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Il primo capitolo riguarda la ‘Messa in pagina’ del quotidiano e la rilevanza
giornalistica posta alle notizie di maggiore importanza.
Viene sottolineata inoltre, la quantità di articoli presenti per ogni mese e gli eventuali
cambiamenti riservati all’argomento con il passare degli anni.
Per quanto riguarda il secondo capitolo ho pensato di suddividere i vari argomenti
incontrati durante la mia ricerca.
Ho fatto una scelta e ho organizzato il capitolo in otto macrotemi principali suddivisi
in eventuali microtemi.
Il capitolo propone un’analisi dei temi che ho scelto in riferimento alle vicende
principali e ai soggetti coinvolti in questo conflitto; dal governo americano e
britannico, all’attentato di Nasiriya.
Il terzo capitolo riguarda il corredo grafico che caratterizza il New York Times in
relazione agli articoli sul dopoguerra in Iraq.
Ho messo in evidenza la quantità di fotografie presenti per ogni mese in prima pagina
e nelle pagine interne, inoltre ho cercato di descrivere le caratteristiche e i soggetti più
frequenti nelle immagini.
Il quarto capitolo riguarda gli autori, coloro che hanno raccontato il conflitto giorno
dopo giorno.
Tra di loro troviamo anche gli inviati, figure simbolo del giornalismo di guerra, i
narratori e i temerari. presenti in ogni conflitto.
Essi cercano di trasferire su parole le loro stesse sensazioni, dando la possibilità al
lettore di immedesimarsi nella vita al fronte.
Ho evidenziato le figure dei principali giornalisti de ‘The New York Times’,
considerando il loro emergere tra i tanti altri per il totale di articoli realizzati.
Ho realizzato due appendici. Nella prima ho riassunto la storia de ‘The New York
Times’, dando rilievo alle date più importanti legate alle vicende che hanno portato
cambiamenti stilistici o che hanno contribuito alla rilevante fama giornalistica del
suddetto quotidiano.
Infine, nella seconda appendice troviamo il corpus dei dati che hanno permesso la
realizzazione della mia interpretazione.
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1- Messa in pagina
________________________________________________________
Sapete benissimo che essere
in prima pagina oppure in trentesima
dipende solo dal fatto che la stampa
abbia paura di te.
E’ tutto qui.
(Richard Nixon)
La mia ricerca nasce dalla curiosità di verificare la copertura che il principale
quotidiano americano ha riservato al dopoguerra iracheno.
Ho ritenuto che fosse molto interessante analizzare le notizie relative al conflitto
proposte dal quotidiano leader nel mondo o per lo meno più importante tra quelli del
panorama giornalistico americano.
Il New York Times è stato fondato nel 1851 da Henry J. Raymond, George Jones e
Edward B. Wesley. In contrasto con gli altri giornali ‘a effetto’ , quali ‘the Sun’ e ‘New
York Herald’, si presentò subito come un giornale obiettivo e completo. Spesso in
polemica col potere presidenziale, affiancò generalmente la Casa Bianca nei momenti
difficili. Dopo la II guerra mondiale Truman e Eisenhower trovarono nel quotidiano
un supporto e un incoraggiamento nel proseguire la guerra fredda e a diffidare delle
strategie distensive.
Con gli anni sessanta il New York Times recuperò il senso di polemica col potere,
soprattutto in relazione al conflitto del Vietnam.
Nel 2004 il quotidiano aveva una tiratura media di 1.124.700 copie nei giorni lavorativi
e 1.669.700 la domenica.
Premetto che durante la mia analisi non ho mai incontrato un giorno in cui il New
York Times non riportasse notizie del conflitto iracheno.
Questo ci porta a capire l’importanza che questa guerra ha avuto nell’opinione
pubblica americana e nella politica di questo paese.
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Ho analizzato tutti gli articoli che avessero una relazione con il dopoguerra, anche se
si trattava di relazione indiretta.
Per esempio ho seguito le vicende dell’Onu, una presenza tanto voluta da Bush, dai
suoi alleati e dai paesi europei che vedevano nella presenza delle Nazioni Unite un
tacito consenso per la loro partecipazione.
Pur non essendo un argomento strettamente centrale nello sviluppo dei
combattimenti, l’Onu è in ogni caso parte integrante delle tante realtà che fanno da
cornice al dopoguerra iracheno.
In relazione alla questione Nazioni Unite troviamo anche articoli che riguardano la
spaccatura nel consiglio di sicurezza creata da Francia e Germania, due nazioni che
più volte hanno messo in discussione gli Stati Uniti e la Gran Bretagna.
