2
Sebbene così scrivesse S. Freud, nel 1935, in una commovente lettera
a una madre americana il cui figlio era omosessuale, fu solo nel 1974 che
l’American Psychiatric Association cancellò per prima e con grande clamore
l’omosessualità egosintonica dal Manuale Diagnostico Statistico dei Disturbi
Mentali (DSM), mentre la restante categoria dell’omosessualità egodistonica fu
depennata nel 1987.
Quanto appena affermato porta ad evidenziare come l’omosessualità sia
stata considerata una patologia da curare e ancora oggi, in effetti, molti sono i
professionisti guidati da pregiudizi e stereotipi, in particolare negli Stati Uniti,
che tentano di “guarire” da ciò che considerano una perversione attraverso
interventi terapeutici volti al cambiamento dell’orientamento sessuale,
nonostante la chiara distinzione operata da Freud tra omosessualità e
perversione
2
e lo scetticismo da lui espresso circa la possibilità che la terapia
psicoanalitica potesse avere successo nel trasformare un omosessuale in
eterosessuale
3
.
È pur vero che la distinzione tra omosessualità e perversione sembra
decadere quando Freud, pochi anni dopo, affermerà che “…caratteristica
comune di tutte le perversioni è di aver abbandonato il fine riproduttivo.
Chiamiamo pervertita un’attività sessuale appunto quando ha rinunciato al fine
riproduttivo e persegue il conseguimento di piacere come fine a sé stante
4
”,
concludendo poco più avanti che “l’essenza delle perversioni non consiste nella
trasgressione della meta sessuale, né nella sostituzione dei genitali e neppure
nella variazione dell’oggetto, ma soltanto nell’esclusività con la quale queste
deviazioni hanno luogo e mediante la quale viene spinto in disparte l’atto
sessuale che serve alla riproduzione”
5
.
2
S. Freud (1908), La morale sessuale “civile” e il nervosismo moderno, in Opere, Vol. V Bollati
Boringhieri, Torino, pag. 418.
3
S. Freud (1920), Un caso di omosessualità femminile, in Opere, Vol. IX. , Bollati Boringhieri,
Torino, pag. 145.
4
S. Freud (1915-1917), Introduzione alla psiconalisi, in Opere, Vol. VIII, Bollati Boringhieri,
Torino, pag, 474
5
Ivi, pag. 480.
3
In questa definizione di perversione rientrerebbe a pieno titolo anche
l’omosessualità in quanto attività sessuale non finalizzata alla riproduzione ma
al solo conseguimento del piacere infatti, lo stesso Freud dice che “già il bacio
può pretendere l’appellativo di atto perverso, poiché consiste nel
congiungimento di due zone erogene orali al posto di due genitali
6
.”
Oggetto di studio di questo lavoro sarà l’omosessualità maschile intesa
come variante del comportamento umano in cui un individuo è attratto
fisicamente, affettivamente e sessualmente da persone del suo stesso sesso;
più precisamente, cercherò di mettere in relazione omosessualità maschile e la
funzione svolta dalla figura paterna in ordine al delicato processo di
identificazione, che implica anche quello della costituzione dell’identità sessuale
e della scelta d’oggetto.
Il quadro teorico a cui farò riferimento è quello psicoanalitico freudiano,
approccio in cui la sessualità è centrale nello sviluppo psichico dell’individuo, e
la tematica dell’omosessualità è costantemente presa in esame da S. Freud
che l’affronta sia dal punto di vista pulsionale, che del”destino”dell’Edipo e delle
indentificazioni.
Al fine di avere una panoramica più completa, traccerò una sintesi di
altri punti di vista psicoanalitici, fino ai nostri giorni, relativi all’omosessualità
maschile.
Nella ricerca da me effettuata alcuni concetti psicoanalitici quali,
identificazione primaria in cui “investimento oggettuale ed identificazione non
sono distinguibili”
7
ed “Edipo completo di natura duplice”
8
, positiva e negativa,
mi sono sembrati fondamentali per supportare il tentativo di situare l’origine
dell’omosessualità nella storia evolutiva dell’individuo, dunque come afferma
Freud, nei primi anni della sua vita
9
.
6
Ibid.
7
S. Freud (1922), L’Io e l’Es, in. Opere, Vol. IX, Bollati Boringhieri, Torino, pag. 491.
8
Ivi, pag. 495.
9
S. Freud (1938), “Lo sviluppo della funzione sessuale”, in Compendio di Psicoanalisi, in Opere
Vol. XI, Bollati Boringhieri, Torino, pag. 583.
