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pensiero di Freud, al punto che si è potuto definire l'isteria "madre della
psicanalisi". Tenendo conto degli sconvolgenti mutamenti che la
psicanalisi ha provocato nel campo della considerazione che l'uomo ha
di sé, in seguito alla scoperta che un inconscio incontrollabile è in grado
di determinare comportamenti che ciascuno credeva dipendenti soltanto
dalla propria volontà, al punto da incarnare, nell'opinione concorde di
tutti gli autori studiati, il punto decisivo di rottura dell'ottimistica fiducia
nelle capacità umane propria delle culture classiche e rappresentando, al
contrario, la crisi dell'uomo moderno, si è avanzata l'ipotesi che
l'immobilismo ed il rigido conservatorismo che si sono visti essere le
caratteristiche fondamentali degli studi sull'isteria possano essere
spiegati come il prodotto della volontà di non abbandonare certezze
rassicuranti per l'animo umano, e di non oltrepassare un limite al di là
del quale si intuiva che potessero prodursi conseguenze critiche per la
coscienza umana. Limitare l'isteria al solo sesso femminile significava
quindi, da parte delle classi dominanti di sesso maschile, impedire il
disvelarsi delle traumatiche verità che tale patologia portava con sé,
intendendole in questo modo come nient'altro che un'ulteriore prova
della manifesta inferiorità della donna rispetto all'uomo. Fare dell'isteria
una patologia tipicamente femminile, anzi, la patologia femminile per
eccellenza rispondeva al duplice scopo di tranquillizzare la coscienza e
confermare la fiducia nelle capacità umane per l'egemone società
maschile, e di riconfermare le teorie sull'inferiorità fisica e psichica della
donna. Di conseguenza, le analisi mediche di casi di isteria si
configuravano non come un dialogo tra medico e paziente, o come
un'indagine durante la quale il medico sollecitava la paziente a
descrivere i propri sintomi, ma come un'imposizione inappellabile del
sapere del medico ad una paziente mantenuta nella totale incapacità di
parola, al punto che la storia degli studi sull'isteria può essere riassunta
nella metafora di un discorso continuamente negato e represso; e la
conferma di ciò risiede nella constatazione che Sigmund Freud fu in
grado di elaborare le proprie rivoluzionarie teorie partendo
dall'elaborazione di quanto narratogli dalle pazienti isteriche, dopo avere
ceduto loro completamente la parola, limitandosi al solo ruolo di
ascoltatore. Utilizzando questa ipotesi come chiave di lettura, si sono
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quindi esaminate le varie teorie riguardo alla genesi e all'eziologia
dell'isteria, a partire dall'antichità classica; includendovi anche un'analisi
della descrizione della Pizia profetizzante nell'oracolo di Delfi,
descrizione a proposito della quale la studiosa G. Sissa ha illustrato le
significative somiglianze con le immagini delle malate d'isteria. Inoltre,
si è trattato anche delle modificazioni del modo di intendere la
differenza tra i due sessi, illustrando come, nelle società anteriori al
XVII secolo, fosse in vigore una visione della differenza sessuale
secondo la quale gli organi genitali della donna non erano per nulla
differenti da quelli dell'uomo, ma erano soltanto posti, non essendo
pervenuti allo stadio completo di sviluppo, in posizione rovesciata; e
come la differenza tra l'uomo e la donna fosse quindi basata su una
contrapposizione non tra due modelli di corpo ben distinti, ma tra due
realizzazioni dello stesso modello: l'una, la donna, incompleta ed
imperfetta, l'altra, l'uomo, completa e perfetta. Si è successivamente
presa in esame la società medievale, nella quale la condizione femminile
si aggrava per effetto del sommarsi di nuovi pregiudizi prodotti dalla
mentalità dei chierici, ora detentori di ogni forma di cultura, a quelli
propri della cultura classica; in questo modo, la donna sarà vista come
essere inferiore non più solamente nel corpo ma anche nell'anima,
venendo di conseguenza considerata estremamente pericolosa in quanto
facilmente soggetta a possessione demoniaca, seguendo una linea di
pensiero che aprirà la porta alle persecuzioni contro le streghe. In
seguito si è presa in considerazione l'età dell'Illuminismo, che vede la
sostituzione delle certezze su base religiosa con nuove certezze di
carattere scientifico. In questo ambito culturale, il corpo e le leggi che lo
governano assumeranno un'importanza mai conosciuta prima:
l'elemento biologico verrà infatti inteso come in grado di determinare
anche i comportamenti morali, e di conseguenza considerato
fondamento delle norme sociali. A questo periodo risale inoltre la
