4
all’ONU dove, seppur senza diritto di voto, l’Italia è ammessa ad
esprimere le proprie tesi. Quali le ragioni addotte dagli uomini politici
per un obiettivo così anacronistico e così poco meritevole di essere
perseguito? Quali invece le ragioni profonde? Quale la posizione
dell’opinione pubblica e della stampa? Ha subito modificazioni
l’atteggiamento dei protagonisti di questa vicenda nell’arco di quasi
sette anni?
A questi interrogativi si è cercato di fornire una risposta,
privilegiando le fonti dell’epoca e, in modo particolare, la stampa
specialistica. Un valido ausilio è venuto anche dal testo di Gianluigi
Rossi, L’Africa italiana verso l’indipendenza.
Al termine di un lungo travaglio, nel 1949-1950, la questione delle
ex colonie italiane viene risolta; per l’Italia c’è una ben magra
soddisfazione: l’affidamento dell’Amministrazione fiduciaria della
Somalia.
Si analizzano gli obiettivi che, secondo le affermazioni della
vigilia, i rappresentanti del governo italiano intendono perseguire col
mandato fiduciario e quelli che, in realtà, saranno perseguiti. Sono
un’utile guida, in questa indagine, i rapporti annuali che l’Italia invia
all’ONU sulla Amministrazione fiduciaria, le relazioni di alcuni degli
Amministratori della Somalia, le risoluzioni dell’Assemblea generale,
5
la stampa specialistica dell’epoca, il documentato testo di Angelo Del
Boca, Gli italiani in Africa orientale. Nostalgia delle colonie.
L’Italia, dopo aver subìto la sua decolonizzazione “eterodecisa”,
guarda poi alla decolonizzazione delle altre potenze coloniali, con le
“mani nette” e la speranza di instaurare rapporti di tipo nuovo con le
nazioni di nuova indipendenza, capitalizzando la condizione, non
voluta, di Paese non più colonialista.
Ma è davvero cambiato, e se sì, come, l’atteggiamento italiano
verso i popoli del Terzo Mondo? E come si concilia questa apertura
verso i popoli mediterranei, arabi, africani, con la solidarietà
occidentale?
Un utile banco di prova per la collocazione internazionale
dell’Italia e per la sua “nuova” politica sono le crisi che si trovano ad
affrontare le altre Potenze coloniali nei processi di decolonizzazione
che le riguardano. Il presente lavoro prende in esame l’atteggiamento
tenuto dall’Italia in due occasioni emblematiche: la crisi di Suez e la
guerra di liberazione algerina.
L’attitudine dell’Italia verso la decolonizzazione, e il ruolo che
essa riconosce all’ONU in questo processo, viene indagato attraverso
l’osservazione del comportamento dei rappresentanti di governo, della
6
classe politica in generale, dell’opinione pubblica italiani, così come
traspare dai documenti diplomatici e dalla stampa specialistica.
Le riviste che sono state consultate sono: Relazioni Internazionali,
nella sua passata veste grafica settimanale, voce ufficiosa di Palazzo
Chigi; la Rivista di Studi Politici Internazionali, trimestrale, per lungo
tempo diretta da Giuseppe Vedovato, deputato democristiano; Politica
Internazionale, nelle annate consultate, diretta da Gian Paolo Calchi
Novati; La Comunità Internazionale, trimestrale; Affrica, mensile.
Sono stati consultati, inoltre, l’Annuario della Politica Internazionale
dell’ISPI e lo Yearbook of the United Nations.
CAPITOLO I
L’ITALIA E L’ONU
8
I.1.UN COSTANTE INTERESSE PER LE
ORGANIZZAZIONI INTERNAZIONALI
L’Italia ha sempre guardato con favore alle organizzazioni
internazionali, salvo poche eccezioni.
Gli obiettivi costanti che si sono voluti perseguire, attraverso le
organizzazioni internazionali, sono stati, principalmente, di natura
economica e sociale.
L’Italia, paese povero di risorse naturali e sovrappopolato,
attraverso la cooperazione internazionale ha sperato di poter meglio
procurarsi le materie prime di cui aveva bisogno, di trovare mercati
per collocare le proprie esportazioni, di assicurare tutela ai propri
emigranti.
