1. INTRODUZIONE.
1.1. Perché affrontare il tema dell’abbigliamento sostenibile?
Abbinare la moda e, in particolare, l’abbigliamento al concetto di sostenibilità può
apparire un paradosso. Ciò che oggi va di moda, non è ciò che lo era ieri o che lo sarà
domani. La moda è in continuo cambiamento, rappresentando perfettamente l’idea di
spreco. Pertanto l’unione del concetto di sostenibilità, che comporta risparmio delle
risorse e riutilizzo dei capi di abbigliamento, a quello di moda, quale consumo sfrenato e
capriccioso di capi di abbigliamento e accessori, può sembrare un tentativo di privarla del
suo senso originario.
In realtà la moda, nasce dal bisogno materiale dell’uomo di coprirsi, per proteggere il
proprio corpo dalle intemperie e assume, nel corso della storia, una serie di funzioni
immateriali, semantiche e culturali. Diventa apparenza e appartenenza sociale, distinzione
attraverso, ad esempio, il fenomeno dell’anti-moda, espressione della propria personalità
e immagine di sé, seguendo i ritmi degli sviluppi della società e facendosi specchio delle
tendenze culturali che la animano.
E’ in quest’ottica che la moda può ricongiungersi al concetto di sostenibilità, divenendo
in sostanza il riflesso di una trasformazione economica, sociale e culturale, che da qualche
anno, sta avvenendo a livello mondiale. Gli sconvolgimenti climatici, gli effetti della
recente crisi economico-finanziaria il mutamento degli assetti economico-politici
mondiali, hanno messo sotto inchiesta la correttezza e la possibilità stessa di continuare
ad adottare un modello capitalista, caratterizzato da consumismo sfrenato e dall’utilizzo
poco razionale delle risorse disponibili, ma limitate.
La sostenibilità si sta facendo progressivamente strada nel mondo della produzione, cosi
come in quello del consumo, rendendo sempre più importante il legame tra l’attività
economico-finanziaria e il rispetto di un’etica comune. Si parla, quindi, di banca etica, di
tracciabilità e genuinità dei prodotti alimentari, di energia rinnovabile e di trasporti a
minor impatto ambientale. In questo contesto, anche la moda sta iniziando timidamente a
mostrare qualche tentativo nella stessa direzione: nascono nuovi movimenti, che
promuovono una diversa filosofia di produzione e consumo dell’abito, sempre più spesso
all’interno delle fiere del settore prende spazio il tema della sostenibilità e i modelli di
consumo stanno lentamente modificandosi.
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Studiare i cambiamenti che avvengono nel mondo della moda, analizzandone le
dinamiche e i trends, in quest’ottica, è un po’ come cercare di inquadrare un fenomeno
più ampio che riguarda il contesto economico sociale nel suo complesso. D’altra parte il
rapporto tra le trasformazioni della moda e i cambiamenti economico-sociali, è stato
messo in evidenza anche dalla teoria dell’economista James Taylor, la quale sosteneva
l’esistenza di un preciso rapporto tra l’andamento dell’economia occidentale e la
lunghezza degli abiti femminili.
Affrontare il tema dell’abbigliamento sostenibile, delineando il quadro del suo stato
attuale nel settore e nel mercato italiano e prevedendone i trends futuri, significa
sostanzialmente chiedersi, se la sobrietà e la giusta misura legati al concetto di
sostenibilità possano essere modelli di consumo che continueranno a diffondersi e ad
essere adottati anche quando si comincerà a percepire una nuova ripresa economica;
oppure se il fenomeno rimarrà relegato a un periodo di scarsità e di sfiducia, che -non
appena conclusosi- lascerà di nuovo il passo alla moda usa e getta.
1.2. Obiettivi del lavoro.
Il presente progetto di ricerca nasce nel luglio del 2014, quando insieme alla mia collega
e cara amica Bianca Bacchioni, ho avviato una collaborazione con l’associazione
Greenfarm Movement, con l’obiettivo di lanciare una nuova linea di capi di
abbigliamento sostenibili nel mercato italiano. Avremmo pertanto dovuto compiere una
pianificazione di marketing strategico e operativo, definendo la segmentazione e il target
di riferimento, analizzando l’ambiente competitivo e scegliendo infine un
posizionamento, che si sarebbe tradotto in specifiche decisioni relative al marketing mix
(prodotto, prezzo, comunicazione e distribuzione).