caduta del modello di differenza sessuale basato su una differenza
gerarchica tra due diversi stadi di evoluzione degli stessi organi, e
l'introduzione dell'idea dell'esistenza di due sessi radicalmente
contrapposti e incomparabilmente diversi. Dalla considerazione di tali
mutamenti sarebbe legittimo attendersi un miglioramento della
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considerazione della donna, tuttavia, tale aspettativa viene smentita:
proprio dall'analisi del corpo femminile, ora inteso come completamente
dissimile da quello maschile, verranno tratti nuovi elementi ostili ad una
possibile evoluzione della condizione delle donne nella società. Nel
corpo della donna verranno infatti trovati i segni della sua irrimediabile
imperfezione e debolezza, intesa come predisposizione ad ogni forma di
infermità fisica e mentale. Nel nuovo mondo della differenza
incolmabile tra i due sessi, sarà l'utero, in quanto organo principale e più
caratteristico della donna, a diventare il cardine del discorso riguardante
le innumerevoli malattie che alla donna verranno attribuite, e
conseguentemente, in questa prospettiva utero - centrica, l'isteria, che
ancora veniva fatta derivare da anomalie della matrice, verrà considerata
la patologia muliebre per eccellenza. Attraverso la grande attenzione
riservata alla donna, ora vista come dotata di una struttura biologica
autonoma, differenziata da quella maschile, la medicina potrà costruire
un modello completo e ben definito dell'essere di sesso femminile, con
specifiche descrizioni dei suoi caratteri biologici, morali, e delle
malattie che gli sono proprie; e da tale modello verranno tratte le rigide
norme volte a regolamentare il ruolo della donna nella nuova società che
si andava formando. Si è analizzata in seguito l'età del Positivismo e la
figura centrale del medico Jean - Martin Charcot, al quale gli studi
psichiatrici più recenti riconoscono grandi pregi, consistenti nell'avere
definitivamente allontanato la psichiatria dalla demonologia, e nell'avere
riconosciuto che l'isteria non è un insieme di sintomi disordinati, ma che
è dotata di leggi ben precise che possono essere descritte
scientificamente; ma anche gravi errori, il principale dei quali è
costituito dall'avere fatto un uso indiscriminato del potere che la
posizione di medico gli offriva su pazienti inermi, esponendo senza
riserve le pazienti in pubblico nel corso delle lezioni provocando e
facendo scomparire a proprio piacimento gli attacchi convulsivi, il tutto
per dimostrare agli occhi degli spettatori la propria abilità. Infine, si è
presa in esame l'evoluzione del pensiero di Sigmund Freud, insistendo
in particolare sulla fondamentale innovazione rappresentata, come si è
accennato, dal prestare orecchio al discorso della pazienti isteriche,
realizzando un mutamento di prospettiva rispetto alla psichiatria
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tradizionale che ha aperto la porta alla scoperta dell'inconscio; per
illustrare tale processo si è quindi data una descrizione riassuntiva dei
due più importanti casi di isteria trattati da Freud, ovvero i casi
riguardanti le pazienti note come Anna O. e Dora; successivamente, si
sono descritti i radicali mutamenti che, come si è accennato in
precedenza, le scoperte freudiane hanno apportato nella coscienza
dell'uomo moderno, specificando quindi in quale senso debba intendersi
la definizione di "ferita narcisistica" per l'uomo che lo stesso Freud
attribuì alla psicanalisi. Inoltre, si sono esposte le critiche rivolte, negli
ultimi tempi, dalle analiste donne al pensiero di Freud ed in particolare
al modo in cui egli ha condotto la terapia di Dora; critiche il cui senso
ultimo è quello di rimproverare a Freud di non essersi reso conto del
significato profondo dell'isteria, consistente, nell'opinione delle autrici
studiate, nell'unica forma di ribellione permessa alla donna in una
società che tentava di definire e di condizionare ogni minimo aspetto
della sua esistenza, non soltanto nell'esteriorità dei ruoli sociali ma
anche nel chiuso dell'interiorità individuale. La prima parte di questo
lavoro, dedicata allo studio dell'isteria nella donna, è conclusa
dall'esame di un articolo medico datato 1911, opera dell'insigne
psichiatra L. Bianchi, che permette di dare conto dello stato della
psichiatria italiana nei primi anni del novecento, e dell'accoglienza
riservata alle teorie freudiane. La seconda parte è stata dedicata
all'analisi degli studi sull'isteria nell'uomo, studi che conobbero un
vistoso incremento a partire dal periodo della prima guerra mondiale.