Tante altre situazioni possono essere considerate uno sfondo nel voler raccontare le
caratteristiche strettamente belliche del conflitto, ma ho ritenuto che fosse
interessante considerare una visione a tutto tondo per poter creare un’immagine
globale del conflitto e delle circostanze che da esso scaturiscono.
Possiamo prendere come esempio anche tutte le critiche che ripetutamente sono state
mosse all’intelligence americana e britannica, accusate di aver tratto errate conclusioni
sulla questione ‘armi illecite’ e le continue discussioni sui resoconti della CIA.
Possiamo considerare argomento con relazione indiretta anche il caso Kelly in Gran
Bretagna, in quanto l’intera vicenda ha ricevuto tanta attenzione proprio perché
collegata alla questione armi illecite presenti in Iraq.
La richiesta di conferme e di ammissioni di colpe caratterizza le vicende delle
amministrazioni americana e britannica, dalle quali emergono due leader forti e
carismatici che non hanno mai esitato a mostrare un ottimismo a volte sfacciatamente
fasullo e una convinzione al proseguimento del conflitto, senza tenere conto delle
opposizioni e senza mai dare segni di cedimento di fronte alle continue critiche a loro
mosse da alcune amministrazioni estere e da una larga fetta dell’opinione pubblica
mondiale.
Inoltre, dobbiamo affermare che è stato dato un notevole spazio anche alle tesi
sostenute da Blair e Bush e alle motivazioni che hanno permesso loro di controbattere
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e giustificare le loro mosse davanti alle continue pressioni da parte di molti paesi
contrari al conflitto e anche dai cittadini dei loro stessi stati, che spesso hanno
mostrato sdegno e contrarietà riguardo alle azioni militari in Iraq.
Possiamo quindi affermare che anche la legittimazione del conflitto ha avuto un
ampio spazio nelle pagine del quotidiano americano.
Dobbiamo quindi sottolineare che la quantità di articoli presenti può far capire
l’importanza data dal quotidiano al conflitto iracheno ponendo rilievo anche a notizie
che sembrano di minore importanza.
E’ ben visibile che il conflitto iracheno ha ricevuto un’ampia copertura mediale, a
differenza di quello che è successo nel caso della guerra del Vietnam o della I guerra
del Golfo.
Il New York Times ha fornito un’immagine a tutto tondo del conflitto dando
quotidianamente spazio alla guerra irachena, molto spesso in prima pagina, senza mai
disertare anche su quegli argomenti considerati scomodi o poco centrali nelle vicende
dal punto di vista del lettore.
Tra i primi possiamo citare la vicenda degli abusi di Abu Ghraib che ha senz’altro
macchiato l’onore degli Stati Uniti e la visione eroica dell’esercito nazionale
americano, tra i secondi possiamo menzionare i continui botta e risposta dei vari
leader politici.
Gli articoli che riguardano la guerra in Iraq e ogni vicenda che fa da cornice a questo
conflitto, vengono sempre inseriti nella sezione “International”.
In questa parte del giornale sono presenti le notizie che riguardano le vicende estere,
può essere considerata quindi come la sezione ‘estero’ presente nei nostri quotidiani.
L’’International’ è la prima parte del giornale, denominata per questo parte A.
Generalmente questa sezione non supera mai le 30 pagine.
Spesso il conflitto iracheno viene posto tra le ultime pagine della sezione A al confine
con la seguente sezione ‘National’, quasi a volerne sottolineare l’importanza e
l’influenza che può avere nelle vicende interne del paese.
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Volendo citare dei riferimenti all’Iraq in altre sezioni del quotidiano, nel “National” –
sezione B-, troviamo i discorsi di Kerry e Bush relativi alla campagna elettorale del
2004 durante la quale il conflitto iracheno è stato spesso citato, sia dal presidente per
dimostrare la legittimità delle sue decisioni e sia dal suo avversario per screditare la
nuova candidatura di Bush.
Nel primo mese del dopoguerra non è presente un argomento che emerge rispetto agli
altri.
Nelle prime pagine del quotidiano sono presenti molti aspetti del dopoguerra; dalle
vicende del governo Bush alla questione dei curdi desiderosi di una loro indipendenza,
dai continui saccheggi, alla ricerca di Saddam Hussein.
Il mese con più articoli in prima pagina è settembre con 43, seguito da ottobre con 40.
Possiamo affermare che in questi due mesi non c’è un avvenimento di notevole
rilevanza che risalta rispetto alle altre notizie.
