Si è scelto di analizzare il mercato e il sistema produttivo delle scarpe da ginnastica
perché ritenuto da molti un esempio di settore globalizzato. In esso sono infatti evidenti
le interconnessioni, i vantaggi e gli aspetti negativi del “mercato globale”.
Nike, leader di mercato, è stata bersaglio di numerose critiche che riguardano il
disinvolto uso di manodopera attraverso le sue imprese sub-appaltatrici del sud-est
asiatico. Anche Reebok, agguerrito competitor di Nike, ha subito numerose accuse di
gestione irresponsabile nel trattamento dei dipendenti dei suoi sub-appaltatori.
Dopo aver presentato le accuse rivolte alle due aziende più importanti del settore
considerato, si sono volute studiare le strategie di risposta attuate da Nike e Reebok.
Il lavoro viene concluso proponendo un raffronto tra le due diverse reazioni, costruendo
una matrice e cercando di spiegare e interpretare le differenze rilevante e dando un
giudizio di merito sia a Nike che a Reebok.
Capitolo 1
1. Società civile come stakeholder emergente
“ Contrariamente alla dottrina delle scuole di business, noi non abbiamo trovato che la
massimizzazione del profitto o della ricchezza degli azionisti sia la forza dominante o
l’obiettivo primario a cui si sono ispirate le compagnie più visionarie. Esse hanno
tentato di seguire un gruppo di obiettivi, in cui il fare soldi era soltanto uno tra gli altri.
Dunque per le compagnie più visionarie, il business è stato storicamente più che una
attività economica, più che soltanto un modo per fare soldi…
Certo non stiamo dicendo che tali compagnie si sono disinteressate della redditività o
del valore a lungo termine degli azionisti… seguono il profitto, certo, ma esse seguono
più ampi e significativi ideali. La massimizzazione del profitto non regge, e le
compagnie più illuminate perseguono i loro obiettivi in modo profittevole.”
(Arie de Geus)
I
I
Tratto da Egan J., Wilson D., Private business… pubblic battleground, ed. Routledge, London, 2002,
pag 174, che riporta una citazione di Arie de Geus, The living company, Paperback, Harvard Business
School Press, 1997.
1.1 Corparate social responsibility (CSR)
1.1.1 Definizioni di CSR
Il concetto di responsabilità sociale è variato molto nel tempo in conseguenza dei
cambiamenti avvenuti nelle tecnologie di produzione e soprattutto a causa della sempre
crescente sensibilità della società ai comportamenti delle imprese che in essa operano.
Una spinta rilevante è naturalmente dovuta anche all’avvento delle nuove tecnologie,
Internet in primis; attraverso il World Wide Web è possibile acquisire informazioni in
tempo reale riguardo a determinati comportamenti, positivi o negativi che siano, di
aziende rilevanti.
Per una persona media nel 1990 la principale fonte di informazioni sulle aziende erano i
media, tv e stampa, mentre oggi è internet che ha preso il sopravvento. Molti siti
Internet ospitano comunità di consumatori consapevoli, o piccoli azionisti che
condividendo informazioni e valori, coordinano azioni di protesta come boicottaggi,
shareholder activsm.
In letteratura sono numerose le definizioni di responsabilità sociale
II
; il primo contributo
rilevante è quello di Bowen (1953)
III
, il quale sottolinea, per le decisioni aziendali, oltre
ai risultati economici anche l’importanza delle conseguenze che determinate scelte
hanno sulla società. La responsabilità sociale di impresa è “Il dovere di perseguire
quelle politiche, prendere quelle decisioni, che sono desiderabili in funzione degli
obiettivi e dei valori riconosciuti dalla società”.
Anche il World Business Council for Sustainable Development
IV
definisce CSR come:
“Il continuo impegno dell’ azienda a comportarsi in maniera etica e a contribuire allo
sviluppo economico, migliorando la qualità della vita dei dipendenti e delle loro
famiglie, della comunità locale e più in generale della società”.
II
Si veda: Tencati A., Sostenibilità impresa e performance: un nuovo modello di evaluation and
reporting, EGEA, Milano, 2002; Perrini F., Responsabilità sociale dell’impresa e finanza etica, EGEA,
Milano, 2002.
III
Bowen H., Social responsibilities of the businessman, New York, Harper & Row, 1953.
