I
Introduzione
Per l’Italia, gli anni dell’immediato dopoguerra, costituiscono un periodo di
transizione dal regime fascista alla costruzione di un regime democratico e pluripartitico.
Sono gli anni in cui si decide la forma istituzionale, si consolidano i partiti, si approva la
nuova Costituzione repubblicana.
Nello stesso tempo, la situazione internazionale ha influenzato in modo
determinante la politica non soltanto estera, ma anche quella interna. Le vicende
internazionali e quelle interne sono strettamente intrecciate. Bisogna, quindi, distinguere il
peso che nei diversi periodi ebbero i condizionamenti provenienti dall’estero, e il ruolo,
diretto e indiretto, di entrambe le potenze, Stati Uniti e Unione Sovietica.
I condizionamenti da parte americana vi furono, prima per il controllo esercitato
sulla politica del paese della Commissione alleata di controllo, e poi per le scelte di politica
economica collegate al piano Marshall
1
, ma soprattutto per la situazione di dipendenza
dagli aiuti degli Stati Uniti nell’immediato dopoguerra. Di conseguenza, è scontata per
l’Italia, una sfera d’influenza occidentale.
L’influenza dell’URSS, invece, fu esercitata in modo indiretto attraverso il Partito
Comunista e il Partito Socialista.
Il contesto politico italiano era reso incerto dalla drammatica situazione economica.
Alla liberazione del paese si ponevano come prioritari i problemi della ricostruzione
economica, della creazione di un sistema democratico e del reinserimento dell’Italia nella
comunità internazionale. Un’operazione la cui paternità, almeno per il primo periodo (1947
– 1953) è da attribuire in buona misura all’intuizione ed alla fermezza del Presidente del
Consiglio Alcide De Gasperi
2
.
Tra la seconda parte del 1946 e l’inizio del 1947 si aggravò ulteriormente la
situazione economica del paese, che era insieme crisi alimentaria e crisi monetaria con una
forte ripresa dell’inflazione. Alla drammatica situazione economica si aggiungeva
l’instabilità sociale dell’ordine pubblico, la rinascita di movimenti neofascisti e la sempre
maggiore contrapposizione tra le sinistre e la DC, che stava portando il governo alla
1
La reazione italiana al Piano Marshall fu immediatamente positiva. VARSORI ANTONIO, L’Italia nelle
relazioni internazionali (1943-1992), edizioni Laterza, Roma - Bari, 1998, p. 50
2
Lo statista trentino era nato il 3 aprile 1881 a Pieve Tesino e si spense il 19 agosto 1954 a Selva di
Valgardena. Presidente del Consiglio al IV Governo De Gasperi (31 maggio 1947 – 23 maggio 1948) della
durata di 347 giorni e che vide una coalizione DC, PLI, PSLI, PRI; (quinto governo a partire dal 21 giugno
1945).
II
paralisi. Il viaggio di De Gasperi negli Stati Uniti ebbe origine in questa situazione di grave
crisi, oltre che dall’estrema necessità di un prestito da parte dell’unico paese disposto forse
a concederlo.
Al ritorno in Italia De Gasperi nominò alla guida del ministero degli Esteri il conte
Sforza
3
. Pur essendo legato al mondo liberale prefascista, possedeva una solida esperienza
e indubbie capacità in campo internazionale e godeva di contatti con il mondo politico. Tra
il leader democratico e il conte si sarebbe dunque instaurata tra il 1947 e il 1951 una
proficua ed efficace collaborazione fondata su una sostanziale comunanza di vedute e
obiettivi
4
. La collaborazione tra i due statisti, nell’arco di un quinquennio – pur non
mancando le occasioni di dissenso e i dissapori – risulterà decisiva per indirizzare e quindi
realizzare la “corsa di ritorno” dell’Italia nel schieramento politico-militare
dell’Occidente
5
. Fin dal suo insediamento a Palazzo Chigi Sforza si mostrò concorde con
De Gasperi intorno alla necessitò di procedere alla firma del trattato di pace. Per entrambi
tale scelta, per quanto dolorosa e ritenuta ingiusta, rappresentava la condizione che avrebbe
permesso all’Italia di chiudere definitivamente la parentesi della guerra e della sconfitta, di
riacquistare la piena sovranità e di porre le premesse per sviluppare una precisa azione di
politica estera. A questo proposito, sia De Gasperi, sia Sforza ritenevano che l’Italia, a
dispetto della disfatta militare, della debolezza economica, delle incertezze politiche e
dell’instabilità sociale, dovesse porsi l’obiettivo del recupero del ruolo nel contesto
internazionale e in gradi di esercitare la propria influenza nei due tradizionali ambiti della
politica estera italiana, l’Europa e il Mediterraneo.
Per il momento, comunque, il problema centrale per De Gasperi restava la presenza
all’interno del governo del Pci e del Psi. Però, tra l’aprile e il maggio 1947, il leader
democratico fu in grado di provocare una crisi di governo che si risolse nella formazione di
una nuova compagine ministeriale dalla quale sia i comunisti, sia i socialisti erano stati
3
Diplomatico e politico italiano nacque a Lucca il 23 settembre 1872 e si spense a Roma il 4 settembre 1952.
Fu Ministro degli Esteri del Regno d’Italia dal 1947 al 1951 della Repubblica Italiana Ha sottoscritto il
Trattato di Rapallo (1921), il Trattato di Pace fra l’Italia e le potenze alleate del 1947, il Patto Atlantico
(1949), l’accordo per la creazione del Consiglio d’Europa e il Trattato istitutivo della CECA – Comunità
europea del carbone e dell’acciaio.