Le prime pagine di settembre affrontano molteplici argomenti che vanno dalla forte
tensione diffusa tra le truppe americane, alla richiesta di 87 miliardi di dollari avanzata
da Bush al senato per la missione di ricostruzione dell’Iraq e dell’ Afghanistan.
Questa cifra ha suscitato molte polemiche da parte dei democratici e anche una
minima preoccupazione nella popolazione americana.
Gli articoli di apertura del primo mese del dopoguerra affrontano varie tematiche
relative al conflitto; i vari bombardamenti e gli attentati, la nomina di Paul Bremer III
come inviato USA in Iraq e le prime affermazioni sulla volontà di creare un’assemblea
nazionale.
Possiamo porre l’attenzione sull’articolo del 2 maggio nel quale si riporta la notizia
della dichiarazione del presidente Bush riguardo la fine dei maggiori bombardamenti
in Iraq e di un passo avanti nella lotta contro il terrorismo.
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Titolo d’apertura anche per la notizia dell’attentato al quartier generale delle Nazioni
Unite avvenuto il 19 agosto a Baghdad nel quale persero la vita ventidue persone tra
cui il rappresentante speciale Sergio Vieira de Mello.
Questo momento segna l’allontanamento dell’Onu dal conflitto e la crescita dello
scetticismo di Kofi Annan riguardo ad un ritorno in Iraq.
Il mese con più articoli di apertura è ottobre con 19, seguito da novembre con 14.
In questi due mesi viene dato maggior rilievo alle questioni governative e ai
combattimenti.
Il 13 novembre viene riportata in prima pagina la notizia dell’attentato alla base
militare italiana “Animal House”, ma non è il titolo di apertura del giorno che invece
riguarda la necessità di velocizzare il processo elettorale del paese.
Solo 10 titoli di apertura nel mese di dicembre durante il quale è avvenuta la cattura di
Saddam Hussein.
Il rais viene ‘scovato’ nel suo bunker a Tikrit il 15 dicembre e il giorno successivo il
presidente Bush informa l’America che il “torturer” è stato catturato ma questo non
metterà fine alla missione americana in Iraq.
Il 16 dicembre il presidente dichiara anche la sua candidatura alle elezioni del 2004.
Entrambe le notizie -cattura e discorso del presidente- sono titoli d’apertura.
Titolo d’apertura anche per la morte dei figli di Saddam Hussein, Uday e Qusay uccisi
il 23 luglio a Mosul .
Nel 2004 gli articoli presenti in prima pagina che riguardano il dopoguerra in Iraq
sono 401.
Il mese che ha mostrato più notizie dell’Iraq in prima pagina è maggio con 67 articoli,
seguito da aprile con 49.
Il 2 marzo più di 140 sciiti rimangono uccisi in attacchi suicidi coordinati in diverse
città, Karbala e Baghdad.
L’8 marzo viene firmata la costituzione transitoria.
Entrambe le notizie vengono riportate in prima pagina.
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Ad aprile inizia l’arrestabile ascesa del leader sciita Moqtada al-Sadr che vede come
scenario la città santa di Najaf.
Al-Sadr è il capo di una sanguinosa rivolta contro le truppe Usa.
In questo mese ha inizio anche l’incessante ondata di rapimenti che ha colpito
cittadini di diversi paesi e ha toccato emotivamente tutto il mondo facendo emergere
la crudeltà dei ribelli.
Molti articoli di questo mese affrontano queste tematiche.
Il primato del mese di maggio riguardo agli articoli presenti in prima pagina, è legato
allo scandalo degli abusi di Abu Ghraib.
A questo argomento sono dedicati più di 100 articoli tra prima pagina e pagine
interne.
Più della metà dei titoli riguardanti le notizie degli abusi vengono collocati in prima
pagina.
Questo sottolinea lo scalpore e il tumulto portato dalle torture sui detenuti iracheni e
volendo può dimostrare anche che il New York Times ha voluto informare
scrupolosamente i suoi lettori riguardo a questa vicenda.
Il 2 luglio viene dato rilievo anche alla notizia della prima apparizione di Saddam
Hussein in un’aula di giustizia.
Il totale degli articoli di apertura per l’anno 2004 è 141.
Tra le principali notizie troviamo il trasferimento formale della sovranità nazionale
dalla coalizione guidata dagli Usa al governo di transizione iracheno, avvenuto il 28
giugno.
Il nuovo premier ad interim è Iyad Allawi.
Il 28 agosto la milizia di A-Sadr lascia la città di Najaf dopo giorni di violenti
combattimenti.
Il 2 ottobre le forze americane riescono a prendere il controllo della città di Samarra.