L’idea di partenza prevedeva l’avvio di un progetto di cooperazione con alcune comunità
di donne indiane, che avrebbero contribuito alla realizzazione di un prodotto moda
sostenibile ed evergreen. La produzione sarebbe avvenuta nella zona di Bangalore,
favorendo l’indipendenza delle donne indiane e sottraendole dal lavoro nelle miniere, il
quale causa loro gravi problemi di salute. Si intendeva realizzare un prodotto, che
utilizzasse tessuti, a basso impatto ambientale, provenienti dall’India, ma che si
distinguesse per uno stile occidentale, non etnico, da indossare per tutte le occasioni.
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Lo sviluppo del progetto si basava sulla collaborazione tra l’Associazione GreenFarm di
Bologna, che aveva i contatti con le comunità locali in India, il centro moda di Trento,
che avrebbe realizzato i bozzetti, il nostro “reparto marketing” e la consulente moda, da
noi scelta, Marina Cattaneo.
Abbiamo condotto degli incontri settimanali via Skype, nei
quali avvenivano gli aggiornamenti sullo stato dei lavori e la
pianificazione delle future fasi di realizzazione, sino ad
arrivare alla scelta definitiva dei modelli di abiti da
realizzare (v. Fig.1.0.1. Esempio di due bozzet). Il progetto,
però, è stato definitivamente chiuso ad aprile 2015. Non
sono stati, infatti, forniti gli adeguati finanziamenti già
richiesti dall’Associazione, che si è al contempo resa conto
della complessità di entrare in un settore completamente
nuovo rispetto a quelli nei quali già operavano, senza
possedere le necessarie conoscenze manageriali.
Nonostante la conclusione della collaborazione con
l’Associazione, il progetto, che era ormai iniziato da oltre
otto mesi, è stato portato avanti, in qualità di ricerca indipendente, avendo coltivato nel
frattempo un sempre maggior interesse per l’argomento. Inoltre, la sostenibilità nella
moda, in tutta la sua complessità è apparso come un fenomeno in un certo senso
“rivoluzionario”, attuale e ricco di potenzialità in un probabile futuro, rendendolo molto
affascinante come oggetto di studio.
Le fasi di lavoro sono state, quindi, riassestate su nuovi obiettivi, più generali, quali:
- L’analisi del settore dell’abbigliamento sostenibile, focalizzandosi sulla quantità
e qualità della sostenibilità praticata dalle aziende;
- L’analisi del mercato e dei fattori alla base dell’acquisto, del consumo e dello
smaltimento di abbigliamento sostenibile, con particolare attenzione alle pratiche
adottate e all’impegno predisposto dai consumatori in questo genere di acquisti;
- La previsione dei trend futuri per quanto riguarda la domanda e l’offerta di
abbigliamento sostenibile e, in particolare, l’eventualità di una diffusione del
fenomeno nel mercato di massa.
1.3. Approccio metodologico utilizzato.
La realizzazione del progetto si è svolta attraverso quattro principali fasi metodologiche:
Fig.1.0.1. Esempio di due
bozzetti
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- La ricerca bibliografica la sua sintesi e indicizzazione, per l’elaborazione delle
informazioni contenute nel capitolo 2 e 3 della presente trattazione.
- L’utilizzo di internet per la ricerca delle informazioni necessarie sulle aziende, sui
consumatori e sulle dinamiche del mercato;
- La somministrazione di due questionari auto-compilati e strutturati, sia ai
consumatori, che ai blogger e alle aziende;
- L’elaborazione dei risultati e le conclusioni.
Per la ricerca bibliografica, insieme a Bianca Bacchioni, abbiamo utilizzato le banche
dati, messe a diposizione dal sistema bibliotecario di Ateneo, ricercando gli articoli per
parole chiave e in base ad una scaletta di argomenti, che volevamo affrontare nel lavoro.
Sono risultati più di 100 articoli, di cui più della metà in inglese, che in seguito ad una
lettura sono stati da me sintetizzati e ordinati in cartelle, in base a un indice di argomenti.
