5
mutamenti tecnologici hanno comportato una decisa modificazione delle
tecniche di produzione e di gestione delle risorse tecnologiche, finanziarie e
umane: si è intensificata la velocità di trasmissione dei processi di
innovazione, si sono trasformati i consumi, sono mutati i canali di
comunicazione e di trasferimento delle informazioni. L’insieme di questi
elementi ha profonde implicazioni economiche per tutti gli attori del
sistema produttivo e non solo.
Quando si parla di passaggio dalla così detta Old Economy alla New
Economy si fa riferimento a una serie infinita di cambiamenti volti a creare
un nuovo contesto economico che influenza sia i settori tradizionali che
quelli nuovi.
Lo spazio economico diventa virtuale, cambiando così la geografia di
impresa e modificando la relazione tra economia, società e organizzazione
del territorio. Emerge parallelamente un modello di impresa contenitore,
GrandeImpresa
Low TrustRelazioni Industriali
SpecificaFormazione
DedicatoLavoro
Capitale e lavoroFattori della crescita
Gerarchia verticaleParadigma organizzativo
FordismoParadigma produttivo
DelimitataCompetizione
StabiliMercati
Old Economy
Virtuale
High Trust
Continua
Flessibile
Informazione
Network
Post-Fordismo
Globale
Dinamici
New Economy
Figura 1.1: Old Economy versus New Economy
Fonte: PAGANETTO L., “Internet: Impresa, Finanza e Occupazione”, in
“E-banking e E-commerce”, Edibank, 2000
6
vuota al proprio interno e attiva soltanto attraverso reti esterne
2
.
Grazie a un processo di decentramento all’esterno di tutte le attività
non strategiche, l’impresa appare estremamente agile e flessibile: da un
lato, mantiene a sé unicamente le decisioni imprenditoriali; dall’altra attiva
propri agenti nell’ambiente esterno. L’impresa vuota risulta
deterritorializzata ed è virtualmente svincolata da un territorio specifico,
grazie alla possibilità di sfruttare conoscenze e competenze tratte dalle
esperienze locali per trasformarle in un vantaggio competitivo globale.
L’adozione di tecnologie informatiche consente la realizzazione di un
fascio di interconnessione e di interdipendenze tra gli attori del sistema
economico. Il paradigma su cui si fonda la new economy, infatti, è il
concetto di network. Il fattore strategico della crescita è un insieme di
elementi intangibili e immateriali a disposizione di un dato sistema. E il
primo di questi elementi è l’informazione, che diventa lo strumento per
fronteggiare la complessità derivante dalle nuove tecnologie e per impostare
nuovi modelli organizzativi e di business.
La disponibilità di processi informativi a basso costo modifica i
processi di crescita economica, poiché essi:
1. Trasformano i meccanismi di acquisizione della conoscenza e
accelerano la trasformazione delle conoscenze di base delle
attività economiche;
2
Cfr. RULLANI E., “Dematerializzazione”, in CASELLI L., Le parole dell’impresa. Guida alla
lettura del cambiamento, Franco Angeli, Milano, 1995
7
2. Influenzano l’andamento dei costi di transazione e inducono a
nuove forme di organizzazione dell’impresa e del lavoro, dando
un forte impulso al commercio elettronico e alla creazione di
network e di alleanze di imprese;
3. Contribuiscono a rendere meno chiari i confini settoriali e a
creare sinergie tra i diversi settori;
4. Promuovono il ruolo delle esternalità di rete, quale fonte di
produttività e crescita e fanno dell’approfondimento interattivo
la principale fonte di competitività.
La spinta verso l’economia digitale si fonda su due convinzioni,
autorevolmente sostenute, secondo cui la tecnologia dell’informazione è
anzitutto una “trascendent technology”
3
(al pari delle ferrovie nel
diciannovesimo secolo e delle automobili nel ventesimo), ed in secondo
luogo le innovazioni ad essa relative hanno la capacità di mutare
radicalmente le regole di un business
4
.
