7
È “qualcosa di diverso”,
2
un prodotto i cui criteri di notiziabilità si
discostano dai criteri classici del giornalismo di cronaca, esponendo
l’editore a rischi rilevanti. Innanzitutto esiste il rischio d’insuccesso per
quanto riguarda il gradimento del pubblico, che può rendere vano
l’investimento intrapreso. In secondo luogo (e questo è certo il rischio
maggiore) rende l’editore bersaglio di querele e richieste di risarcimento
danni, nel momento in cui va a toccare gli interessi di “qualcuno”,
specialmente in un paese come l’Italia, dove i legami tra politica e media (e
spesso anche criminalità) sono stati storicamente forti, ma difficilmente
definibili.
Ecco quindi levarsi, già vent’anni fà, il grido di una parte degli
addetti ai lavori che, potremmo dire, “denuncia la mancanza di denuncia” e
ravvisa una certa latitanza della “vera” inchiesta nel panorama giornalistico
italiano, proponendo visioni pessimistiche e ricordando i bei tempi del
giornalismo che fu (ad esempio Giampaolo Pansa, Renato Parascandolo,
Gabriele Romagnoli). A questi si oppone il secondo schieramento, quello di
chi sostiene che l’inchiesta sia presente nel giornalismo italiano odierno e
che la vera difficoltà stia nel riconoscere le nuove forme che essa ha
assunto (ad esempio Angelo Agostini ed Enrico Bianda).
3
Lo scenario è quindi decisamente complesso, e lo diventa ancor di
più nel momento in cui la riflessione si estende al mezzo televisivo.
Quando, infatti, il giornalismo incontra la tv e adatta le sue caratteristiche a
questo medium la confusione aumenta e, forse, l’interesse degli addetti ai
lavori diminuisce. Non molti sono disposti a sostenere che nella televisione
odierna esista un giornalismo d’inchiesta vero e proprio e, non a caso, sono
pochi, quasi inesistenti, i riferimenti all’inchiesta televisiva nei manuali di
giornalismo, forse perché si pensa che realizzare un’inchiesta per un
2
Cfr. cap. 1 par. 2.
3
Cfr. cap. 1 par. 4.
8
programma televisivo non sia così differente dal realizzarla per un
quotidiano, per un periodico o per un sito internet. Non è così: le
problematiche a cui abbiamo accennato per l’inchiesta giornalistica (costi,
rischi, spazi, tempi ecc.) ritornano e si aggravano nel momento in cui il
mezzo diventa la televisione, ovvero un medium, un’industria, un fenomeno
sociale, un settore con regole e canoni propri, un “meccanismo” che
trasforma e plasma i contenuti adattandoli alle proprie esigenze.
I dubbi e le domande quindi si moltiplicano: quali sono le
caratteristiche che il giornalismo assume quando entra in contatto con la
televisione? Esiste una vera e propria inchiesta televisiva? Quali
caratteristiche possiede? Come riesce, la neotelevisione,
4
legata
4
«Con paleotelevisione si indica la televisione italiana nel periodo del monopolio di Stato
(dal 1954 alla metà degli anni ’70). In contrapposizione alle caratteristiche assunte dal
sistema televisivo dalla fine degli anni ’70 (neotelevisione), la paleotelevisione si
distingueva per un rigoroso progetto comunicativo, informato a criteri pedagogici ed
educativi. L’emittente pubblica mirava a rivestire funzione di servizio sociale e di
divulgazione culturale, instaurando un rapporto paternalistico-didascalico con il
telespettatore, attraverso la proposta di un palinsesto rigido, imperniato sulla separazione
tra generi nettamente definiti (informazione, cultura, spettacolo). La neotelevisione,
invece, nata con l’imposizione del sistema concorrenziale e commerciale in Italia, mira al
coinvolgimento empatico del pubblico e si connota per la marcata prossimità (la
dimensione del quotidiano informa in larga parte i palinsesti) e convivialità (l’insistenza
retorica sullo «stare insieme»). Funzionali a queste caratteristiche di fondo risultano
l’autoreferenzialità e l’esplicitazione dei processi narrativi ed espositivi, che si traduce
nell’esibizione delle tecniche e degli operatori di ripresa. Ne consegue una
programmazione sincretica, che dissolve cioè la tradizionale suddivisione dei generi e
produce una loro continua contaminazione, mentre da un punto di vista temporale la
neotelevisione risulta elastica, a causa dei diversi ritmi delle trasmissioni e dell’effetto
zapping. Il rapporto paternalistico e verticistico tra emittente e telespettatore, tipico della
paleotelevisione, viene sostiuito dalla ricerca, da parte delle emittenti, di un rapporto
fiduciario con il pubblico, essenziale in un regime di concorrenza per assicurarsi la
fedeltà dell’ascolto». Da Aldo Grasso (a cura di), Enciclopedia della televisione,
Garzanti, Milano 2002, pp. 472, 503.
