L'ultimo discorso qui analizzato sarà quello seguito al
giuramento del 20 gennaio 2009 pronunciato sulla scia della
celebre frase “a new birth of freedom” contenuta nel discorso di
Gettysburg di Abraham Lincoln, in cui il sedicesimo Presidente
degli Stati Uniti esprimeva la sua speranza che il sacrificio di chi
morì per la nazione potesse guidare la stessa ad una rinascita, e
“theme” ufficiale dell'Inauguration Day di Obama scelto dai
membri del “Joint Congressional Committee on Inaugural
Ceremonies”. In onore del suo predecessore, qui Obama ribadisce
gli ideali di rinnovamento, continuità, unità nazionale, sacrificio
condiviso e sprona il popolo americano ad un nuovo senso di
responsabilità per rispondere alle sfide che gli Stati Uniti stanno
affrontando, sia interne che esterne.
Nel primo capitolo mi soffermo ad indicare i presupposti
teorici che ho preso a modello per analizzare i discorsi di Obama e
a spiegare quali sono le caratteristiche principali proprie del
discorso in generale e di quello inaugurale in particolare.
Nel secondo capitolo tratto la questione della diversità
razziale che negli Stati Uniti d'America è sempre stata oggetto di
attenzione sin dalla Proclamazione d'Indipendenza, evidenziando
come il tema razziale sia stato, in maniera più implicita che
esplicita, protagonista della campagna elettorale nella sua
interezza.
Nel terzo capitolo, infine, analizzando i tre discorsi scelti,
quello di Philadelphia del marzo 2008, quello di Chicago seguito
alla vittoria elettorale e quello d'insediamento, mostro come il
politico afroamericano li abbia impostati facendo ricorso a valori
tradizionali e ad un “passato comune” rievocando i padri fondatori
e il suo grande ispiratore Abraham Lincoln.
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Capitolo 1 – Il discorso politico in campagna
elettorale
Secondo Harold Lasswell il linguaggio della politica è il linguaggio
del potere, il linguaggio della decisione. Fare politica in questo
senso “è un esercizio di persuasione, è una negoziazione verbale,
un’interazione di natura contrattuale dove può determinarsi
cooperazione oppure competizione” (Lasswell: 1979).
Nelle moderne società democratiche la politica è
persuasione e la persuasione è condotta, in modo predominante,
attraverso il linguaggio. La comunicazione è una variabile
fondamentale non solo in campagna elettorale, ma anche nel
funzionamento quotidiano del sistema istituzionale e nelle
dinamiche della rappresentanza politica.
Oggi occorre constatare che ogni processo politico esiste e
funziona anche, talvolta soprattutto, come fenomeno
comunicativo, supportato da una pluralità di mezzi, formati,
ambienti discorsivi, ciascuno dei quali ha una sua specificità e
logiche operative che non si possono ignorare, e che infatti gli
attori politici tengono solitamente in massima considerazione.
In questa sede ci focalizzeremo su alcuni presupposti teorici
che consentono di analizzare il discorso politico, con particolare
attenzione al contesto della campagna elettorale per la nomination
e per le presidenziali americane ed al discorso inaugurale che di
tale campagna costituisce il punto d'arrivo e alle peculiarità che li
rendono simili in alcuni aspetti e totalmente differenti in altri.
Individueremo le strutture e le finalità dei discorsi politici in
generale e poi ci soffermeremo su quelle del discorso inaugurale,
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per concentrare l'attenzione su quegli aspetti rilevanti al fine di
accomunare i discorsi del Presidente Obama a quelli dei grandi
statisti americani del passato.
1.1 L'analisi del discorso
L'analisi del discorso è una disciplina che concerne molteplici
campi di studio: dalla linguistica alla filosofia passando per
l'antropologia. Questo fa sì che una precisa definizione di
“discorso” o di “analisi del discorso” sia difficile da trovarsi anche
per gli stessi studiosi di linguistica. Al di là delle differenze, la
maggior parte delle definizioni di discorso mette in relazione
concetti di significato, contesto e comunicazione.
L'analisi del discorso2 fornisce una struttura teorica per
spiegare come un testo, nella sua interezza, riesce a trasmettere
un messaggio, soprattutto nel dialogo tra autore e lettore. Il
discorso può essere analizzato e compreso solo nella sua
interezza, nella sua globalità, in ragione delle relazioni interne che
lo caratterizzano e in relazione alla situazione comunicativa in cui
viene pronunciato.
L'analisi del discorso si appoggia sui concetti e sui metodi
della linguistica: il discorso si basa su regole che modellano
l'enunciazione.
