- 2 -
e "trappista della perfezione", com'è stata definita, Cristina Campo “si
esiliò dall'anagrafe, ma prima di tutto da "quell'anagrafe del mondo
umano" che secondo Kafka - così scrive Roberto Carifi - esercita
un'attrazione mostruosa”
4
. Rimase cosi' volontariamente fuori
dall'agone delle polemiche del tempo, in uno “spazio-non storico
("spazio spirituale, di esilio e di canto, senza misura") e in un tempo di
sincronia assoluta rispetto agli atti fondanti dell'umanità e
dell'esistenza”
5
.
Amava il mondo, tuttavia, e la bella conversazione, persino
frivola a volte, ma
chi saprebbe immaginare un intervento di Cristina nella peregrina
discussione su industria e letteratura che travagliava allora il mondo
letterario sotto la bacchetta di Vittorini? Ci guardavamo esterefatti, -scrive
Alessandro Spina- lei chiusa nella sua cella e io che - il caso è spesso
ironico, guidavo da tanti anni un'industria. I suoi scritti non ebbero mai per
fonte il pantano dell'attualità collettiva rivoltato ogni giorno. Questo rifiuto
di fornire solo risposte a domande formulate da altri, ha alimentato il
silenzio sulla sua opera.
6
4
Roberto Carifi, Cristina Campo Partigiana dell'anima, “L'Unità,” 30-
09-1991.
5
Monica Farnetti, L'intelligenza nel cuore, in Frammenti di un discorso
amoroso nella scrittura epistolare moderna, Roma Bulzoni, 1992, pp.
504-505; ora con lievi ritocchi in Cristina Campo, Ferrara, Tufani,
1997, pp.65-67.
6
Alessandro Spina, Conversazioni in piazza Sant'Anselmo, Milano,
Scheiwiller, 1993, pp. 11-12.
- 3 -
A Cristina “piaceva avere corrispondenza non certo
pubblicità”
7
, era perciò lieta di dire a proposito di un suo saggio : “E'
un nato sulla paglia, senza un pannolino - nel buio. Non ci sarà
nessuna persona, penso, che ne potrà riconoscere l'esistenza. E' molto
salutare del resto questo scrivere per nessuno”
8
.
Lo "scrittore indifferente al lettore"
9
era il solo tipo di scrittore
che interessasse veramente a Cristina Campo.
Ma, se in vita
10
fu "un'acrobata della parola senza pubblico"
11
, a dieci
anni di distanza dalla sua morte (1977), la sua opera è stata
amorevolmente raccolta e ripresentata al pubblico dalla casa editrice
Adelphi
12
, in tre volumi: Gli imperdonabili (1987) , La Tigre Assenza
7
Mario Luzi, Cristina Campo, in Spazio Stelle Voce, Milano, Leonardo,
1992, p. 30.
8
Cristina Campo, Lettere a un amico lontano, Milano, Scheiwiller,
1989, p. 24.
9
Cristina Campo, ivi, p. 24.
10
“Durante la vita Vittoria non fu menzionata da nessuno di coloro che
oggi si sentono liberi di parlarne. Non desidero valutare i loro criteri
di silenzio e se mai volessi dichiararli, sarei portato lontano, dove non
desidero andare. Fino al 1980 c'era comunque un sistema di divieti
instaurati nel 1968 e rientrava in essi la proibizione di menzionare
Vittoria. Fece eccezione Calasso, che osò scriverne un necrologio per
il "Corriere della sera". ( E. Zolla, D. Fasoli, Un destino itinerante,
Venezia, Marsilio, 1995, pp. 37-38.)
11
Antonio Gnoli, Cristina Campo, l'ape visionaria, “La Repubblica”,
14-08-1991, p. 24.
12
Gli imperdonabili (1987): raccoglie quasi tutti gli scritti in prosa di C.
Campo, tra cui, Il flauto e il tappeto (1971); i saggi di Fiaba e mistero
(1962) che non sono confluiti in Il flauto e il tappeto (Parco dei cervi
- 4 -
(1990) e di recente Sotto falso nome (1998).
Questa edizione, dovuta all'interessamento di Roberto Calasso
“che pur dovette, credo, far forza a se stesso per accogliere chi, come
egli scriveva /.../ "aborriva ogni spiffero d'avanguardia"”
13
, ha
suscitato un più vivo interesse e allargato la cerchia dei lettori.