IV
Si veda il sito web www.wbcsd.ch
L’organizzazione statunitense Business for Social Responsibility, incorporando la CSR
con il più ampio concetto di corporate citizenship, ovvero cittadinanza di impresa, che
in seguito verrà approfondito, la definisce: “Gestire un’ impresa in modo tale da
soddisfare e superare costantemente le aspettative etiche, legali, commerciali,
pubbliche che la società ha nei confronti delle aziende”.
La CSR si occupa di formalizzare, attraverso rendicontazioni contabili e altri documenti
allegati al bilancio di esercizio quanto una azienda abbia soddisfatto le aspettative della
società in cui opera. Per società si intende un’entità composta da molti soggetti:
governo, autorità, lavoratori, consumatori, semplici cittadini. Il rapporto con questa
molteplicità di attori, alcuni dei quali volontariamente entrano in contatto con l’azienda
mentre altri vengono coinvolti involontariamente, è il principio fondante la teoria degli
Stakeholder.
Essa consiste nella rappresentazione dell’impresa in un ambiente che sempre interagisce
e che è portatore di legittimi interessi verso l’impresa stessa. L’azienda infatti non è
un’entità a sé stante, ma in essa confluiscono una molteplicità di aspettative, di desideri
spesso anche contrastanti, che, chi è chiamato a guidare un’azienda deve sempre tenere
in considerazione e contemperare nel miglior modo possibile.
Poiché è da circa mezzo secolo che si discute e si implementano teorie sulla CSR, è
utile presentare una classificazione dei contributi fino ad ora proposti.
1.1.2 Principali contributi in letteratura sulla CSR
Analizzando i principali contributi di autori sul tema si può capire che il significato di
CSR può essere suddiviso in cinque categorie:
V
ξ Attività di massimizzazione del profitto.
Il lavoro più significativo di questo filone è sicuramente quello di Milton Friedman.
Provando a sintetizzare e semplificare, il pensiero di Friedman afferma che la
responsabilità dell’impresa verso la società si riduce semplicemente alla generazione e
massimizzazione del profitto, poiché essa opera nell’interesse esclusivo degli
azionisti.
VI
Essi solo quindi vengono considerati soggetti di impresa, l’impresa è vista
quasi come solo fatta da azionisti.
Friedman sostiene quindi che includere altri giudizi (ad esempio di tipo morale) nel
processo di decisione è pericoloso, poiché distrae il managment dalla massimizzazione
del guadagno. Questa teoria può essere paragonata allo shareholder value approch;
secondo una tale teoria ogni investimento, ogni scelta, ogni processo deve puntare a
massimizzare la ricchezza degli azionisti. Questo deve essere il criterio che guida tutte
le decisioni aziendali.
VII
Come teoria sugli obiettivi di impresa, lo shareholder value
approach, si contrappone alla teoria degli stakeholder, che sostiene che l’impresa
dovrebbe operare per un gruppo più ampio, che comprende non solo gli azionisti, ma
anche dipendenti, clienti, collettività ed altri portatori di interessi.
Anche le considerazioni sociali, secondo Friedman, sono esterne all’impresa e non sono
di sua competenza, esse spettano alle istituzioni pubbliche. Il perseguimento del profitto
significa aumento dell’utilità e della distribuzione di tale utilità nella società. La
responsabilità sociale consiste secondo Friedman quindi, nel fatto che è meccanismo
efficiente di perseguimento dell’utilità.
V
Per una più dettagliata classificazione della letteratura mondiale in tema di CSR si veda: Massei M.A.,
Interesse pubblico e responsabilità sociale, EGEA, Milano, 1992, pag. 119 ss.
VI
Friedman M., Capitalism and freedom, Chicago, University of Chicago Press, 1962.
VII
Per un approfondimento su questo tema, si veda: Misani N., Creazione del valore e attuazione delle
strategie, EGEA, Milano, 2002.
ξ Conseguenza di un interesse particolare
VIII
.
In questo filone è dominante il principio secondo cui il comportamento delle imprese è
governato dal perseguimento di un interesse particolare. Questo contributo si differenzia
da quello di Friedman poiché tali interessi non sono solo di carattere economico.
La responsabilità aziendale è composta sia da aspetti economici (la produzione di un
reddito netto), sia dall’osservanza di obblighi, generalmente le leggi in vigore, o norme
consuetudinarie.
ξ Criterio per la distribuzione di risultati economici
IX
.