Come sostengono de Beaugrande e Dressler nel loro
“Introduction to text linguistics”, esistono diversi fattori standard
della linguistica testuale che si devono considerare nel momento
2 La concatenazione delle “frasi” tramite le quali parliamo o scriviamo produce discorsi.
Tali discorsi sono anche chiamati “testi”, benché questa espressione sia
tradizionalmente riservata ai discorsi scritti, spesso di natura particolare come le
opere letterarie. “Noi li assumiamo come sinonimi, tenendo presente che con testo si
fa in genere riferimento più specificamente al testo scritto, mentre discorso è usato
soprattutto in relazione a fenomeni orali” (Violi, Manetti: 17).
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in cui si analizza un discorso. Se uno solo di questi standard non è
rintracciabile nel testo, allora questo non sarà considerato
comunicativo. Esistono caratteristiche interne al testo: coesione e
coerenza, ed altre esterne al testo: intenzionalità, accettabilità,
informatività, situazionalità e intertestualità.
Con il termine coesione si intendono le funzioni sintattiche
che si utilizzano per collegare tra loro le componenti di un testo e
che rendono quest'ultimo un'entità, somma di più enunciati
diversi. La coerenza rappresenta, a livello semantico, la
“configurazione” di concetti e relazioni che soggiace al testo di
superficie garantendone, nel caso di testo coerente, l'accesso e la
rilevanza reciproca: si tratta di ricercare nel testo i significati degli
enunciati che lo compongono. L'intenzionalità è la volontà del
mittente di comunicare qualcosa al destinatario e l'accettabilità
concerne l'atteggiamento e le aspettative del ricevente che
variano a seconda del tipo di testo, del contesto sociale o
culturale, la desiderabilità dei fini. La situazionalità rappresenta le
relazioni tra il testo ed il contesto che rientrano nel processo
interpretativo: la situazione in cui viene pronunciato il discorso ha
un impatto particolarmente diretto e l'intera organizzazione della
conversazione evidenzia come opera l'intertestualità. Quest'ultima
riguarda le relazioni che legano un testo ad altri: “l'utilizzazione di
un testo dipende da uno o più testi accettati in precedenza” (De
Beaugrande, Dressler: 2002).
Nel suo “Applied genre analysis: a multi-prospective model”
Bhatia evidenzia tre prospettive nell'analisi del discorso:
1. “discourse as a text” si riferisce all'analisi dell'uso del
linguaggio e si sofferma ad un livello superficiale delle
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proprietà del discorso includendo aspetti formali e
funzionali: la semantica, il lessico, l'organizzazione, la
coesione ed altri aspetti come la struttura testuale o
informativa. Sebbene il discorso sia ben radicato nel
contesto, esso, come testo, esclude ogni analisi significativa
oppure lo fa limitatamente in relazione all'intertestualità per
includere l'interazione con altri testi;
2. “discourse as a genre”, invece, estende l'analisi oltre il
valore testuale incorporando il contesto in un modo più
ampio per sottolineare come il discorso sia strutturato e
come esso possa essere interpretato, usato e sfruttato in
contesti specifici, sia sociali che istituzionali o strettamente
professionali, per raggiungere obiettivi specifici;
3. “discourse as a social practice” si lega e va oltre al contesto
sociale per spostarsi su obiettivi specifici, come ad esempio
il cambio di identità dell'audience, le strutture sociali o le
relazioni professionali come generi da mantenere o da
cambiare, i vantaggi e gli svantaggi che quei generi possono
portare.
Questi tre modi di vedere il discorso non sono esclusivi, ma
essenzialmente complementari fra loro.
Partendo da queste basi teoriche ho analizzato i discorsi
politici più significativi della campagna elettorale di Barack
Obama, cercando di rintracciare nei testi il significato che egli
intendeva trasmettere al suo uditorio tramite un linguaggio
mirato, scelto per produrre specifici effetti politici, e, più
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specificamente, i legami intertestuali che riecheggiavano nelle sue
parole e che rimandavano a discorsi noti dei più importanti uomini
politici della storia americana.
1.2 La comunicazione politica nella campagna
elettorale americana
Tutta l’organizzazione della campagna elettorale di Obama è
stata fondata su un meccanismo sofisticatissimo di Social
Networking basato su ogni mezzo multimediale che potesse
raggiungere i cittadini americani: la sua è stata la campagna 2.0.
Obama è riuscito a crearsi un patrimonio politico solidissimo,
in un tempo molto breve e partendo da una visibilità di molto
inferiore agli altri candidati delle ultime primarie, soprattutto
grazie all’uso massiccio e efficacissimo di Web e Social Network
(Ciotti, Roncaglia: 2000).
La campagna di Obama è stata la più interattiva e nuova
forma di coinvolgimento del cittadino dai tempi dei primi dibattiti
politici in televisione, e segna una rottura, forse definitiva, con i
vecchi metodi di propaganda dei partiti politici.