Il termine neotelevisione, appare oggi in parte superato e sempre più spesso viene
utilizzato il termine post-televisione o televisione postmoderna, ad indicare la televisione
che, a partire dagli anni novanta arriva fino ai giorni nostri (cfr. Alberto Abruzzese,
L’intelligenza del mondo, Meltemi Editore, Roma 2001 pp. 240-259). Alcune delle
caratteristiche della post-televisione sono ad esempio: la presenza del digitale (per quanto
riguarda la tecnologia di trasmissione) non solo satellitare ma anche terrestre, la
multicanalità (la possibilità della ricezione via satellite, via cavo, etere, Internet ecc. mette
a disposizione degli utenti un numero di canali impensabile fino a poco tempo fa), la
9
indissolubilmente alla necessità di successo in materia di ascolti, ad
arginare le problematiche che questo genere comporta? Com’è possibile
ridurre il rischio? Quanto conta l’immagine, la possibilità di mostrare ciò
che si racconta, nel momento in cui si va a caccia della verità? Al pubblico
interessa davvero questo genere di prodotti? Vale la pena di investire?
Nelle righe precedenti abbiamo accennato ai due filoni che hanno
sviluppato una riflessione sull’inchiesta giornalistica. La tesi di chi sostiene
che l’inchiesta sia presente nel panorama italiano e che abbia
semplicemente mutato le sue forme diventa, in ambito televisivo,
particolarmente interessante: è davvero questo il panorama? Quali sono le
forme ibride dietro cui l’inchiesta si nasconde? Per quale motivo? Quali
sono i programmi che riescono a mettere in atto questo meccanismo in
modo più efficace e come si differenziano da programmi d’inchiesta
“classici” del passato? Per svolgere questa analisi saranno analizzati alcuni
programmi televisivi più datati, come ad esempio, RT-Rotocalco televisivo,
La notte della Repubblica, Tv7, Mixer, i lavori di Soldati ecc., contrapposti
a prodotti più recenti come Report (universalmente riconosciuto come vero
programma d’inchiesta televisiva degli ultimi anni), Il testimone (esempio
interessante di videogiornalismo), Striscia la notizia, Le iene, Blu notte,
Ombre sul giallo, Top secret, La storia siamo noi, W l’Italia (interessanti
perché ibridano al loro interno caratteristiche appartenenti a generi
diversi).
5
personalizzazione, l’interattività e la mobilità per quanto riguarda le modalità di fruizione
(si pensi ad esempio alle possibilità offerte dal video on demand e alla possibilità di fruire
il prodotto televisivo su terminali mobili come ad esempio i telefoni cellulari).
Ovviamente non è facile individuare con precisione le caratteristiche di un periodo che è
tutt’ora in corso, per questo motivo, per comodità scegliamo di continuare ad utilizzare in
queste pagine il termine neotelevisione, come “termine ombrello” per indicare l’intero
periodo, dalla fine della paleotelevisione ai giorni nostri.
5
Cfr. capitolo 4.