4
Credo inoltre sia importante sottolineare come lo stesso Freud ritenesse
poco utile insistere sulla distinzione tra disposizione costituzionale o acquisita
dell’omosessualità in quanto “…nella pratica si assiste a una continua
mescolanza di ciò che nella teoria vorremmo distinguere in una coppia di
opposti” e “…in verità, ognuna di queste classificazioni rende conto soltanto di
una parte delle circostanze accertabili mediante l’osservazione, mentre trascura
l’altra”.
10
Sulla base di quanto appena affermato seguirò quanto suggerisce lo
psicoanalista V. Lingiardi
11
quando dice che sarebbe buona regola “declinare al
plurale la parola omosessualità, dal momento che solo un uso plurale può
tenere in debita considerazione tutte le varianti”.
A tale proposito già Freud nel 1921, affermava che “l’omosessualità
potesse assumere forme diversissime”
12
in quanto “diversi i processi psichici
connessi con la sua genesi”, anche ammettendo fattori costituzionali.
13
.
Affermazione che, se valida nel campo delle omosessualità maschili, rasenta
l’evidenza nell’incomparabilità psicogenetica tra le omosessualità femminili e
quelle maschili, motivo per il quale ho scelto di trattare solo tematiche inerenti le
omosessualità maschili.
10
Vedi nota 3, Ivi, pag. 164.
11
V. Lingiardi, Compagni d’amore, da Ganimede a Batman. Identità e mito nelle omosessualità
maschili. Raffaello Cortina editore, Milano 1997, pag. 2.
12
S. Freud, vedi nota 3
13
S. Freud (1921), Alcuni meccanismi nevrotici nella gelosia, paranoia e omosessualità, in
Opere Vol IX, Bollati Boringhieri, Torino, pag. 374
5
1
L’OMOSESSUALITÀ NELL’OPERA DI FREUD
….un’indagine psicoanalitica non riuscirà mai a
illuminarci sulla necessità che l’individuo sia
divenuto quello che è e nessun altro.
Freud, 1910
1.1 Tre saggi sulla teoria sessuale
Nel primo dei “Tre saggi della teoria sessuale”, opera pubblicata nel
1905 e poi rivisitata nel corso degli anni fino al 1924, Freud, rifacendosi alle
opere mediche del suo tempo, quali Psychopathia sexualis di R.Von Krafft-
Ebing e Studies in the Psychology of sex di H.Ellis in cui troviamo un’ampia
descrizione dell’omosessualità, inizia articolando le sue riflessioni
sull’argomento dal doppio dibattito del carattere costituzionale o acquisito da un
lato e carattere esclusivo o meno dall’altro, sottolineando due questioni
impostanti.
Una riguarda la distinzione tra “pulsione sessuale” e “oggetto sessuale”,
in quanto è diffusa “l ‘abitudine di rappresentare in modo troppo intimo il legame
della pulsione sessuale con l’oggetto sessuale”,
1
mentre l’esperienza mostra
come ci siano “uomini per i quali non la donna, bensì l’uomo…forma l’oggetto
sessuale”.
2
Freud, invitando ad allentare, dunque, il legame tra pulsione e oggetto,
ipotizza che originariamente la prima sia “indipendente dal proprio oggetto e
forse non deve neppure la sua origine agli stimoli del medesimo”.
3
1
S. Freud (1905), Tre saggi sulla teoria sessuale, in Opere, Vol IV, Bollati Boringhieri, Torino,
pag. 462
2
S. Freud, Ivi, pag. 452
3
S. Freud, Ivi, pag. 462
6
L’altra questione riguarda il carattere innato o acquisito
dell’omosessualità che Freud supera affermando che “la natura dell’inversione
non si spiega né supponendo che essa sia innata né che sia acquisita”.
4
Infatti nel primo caso, per spiegarne l’aspetto costituzionale, si dovrebbe
assumere come innato il nesso tra pulsione e un determinato oggetto sessuale
e nel secondo caso, ci si dovrebbe domandare “se le molteplici influenze
accidentali bastino a spiegare l’acquisizione senza che debba esservi
nell’individuo qualcosa a cui essa è disposto”
5
, fattore, quest’ultimo, innegabile
per Freud visto che molte persone subiscono “ le stesse influenze sessuali (in
adolescenza: seduzione, onanismo reciproco) senza diventare omosessuali o
restarlo per lungo tempo”.
6
Successivamente nello stesso saggio, Freud obietta circa l’uso
inopportuno del termine “degenerazione” in relazione all’omosessualità in
quanto, “non sono contemporaneamente presenti parecchie gravi deviazioni
dalla norma e la capacità di prestazione e di esistenza in generale non
appaiono gravemente danneggiate”.
7
Inoltre l’omosessualità è presente in persone che non rivelano gravi
deviazioni dalla norma o in persone la cui capacità di prestazione non è
disturbata, connotandosi spesso, come persone che si distinguono per uno
sviluppo intellettuale particolarmente elevato
8
.