Non disgiunte dalle ragioni economiche e sociali hanno influito,
sull’interesse dell’Italia, anche motivazioni di ordine ideale e
tradizioni culturali
1
.
1
L. TOSI, La cooperazione internazionale: una costante nelle relazioni internazionali dell’Italia,
in ID (a cura di), L’Italia e le organizzazioni internazionali. Diplomazia multilaterale nel
Novecento, Padova, Cedam, 1999, IX-LI.
9
Si è osservato come il favore per le organizzazioni internazionali
sia una costante nelle relazioni internazionali delle medie potenze
come l’Italia
2
.
Questo favore è dovuto al ruolo più incisivo che una media
potenza può svolgere in una organizzazione internazionale, dove
minore è l’influenza dei rapporti di forza.
Le grandi potenze, al contrario delle medie, tendono a non dare
importanza agli organismi internazionali, quando non li asserviscono
ai loro interessi o non ne paralizzano l’azione
3
.
Al termine del secondo conflitto mondiale, l’interesse per le
organizzazioni internazionali aumenta enormemente.
Ai tradizionali motivi di interesse, accentuati dalle devastazioni
causate dal conflitto, se ne aggiungono di nuovi.
Un ruolo importante nel rinnovato interesse per la cooperazione
internazionale è da riconoscere al ridimensionamento subito dalla
“potenza” italiana a seguito del conflitto e alla condizione di terra di
frontiera dell’Italia, accentuata dalla divisione del mondo in blocchi
contrapposti.
2
Sull’Italia come media potenza, cfr. C. M. SANTORO, La politica estera di una media potenza.
L’Italia dall’Unità ad oggi, Bologna, il Mulino, 1991.
3
TOSI, La cooperazione internazionale… cit., XI.
10
Come conseguenza della formazione dei blocchi, l’Italia ha
guardato alle organizzazioni internazionali come ambito privilegiato
in cui perseguire una politica estera più autonoma rispetto a quella
degli alleati maggiori.
Non irrilevanti, infine, nelle scelte di politica estera dell’Italia,
sono state le spinte provenienti dal partito di ispirazione cattolica al
governo, dal forte partito di opposizione che si richiamava alla
potenza capofila del blocco rivale, dalla Santa Sede
4
.
4
Ivi, XXIV.
11
I.2. INTERESSE PER L’ONU
Nell’immediato dopoguerra, l’attenzione dell’Italia si focalizza
sulla nascente Organizzazione delle Nazioni Unite
5
.
Ma, nonostante l’impegno profuso dai responsabili italiani per essere
invitati alla Conferenza di San Francisco (25 aprile-2 giugno 1945),
l’Italia non partecipa alla nascita dell’ONU e delle sue agenzie
6
.
La delusione dell’opinione pubblica e degli ambienti politici per il
mancato invito è cocente. Stizzita è la reazione della stampa
7
.
In una dichiarazione resa pubblica il giorno di inizio della
Conferenza, il Consiglio dei Ministri esprime il profondo senso di
delusione che il popolo italiano prova per l’esclusione dell’Italia
democratica da una conferenza destinata a porre le basi della pacifica
coesistenza tra le nazioni
8
.
Pur tuttavia, l’Italia rimane vivamente interessata alla Conferenza.
5
Sulla nascita dell’interesse per le Nazioni Unite, cfr. P. PASTORELLI, L’ammissione dell’Italia
all’ONU., in TOSI (a cura di), L’Italia e le organizzazioni internazionali… cit, pp. 189-200.
6
Cfr. E. DI NOLFO, La mancata ammissione dell’Italia all’ONU nel 1945-47, in TOSI (a cura di)
L’Italia e le organizzazioni internazionali… cit., pp. 181-188.
7
Per le aspettative alimentate dalla Conferenza di San Francisco e le reazioni della stampa al
mancato invito, cfr. SIOI, Italy and United Nations. Report of a Study Group set up by the SIOI.
Prepared for the Carnegie Endowment for International Peace, New York, Manhattan Publishing
Company, 1959, p. 19.
8
“La Comunità Internazionale”,I, 1946, 2, p. 305.