10
Il lavoro presentato nelle pagine seguenti sviluppa una riflessione
quanto più possibile completa attorno a questi temi cercando di fare luce su
un argomento che, come dimostrano le parole di Aldo Grasso, suscita
ancora più domande che risposte.
Perché le inchieste più coraggiose sono affidate alla Gabanelli e ai suoi
quattro piccoli, precari reporter d’assalto? Perché i telegiornali, o i loro
supplementi, hanno smesso di porre e porsi interrogativi spinosi? Perché
ogni vicenda sui telegiornali diventa un caso politico? Perché l’idea
classica, se si vuole un po’ romantica, di giornalismo (il controllore del
buon funzionamento delle istituzioni, il «cane da guardia» che vigila sul
potere, il coraggioso testimone delle mille storture) è trasmigrata nei
programmi comici come Striscia la notizia (anche se a volte sembra
preferire le goliardate) o Le iene o i programmi dei Gialappa’s?
6
* * *
Il primo capitolo analizza l’inchiesta come genere giornalistico,
cercando di fornire innanzitutto una definizione univoca e un
inquadramento storico, per poi proseguire con un’analisi delle
caratteristiche proprie del genere e delle difficoltà che esso comporta nelle
fasi di preparazione, realizzazione, stesura e pubblicazione. In questa parte
del lavoro si propone inoltre un tentativo di classificazione, quanto più
possibile esaustivo, per i diversi tipi d’inchiesta. L’ultima parte del capitolo
amplia il punto di vista sulla questione, proponendo una ricostruzione
sintetica del dibattito che ha animato gli addetti ai lavori in Italia nel corso
6
Aldo Grasso (a cura di), Enciclopedia della televisione, cit., p. 609.
11
degli anni e analizzando i cambiamenti strutturali e sociali che hanno
interessato il settore del giornalismo, provocando mutamenti ed evoluzioni
di questo genere così particolare.
Questo primo capitolo pone le basi per l’analisi dei programmi
d’inchiesta relativamente all’aspetto giornalistico. Il secondo capitolo mira
invece a fornire la basi di analisi per quanto riguarda gli aspetti televisivi.
La prima parte, più teorica, riflette sui meccanismi che regolano le scelte
nell’ambito della neotelevisione, esaminando la questione relativa al
pubblico e alla continua ricerca dell’audience, la gestione strategica del
palinsesto e l’evoluzione dei generi televisivi. La seconda parte getta invece
uno sguardo più concreto al lavoro dietro le quinte, analizzando
sinteticamente le fasi che portano alla realizzazione di una produzione
televisiva, le figure professionali impegnate in questo settore e le differenti
voci di costo che è necessario valutare nell’analisi di un programma.
Il terzo capitolo è una sorta di “ponte”, di collegamento tra i primi
due capitoli e il quarto. Unisce infatti il “discorso giornalistico” affrontato
nel primo capitolo al “discorso televisivo” affrontato nel secondo, ed
esamina le caratteristiche che il giornalismo (non necessariamente
d’inchiesta) assume, nel momento in cui incontra il medium televisivo. Il
capitolo si apre con una breve ricostruzione storica delle tappe che hanno
segnato la nascita e lo sviluppo del giornalismo televisivo, per poi passare
ad esaminare quali aspetti del lavoro giornalistico e dell’informazione
giornalistica mutano (assumendo maggiore o minore rilievo) nel passaggio
al mezzo televisivo. L’ultima parte è dedicata a un fenomeno
particolarmente interessante: il videogiornalismo. Questo paragrafo
permette di comprendere le particolarità e i “segreti”, ad esempio, di un
programma come Report, uno dei casi più riusciti e più studiati tra i
programmi d’inchiesta (che verrà analizzato nel quarto capitolo).