Ancora, Freud non trascura di evidenziare come l’omosessualità fu un
fenomeno frequente, ”quasi un’istituzione munita di importanti funzioni, presso i
popoli antichi all’apice della loro civiltà” e come “ essa si trovi enormemente
diffusa in molti popoli selvaggi e primitivi”,
9
“alludendo” a quanto esplicitamente
affermerà in un altro scritto in cui dirà che “è una delle più palesi ingiustizie
4
S. Freud, Ivi, pag, 456
5
Ibid.
6
Ibid.
7
Ivi, pag. 454
8
Ibid
9
Ibid
7
sociali che il modello di vita sociale esiga da tutte le persone un’identica
condotta sessuale, che a taluni riesce facile….ma che ad altri impone i più gravi
sacrifici psichici”
10
Una particolare sottolineatura, nell’ambito di questo scritto, riguarda
l’accento posto sull’ipotesi della “bisessualità” umana, tema caro a Freud e
ricorrente a partire dalla corrispondenza epistolare intercorsa dal 1887 al 1904
con W. Fliess, tanto che il titolo originario dei “Tre saggi” doveva essere
originariamente “La Bisessualità nell’uomo”
11
.
La predisposizione bisessuale, dice Freud, potrebbe essere presa in
considerazione per interpretare l’origine dell’ “inversione”, aggiungendo però
che non si sa in “cosa tale disposizione consista”
12
dal punto di vista psichico, al
di là della strutturazione anatomica (ermafroditismo); sulla difficoltà di stabilire il
significato psicologico della “mascolinità” e della “femminilità”, “costruzioni
teoriche dal contenuto indeterminato”
13
, e della presenza di “lati oscuri” nella
“dottrina della bisessualità” Freud tornerà ancora nell’opera “Il disagio della
civiltà” del 1929 e in “Introduzione alla psicoanalisi”del 1932 (lezione 33).
Tuttavia, nonostante tale difficoltà di definizione, la bisessualità è
secondo Freud un fattore decisivo, senza tener conto del quale “si potrà
difficilmente giungere a comprendere le manifestazioni sessuali osservabili
nell’uomo e nella donna”.
14
10
S. Freud (1908), La morale sessuale “civile” e il nervosismo moderno, in Opere, Vol. V,
Torino, pag. 420
11
S. Freud, Lettere a Wilhem Fliess 1887-1904, in Epistolari, Bollati Boringhieri, Torino, Lettera
270.
12
S. Freud, I tre saggi sulla teoria sessuale, in Opere Vol. IV, pag. 459
13
S. Freud (1925), Alcune conseguenze psichiche della differenza anatomica tra i sessi, in
Opere, Vol X, Bollati Boringhieri, Torino, pag. 216
14
S. Freud, I tre saggi sulla teoria sessuale, in Opere Vol. IV, Bollati Boringhieri, Torino. , pag.
526.
8
1.2 Psicoanalisi, meccanismi psichici e omosessualità.
Nel 1920 Freud scrive che “ La psicoanalisi…. deve accontentarsi di
rendere palesi i meccanismi psichici che sono stati determinanti per la scelta
oggettuale….”
15
; a partire da questa affermazione di Freud, vorrei passare ad
esaminare quali sono le diverse ipotesi che egli fa dei vari fattori che possono
essere alla base dell’omosessualità maschile citando prima, a tale proposito,
quanto riportato in una nota aggiunta alla terza edizione, del 1915, dei “Tre
saggi”:
“L’indagine psicoanalitica si rifiuta con grande energia di
separare gli omosessuali come un gruppo di specie particolare
dalle altre persone…sa che tutte le persone sono capaci di
scegliere un oggetto sessuale dello steso sesso e hanno fatto
questa scelta nell’inconscio…Alla psicoanalisi l’indipendenza
della scelta oggettuale dal sesso dell’oggetto...come la si può
osservare nell’età infantile, in condizioni primitive e negli antichi
tempi storici, appare piuttosto come l’elemento originario dal
quale si sviluppano, mediante limitazioni in un senso o nell’altro,
sia il tipo normale sia quello invertito… La decisione sul
comportamento sessuale definitivo avviene solo dopo la pubertà
ed è il risultato di una serie non dominabile di fattori, che sono in
parte di natura costituzionale ma in parte anche di natura
accidentale…Ma in generale la pluralità dei fattori determinanti
si rispecchia nel comportamento sessuale degli uomini tramite
la molteplicità degli esiti”.