Il presupposto di questo criterio è l’esistenza di un risultato economico, che è poi la
condizione essenziale di sopravvivenza delle imprese nel lungo termine. Questo filone
si differenzia rispetto ai precedenti per il fatto che la CSR si realizza nel momento
decisionale di allocazione delle risorse, ovvero di distribuzione della ricchezza prodotta
dalle operations aziendali.
Ciò significa che la CSR è un processo assolutamente autonomo e volontario per
l’impresa che, in base al suo sistema interno di valori e sensibilità, decide quanto
allocare, ad esempio, per risolvere il problema dell’ inquinamento ovvero delle
condizioni di lavoro dei dipendenti.
ξ Insieme di motivazioni (economiche e non) che governano le scelte d’ impresa
X
.
La CSR, secondo questa corrente di pensiero, è vista come tutte le relazioni che esistono
tra l’impresa e l’ambiente e come le motivazioni che spingono e guidano tali relazioni.
E’ possibile classificare le relazioni in tre diversi livelli di interazione:
1 Livello centrale: responsabilità per lo svolgimento efficiente dell’attività
economica.
VIII
Si vedano per un approfondimento Davis K., Can business afford to ignore social responsibilties?,
“California Management Review”, 1960, pag 70-76; McGuire J. W., Business and society, N.Y.,
McGrow-Hill, 1963.
IX
Il lavoro più significativo è di Hay R.D., Gray E.R., Gates J.E., Business and society, Cincinnati,
Southwestern Publishing, 1976, pag. 15.
X
Gli autori ai quali ci si riferisce sono: Steiner G.A., Business and society, N.Y., Random House, 2°ed.,
1975; Davis K., Blomstrom R.L., Business and society: enviroment and responsibility, N.Y., McGrow-
Hill, 3°ed, 1975.
2 Livello intermedio: responsabilità per l’operatività aziendale (preservazione
dell’ambiente, occupazione, relazione con il personale...).
3 Livello periferico: responsabilità allargata della impresa, cooperare per migliorare
la società, lo sviluppo.
Questi tre livelli coesistono sempre all’interno di ogni azienda. La responsabilità sociale
consiste proprio nell’equilibrare i tre livelli di interazione. Si creano situazioni
patologiche quando il livello periferico o quello centrale prendono il sopravvento, ciò
potrebbe portare rispettivamente alla morte economica della azienda, o viceversa alla
perdita di legittimità del suo operare.
ξ Capacità dell’impresa di rispondere alle pressioni sociali.
XI
Questa corrente prende in considerazione le capacita che l’impresa ha di fronteggiare
necessità e bisogni della società. Vengono valutate le motivazioni che spingono le
imprese ad assumere i problemi sociali come facenti parte della loro finalità
istituzionale. Dagli anni ottanta in poi, piuttosto che su discussioni puramente idealiste
su quali debbano essere i problemi sociali da considerare, ci si è focalizzati sullo studio
della messa in pratica dei valori che l’impresa dichiara di possedere, in termini di azioni
e risposte concrete da attuare per raggiungere nel modo più efficace gli scopi stabiliti.
Si è cercato di racchiudere in classi i significati di CSR elaborati da numerosi autori.
Importante è comprendere quali sono i ragionamenti compiuti all’interno dell’azienda
affinché essa aumenti l’attenzione dedicata alla società e a tutti i soggetti che con essa
interagiscono.
XI
Sethi S.P., “Dimension of corporate social responsibility”, California Management Review, 1975.
1.1.3 Motivazioni strutturali che spingono alla responsabilità sociale
XII
In questo paragrafo si cercherà di rispondere alla domanda: “Che cosa fa sì che le
imprese prestino crescente attenzione alla componente sociale, ovvero dell’impatto del
loro operare su varie categorie di stakeholder?”