12
Il quarto capitolo sviluppa una riflessione sui programmi televisivi
d’inchiesta in Italia. Dopo una breve ricognizione storica e un’analisi di
quei programmi che possono essere considerati i capostipiti del genere (RT-
Rotocalco televisivo, La notte della Repubblica, Tv7, Mixer ecc.) vengono
analizzati alcuni prodotti che, in base alle loro caratteristiche, rientrano
nella definizione di “programma d’inchiesta” e rappresentano degli esempi
particolari e interessanti in particolare per quanto riguarda un aspetto:
l’ibridazione dei generi. I programmi analizzati sono: Report, Il testimone,
Striscia la notizia, Le iene, Blu notte, Ombre sul giallo, Top secret, La
storia siamo noi, W l’Italia. Ognuno di questi prodotti declina il concetto di
“inchiesta” in modo particolare e singolare, sfruttando le peculiarità del
mezzo televisivo e garantendosi, non solo la sopravvivenza nei palinsesti,
ma anche un buon (in alcuni casi ottimo) livello di ascolti. L’ultima parte
del capitolo sviluppa alcune riflessioni suscitate dall’analisi di questi
prodotti, relativamente al loro costo, alla loro collocazione in palinsesto,
alla loro capacità di sfruttare le potenzialità dell’immagine televisiva ecc.
Il quinto e ultimo capitolo dà voce ai protagonisti, con un’intervista a
Fabio Ravezzani, direttore della redazione sportiva di Telelombardia e
Antenna 3, che affronta il tema dell’inchiesta nell’ambito dell’emittenza
locale e, in particolare, nell’ambito sportivo.
13
A mia nonna Giuseppina e
a mio nipote Tommaso.
14
Capitolo 1
L’inchiesta giornalistica
1. Sulla punta della lingua: la ricerca di una definizione
Quando si affronta un argomento complesso, come di certo è quello
che affronteremo in queste pagine, non si può non partire da quella che,
apparentemente, dovrebbe essere la fase più semplice: la ricerca di una
definizione che descriva il fenomeno studiato. In realtà, se applicata
all’inchiesta giornalistica, oggetto del nostro lavoro, questa fase appare più
complicata di quanto si possa credere. Questo non significa, ovviamente,
che la riflessione sull’argomento, in questi anni, non abbia portato ad
alcuna definizione accettabile, bensì che le risposte fornite alla domanda
“che cos’è un’inchiesta giornalistica?”, difficilmente riescono a restituire
esaurientemente la particolarità e la complessità di questo tipo di prodotto.
Il motivo di questa situazione è presto detto: nonostante gli addetti ai
lavori guardino all’inchiesta come ad una delle migliori e più rispettabili
espressioni del giornalismo, in Italia non esiste una tradizione codificata,
nessuno ha mai dettato alcuna regola e le inchieste che sono state realizzate,
sono state spesso il frutto dell’incontro tra la personalità del giornalista che
le ha condotte e la specifica materia affrontata. La mancanza di canoni
codificati e facilmente individuabili spiega la difficoltà di giungere ad una
definizione rigida e definitiva dell’inchiesta.
Parole come quelle di Renato Parascandolo:
15
L’inchiesta è lo strumento che consente di cogliere, nella ricostruzione
meticolosa di un episodio di cronaca, l’aspetto universale di una realtà
attuale.
7
rischiano di essere addirittura fuorvianti per chi volesse cercare di far luce
sulla questione. Nonostante la sinteticità e la complessità di questa
definizione però, possiamo estrapolare già una prima caratteristica
distintiva:
1. L’inchiesta parte da un episodio di cronaca ma lo osserva con uno
sguardo più ampio, cogliendone gli aspetti universali.
Ovviamente non possono essere sufficienti le parole di Parascandolo, che
trascura una serie di aspetti importanti, come lo scopo del lavoro e i temi
trattati in una classica inchiesta. Questi ed altri aspetti vengono invece
messi in evidenza in questa definizione proposta da Aldo Grasso:
Indagine che mira a ricostruire lo svolgimento di certi avvenimenti o ad
approfondire temi di attualità politica, sociale o economica (per esempio la
disoccupazione giovanile, la crisi ambientale, l’immigrazione clandestina,
traendo spunto da episodi di cronaca ma rileggendoli in una prospettiva
temporale più ampia. (…) L’inchiesta è sempre progettata, si muove sulla
base di una scaletta precisa, non registra i fatti ma li orienta, e si identifica
con il giornalista che la conduce.