Nel mese di novembre molte volte la notizia principale riguarda i combattimenti per la
presa di Falluja.
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Le difficoltà incontrate durante la conquista di questa città portano talvolta a
riferimenti con la guerra combattuta in Vietnam e al grande sforzo dei soldati
americani.
Il 24 dicembre alcuni residenti tornano a Falluja.
Lo scenario che trovano provoca in loro delusione e tristezza perché la loro città è un
cumulo di macerie.
10.000 dollari vengono offerti a chi ha perso la casa durante i bombardamenti.
Il totale degli articoli che nell’anno 2005 sono comparsi in prima pagina è 81.
Il tema principale dei tre mesi del 2005 che ho analizzato è senza dubbio quello delle
elezioni avvenute il 30 gennaio.
Il 57% degli iracheni si reca alle urne nonostante la dura campagna di terrore dei
sunniti
Ad inizio anno vengono uccisi il governatore e il capo della polizia di Baghdad.
Il 15 gennaio troviamo ancora in prima pagina una notizia che riguarda lo scandalo di
Abu Ghraib.
Le vicende avvenute nel carcere iracheno hanno fatto da protagoniste tra le pagine del
New York Times fino alla fine del periodo che ho analizzato.
Un altro argomento che può essere considerato di rilievo è la vicenda Sgrena-Calipari.
Il rilascio di Giuliana Sgrena viene pubblicato in prima pagina ed è il titolo di apertura
del 5 marzo 2005.
L’uccisione di Calipari da parte dei soldati americani è un argomento al quale il New
York Times ha riservato uno spazio sufficiente, anche se non sempre in articoli a sé.
Anche in questo anno troviamo in prima pagina argomenti di ogni genere, dalle fughe
al di là dei confini con oggetti di valore, ai vari attacchi sparsi per tutto il paese.
Il totale degli articoli di apertura nell’anno 2005 è 31.
Anche tra questi articoli che rappresentano le notizie quotidiane di maggiore rilievo
troviamo le elezioni e l’attesa dello spoglio dei voti.
Quello che senza dubbio emerge da questa analisi è l’ampia copertura che il giornale
ha riservato a questo argomento e ai suoi contorni.
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E’ ben visibile la notevole presenza del conflitto nelle prime pagine del quotidiano
molto spesso con uno o due articoli, fino ad arrivare persino a cinque nel giorno della
cattura di saddam Hussein.
Articoli 2003
MESE Totale
articoli
Di cui
articoli in
prima
pagina
% articoli
in prima
pagina
Di cui
articoli
apertura
% articoli
apertura
MAGGIO 135 38 28% 12 32%
GIUGNO 93 25 27% 7 28%
LUGLIO 107 37 35% 8 22%
AGOSTO 88 29 33% 7 24%
SETTEMBRE 109 43 39% 13 30%
OTTOBRE 110 40 36% 19 48%
NOVEMBRE 98 39 40% 14 36%
DICEMBRE 108 30 28% 10 33%
Totale complessivo 848 281 33% 90 32%
Osservando la tabella possiamo affermare che il numero degli articoli non scende mai
sotto i 90.
Soltanto ad agosto si arriva ad 88 ma obiettivamente anche questa cifra può essere
considerata di rilievo.
Osservando le percentuali possiamo vedere che in media la presenza degli articoli in
prima pagina sul dopo conflitto iracheno è del 37%.
Dovremmo anche considerare che la grandezza del quotidiano è diversa dalla maggior
parte dei nostri, trattandosi di un formato A3 che quindi può contenere molte più
notizie in prima pagina e spesso può riportarvi gran parte del corpo dell’articolo.
11
Scende al 31% la media della presenza dei titoli di apertura che solo ad ottobre
arrivano a 19.
In questo mese non ci sono avvenimenti di rilievo tranne l’approvazione della nuova
risoluzione da parte del consiglio di sicurezza.
Gli articoli riguardano i vari scontri avvenuti nel paese e le dichiarazioni del presidente
Bush riguardo a decisioni prese o a sue considerazioni in merito a vari argomenti.
Quarto posto con 108 articoli per il mese di dicembre nel quale è avvenuta la cattura
di Saddam Hussein.
In questo ultimo mese dell’anno troviamo anche una delle percentuali più basse
riguardo alla presenza dei titoli in prima pagina.
Al contrario la percentuale che riguarda i titoli di apertura supera di due punti la media
annuale.