Poiché l’impresa non è un sistema chiuso ma è un istituto che continuamente deve
rapportarsi con l’ambiente esterno, sia per reperire risorse, che per acquisire feedback
dai clienti, ci sono dei fattori strutturali che spingono l’impresa a dotarsi di sistemi di
gestione deputati a monitorare gli impatti della sua attività sulla società. Quattro
sembrano essere i fattori più importanti:
ξ DIMENSIONE DELL’AZIENDA
ξ GLOBALIZZAZIONE DEI MERCATI
ξ TUTELA DI RISORSE NON RIPRODUCIBILI
ξ NUOVA CULTURA: VALORI ETICI E CODICI DI COMPORTAMENTO
DIMENSIONE DELL’AZIENDA. Proprio per la dimensione notevole, in termini di
numero di dipendenti, e di quantità di risorse (finanziarie, e competenze professionali)
possedute, le aziende multinazionali hanno un notevole impatto sulle società, sulle
pubbliche amministrazioni, sulle culture, sia delle nazioni che ospitano succursali o
consociate, sia della nazione in cui l’azienda ha le sue origini. L’impatto dell’operatività
può comportare effetti sia positivi sia negativi. Alcuni benefici che possono essere tratti,
sinteticamente sono: il contribuire al miglioramento della qualità della vita della
nazione, attraverso lo sviluppo tecnologico, rilancio dell’economia attraverso posti di
lavoro, sviluppo di conoscenze, professionalità, procedure di lavoro più avanzate,
stimolo al miglioramento dell’istruzione, e del sistema di infrastrutture. Ma potrebbero
esserci anche a sua volta effetti negativi: sfiducia della comunità, demotivazione e
alcune volte anche ostilità che possono nascere dal constatare che alcune organizzazioni
detengono un grande potere di influenza sulle decisioni pubbliche di tipo economico,
sociale o ambientale.
XIII
XII
Per un approfondimento si veda Massei M.A., 1992, op. cit.
XIII
Questa sarà poi la motivazione che più in dettaglio verrà approfondita nel secondo capitolo, per cui
molti cittadini, si sentono minacciati dalla sempre più stretta cooperazione tra politica ed economia. Per
una più ampia dissertazione si veda: Hertz N., La conquista silenziosa, Carrocci editore, 2001.
La tensione che questi due effetti contrastanti possono generare, a volte, fa in modo che
le multinazionali vengono percepite da parte della società come soggetti che agiscono in
contrasto con l’interesse generale della collettività.
Inoltre l’evoluzioni di imprese verso dimensioni multinazionali porta con sé, ad
esempio, lo sviluppo di infrastrutture (reti di trasporto), lo sviluppo e l’innovazione di
sistemi di comunicazione (telefonia, reti di comunicazione wireless ). Appare evidente
quindi che un tale sviluppo di imprese è portatore di miglioramento economico ed è
causa di una evoluzione e di un progresso del sistema sociale complessivo.
Contemporaneamente però si deve anche constatare che il funzionamento generale e
complessivo dell’amministrazione dei paesi che beneficiano di ingenti capitali esteri
venga fortemente condizionato.
GLOBALIZZAZIONE DEI MERCATI
XIV
. L’intuizione è che con la globalizzazione
l’impresa acquisti funzioni e prerogative proprie della pubblica amministrazione. Il fare
in modo che le aziende situino le loro attività in qualsiasi parte del mondo in cui è per
loro conveniente è una specificità della globalizzazione. E’ chiaro che una pubblica
amministrazione, che per definizione ha come ambito di competenza una nazione, non è
in grado di garantire la tradizionale tutela degli equilibri tra persone ed aziende in un
contesto globale.
A tale riguardo uno dei motivi per cui l’impresa si assume la responsabilità sociale
deriva dal fatto che essa vuole limitare l’intervento dei poteri pubblici. Il rispetto delle
normative comporta un costo per l’impresa e ne restringe il margine di azione. Questa
idea è anche in accordo con la teoria della sussidiarietà dello stato, ed è anche coerente
con la teoria dell’organizzazione per cui il potere decisionale deve essere mantenuto il
più possibile vicino a dove i problemi vanno risolti o le decisioni vanno prese.
Essa preferisce sempre avere libertà nelle strategie di risposta al mercato e ai gruppi di
pressione sociale. Questi gruppi poi sono molto determinati. Infatti anche grazie a
Internet, la società civile, rappresentata da tali gruppi, è riuscita ad organizzarsi e a farsi
sentire manifestando i suoi bisogni e le sue aspettative. Si potrebbe quindi sostenere che
essendo essa stessa lo stakeholder più influente (grazie anche allo spazio che le è stato
dedicato dai media) è lei che spinge maggiormente verso l’adozione di una CSR.
XIV
Massei M.A., op. cit.