Rimane, tuttavia, un sostanziale "oblio" per il talento di
Cristina da parte delle antologie e delle storie della letteratura
italiana
14
, come ha sottolineato Alba Donati
15
e Attilio Bertolucci in
un suo incontro con Mario Luzi.
Oblio tanto più riprovevole se si pensa che “fu lei a scoprire e
e Attenzione e poesia); altri brevi scritti sparsi e raccolti postumi ne
Gli imperdonabili sotto il titolo Il sapore massimo di ogni parola e
Sensi soprannaturali. La Tigre Assenza (1990): raccoglie le liriche di
Passo d'addio (1956); le poesie di un Quadernetto regalato a
Margherita P. Harwell (“dono per il Natale del '54”); le poesie
apparse su “Conoscenza religiosa” (tra il 1969 e il 1977); quasi tutte le
traduzioni poetiche. Sotto falso nome, a cura di Monica Farnetti,
raccoglie saggi brevi , recensioni, note e frammenti “dispersi e
nascosti in vecchi quotidiani, sulle bandelle di libri dimenticati, fra
le carte gelosamente custodite dagli amici più cari, in mezzo a copioni
mal archiviati di trasmissioni radiofoniche, e tutti - sempre - protetti
da vari pseudonimi”, come Puccio Quaratesi, Bernardo Trevisano, B.
P. D'Angelo.
13
Elémire Zolla, La verità in uno stile, “Corriere della sera”, 15-11-
1987,p. 18.
14
Fanno eccezione: Storia della letteratura italiana, Il Novecento,
Torino, Einaudi,1991, di Giulio Ferroni, (breve cenno all'opera
saggistica di C. Campo); La Nuova Enciclopedia della letteratura,
Milano, Garzanti, 1985.
15
Alba Donati, Poesia femminile al bando, “Il Giorno”, 18-05-1993, p.
19.
- 5 -
a tradurre poetesse straniere fino ad allora assolutamente sconosciute,
lei rese possibile l'ingresso in Italia di quella cultura - tedesca e
inglese - che oggi chiameremmo la cultura del senso”
16
.
Scrive il già citato Alessandro Spina:
Nel presente e spesso ridicolo parlare ogni momento di Europa
- imposto da persone la cui cultura ha avuto per base e
nutrimento gli scritti di Giuseppe Mazzini, o di altri patrioti e
soldatini della letteratura della Nuova Italia - sarà opportuno
ricordare che C. fu scrittrice europea non per vanità
ecumenica, ma perché la sua cultura comprendeva con squisita
grazia l'Europa intera. Naturalmente aveva un'idea dell'Europa,
geografica e storica, diversa dallo stereotipo in uso:
comprendeva per esempio, Bisanzio, come luogo e come
tempo.
L'Europa non era pensata come fortezza che difenda dal
mondo extraeuropeo, ma come identità aperta ad accogliere
altri mondi
17
.
Quindi, sebbene “estranea come più non poteva esserlo a quella che si
chiamava allora letteratura impegnata, essa fu nel grado e nel senso più alto
testimone e partecipe del nostro tempo”
18
.
16
Alba Donati, Ibidem
17
A. Spina, op. cit., p. 48-49.
18
Margherita P. Harwell, Nota biografica, in I, 270.
- 6 -
L'"esilio" di Cristina non fu dunque un "esilio" dal mondo, ma
nel mondo, un “incontaminato coincidere di distanza e presenza”
19
.
19
Ibidem. Per il concetto di “presenza” in Cristina Campo vedi cap. III e
Appunti per una rivista di giovani, “Stagione”, III, n.9, 1956, p.8; ora
in SFN, 171-173.
- 7 -
I.2. I luoghi
“Vi erano luoghi una volta dove la gente si "ritirava
per vedere chiaro in se stessa" ”
20
.
I.2.1. Bologna
Vittoria Guerrini, figlia del Maestro e compositore Guido
Guerrini, “seguace di Busoni e trascrittore di musiche barocche
inglesi”
21
, e di Emilia Putti, nasce a Bologna il 28 aprile 1923.
Trascorse gli anni della prima infanzia nella residenza dello zio
materno, il chirurgo ortopedico Vittorio Putti, nel parco dell'ospedale
Rizzoli.