Nel 1965 Gordon Moore, fondatore di Intel Corporation, predisse che
la potenza di processazione dei microchip sarebbe raddoppiata ogni 18 mesi
pur rimanendo inalterato il prezzo degli stessi
5
. Per più di 30 anni questa
previsione, meglio conosciuta come la legge di Moore, è stata confermata
3
Una transcendent technology è una tecnologia che colpisce indifferentemente tutti i settori
dell’economia, alterando il processo di business. Cfr. SHAW J., “Surviving in the digital jungle”,
e-Commerce Strategies Inc., 1999
4
Per spiegare questo concetto, alcuni autori hanno definito tali tecnologie “killer applications”,
ossia prodotti o servizi che riscrivono le regole di gestione di un’intera industria. Cfr. DOWNES
L., MUI C., “Unleashing the Killer App”, Harvard Business Review Press, 1998
5
Cfr. DOWNES L., MUI C., op. cit.
8
dagli eventi: il potere di calcolo dei computer sta crescendo in maniera
esponenziale e il loro costo si riduce altrettanto rapidamente
6
. Ciò comporta
la necessità di pianificare i business model e di disegnare i processi di
business tenendo conto che nel prossimo futuro si avranno a disposizione
strumenti informatici con un potere di calcolo elevatissimo ad un costo
vicino allo zero. Un analogo regime di crescita può essere riscontrato
inoltre nella capacità di trasmissione dei dati, o larghezza di banda
7
.
L’esplosione combinata nella capacità di processazione e comunicazione
dei dati consente possibilità fino a pochi anni fa ritenute impensabili per il
genere umano.
La transizione in corso a cavallo del nuovo millennio dall’economia
industriale all’economia digitale pone le imprese dinanzi ad un bivio:
intraprendere il nuovo percorso seguendo la strada delineata da tali
tendenze, o restare ancorate alle tradizionali modalità di competere: una
pianificazione strategica che non affronti con decisione quest’interrogativo
difficilmente potrà giocare un ruolo di rilievo sul mercato
8
.
6
L’unità standard di misura della velocità dei computers è l’abilità di processare un milione di
istruzioni al secondo (MIPS). Nel 1970 comprare un computer in grado di processare un MIPS
costava centinaia di migliaia di dollari. Già nel 1991 lo stesso computer poteva essere acquistato a
230$ e nel 1994 a soli 50$ e nel 1997 a 3,42$.
7
La velocità di connessione dei modem è passata da 14,4 K per secondo a 56 K in pochi anni e
ormai anche queste velocità sono state sorpassate dall’arrivo della tecnologia di trasmissione
ADSL e della fibra ottica, che permette una capacità di comunicazione di 10 Mega per secondo.
Alla Lucent Technology e al MIT è stata già testata e provata la possibilità di trasmettere dati ad
una velocità superiore a un Terabyte (1000 Giga) per secondo. Questo permetterebbe il download
di un film di tre ore in una frazione di secondo.
8
Cfr. J.SHAW, op. cit.
9
L’originalità della nuova economia rispetto a quella che oggi viene
definita “Old Economy” si può individuare in quattro elementi
fondamentali:
ξ Diffusione e affermazione di un protocollo standard, universale e
aperto come Internet;
ξ Interconnessione elettronica tra cose, persone, imprese, istituzioni e
collettività;
ξ Separazione dell’economia delle cose dalle economie della
conoscenza e dell’informazione;
ξ Superamento del trade-off tra richness, o ricchezza dell’offerta, e
reach, ossia ampiezza della connettività tra gli individui
9
.
INTERNET sta per INTERconnected NETwork, che significa una
“rete di reti”. Internet è una rete di telecomunicazioni a pacchetto, con
topologia a maglia irregolare, che permette l’interconnessione a livello
mondiale di un numero sempre crescente di elaboratori. Sul piano
architetturale, è costituita da un insieme di reti e di gateway, che impiegano
la suite di protocolli TCP/IP e funzionano come una singola rete virtuale
cooperante. I messaggi e i files che vengono inviati sulla rete vengono
divisi in tanti piccoli “pacchetti” e inviati dinamicamente da un computer ad
un altro, seguendo la via più breve e più veloce in quel determinato
momento.
9
Cfr. VALDANI E., op.cit.