TUTELA DI RISORSE NON RIPRODUCIBILI. Questa motivazione riguarda la
questione ambientale, cioè la sempre maggiore attenzione che la pubblica opinione
attribuisce alla protezione delle risorse non rinnovabili. La responsabilità sociale deve
quindi riguardare:
ξ la riduzione al minimo del consumo di risorse che potrebbero esaurirsi nel futuro
ξ utilizzare al meglio tali risorse
ξ apportare modifiche al processo di trasformazione
NUOVA CULTURA: VALORI ETICI E CODICI DI COMPORTAMENTO. Un’impresa
nasce ed è un’organizzazione con scopi dichiarati e riconosciuti di tipo economico. E’
guidata comunque dal principio di base che il suo contributo sociale deriva dal fatto che
essa è in grado di generare un benessere economico.
Affinché essa adotti una modalità di comportamento che comprenda la responsabilità
sociale è necessario che ci siano strumenti che la guidino, e che guidino i
comportamenti delle persone all’interno dell’azienda verso questa nuova cultura. Tali
strumenti sono: codici di condotta o codici etici. Essi non sono altro che un insieme di
regole che rappresentano e schematizzano quali sono i valori che stanno alla base
dell’intera organizzazione e la permeano. I codici di condotta sono molto importanti
nelle aziende multinazionali che hanno stabilimenti e siti produttivi in diversi paesi,
perché attraverso di essi si riesce ad armonizzare (standardizzare) una prassi di lavoro in
contesti ambientali differenti. I codici di condotta sono anche molto utili in quanto la
loro applicazione è una risposta e un campo di confronto con i gruppi di pressione
sociale.
E’ possibile ricondurre tutte le motivazioni elencate alla volontà di un solo stakeholder:
la società civile
XV
. Non c’è nessun altro attore che è così preoccupato del fatto che
alcune aziende hanno dimensioni superiori a paesi avanzati dell’Europa, con tutto ciò
che un tale dato di fatto potrebbe comportare. Attraverso l’opinione pubblica, che poi si
può definire la voce della società civile, vengono espresse preoccupazioni sulla
competizione che si sta creando tra potere della pubblica amministrazione (che
XV
Per una definizione di società civile si veda infra 1.4.
rappresenta una istituzione democratica) e potere di una azienda che oggettivamente e
legittimamente non è retta da principi democratici.
E’ infine la società civile, attraverso movimenti di pressione e di protesta, che manifesta
alle aziende la richiesta di dotarsi di strumenti come codici di condotta.
E’ quest’ultimo punto il più efficace affinché si definisca davvero quando una impresa è
socialmente responsabile. E’ cioè essenziale che la CSR, attraverso codici aziendali
interni, sia interiorizzata e acquisita dall’intera organizzazione. Deve cioè rientrare nella
strategia di base, o meglio nell’orientamento strategico di fondo.
1.1.4 Responsabilità sociale nella strategia
Secondo le più recenti teorie, il valore di una impresa è pluridimensionale. Infatti la
funzione di una impresa non può essere relegata soltanto alla creazione di valore per gli
azionisti, anche se questo modo di operare è più semplice. Infatti, considerando una sola
categoria di stakeholder, questo modo di agire permetterebbe di guidare una azienda
senza avere a che fare con eventuali conflitti tra i portatori di interessi.
XVI
La
dimensione economica, patrimoniale e finanziaria riguarda la capacità che ha l’impresa
di mantenere un livello adeguato di redditività e di remunerare adeguatamente i
portatori di capitale; mentre la dimensione competitiva si occupa del mantenimento del
successo sui mercati in cui l’impresa opera, cercando di soddisfare meglio della
concorrenza i bisogni del cliente. Infine vi è la dimensione sociale
XVII
, con cui l’impresa
ricerca un consenso duraturo con tutti gli stakeholder coinvolti o interessati alla
gestione aziendale.
L’applicare una adeguata strategia sociale comporta risultati superiori e ciò è quasi
universalmente riconosciuto, come portato alla luce da un recente studio dell’università
di Harvard
XVIII
: questo lavoro afferma che le compagnie che hanno un approccio più
orientato agli stakeholder generano un tasso di crescita quattro volte superiore e un
tasso occupazionale e addirittura otto volte superiore rispetto alle compagnie focalizzate
soltanto sugli azionisti.
Quel che è rilevante comunque non è la quantità di azioni socialmente responsabili che
sono messe in pratica quanto piuttosto il fatto che la CSR permei tutta la struttura
aziendale e con essa la strategia. Una corretta strategia sociale, ovvero una strategia alla
cui base stanno le aspettative ed i bisogni della società, darà i suoi frutti a lungo
termine. Infatti mentre il solo risultato economico mostra se l’impresa sarà vitale a
breve termine, è il risultato economico insieme alla performance sociale che determina
la legittimità e la duratura esistenza a lungo termine
XIX
.