8
La definizione di Grasso, decisamente più completa rispetto a quella di
Parascandolo, ci svela altre interessanti caratteristiche dell’inchiesta
giornalistica:
7
Renato Parascandolo, La televisione oltre la televisione, Ed. Riuniti, Roma 2000, p.120.
8
Aldo Grasso (a cura di), Enciclopedia della televisione, cit., pp. 340-341.
16
2. L’inchiesta non si limita alla registrazione della realtà ma
ricostruisce e approfondisce i fatti.
3. L’inchiesta si occupa prevalentemente di attualità politica, sociale o
economica.
4. L’inchiesta è sempre il frutto di un progetto e necessita di una
meticolosa organizzazione.
5. L’inchiesta è un lavoro personale e il risultato finale rispecchia la
personalità del giornalista.
È ancora Grasso a fornirci nuovi spunti per inquadrare meglio la questione,
evidenziando nuovi ambiti d’indagine e spiegando quali siano i formati in
cui l’inchiesta può presentarsi, anche se nella definizione che segue, si fa
riferimento, in particolare, all’ambito televisivo.
(…) Consiste in un servizio giornalistico di durata e spessore maggiore
rispetto a quelli proposti nei tg, dedicato a temi sociali, storici e di attualità
(…).
9
Generalmente è un servizio giornalistico di una certa consistenza che viene
mandato in onda fuori degli spazi canonici del Tg, ma può rappresentare
anche un momento di approfondimento all’interno degli stessi notiziari.
10
Anche se riferite all’inchiesta televisiva, queste affermazioni ci permettono
di cogliere caratteristiche comuni a qualsiasi tipo d’inchiesta, che vanno ad
arricchire il quadro che avevamo cominciato a delineare:
9
Aldo Grasso, Massimo Scaglioni, Che cos’è la televisone, Garzanti, Milano 2003 p.119.
10
Aldo Grasso (a cura di), Enciclopedia della televisione, cit., pp. 340-341.
17
6. L’inchiesta può occuparsi anche di temi storici.
7. L’inchiesta può essere ospitata all’interno dei canonici spazi
d’informazione o può ritagliarsi spazi dedicati.
L’ultima definizione che proponiamo (e forse la più completa) è quella
fornita da Giampaolo Pansa. Circa vent’anni fa, Pansa affrontava la
questione con queste parole:
Chiedo di esimermi dal definire compiutamente che cosa è un’inchiesta
giornalistica, (…) ma se ci fosse qualcuno che non legge i giornali e che non
avesse idea di che cosa è un’inchiesta giornalistica, direi che l’inchiesta è un
prodotto meno immediato del servizio di cronaca, un lavoro giornalistico
che tende a scavare di più di quello che scava il lavoro di informazione
quotidiana e quindi è un lavoro che dovrebbe tendere a far capire di più la
realtà che viene riprodotta dal giornale; ma, soprattutto, è un tipo di lavoro
che, teoricamente, dovrebbe durare più a lungo nel tempo e non dovrebbe
essere superato come capita nelle notizie di cronaca
11
.
Pansa ci fornisce nuove informazioni sulle caratteristiche
dell’inchiesta giornalistica, puntando l’attenzione sul paragone tra inchiesta
e cronaca e sull’impegno necessario per realizzare un prodotto del genere:
8. L’inchiesta è un prodotto differente dalla cronaca quotidiana.
9. L’inchiesta comporta un lavoro più lungo e impegnativo.
10. L’inchiesta ha un effetto più duraturo nella mente di chi la fruisce.
Nonostante la parzialità delle definizioni fin qui riportate, siamo
riusciti ad estrapolare ben dieci caratteristiche distintive dell’inchiesta
11
Cit. in Angelo Agostini, Dentro la notizia. Inchiesta e cronaca nella stampa
quotidiana, Franco Angeli, Milano 1988, p.15.