L’analisi degli studi precedenti, iniziata a partire da dicembre 2014, si è conclusa ad
Aprile 2015.
All’emerografia è stato integrato un approccio di studio basato sulle ricerche in internet
di aziende, articoli di riviste, blog e forum di consumatori. Attraverso il web abbiamo
potuto contestualizzare meglio le varie tematiche presenti del complesso mondo della
sostenibilità. E’ infatti un argomento multidisciplinare, che per essere meglio compreso
avrebbe avuto bisogno di una consulenza da altri esperti del settore: oltre a quello della
moda, sarebbero servite maggiori conoscenze in particolare legate alla chimica,
all’economia ecologica e alla relativa giurisprudenza. In questo contesto, il web è stata
una finestra aperta sulla possibilità di integrare il nostro “know-how”, con quello di altri
esperti, in modo pratico e veloce.
I motori di ricerca di Google sono stati anche indispensabili per avere una prima idea sul
settore e sul mercato, fornendoci i primi nomi delle aziende “sostenibili”, che vendono in
Italia e permettendoci di analizzarne i relativi marketing mix, attraverso lo studio degli
argomenti trattati sul sito internet.
La partecipazione diretta alla fiera di Milano “Fair and Ethical Fashion Show”, ha invece
consentito una prima contestualizzazione sul campo, riportando in evidenza tutti i
vantaggi e le problematiche ricollegate al settore dell’abbigliamento sostenibile. L’evento
si è svolto a fine maggio, coinvolgendo circa una ventina di aziende, di cui circa la metà
straniere, che si sono riunite negli spazi dell’ex-Ansaldo, promuovendo una
manifestazione contestuale, ma al tempo stesso distinta, dall’Expo.
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L’indagine vera e propria è stata somministrata on-line attraverso la realizzazione e
somministrazione di due questionari: uno rivolto alle aziende ed ai blogger teso a
evidenziare le dinamiche e i trends del settore; e uno rivolto ai consumatori, per
comprendere meglio gli atteggiamenti e i comportamenti nell’acquisto e nel consumo
dell’abbigliamento sostenibile. La fase di strutturazione dei questionari è iniziata a fine
maggio 2015 e l’indagine è stata avviata a partire dalla seconda metà del mese di agosto
2015, dopo il test del questionario, che è stato svolto alla World Fair Trade Week di
Milano e ad un campione di volontari attraverso le pagine dei social network.
Per la realizzazione dei questionari on-line è stata utilizzata la piattaforma LimeSurvey,
che permetteva di gestire l’e-mailing attraverso una procedura di gestione degli accessi,
basata su identificativi, oppure di pubblicare il link al questionario sulle pagine dei social
network o di un sito internet. Le opzioni di LimeSurvey hanno consentito la realizzazione
di un questionario esteticamente abbastanza piacevole, con il quale si potevano
raccogliere i dati e inserirli in un data-set, in modo automatico e veloce. Inoltre, l’invio
delle mail automatizzato ha permesso un più veloce raggiungimento dei destinatari,
inviando circa 500 questionari in pochi click.
L’elaborazione dei risultati e l’output dei grafici è stato, invece, realizzato mediante Excel
e l’utilizzo delle tabelle pivot.
1.4. Breve riassunto dei contenuti.
La ricerca bibliografica ha posto le basi per il delinearsi di un primo scenario inziale
sull’offerta e il mercato dell’abbigliamento sostenibile in Italia, partendo dai dati relativi
alla struttura, alle dinamiche ed ai trend del settore moda in generale e del consumatore,
sino al panorama, più specifico e dettagliato del contesto nazionale. L’abbigliamento
sostenibile è, infatti, uno specifico aspetto, che per essere compreso deve esser
contestualizzato in uno scenario più ampio, il quale ha coinvolto:
- La situazione economico-strutturale del sistema moda in Italia e un raffronto con
la situazione europea e internazionale, con particolare riferimento alla definizione
dei nuovi modelli di business, alla delocalizzazione e alla digitalizzazione;
- Un quadro del consumatore di moda, tratto dai diversi studi a livello
internazionale, che è stato poi confrontato con gli atteggiamento e i
comportamenti degli italiani, che emergono dai diversi studi e articoli di
diffusione;
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