4
VARSORI ANTONIO, L’Italia nelle relazioni internazionali (1943-1992), edizioni Laterza, Roma - Bari,
1998, p. 48
5
MAMMARELLA GIUSEPPE-CACACE PAOLO, in La politica estera dell’Italia - Dallo Stato unitario ai
giorni nostri, Laterza, Roma-Bari, 2006, p. 163.
III
esclusi. De Gasperi si fosse deciso a questo passo in base alle opinioni formatesi durante il
viaggio negli Stati Uniti e di fronte ad alcuni eventi di rilievo come la “Dottrina Truman
6
”.
La crisi italiana avvenne contemporaneamente al deterioramento definitivo dei
rapporti tra gli alleati occidentali e l’URSS e alla decisione del segretario di Stato Marshall
di agire per bloccare l’espandersi dell’influenza sovietica in Europa. Infatti, soltanto una
settimana dopo la crisi di governo italiana, Marshall annunciava ad Harvard un piano per
aiutare la ricostruzione dell’Europa.
La reazione italiana al lancio di tale Piano fu immediatamente positiva: le Autorità
di Roma ritenevano che il paese avesse un disperato bisogno del sostegno americano vista
la situazione economica sempre più grave. Questo aiuto avrebbe avuto anche un beneficio
sull’opinione pubblica nei confronti dei partiti moderati visto l’approssimarsi delle elezioni
pubbliche. Il Piano Marshall offriva comunque una prima opportunità agli ambiziosi
progetti di Sforza miranti al reinserimento dell’Italia nel contesto internazionale su un
piano di parità rispetto alle altre nazioni del continente
7
.
Fatta questa doverosa premessa, è possibile seguire le mosse che portarono avanti
una politica di intesa con i Paesi europei e con gli USA che collocò l’Italia decisamente nel
campo occidentale, una volta superato lo scoglio arduo del trattato di pace
8
. Quella politica
della ricerca dei comuni interessi che sfociò nella nuova cooperazione economica-politica
dei Paesi dell’Europa Occidentale.
6
La dottrina Truman segnava l’inizio di una nuova fase nei rapporti tra Est e Ovest e si sarebbe presto saldata
con l’altro piano annunciato qualche mese più tardi (nel giugno del 1947) dal segretario di stato americano,
George Marshall, che prevedeva un massiccio programma di aiuti ai paesi europei.
7
VARSORI ANTONIO, L’Italia nelle relazioni internazionali (1943-1992), cit., p. 52
8
La ratifica del Trattato di Pace avvenne ad opera dell’Assemblea Costituente, in un clima tesissimo, il 31
luglio 1947; la votazione portò a 262 sì, 68 no e 80 astenuti.
1
1. Le basi della ricostruzione
1.1 La questione del trattato di pace
Alla fine della guerra, l’Italia venne a trovarsi in uno stato di quasi completo
isolamento sul piano dei rapporti internazionali. Le sue relazioni con le potenze alleate
erano ancora regolate dalle clausole del regime armistiziale, ad eccezione di quelle
decadute con la fine dell’occupazione militare alleata.
Fino a quando il trattato di pace non fosse stato firmato, l’Italia era destinata a
rimanere in una specie di limbo in attesa di un giudizio che si prevedeva duro e su cui il
governo italiano aveva scarsissime possibilità di influire. La preparazione del trattato fu
lunga e dette luogo a più di un contrasto fra le potenze vincitrici. Molte e di varia natura
erano le questioni da risolvere: da quelle territoriali, che riguardavano i confini dell’Italia
con la Jugoslavia, l’Austria e la Francia e le colonie, a quelle militari e finanziarie, a
proposito delle riparazioni per i danni provocati dalle azioni belliche dell’esercito italiano
1
.
In seguito alle decisioni prese alla conferenza di Postman dai tre “grandi”
2
, la prima
conferenza sul trattato di pace con l’Italia fu convocata a Londra, nel settembre del 1945, a
livello dei ministri degli Esteri delle cinque potenze vincitrici: Francia, Gran Bretagna,
Stati Uniti, Unione Sovietica e Cina. Successivamente altre conferenze si ebbero a Parigi
nella primavera e nell’estate del ’46. Esse misero a punto un progetto di trattato che fu
presentato all’approvazione dei rappresentanti di 21 nazioni partecipanti alla conferenza di
Pace, tenuta a Parigi nel 15 ottobre 1946.
Il primo importante incarico da Ministro degli Esteri di Carlo Sforza, fu proprio la
questione del trattato di pace. Argomento spinosissimo, non perché egli pensasse che non
si dovesse firmare, ma perché contro quella firma erano pronti a levare la loro voce i
“retori e i parassiti”
3
. Tuttavia anche per costoro c’era ben poco da fare. Lo si volesse o no,
il trattato andava firmato perché lo consigliava la logica e soprattutto perché lo volevano i
vincitori. Non fu comunque affatto facile convincere la schiera di oppositori; alla fine De
Gasperi la spuntò, ma dovette promettere che avrebbe consentito la più ampia discussione
al momento della ratifica. Ora Sforza poteva inviare a Parigi l’ambasciatore Antonio Meli
1
MAMMARELLA GIUSEPPE, L’Italia contemporanea (1943-1985), Il mulino, Bologna, 1985, p.121.
2
Si fa riferimento all’ultimo vertice interalleati tenutosi dal 17 luglio al 2 agosto 1945 tra i leader delle
potenze vincitrici della Seconda guerra mondiale (Stati Uniti, Regno Unito e Unione Sovietica).
3
GIORDANO GIANCARLO, Carlo Sforza: La Politica (1922-1952), Franco Angeli s.r.l., Milano,1992,
p.227.