XVI
Ci si riferisce ai sostenitori dello shareholder value approch, si veda Misani N., 2002, op. cit.
XVII
Si veda Perrini F., 2002, pag 189, op. cit.
XVIII
Introduction to Corporate Social Responsibility, “Business for Social Responsibility” web site,
www.bsr.org
XIX
Perrini F., 2002, op. cit.
E’ dunque il momento di cercare di capire in che modo e chi sono i soggetti che sono
deputati a misurare la performance sociale. Si può dire che è necessario misurare il
“livello” di responsabilità sociale di una azienda. In altri termini è necessario che
organismi indipendenti quantifichino quanto l’azienda sta soddisfando le aspettative dei
suoi stakeholder.
1.1.5 Il Rating Etico
Come precedentemente evidenziato, la creazione di valore e la valutazione dell’impresa
hanno carattere pluridimensionale
XX
; la dimensione etico sociale ha impatti nella
redditività, da qui emerge la necessità di cercare di valutare e quantificare il livello di
responsabilità aziendale.
La CSR è difficilmente inquadrabile in parametri quantitativi; se nel concetto di CSR
includiamo la responsabilità ambientale, questa se pur con ingenti sforzi di stime e
approssimazioni di calcolo è possibile quantificarla. Ad esempio attraverso il
monitoraggio riferito a più intervalli temporali delle emissioni dannose, si è in grado di
affermare se esse sono diminuite o aumentate, determinando quindi se un’attività è
responsabilizzata nella riduzione di tali emissioni. Se invece includiamo inoltre anche la
sostenibilità sociale, allora si hanno notevoli difficoltà a rappresentarla numericamente,
poiché ci si accosta a concetti molto astratti che hanno a che fare con l’etica, o con il
principio del benessere per la società, che per loro natura intangibile risultano di
difficile formalizzazione
XXI
.
Da queste problematiche nasce non solo l’esigenza di ottenere informazioni oggettive
che consentono di valutare l’impresa da un punto di vista etico-sociale, ma anche la
possibilità per le imprese di comunicare nel modo più corretto e comprensibile al
mercato, al pubblico di investitori, e alla società civile tutte le loro performance sociali.
XX
Si vedano al proposito i sostenitori della stakeholder theory, si veda inoltre Perrini F., 2002, cap. 5, op.
cit.
XXI
Si veda per quanto riguarda la misurazione di performance ambientali: Tencati A., 2002, op. cit.
Da un lato quindi l’urgenza per il mercato di disporre di informazioni attendibili,
dall’altro però il bisogno che dati reddituali rilevanti o politiche e strategie coperte da
segretezza non vengano diffuse. Il bisogno del mercato di informazioni per un giudizio
corretto, la necessità dell’azienda analizzata di mantenere riservate alcune politiche e le
competenze necessarie a sviluppare un’analisi di una azienda in termini di performance
sociali fa emergere una figura di intermediario particolare: le agenzie di rating etico.
XXII
Il rating etico è dunque uno strumento operativo che consente di minimizzare i costi di
acquisizione di informazioni sull’andamento delle relazioni con tutti gli stakeholder
dell’impresa; esso è in grado di comunicare quanto la società civile è soddisfatta/
insoddisfatta del modus operandi dell’azienda in questione.
Lo sviluppo e la diffusione del rating etico può essere visto come una manifestazione
dell’ingente forza che possiede lo stakeholder società civile nello spingere le aziende
verso una responsabilità sociale.
Le agenzie di rating nascono, tra le altre cose, anche per identificare e far conoscere al
pubblico quali imprese operano in modo etico e responsabile verso tutti gli stakeholder.
In questo senso la società civile è un portatore di interessi molto ampio, che raggruppa
ed è garante di molti S., ed è forse in questo che risiede la sua grande forza.
Si è cercato di mettere in luce il fatto che la CSR sia intimamente connessa con la
volontà dell’impresa di rapportarsi continuamente con le molteplici aspettative (spesso
anche contrastanti) di numerosi soggetti, con cui ci si trova sempre a dover interagire.
Una gestione orientata agli stakeholder è il principio base per l’adozione della CSR.
XXII
Perrini F., 2002, pag. 197 ss, op. cit.