Con la Grande Guerra, infatti, portatrice di novità inaudite sia sul piano
dei mezzi tecnologici impiegati, quanto sul piano dell'organizzazione e
della gestione da parte dello Stato della realtà di guerra, le condizioni di
vita, sia fisica che mentale, dei soldati al fronte subirono tanti e tali
mutamenti da provocare come diretta conseguenza un aumento a dir
poco impressionante, se confrontato con le precedenti esperienze
belliche, dei casi di malattia mentale, in particolare per quanto concerne
le forme isteriche. L'ambiente medico si trovò, conseguentemente,
nell'impossibilità di perseverare nel proprio tradizionale atteggiamento
di negazione dell'esistenza dell'isteria maschile; dando quindi vita ad
una situazione che provocò, come si può facilmente comprendere, forti
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incertezze e contrasti; aggravati dal fatto che la retorica bellicista che
permeava la società rendeva inammissibile un'eventuale denuncia delle
responsabilità dirette della guerra nello sviluppo di patologie mentali.
La maggior parte degli psichiatri fece quindi ricorso, per spiegare
l'eziologia dell'isteria nei soldati, alla categoria della degenerazione
costituzionale congenita, considerando cioè coloro che avevano
sviluppato una patologia mentale nell'ambiente bellico come dei malati
costituzionali affetti da tare ereditarie che si sarebbero comunque
rivelate anche nel corso dell'ordinaria vita civile; tale considerazione
permetteva infatti di escludere qualunque responsabilità diretta della
guerra, che aveva soltanto accelerato un processo in ogni modo
inevitabile, e di allontanare nuovamente dall'uomo, ora specificato come
uomo "sano" e "normale", lo spettro dell'isteria, riconfermandola come
propria soltanto degli organismi inferiori fisicamente e psichicamente,
come la donna ed il degenerato congenito. Anche se vi furono psichiatri
che dimostrarono una maggiore apertura verso le teorie più innovatrici,
ivi compresa quella freudiana, i sostenitori delle teorie
costituzionalistiche rappresentarono sempre la maggioranza; e nei
paragrafi seguenti si è dato conto del dibattito tra psichiatri innovatori e
conservatori che, sulle pagine delle principali riviste, attraversò la
psichiatria italiana del primo novecento, concludendosi con la
prevedibile vittoria delle teorie tradizionali, al punto che le ricerche
storiche più recenti ritengono che dall'analisi di tale situazione si possa
trarre un bilancio essenzialmente negativo; ovvero che il periodo della
prima guerra mondiale abbia rappresentato il fallimento della
possibilità, pur esistente dato il grande fermento di iniziative e di
ricerche, dell'avvio di significativi sviluppi ed innovazioni nell'ambito
della psichiatria, costituendo, al contrario, un momento di regresso ed
un ostacolo verso la successiva evoluzione e sistematizzazione degli
studi psichiatrici e psicanalitici.
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Si può quindi comprendere, infine, come il percorso della ricerca abbia
confermato il presupposto iniziale dell'esistenza di un atteggiamento di
reticenza, in una società tradizionalmente caratterizzata dall'egemonia
degli individui di sesso maschile, nei confronti del riconoscimento
dell'isteria nell'uomo, e dei continui tentativi di limitare tale patologia al
sesso femminile, da sempre escluso dai ruoli di maggiore prestigio
sociale, o ad altri soggetti che potevano comunque essere definiti come
inferiori in virtù della loro stessa natura. Nel corso di questo lavoro,
infine, si sono utilizzati quali testi fondamentali di riferimento la Storia
della psichiatria di G. Zilboorg per una visione generale dell'evoluzione
della psichiatria, i testi La femme et les medecins di Y. Knibiehler e C.
Fouquet e Vapeurs des femmes di J. Livi riguardo ai problemi relativi al
rapporto tra la medicina e il corpo femminile e all'isteria femminile, la
Storia della psicoanalisi di S. Vegetti Finzi e La questione isterica di A.
Turolla riguardo all'analisi delle teoria freudiane e al rapporto tra l'isteria
e la nascita della psicanalisi, ed inoltre il testo L'officina della guerra di
A. Gibelli e gli articoli Delirio, smemoratezza e fuga e Predisposizione,
emozione o commozione? Natura e terapia delle neuropsicosi di guerra
(1915 - 1918) di B. Bianchi per quanto concerne l'esame dello stato
della psichiatria e delle varie teorie sull'eziologia delle nevrosi belliche
nel periodo della prima guerra mondiale.