12
La stampa continua a discutere le questioni legali correlate alla
nascita dell’Organizzazione, con particolare interesse per le procedure
di voto in seno all’Assemblea generale e al Consiglio di Sicurezza
9
.
Al principio del 1946, la stampa italiana saluta con grandi titoli e
numerosi articoli la prima sessione dell’Assemblea generale delle
Nazioni Unite.
Non mancano, però, anche in questa occasione, espressioni di
amarezza e di risentimento per la forzata assenza dell’Italia
10
.
L’importanza della Conferenza è ben colta da Ennio Di Nolfo, che
osserva come la partecipazione ai lavori costituisca <<un elemento
discriminante rispetto alla posizione internazionale di ciascuno dei
soggetti del sistema internazionale. Partecipare ai lavori sarebbe
equivalso a ottenere il riconoscimento di aver fatto parte della
“coalizione” che aveva combattuto contro l’Asse e essere considerato
uno dei paesi “alleati”: un elemento che solo apparentemente può
apparire irrilevante. Esso infatti suggeriva e suggerisce subito una
considerazione: con gli alleati non si fanno trattati di pace, poiché si
suppone che con essi non esista uno stato di guerra>>
11
.
9
SIOI, Italy and United Nations... cit., p. 20. Cfr., inoltre, G. BALLADORE PALLIERI, L’ONU e
il diritto di veto, “Relazioni Internazionali”, X, 1946, 22, p. 5.
10
SIOI, Italy and United Nations... cit., pp. 20-21.
11
DI NOLFO, La mancata ammissione dell’Italia all’ONU nel 1945-47… cit., p. 181.
13
Nonostante la mancata partecipazione alla Conferenza, le
aspettative riposte nella nuova organizzazione non conoscono battute
d’arresto. Emblematica, a tale riguardo, è la formulazione dell’articolo
11 della Costituzione, inserito dall’Assemblea Costituente proprio per
preparare l’ingresso dell’Italia nell’ONU
12
.
La norma in parola sancisce che <<l’Italia ripudia la guerra come
strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di
risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni
di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad
un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni;
promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale
scopo>>.
La formulazione è particolarmente innovativa per l’epoca. Nel
riferimento alla disponibilità a limitare la propria sovranità è evidente
una scelta lungimirante a favore di organismi internazionali dotati di
effettivi poteri
13
.
12
Sull’articolo 11 della Costituzione, cfr. A. CASSESE, Politica estera e relazioni internazionali
nel disegno emerso alla Assemblea Costituente, in U. DE SIERVO (a cura di), Scelte della
Costituente e cultura giuridica ,II, Protagonisti e momenti del dibattito costituente, Bologna, il
Mulino, 1980.
13
L. TOSI, Momenti e problemi della presenza italiana alle Nazioni Unite (1955-1989), “La
Comunità Internazionale”, LV, 2000, 3, p. 402.
14
I.3. LA MANCATA AMMISSIONE NEL 1947
L’interesse per l’ONU raggiunge un nuovo picco nel 1947, anno
in cui l’Italia firma il Trattato di pace e può quindi proporre domanda
di ammissione all’Organizzazione
14
.
Gli obiettivi che si vogliono perseguire con l’ammissione all’ONU
sono molteplici
15
.
Un primo obiettivo è il pieno reinserimento dell’Italia nella
comunità internazionale. L’Italia si trova, infatti, nella particolare
condizione di un paese “cobelligerante” al quale, tuttavia, si applicano
delle clausole armistiziali fortemente lesive della sovranità
nazionale
16
.
Si spera inoltre di poter meglio influire, attraverso l’ONU, su
alcune questioni la cui soluzione è stata deferita dal Trattato di pace
all’Organizzazione: la nomina del Governatore del territorio libero di
Trieste e la sistemazione delle ex-colonie italiane.
Non meno importante è l’obiettivo di ottenere una revisione del
Trattato di pace, subito come un diktat.
14
Cfr. L. V. FERRARIS, Manuale della politica estera italiana 1947-1993, Bari, Laterza, 1996,
pp. 5-6, 58-62.
