inizia in un tempo molto più lontano. Nell’opera
di Ireneo Daniele La Diocesi di Padova 1972
1
, si può leggere il seguente passo:
Pernumia s’incontra la prima volta nella donazione di terreni fatta al monastero
di S. Giustina di Padova nel febbraio 970 d.C. dal vescovo Gauslino… La sua
Pieve di S. Giustina, estesissima, il 4 febbraio 1045, fu donata da Burcardo
vescovo di Padova ai canonici della sua cattedrale, che n’ebbero la decima,
mentre al clero locale restò il quartese… Nella decima papale del 1297 la Pieve
di Pernumia oltre all’arciprete Giovanni conta due canonici, Oliviero e Federico
dei Gonzaga, e tre chierici, Rossetto, Antonio e Primasera, ma nell’estimo del
secolo seguente anche i chiericati sono diventati canonicati, ognuno dei quali è
valutato 20 lire di piccoli, mentre l’arciprete è valutato 40. Una vera collegiata,
quindi, la cui ricchezza favorì il suo passaggio in commenda
2
.
Fu tra il Sette e l’Ottocento che si verificarono i maggiori mutamenti di assetto
urbano, attribuibili sicuramente alla trasformazione delle antiche vie commerciali di
Pernumia. Nell’antichità, la sola strada che collegava la zona di Este e di Monselice con
Padova passava proprio attraverso Pernumia e il beneficio economico-commerciale che
la popolazione locale ne poteva trarre era enorme. Ma con l’affermarsi di nuove rotte
1
IRENEO DANIELE, La Diocesi di Padova 1972, Padova, Antoniana, 1973, p. 409.
2
GIOVANNI PROSDOCIMI, Pernumia e l’asino sul campanile, Cittadella (Pd), Bertoncello, 1988, p. 18.
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commerciali che percorrevano il canale Bisatto
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e il canale Battaglia
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, la congiuntura
favorevole subì una battuta d’arresto: il commercio di merci pesanti iniziò a
concentrarsi sempre più per queste vie fluviali tagliando fuori, di fatto, la strada che
passava attraverso il paese. La nuova arteria commerciale divenne in principio una via
di comunicazione diretta tra i vari paesi che si affacciavano sulla sua riva e, quando nel
1822 l’Austria la estese per farne un collegamento inter-provinciale, un vero e proprio
punto nevralgico che assorbiva in sé tutti i traffici economici da Padova a Monselice,
Este, Montagnana e Mantova. Pernumia si ritrovò isolata ed esclusa da qualsiasi
rinnovamento e furono sempre questi eventi che influirono in maniera decisiva anche
sul cambiamento di assetto della stessa chiesa arcipretale.
La fondazione della chiesa è certamente legata alla diffusione del culto di santa
Giustina lungo il corso del VI secolo. All’interno del tempio infatti sono presenti
numerose opere che celebrano la santa come il dipinto eseguito da Apollodoro da
Porcìa
5
nel 1595 raffigurante il Battesimo di Giustina o l’affresco del soffitto che ritrae
la sua Passione: l’arresto a Pontecorvo, l’esecuzione e la sua apoteosi.
Fondata nel 1150, l’arcipretale di Pernumia si presentava come un edificio di
modeste dimensioni, costruito con macigni in muratura, il cui altare maggiore era
rivolto verso oriente, come si può vedere in un quadro del 1630 posto all’interno della
chiesa nella cappella della Cintura, che raffigura i confratelli Cinturati, terzo ordine
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Il canale Bisatto o Bisato è un emissario del Bacchiglione e del lago di Fimon. Nel 1139 i vicentini in guerra con
Padova scavarono il canale Bisatto per privare l'acqua di difesa della città. Le acque tornarono alla normalità solo con
la pace di Fontaniva. Nel 1209, la risposta della Repubblica di Padova (proclamata nel 1175 e che durò fino al 1318,
con la parentesi degli Ezzelini), fu quella di garantirsi l'acqua di difesa scavando il canale Piovego, congiungendo
così la città con il Brenta a partire da Stra e ottenendo inoltre la possibilità di ridurre i collegamenti fluviali con
Venezia. Il canale nasce nel comune di Longare (Vi) da una chiusa del Bacchiglione. Il percorso si snoda
successivamente in direzione sud, costeggiando prima i Colli Berici e quindi puntando decisamente verso i Colli
Euganei. Entrato in provincia di Padova, attraverso Lozzo Atestino giunge nell'abitato di Este, dove confluiscono
diversi altri corsi d'acqua fra cui il Frassine per proseguire poi con andamento sinuoso fino a Monselice; dopodiché,
passato sotto un paio di ponti mobili, attraversa la località Rivella dove sorge villa Emo. Infine, dopo alcuni
chilometri, si giunge a Battaglia Terme dove, le acque si incontrano con quelle del canale Battaglia confluendo nel
canale Vigenzone attraverso una conca di navigazione. Cfr. Wikipedia, l’enciclopedia libera, it.wikipedia.org.
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Il canale Battaglia nasce dalle acque del Bacchiglione, in località Bassanello, quartiere sud di Padova. Da Padova il
suo corso si dirige verso sud. Il suo alveo pressoché rettilineo giunge a lambire i colli Euganei nei pressi di Battaglia
Terme dopo circa 14 km dove incontra il canale Bisato, anch'esso parte del bacino del Bacchiglione, confluendo
assieme a questo nel canale Vigenzone. Scavato tra il 1189 ed il 1201 dai padovani, permise di ottimizzare la bonifica
del territorio circostante e di unire più facilmente Padova con le città fortificate di Monselice e Este. Fu per secoli una
fondamentale via commerciale per i Colli Euganei che tramite il canale potevano far arrivare i loro prodotti (ad
esempio i blocchi di trachite) a Padova e Venezia. Sono numerosi i ponti e le ville che si affacciano alle sue rive.
Durante l'epoca della Serenissima Repubblica di Venezia il corso d'acqua permise a molti signori veneziani di
raggiungere le residenze estive per via d'acque. Ivi, Wikipedia, l’enciclopedia libera.
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Francesco Apollodoro da Porcìa (Porcia, 1531 - Padova, 1612). Nato in Friuli, era detto il Porcia, forse dal luogo di
nascita; fu presente a Padova e godette di una certa fama come ritrattista. Fu iscritto alla confraternita dei pittori di
Padova che aveva sede nella chiesa di San Luca Evangelista. Tra le sue opere è da annoverare L'infanzia della
Vergine conservata nella chiesa di San Luca Evangelista sede della Confraternita dei pittori padovani a cui l’artista
era iscritto. Ivi, Wikipedia, l’enciclopedia libera.