10
Internet nasce nel 1969, con il nome di ARPANET
10
, per mezzo del
Dipartimento della Difesa USA, il cui scopo era di creare una rete a banda
larga per collegare gli uffici governativi, che permettesse lo scambio di dati
e informazioni. La rete doveva avere come caratteristica principale
l’indistruttibilità, in quanto avrebbe dovuto consentire, anche
nell’eventualità di una guerra nucleare, il supporto dell’attività di comando
e di controllo del governo e degli apparati militari. I suoi creatori, infatti,
per garantire l’efficacia della trasmissione dei dati sulla rete, evitarono di
rendere vitale un qualsiasi collegamento tra computers.
Negli anni ottanta nacquero le prime reti locali; dopo ARPANET
nacque NSFNET
11
, la quale collegava tutti i principali centri universitari e
di ricerca. NSFNET era strutturata su cinque centri di calcolo basati su
Mainframe e la comunicazione tra i computers avveniva attraverso normali
linee telefoniche e non su linee dedicate in quanto il costo di una linea
dedicata era troppo elevato al crescere della lunghezza del cablaggio.
L’obiettivo di questa rete era affiancare ARPANET e mettere a
disposizione le risorse e i risultati derivanti dalla ricerca a tutti coloro che
fossero interessati. In breve tempo, aiutata anche da IBM e MCI, che ne
aumentarono il potenziale di comunicazione, NSFNET diventò una rete
globale. Ma, essendo una rete di proprietà governativa, NSFNET non
poteva appoggiare attività di business. Perciò al suo fianco nacque UUNET,
10
ARPANET sta per Advanced Research Projects Agency Network. Da www.isoc.org/internet-
history.
11
NSFNET sta per National Science Foundation Network.
11
che fungeva da rete commerciale.
Nel 1984 ARPANET viene divisa in due parti: MILNET, utilizzata
solo dal dipartimento della Difesa come sistema segreto di comunicazione,
e INTERNET, che venne inizialmente utilizzata solo a fini di ricerca. Da un
punto di vista commerciale INTERNET è esplosa solo negli anni novanta,
quando il governo americano rimosse i vincoli posti all’impiego di questo
protocollo e nello stesso tempo cercò di finanziare tale iniziativa. Ulteriori
input allo sviluppo della rete si ebbero quando, grazie all’attività svolta dal
CERN, venne creato il World Wide Web, un nuovo set di standard aperti per
spedire e ricevere comunicazioni multimediali sulla rete, e nacque, per
opera dello studioso Marc Andreessen, il programma Mosaic, il primo
strumento grafico che permetteva agli utenti di navigare attraverso i vari siti
Web che venivano creati. Per favorire la diffusione di Mosaic, Marc
Andreessen rese pari a zero il costo dello stesso, rendendo l’accesso alla
rete gratuito e favorendo in questo modo la diffusione dell’utilizzo di
Internet e la sua affermazione come standard universale, aperto e digitale.
12
Le prime due sue caratteristiche le permettono di ottenere dei vantaggi
ottimali secondo le principali leggi del mondo informatico: la legge di
Metcalfe
12
e quella di Moore.
Come standard digitale, Internet è capace di integrare la tecnologia del
trasporto di dati con quella dei contenuti
13
, facilitando in questo modo la
trasmissione e lo scambio di qualsiasi tipo di informazione sotto forma di
bit.
12
Robert Metcalfe, fondatore di 3Com e disegnatore del protocollo di comunicazione Ethernet,
osservò che il valore di una nuova tecnologia è correlato al numero di persone che la utilizzano.
La legge di Metcalfe sostiene, infatti, che la funzione di utilità di una rete è uguale al quadrato del
numero di utenti della stessa. Il diagramma della curva mostra un punto di flesso, il quale
rappresenta il punto nel quale una tecnologia raggiunge la massa critica. Dopo questo punto il
valore della tecnologia comincia ad incrementare esponenzialmente. La rapidità con cui una nuova
applicazione raggiunge il suo punto di flesso dipende dal costo di accesso alla rete. Più basso è il
costo iniziale, tanto più rapidamente viene raggiunta la massa critica. E ironicamente, una volta
che la massa critica è stata raggiunta, l’accesso all’applicazione può essere fatto pagare di più, in
quanto l’effetto rete creato aumenta il valore dell’applicazione. L’esplosione di Internet è stata la
dimostrazione più schiacciante della legge di Metcalfe. Per ulteriori approfondimenti vedi: Cfr.