15
Al riguardo, cfr. TOSI, Momenti e problemi della presenza italiana alle Nazioni Unite (1955-
1989)… cit., p. 406. Si veda, inoltre, SIOI, Italy and United Nations… cit., p. 22, e DI NOLFO, La
mancata ammissione dell’Italia all’ONU nel 1947… cit., p. 185.
16
G. VEDOVATO, La politica estera italiana , “Rivista di Studi Politici Internazionali”, XLIV,
1977, 4, pp. 579-590.
15
Il 7 maggio, il governo italiano presenta domanda di ammissione
all’ONU, incoraggiato anche dal preambolo del Trattato di pace, che
manifesta l’intenzione delle potenze alleate di appoggiare le domande
che l’Italia presenterà al fine di diventare membro
dell’Organizzazione delle Nazioni Unite e per aderire ad ogni
convenzione conclusa sotto gli auspici delle Nazioni Unite.
Le speranze di una pronta ammissione vengono però frustrate dal
veto sovietico
17
. La questione rimarrà subordinata per otto anni alla
soluzione del contrasto tra Unione Sovietica, che chiede l’ammissione
in blocco di tutti i paesi che ne fanno richiesta, e Stati Uniti, che
sostengono la tesi dell’esame individuale delle candidature
18
.
Unica, magra consolazione rimane la mancata contestazione, da parte
dell’Unione Sovietica, della sussistenza, in capo all’Italia, dei requisiti
richiesti dalla Carta di San Francisco per l’ammissione all’ONU.
Dall’estate del 1947, l’interesse per le Nazioni Unite comincia il
suo lento declino.
L’orgoglio dell’Italia è stato ferito dal trattamento ricevuto dalla
sua domanda di ammissione, ed il modo con cui viene trattato il
17
Cfr. La mancata ammissione dell’Italia all’ONU, “Relazioni internazionali”, XI, 1947, 35, p.
543, p. 550. Cfr., inoltre, L’Italia ancora fuori, “Relazioni Internazionali”, XI, 1947, 41, p. 648.
18
Sui requisiti necessari per l’ammissione all’ONU di nuovi membri, cfr. B. CONFORTI, Le
Nazioni Unite, Padova, Cedam, 1986, pp. 23-39.
16
problema delle ex colonie è causa di disappunto nell’opinione
pubblica italiana
19
.
Inoltre, come osserva Patrick Gallo, <<l’incapacità del Consiglio
di Sicurezza di nominare un Governatore per Trieste sembra
rafforzare l’opinione secondo cui le Nazioni Unite [sono] incapaci di
risolvere i maggiori problemi internazionali. Infine, l’esclusione
dell’Italia dall’ONU [rafforza] la speranza di una revisione del
Trattato di pace al di fuori dell’organizzazione >>
20
.
Per riflesso, l’Italia rivolge il proprio interesse ad altre iniziative di
cooperazione internazionale, che proprio in quegli anni vanno
sviluppandosi in ambito europeo.
E’ emblematico, a questo riguardo, quanto Sergio Neri afferma in
un articolo del 1952: <<[…] non credo che la mancata ammissione
all’ONU abbia, alla luce delle presenti relazioni internazionali,
un’importanza che superi di gran lunga quella di una mera
soddisfazione morale. Il difettoso funzionamento dell’ONU ha
indirettamente provocato il sorgere di molte altre organizzazioni
internazionali, soprattutto localizzate in Europa, che tendono ad
integrare le numerose lacune delle Nazioni Unite. L’Italia è membro
19
Cfr. SIOI, Italy and United Nations... cit., p. 24 .
20
P. J. GALLO, Nazioni Unite e Italia, “Rivista di Studi Politici Internazionali”, XXXV, 1968, 2,
p. 294.
17
di queste successive intese europee, e si può dire che, ormai, i suoi
interessi più urgenti e concreti trovano una loro soluzione in queste
ultime forme organizzative. Per conseguenza non vediamo ragioni
pratiche giustificabili per insistere nella partecipazione ad un ente che
sembra destinato a paralizzarsi per progressiva atrofia […]>>
21
.
21
S. NERI, Sotto la maschera di una “questione morta”, “Rivista di Studi Politici Internazionali”,
XIX, 1952, 1-2, p. 46.