Sarà proprio quel parco, paesaggio e luogo della sua prima
infanzia e di un'"era primaria" o archetipica, a richiamare, più tardi per
corrispondenza, come "una figura inondata di colpo da torrenti di
significato"
22
(I, 150), una delle prime cose scritte di Cristina Campo:
Parco dei Cervi
23
.
20
C. Campo, Il flauto e il tappeto, in Il flauto e il tappeto, Milano,
Rusconi, 1971; ora in I, 118.
21
E. Zolla, La verità in uno stile, “Corriere della sera”, 15-11-1987, p.
18.
22
C. Campo, Parco dei cervi, in Fiaba e mistero, Firenze, Vallecchi,
1962.
23
Il primo abbozzo di Parco dei cervi, uscirà sulla “Posta letteraria” del
“Corriere dell'Adda”, I, N.7, 30 maggio, 1953, col titolo Diario
d'agosto (1950). Sul N.14, 24 luglio 1954 uscirà col titolo Diario
- 8 -
Così, se si dia un evento essenziale per la nostra vita - incontro,
illuminazione - lo riconosceremo prima di tutto -scrive Cristina- alla luce
d'infanzia e di fiaba che lo investe. Miracolosamente, per qualche tempo,
siamo nel loro centro, le decifriamo. Paesaggi ignoti sembrano assimilarsi
ai nostri primi giardini, valli, foreste, mentre la fiaba si incarna nella rete di
simboli, nel reame di emblemi che inaugura immediatamente un
avvenimento significativo: orditi di corrispondenze, qualità magnetica degli
oggetti, subito fatti talismani, pegni o blasoni. /.../
Ma è soprattutto il paesaggio che schiude a tali stati
spirituali le sue pieghe meglio sepolte. Abolita come a un
tocco di verga la geometria di tempo e spazio, si cammina per
ore senza uscire da un cerchio, o al contrario si tocca in pochi
passi l'orlo dell'illimitato. Non è lo stato di acuminata vigilia a
gettare sui luoghi questa malìa. Si tratta di una corrispondenza
assai più recondita fra scoprire, configurare e configurarsi
24
(I,
22-23).
Della sua infanzia “rebus di limiti illimitati”, “di confini
malcerti, magnificati dalla piccola statura (proprio come le magiche
parole, compitate a rilento nel libro delle fiabe)” (I, 20), parlerà in uno
scritto tra onirico e magico: La noce d’oro
25
. La lettura delle fiabe fu
d’agosto. Nel 1960 uscirà ampliato sull'“Approdo letterario”,(VI, 9,
gen.-marzo 1960); questo scritto costituisce le prime due parti di
Parco dei cervi, in parte ripreso in Della fiaba, in Il flauto e il tappeto,
ora in I. Uno dei frammenti di tale abbozzo è “La storia del faraone
Micerino”, per il commento del quale vedi cap. III. 2. 2.
24
C. Campo, In medio coeli, apparso prima su “Paragone”, XIII,150,
giugno 1962, quindi in Fiaba e mistero poi in Il flauto e il tappeto.
25
Prosa “ di cui non si è conservata se non la traduzione spagnola, e
- 9 -
l’avvento indelebile dell’infanzia. “Agli anni bolognesi e alle letture
infantili di San Michele in Bosco risale appunto l’incontro con
l’universo sapienziale della fiaba, destinato a risultare determinante
per la formazione del suo modello letterario e di pensiero”
26
.
Nel suo parco dei cervi, a Bologna, Cristina fu libera di
scorazzare fino a sei anni.
Nel 1929 si trasferì a Firenze, dove il padre fu chiamato a dirigere il
Conservatorio Cherubini.
I.2.2. Firenze
“Nata in Emilia, vissuta negli ultimi anni a Roma, si diceva
fiorentina, perché a Firenze passò gli anni formativi”
27
.