DOWNES L., MUI C., op. cit.
13
La teorizzazione della complementarità tra tecnologia e contenuti dell’economia digitale è
dovuta al matematico John Von Neuman. Cfr. J.VON NEUMANN e altri, “The Computer and the
Brain”, Paperback , 2000
1997 1998 1999 2000 2001
Francia 7.000 7.500 8.175 10.118 12.491
Germania 4.461 6.695 9.426 12.621 16.299
Italia 1.315 2.043 2.956 4.139 5.616
Spagna 1.412 1.780 2.528 3.426 4.466
Regno Unito 4.519 6.198 8.110 10.222 12.254
Europa dell'Ovest 23.928 31.478 40.911 52.981 66.673
Europa dell'Est 894 1.535 2.432 3.581 5.008
Totale Europa 24.822 33.013 43.343 56.562 71.681
USA 46.956 56.860 66.270 75.547 85.338
Giappone 3.960 6.309 9.718 13.953 18.996
Resto del mondo 13.248 19.589 27.479 37.566 49.302
Mondo 88.986 115.771 146.828 183.628 225.317
Tabella 1.1: Stime degli utenti Internet 1997-2001 (valori in migliaia)
Fonte: EITO, www.eito.com, 1998
13
L’esplosione della connettività è stato il principale effetto della
diffusione di Internet e del perfezionamento delle tecnologie. Si è stimato
che il numero totale di utenti Internet all’interno dell’Unione Europea nel
1999 è stato pari a 72,2 milioni, ossia il 19% della popolazione totale, con
un incremento rispetto al 1998 del 51%
14
; approssimativamente identica è
la situazione in Italia, nella quale gli utenti rappresentano il 16% degli
abitanti, con un incremento però sostanzialmente maggiore (81% rispetto al
1998).
Altri dati sul numero di consumatori on-line indicano che il
commercio elettronico è ancor oggi un fenomeno prevalentemente
americano: secondo un’indagine IPSOS Explorer, negli Usa ci sono circa
20 milioni di consumatori, corrispondenti al 20% degli utenti di Internet;
seguono tra i paesi europei la Gran Bretagna con 1.050.000 consumatori
(corrispondenti al 14% della popolazione Internet), la Germania con
803.000 (corrispondenti all’11%), la Francia con 225.000 (corrispondenti al
9%). Per quanto riguarda l’Italia, i consumatori su Internet sarebbero
177.000, corrispondenti al 6,5% degli utenti Internet.
Fra breve ogni persona, impresa, istituzione saranno interconnessi
elettronicamente gli uni agli altri, attraverso una fitta rete planetaria capace
di raggiungere e scambiare ogni tipo di informazione e di contenuti ad un
14
Ad incrementare la rilevanza di questi dati c’è da dire che è molto maggiore la percentuale
(34,1%) della popolazione europea che ha, in qualche modo (casa, ufficio, università, cybercafè),
accesso alla rete. Cfr. C. HOBLEY, “Just numbers: numbers on Internet use, electronic
commerce, IT and related figures for the European Community”, Commissione Europea,
Electronic Commerce Team, Gennaio 2001, www.europa.eu.int
14
costo marginale molto basso. Il processo di connettività planetaria
comporta un cambiamento sempre maggiore nelle convenzioni che fino ad
oggi hanno governato le attività del genere umano. Tale cambiamento si
esprime anche nel processo di separazione tra le cose fisiche e il contenuto
della conoscenza e dell’informazione, che in passato erano
indissolubilmente legati. Mentre nell’economia tradizionale di prodotto,
infatti, le attività venivano distinte in capital intensive e labour intensive,
nell’economia digitale ogni nuova attività deve essere Information
intensive. Ciò significa che il valore di un’attività è sempre più legato
all’informazione che in essa è contenuta e meno al fattore fisico. La causa
della separazione tra le cose fisiche e l’informazione è da attribuirsi
all’avvento delle nuove tecnologie di ICT, che permettono, attraverso la
rete, la diffusione e l’accesso all’informazione distinto dalla fisicità.