Articoli 2004
MESE Totale
articoli
Di cui
articoli in
prima
pagina
% articoli
in prima
pagina
Di cui
articoli
apertura
% articoli
apertura
GENNAIO 86 26 30% 8 31%
FEBBRAIO 67 26 39% 7 27%
MARZO 67 26 39% 7 27%
APRILE 120 49 41% 18 37%
MAGGIO 183 67 37% 24 36%
GIUGNO 87 37 43% 15 41%
LUGLIO 110 27 25% 8 30%
AGOSTO 59 33 56% 15 45%
SETTEMBRE 63 21 33% 9 43%
OTTOBRE 65 36 55% 11 31%
NOVEMBRE 65 35 54% 11 31%
DICEMBRE 47 18 38% 8 44%
Totale complessivo 1019 401 39% 141 35%
12
Osservando la tabella notiamo che si passa da un totale di 183 del mese di maggio ad
un 47 del mese di dicembre.
Possiamo quindi affermare l’evidenza di un lieve calo della presenza dell’argomento
nelle prime pagine del quotidiano.
La media della presenza degli articoli in prima pagina è del 41%.
Il mese di agosto con soli 59 articoli supera questa media portando alla conclusione
che molti degli articoli di questo mese riguardanti il conflitto iracheno, sono stati
riportati in prima pagina.
Questo vale anche per i mesi di dicembre, febbraio e marzo.
Questo può significare una volontà del quotidiano di far rimanere alta l’attenzione
sulle tematiche di questo conflitto anche per i mesi dove non sia presente un fatto di
rilievo.
La media della presenza di articoli di apertura è del 35%.
Anche l’ultimo mese dell’anno ha una percentuale di articoli di apertura molto alta
rispetto ai suoi 47 articoli di prima pagina.
Resta in media il 36% del mese di maggio che pur avendo il massimo totale di articoli
con 183, rimane presente in prima pagina senza spiccare rispetto agli altri.
La minore presenza dei titoli di apertura è riscontrabile nei mesi di febbraio, marzo e
dicembre che comunque superano la percentuale media degli articoli di apertura
presenti.
La percentuale più alta è relativa ad agosto. Nonostante questo mese presenti un
totale di articoli che è quasi il più basso dell’anno, la maggior parte di essi vengono
pubblicati in prima pagina e come titoli di apertura.
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Articoli 2005
MESE Totale
articoli
Di cui
articoli in
prima
pagina
% articoli
in prima
pagina
Di cui
articoli
apertura
% articoli
apertura
GENNAIO 72 41 57% 17 41%
FEBBRAIO 41 18 44% 8 44%
MARZO 58 22 38% 6 27%
Totale complessivo 171 81 47% 31 38%
Osservando la tabella possiamo affermare che col tempo è presente una lieve
diminuzione del numero di articoli per mese.
Il mese di gennaio supera il totale di articoli di alcuni mesi del 2004.
Anche il mese di marzo supera dicembre 2004.
Il mese dove il tema della guerra in Iraq è più presente in assoluto è quello di maggio
2004 quando esplose il caso Abu Ghraib, seguito dal maggio dell’anno precedente.
L’argomento resta quindi parte integrante nell’impaginazione del giornale, anche se
mostra un lieve calo evidente dall’ultimo periodo del 2004..
Facendo riferimento alle percentuali relative alla prima pagina si può notare che la
presenza del dopoguerra iracheno rimane comunque in media con gli altri anni, ad
eccezione degli ultimi due mesi presi in considerazione nella mia analisi.
Potremmo ipotizzare che nei mesi durante i quali siano avvenuti fatti importanti sia in
Iraq, sia nelle vicende interne ricollegabili al conflitto, il totale degli articoli sia
maggiore.
Invece ho notato che anche senza la presenza di notizie di forte rilevanza, il conflitto
in Iraq è sempre molto presente nelle pagine del New York Times.
Per il periodo che ho analizzato, febbraio 2005 è il mese con meno articoli, anche se il
44% di essi sono in prima pagina con una media alta anche di titoli di apertura.
14
Anche gli ultimi mesi del 2004 presentano una quantità minore di articoli rispetto ai
periodi precedenti.
Questo mostra una lieve diminuzione nel tempo della presenza di articoli relativi al
dopo conflitto in Iraq, ma non un calo di titoli di prima pagina.
I mesi che hanno un numero sostanzialmente basso di articoli, evidenziano una
notevole presenza di titoli di prima pagina.
Sembra che il New York Times abbia deciso di non fare scendere la media della
presenza dell’argomento nei titoli di prima pagina.
Questo dimostra un tentativo del quotidiano di voler far rimanere alta l’attenzione dei
lettori nei confronti dell’argomento, anche in caso di assenza di vicende di notevole
importanza sia in ambito interno sia in quello internazionale.