Nata con un difetto cardiaco, Cristina ebbe un curriculum
scolastico particolare e, salvo un breve avvio in un istituto privato,
imparò più lingue, tra cui l'inglese e il tedesco, direttamente sui testi
nella quale brilla come la noce del titolo quella medaglietta d’oro, con
incisi tutti i suoi nomi /Vittoria, Maria Angelica, Marcella, Cristina/,
che le fu appesa al collo il giorno del battesimo. Nomi che, fanciulla,
ella rivedrà incisi nei marmi del cimitero della Certosa di Bologna,
luogo di sepoltura delle antenate, e che come in sogno le riveleranno il
senso della continuità e del destino in essi contenuto”(Monica
Farnetti, Le ricongiunte, in SFN, 217). Il testo tradotto in spagnolo da
Hermàn Mario Cueva apparve sulla rivista “Sur”, luglio agosto 1970,
pp.43-53, ora in SFN, 183-196.
26
Monica Farnetti, Cristina Campo, Ferrara, Tufani, pagina 10.
27
A. Spina, op. cit., p. 70.
- 10 -
dei poeti e con l'aiuto di insegnanti geniali, entrando così nel vivo di
molte culture.
“Dalla parte materna le filtrava una importante tradizione
medica con tutte le connessioni scientifiche e umanistiche che la
resero illustre”
28
, mentre dal padre musicista ereditò la sensibilità
musicale.
Al periodo fiorentino sono legati gli anni della guerra e le
prime amicizie importanti, la prima delle quali fu Anna Cavalletti,
“una ragazza che morì giovanissima in un bombardamento del '43
compagna di letture e dei primi esercizi di scrittura. Vittoria ne
conservò i diari, di cui pubblicò una scelta nel secondo numero della
Posta letteraria del “Corriere dell' Adda”, e quei pensieri ce la
rimandano come uno specchio, piccoli semi che fioriranno nel Diario
d'agosto”
29
.
Nel dopoguerra conobbe, tramite Gabriella Bemporad, Leone
Traverso, germanista che la introdusse alla lettura di Hugo von
Hofmannsthal che resterà una pietra miliare nell'universo mentale e
28
M. Luzi, Cristina Campo, in Spazio Stelle Voce, op. cit., p. 28-29.
29
Margherita P. Harwell, "Nota biografica", in I, 266. La scelta del
diario di Anna Cavalletti è apparsa con il titolo dal “Diario di Anna”,
“La posta letteraria”, del “Corriere dell’Adda”, I, n.2, 20 marzo 1953.
- 11 -
intellettuale di Cristina. “Hofmannsthal -scrive Cristina in una lettera
del '62 ad Alessandro Spina- è il solo che abbia saputo, dopo Mme de
Lafayette ( e Murasaki, credo ) cercare la verità più essenziale,
l'ultima, "dentro le pieghe più delicate delle cose" (mi sembra che sia
lui a dirlo, non so dove”
30
.
Intanto, aveva già pubblicato le sue prime traduzioni in prosa,
nel 1943 Conversazioni con Sibelius di Bengt von Torne
31
; e nel 1944
Una tazza di tè e altri racconti di Katherine Mansfield
32
, con
un'introduzione non firmata e un breve cenno biografico.
“Come tutte le traduzioni che seguiranno si tratta già di una
scelta precisa: ogni pagina, ogni verso tradotti costruiscono un ideale
Libro degli amici, come quello che le fu più caro di Hofmannsthal, e
che ancora nel '62 raccomanderà a Spina”
33
.
30
C. Campo, Lettere a un amico, op. cit., p. 21.
31
Bengt von Torne, compositore finlandese, nato nel 1891, fu per un
anno allievo privato di Jean Sibelius col quale studiò orchestrazione,
dopo un corso di studi regolare al Conservatorio di Helsinki. Da
quell'anno di frequentazione col Maestro è nato questo libro di
"Conversazioni" che è un libro di ricordi, ricco di osservazioni
estetiche e tecniche riguardanti l'orchestrazione. (V. Bengt von Torne,
Conversazioni con Sibelius, Firenze, 1943.)
32
K. Mansfield, Una tazza di tè e altri racconti, Torino, Frassinelli,
1944, pp. XIII-XX, l’introduzione a tale volume è ora in SFN, 15-19.
33
Margherita P. Harwell, Il sapore massimo di ogni parola, in TA, 283.
Il libro degli amici di Hofmannsthal (1922) è composto da una scelta
di aforismi dell’autore e di pensieri e massime tratte dalle opere di
altri autori.