L’economia delle cose fisiche e l’economia delle informazioni sono
profondamente diverse
15
. Le principali differenze riscontrabili tra le due
economie sono riconducibili alle seguenti caratteristiche del
bene/informazione:
1. Possesso: quando una cosa viene venduta, se ne perde il
possesso; se viene venduta un’idea, chi l’ha venduta continua a
possederla;
15
Cfr. NEGROPONTE N, “Being Digital”, Alfred A. Knopf, New York, 1995
15
2. Riproduzione: per riprodurre un bene fisico sono necessari
ingenti investimenti; riprodurre un’informazione ha un costo
marginale bassissimo
16
;
3. Deterioramento: quanto più le cose fisiche vengono sfruttate,
tanto più perdono la loro performance funzionale, mentre
l’informazione non è soggetta a deterioramento, ma soltanto a
obsolescenza tecnologica e commerciale;
4. Ubicazione: i beni fisici risiedono in un luogo, l’informazione
può essere ovunque;
5. Ritorni economici: i ritorni economici rispetto alle risorse
investite sono decrescenti nel caso dei beni fisici e incrementali
nel caso dell’informazione
17
.
Tale frattura comporta un processo di divergenza nella gestione delle
due economie, pur riconoscendo l’implicita complementarità tra mondo
fisico, o market space, e mondo virtuale, o market place.
Il legame esistente nell’economia tradizionale tra prodotti e
conoscenza insita in essi vincolava la diffusione dei prodotti al paradigma
del trade-off reach-richness. Per reach si intende il numero delle persone
che possono accedere, essere raggiunte, condividere e interagire con
l’informazione, con il suo emittente e fra di loro. Con la richness, invece, si
16
Per ulteriori approfondimenti si veda SHAPIRO C., VARIAN H.R., “Information rules: le
regole dell’economia dell’informazione”, Capitolo 1, ETAS, Milano, 1999
17
Mentre per produrre un nuovo bene fisico sono necessari investimenti in fattori di produzione,
l’informazione può essere riprodotta a costo zero. Per questo motivo i ricavi marginali derivanti
dalla vendita di un informazione aumentano per ogni copia venduta. Per ulteriori approfondimenti
vedi SHAPIRO, VARIAN, op.cit.
16
definisce la qualità della conoscenza, che è misurata da quattro drivers:
1. Varietà, intesa come ampiezza di offerta o possibilità di
customerizzazione dell’informazione;
2. Magnitudo dell’informazione, intesa come volume di
informazione che può essere inviata o ricevuta in un dato
momento;
3. Interattività, ossia possibilità di dialogo e di interazione;
4. Affidabilità e sicurezza, per garantire la qualità dell’informazione
ricevuta e la garanzia che l’informazione sia utilizzata preservando
gli interessi dell’emittente e del ricevente.
Richness
O
l
d
E
c
o
n
o
m
y
New Economy
R
E
A
C
H
Figura 1.2: Il trade-off reach/richness.
Fonte: VALDANI E., op.cit.
17
Secondo questo trade-off un’elevata varietà di richness permette di
raggiungere un ristretto numero di riceventi (basso reach) , mentre un gran
numero di riceventi può essere raggiunto efficientemente solo con una
comunicazione poco “rich”
18
. E’ infatti impossibile far condividere
contemporaneamente a grandi moltitudini di riceventi un’ampia varietà di
conoscenza. Comunicare un’informazione ad un numero elevato di persone
imponeva fino ad ieri l’utilizzo di numerosi canali dedicati ad avvicinare il
cliente, il cui costo di gestione era troppo elevato. Oggi la tecnologia di
Internet, come canale universale di trasmissione, volto a facilitare l’accesso
e l’utilizzo della conoscenza, permette di ridurre i costi-contatto e di
superare in questo modo il trade-off.
18
Cfr. EVANS P., WURSTER T.S., “Blown to bits”, Harvard Business School Publishing, Boston
1999