15
S. Freud (1920), Un caso di omosessualità femminile, in Opere, Vol. IX, Bollati Boringhieri,
Torino, pag. 165
9
Sebbene già in una nota aggiunta da Freud nel 1909 alla seconda
edizione dei “Tre saggi” si legga che “la psicoanalisi non ha potuto chiarire
completamente l’origine dell’inversione ma ha scoperto il meccanismo psichico
della sua genesi…”, è nello scritto ”Alcuni meccanismi nevrotici nella gelosia,
paranoia e omosessualità” del 1921, più precisamente nel paragrafo ad essa
dedicato, che possiamo trovare una rassegna dei processi psichici connessi
con la genesi dell’omosessualità.
Il primo processo ipotizzato da Freud, si potrebbe definire
“identificazione alla madre”; un riferimento ad esso si trova già in una nota
aggiunta alla seconda edizione dei “Tre saggi” del 1910.
Tale processo psichico, scrive Freud, ”consiste nel fatto che dopo
un’intensa fissazione infantile alla madre, il giovane, al termine della pubertà si
identifica con lei e si guarda intorno in cerca di oggetti d’amore in cui poter
ritrovare se stesso, oggetti che egli vorrebbe amare così come la madre ha
amato lui”,
16
e che saranno giovani e simili a lui.
Il soggetto assumendo se stesso come oggetto sessuale, opera dunque
una scelta oggettuale narcisistica, resa più “naturale e più facile da attuarsi che
non una svolta in direzione dell’altro sesso”.
17
La fissazione alla madre renderebbe difficile il passaggio ad un altro
oggetto femminile e la conseguente identificazione con lei consentirebbe “di
mantenersi in un certo modo fedele a questo primo oggetto”
18
.
Quanto appena citato, era già stato ampiamente descritto nel saggio
“Un ricordo di infanzia di Leonardo da Vinci (1910), scritto in cui Freud
sottolinea come tale intenso vincolo alla madre possa essere stato “suscitato o
favorito dalla eccessiva tenerezza della madre stessa”
19
e “sostenuto dalla
16
S. Freud (1921), Alcuni meccanismi nevrotici nella gelosia, nella paranoia e
nell’omosessualità, in Opere, Vol. IX Bollati Boringhieri, Torino, pag. 374.
17
Ivi, pag. 375
18
Ibid.
19
S. Freud (1910), Un ricordo di infanzia di Leonardo da Vinci, in Opere, Vol. VI, Bollati
Boringhieri, Torino, pag, 244
10
parte di secondo piano assunta dal padre nella vita del bambino”.
20
Collegata a questa ipotesi Freud ne avanza una seconda consistente
nel “grandissimo apprezzamento dell’organo maschile e nell’incapacità di
tollerare la sua assenza nell’oggetto amato”
21
; la “fissazione” alla madre, infatti,
culminerebbe presto nella “nostalgia dell’organo genitale di lei, ritenuto un
pene”
22
, nostalgia che si trasformerà in disprezzo e avversione per la donna
quando, molto presto, il bambino scoprirà che la donna non ha il pene.
Il maschietto rinnegherebbe tale percezione, ”giacchè, se la donna è
evirata, vuol dire che egli stesso è minacciato nel proprio possesso del
pene…”;
23
in quest’ottica il pene dell’oggetto amato assume valore di “feticcio”
come” sostituto del fallo della madre a cui il piccino ha creduto e a cui non vuole
rinunciare”
24
e come “segno di una vittoria trionfante sulla minaccia di
evirazione e protezione contro quella minaccia”.
25
Una terza ipotesi all’origine della scelta oggettuale omosessuale è
connessa all’estremo “riguardo per il padre e alla paura che costui suscita”,
26
motivo per il quale il soggetto “evita qualsiasi concorrenza con lui “.
27
A tale proposito, Freud cita il caso di un uomo la cui analisi rivelò che il
timore del padre, ovvero l’idea che tutte le donne appartenessero al padre, era
il ”più potente motivo psichico” che fece si che egli trovasse “rifugio negli
uomini”, dunque, scelta oggettuale omosessuale per “ossequio al padre” e per
evitare il conflitto con lui.
28
20
Ibid.
21
S. Freud, vedi nota 29, ivi,. pag. 375.
22
S. Freud (1910), Un ricordo di infanzia di Leonard da Vinci, in Opere, Vol. VI, Bollati
Boringhieri, Torinopag.. 241.
23
S. Freud (1927), Il feticismo, in Opere, Vol X, Bollati Boringhieri, Torino, pag. 492
24
Ibid.
25
Ivi, pag. 493
26
S. Freud, vedi nota 29, ivi, pag. 375
27
S:Freud, nota 39, ibid.
28
Cfr. S. Freud (1920), Psicogenesi di un caso di omosessualità femminile, in Opere, Vol. IX,
Bollati Boringhieri, Torino, cit. nota 1 pag. 153