- 12 -
Presso l'editore Cederna di Milano, nel 1948 escono le Poesie
di Eduard Morike
34
, tradotte da Vittoria Guerrini. Qualche anno dopo
Vittoria regalò il libretto a Margherita Pieracci con dedica:
"A M., non so perché, questo libro tanto vecchio da non essere più di Vie"
(allora si chiamava Vie, e lo rimase sempre per gli amici che l'avevano
incontrata in quel tempo). In realtà già nel '52 di Morike parlava
pochissimo, tutte assorbite le qualità che ne amava - il “severo ellenismo”,
la “grazia modesta”, la predilezione per Mozart - in tempre più intense, che
pure ne dividevano, come dice Magris di Holderlin, La deutsche Misere.
35
Da un'idea di Vittoria Guerrini e Gianfranco Draghi nel 1953
nasce a Firenze l’inserto letterario del “Corriere dell'Adda”: “la Posta
letteraria”.
Sul primo numero de “La Posta letteraria” esce Qualche nota
sulla pittura, mentre sul numero 7 dello stesso anno uscirà il primo
abbozzo di Diario d'agosto, oltre a varie traduzioni (dalla Weil alla
34
Eduard Morike, Poesie, Milano, Vallecchi, 1948. E. Morike (1804-
1872), scrittore tedesco. Studiò teologia e nel 1934 divenne pastore,
ma a 39 anni andò in pensione per la salute malcerta. La sua prima
opera di rilievo è il romanzo Il pittore Nolten (1832). La prima
raccolta di liriche Poesie (1838) viene ripresa e ampliata fino al 1867.
Scrisse anche un poemetto in esametri: Idillio sul lago di Costanza
(1846) e una novella: Mozart in viaggio per Praga (1856). Fu anche
traduttore di lirici greci e latini (Florilegio classico, 1840).
(V. Vittoria Guerrini, Nota, in E. Morike, Poesie, Milano, Vallecchi,
1948, p. 61. Ora in SFN, 165-166).
35
Margherita P. Harwell, Il sapore massimo di ogni parola, in TA, 284.
- 13 -
Dickinson) e Fiaba e mistero (un appunto)
36
.
In quegli anni Cristina lavorava al Libro delle ottanta poetesse
per l'editore Casini. Di quest'opera mai pubblicata, perché il
manoscritto fu smarrito, ci resta solo qualche frammento: le poesie di
Christina Rossetti e di Emily Dickinson
37
. Un paragrafo, molto
probabilmente della curatrice, che precedeva, nel catalogo, l'elenco
delle poetesse, annunciava:
Una raccolta mai tentata finora delle più pure pagine vergate
da mano femminile attraverso i tempi. Versi, prose, lettere,
diari, scritti rari o mai conosciuti, nuove scelte e traduzioni di
testi famosi. L'incomparabile forza e semplicità della voce
36
V. nota N. 23. Qualche nota sulla pittura, “La posta Letteraria” del
“Corriere dell’Adda”, I, n.1, 07-03 1953. Ora in SFN, 167-168. Fiaba
e mistero (un appunto) “La posta Letteraria”, I, N.21, 26 dicembre
1953.
Nel 1950 uscì, con lo pseudonimo di Cristina Campo, Truman Capote
su “Paragone”, I, n. 4, aprile 1950, pp.62-64; ora in SFN, 20-22.
Truman Capote (1924-1984), scrittore statunitense che esordì
giovanissimo nel 1948 con un romanzo Altre voci, altre stanze.
Al 1952 risale un inedito: La gravità e la grazia, nel “Riccardo II”,
(accluso a una lettera al poeta e amico svizzero Remo Fasani; ora in
SFN, 23-30).
Su “Il mattino dell’Italia centrale”, 26 settembre 1952, esce Henry
Mondor: Poesia e verità, ora in SFN, 31-35. Henry Mondor “maestro
di chirurgia interna, splendido scrittore di medicina, biografo e critico
esemplare di Mallarmé”. Lo scritto è una recensione all’ultimo libro di
Mondor, Anatomistes et chirurgiens, ora in SFN, 31-32.
37
Quattro poesie di Emily Dickinson, tradotte da V. Guerrini, apparvero
sulla Posta letteraria del “Corriere dell'Adda”, il 2 maggio 1953; (ora
in TA, 85-90); e cinque poesie di Christina Rossetti apparvero sul
Raccoglitore della “Gazzetta di Parma”, N. 41, 28 maggio 1953; (ora
in TA, 91-95).
- 14 -
femminile, sempre nuova nella sua freschezza, sempre identica
nella sua passione, vibra da un capo all'altro di questo vasto e
pure intensamente raccolto panorama di poesia, dalla scuola di
Saffo alla Cina classica, dal Giappone dei Fujiwara al deserto
premaomettano, da Bisanzio al Medioevo, dal Rinascimento al
secolo XVIII, dal grande Romanticismo ai giorni nostri.
38
Nel 1954 apparve sulla rivista “La Chimera” uno scritto di
Vittoria Guerrini intitolato: Ordine del mondo nei racconti di
Cechov
39
.
Del 1954 è anche la prima collaborazione di Vittoria alla
rivista l'“Approdo”, poi “Approdo letterario”, con un appunto su il
Diario di Virginia Woolf
40
che Vittoria stava in quegli anni
traducendo insieme a Giuliana De Carlo e che uscirà nel 1959 presso
la casa editrice Mondadori
41
, col titolo: Diario di una scrittrice.
38
Nota a TA, 256, ora con l’elenco delle ottanta poetesse di cui molte
scrittrici mistiche in SFN, 169-170.
39
V. Guerrini, Ordine del mondo nei racconti di Cechov, “La Chimera”,
N. 1, 1954, pp. 8-11. Lo scritto verrà ripresentato al pubblico col
titolo: Un medico, su “Paragone”, XI, N.132, 1960, pp. 50-58. (Ora in
I, 193-203).
40
V. Guerrini, Il “diario” di V. Woolf, “L'Approdo”, III, N. 4, ott.-dic.,
1954, p. 98. (L'indicatore librario, ora in SFN, 39-44).
41
Virginia Woolf, Diario di una scrittrice, Milano, Mondadori, 1959. Il
titolo originale è: A Writer's Diary. Il diario (1915-1941) non è
integrale, ma ne è stato estratto, da parte del marito di V. Woolf,
Leonard Woolf, tutto ciò che riguarda il suo lavoro di scrittrice.
- 15 -
Tra il '52 e il '56, primi anni della nostra amicizia - scrive
Margherita Pieracci - gli autori che Cristina mi trasmise erano
essenzialmente tre: la Weil, nel cui segno avvenne il nostro
incontro e poi (nel '56) l'incontro con Silone; Hofmannsthal,
scoperto nella cerchia dei germanisti fiorentini; e il Luzi delle
Primizie del deserto, cui dedicò un breve saggio sul “Corriere
dell'Adda”, Il banchetto nel deserto /Sic/(20 marzo 1954), e
l'intenzione di un più ampio studio di cui conservo lo schema
preparatorio-esemplare di metodo. Ma quello di Eliot è il nome
che ritorna più spesso nelle lettere del '56, le prime a cui io
possa attingere perché mi richiese quelle degli anni precedenti,
legate a un periodo della sua vita che volle cancellato (“ora
rivoglio bianche tutte le mie lettere”)
42
.
In quegli anni Cristina pensava, a una rivista il cui titolo
sarebbe stato weiliano: “L'Attenzione”, destinato ad accogliere “saggi
e poesie che fossero la voce del genio (nell'accezione weiliana), non
del talento”
43
.
42
Margherita P. Harwell, Il sapore massimo di ogni parola, in TA, 285.
In realtà il breve saggio di cui parla M.P.Harwell, Banchetto nel
deserto, è una recensione al volume di poesie di Alexia Mitchell,
Banchetto nel deserto, Roma, Casini, 1953; apparso sulla “Posta
letteraria”, II, n.6, 20/03/1954; ora in SFN, 36-38.
43
Margherita P. Harwell, Nota biografica, in I, 268.
“" Simone mi rende tangibile tutto ciò che non oso credere. Così
dobbiamo diventare l'idiota del villaggio, dobbiamo diventare... geni...
Sentivo oscuramente in qualche parte di me che si poteva diventare
geni (e non talenti), ma nessuno prima d'oggi m'aveva detto che era
possibile. E' un peccato non essere nati idiota del villaggio... Ma Dio
provvede a volte diversamente. Così io debbo amare questa lama
fredda, che venne un giorno a incastrarsi fra i cardini della mia anima