Il secolo scorso ha visto una comunicazione politica sempre
più capillarizzata e martellante, che non risparmiava nessun
potenziale elettore, ma che non lo coinvolgeva mai al di là di
sondaggi di opinione o, nella migliore delle ipotesi, di primarie che
si svolgevano fra un numero chiuso di candidati fra i quali
spiccava da subito il nome forte che avrebbe certamente vinto la
competizione e quindi la nomination del partito. L’abilità e
l’intuizione di Obama è stata quella di rompere questo schema
trito e proporre una partecipazione molto più diretta della base
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politica, puntando sui nuovi mezzi di comunicazione resi disponibili
dal cosiddetto Web 2.0: Social Network primo tra tutti, affiancato
da Forum di discussione e raccolta fondi telematica talmente
prorompente da far sì che il candidato democratico per la corsa
alla Casa Bianca rinunciasse ai finanziamenti statali per la sua
campagna dal momento che i soldi raccolti telematicamente,
secondo le previsioni del suo staff e come si è poi verificato,
sarebbero stati immensamente superiori a quelli disponibili
sottostando alle regole del finanziamento pubblico. Questa mossa
gli ha garantito una presa politica sulla componente giovane della
popolazione che gli ha permesso di costruirsi, praticamente da
zero, l’immagine dell’alfiere della speranza e del rinnovamento di
cui l’America aveva bisogno in un periodo travagliato e
potenzialmente distruttivo come quello attuale, tanto che molti
esperti di nuovi media, come Scott Goodson, hanno definito la
campagna di Obama come “Politica 2.0″. E infatti la componente
telematica è sicuramente stato l’asso nella manica di Obama, ciò
che gli ha permesso di diventare candidato Presidente
sorpassando un avversario forte e dagli ampi consensi come
Hillary Clinton. Basta ricordare il successo incredibile delle pagine
MySpace, Facebook e Twitter del candidato democratico, che nel
giro di pochi mesi avevano raggiunto un numero di “friendships”
nell’ordine delle centinaia di migliaia di individui, cosa che poi ha
avuto uno sfocio nella vita reale testimoniato dal carattere
“oceanico” di alcuni rally della campagna elettorale o della folla
incredibile presente al suo discorso a Berlino durante il suo tour
europeo.
La diffusione sempre più massiccia dei computer e di
internet a banda larga nel mondo occidentale non può che far sì
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che sempre più campagne elettorali si giocheranno da ora in poi
sul coinvolgimento telematico diretto del cittadino (Ciotti,
Roncaglia: 2000).
Nelle campagne elettorali la mobilitazione e la
comunicazione personale, specie se attuata da individui che fanno
parte dello stesso network di relazioni o da un ambiente sociale
affine, è più efficace di quella impersonale e mediata in cui la
fonte è un estraneo. Persuasione e mobilitazione, appelli agli
elettori fluttuanti e alla base debole possono coesistere in un
sistema in cui sono disponibili media di nicchia e strumenti di
comunicazione diretta. Oltre alla pubblicità si utilizzano la posta,
l'e-mail, internet, il telefono e il contatto personale. La
mobilitazione e la crescita dell'affluenza alle urne sono diventati
obiettivi sempre più rilevanti per candidati e partiti.
Lo scenario contemporaneo della comunicazione politica
presenta rischi e opportunità. È vero l'assunto secondo cui la
politica è ormai interamente immersa nel sistema della
comunicazione, e che dunque qualunque candidato rimanga fuori
dalla scena mediale sia destinato alla scomparsa (Vaccari, 2008:
36), ma è altrettanto vero che “l'autorità dei giornalisti, pubblici
ufficiali e altri gatekeeper politici è sfidata sempre più
apertamente da altri produttori di significati politici e sociali,
compreso il pubblico stesso” (Delli Carpini, Williams, 2001: 161).
Si possono identificare cinque caratteristiche del nuovo
rapporto tra pubblico e comunicazione politica: casualità,
diluizione, frammentazione, ridondanza e flessibilità (Blumer,
Kavanagh, 1999: 223-224).
I contenuti politici sono spesso recepiti inavvertitamente,
mischiati ad altri tipi di messaggi e formati, in modo rapido ed
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episodico, ma sono anche ripetuti continuamente e distribuiti in
un ventaglio molto vasto di mezzi e formati. Il mezzo più utilizzato
dai candidati politici per cementare gli ideali e convincere gli
elettori fluttuanti è il discorso politico.
Durante la campagna elettorale il discorso politico è lo
strumento più comune e tradizionale che il candidato ha per
comunicare direttamente con il pubblico e creare o consolidare
consensi (Brivio, 1992: 118) . Se è vero che la strategia del capo
dell'Esecutivo è sempre più basata sulla promozione di sé e della
propria politica cercando l'appoggio diretto del popolo americano
(Kernell, 1986: 120), risulta chiaro che l'importanza del discorso
è aumentata anche e soprattutto per i candidati alla presidenza.
La campagna elettorale costituisce una prova in cui il politico
deve dimostrare carattere, capacità ed efficienza. I candidati
vengono valutati non solo per le loro idee politiche, ma anche per
come portano avanti la loro campagna e per come si comportano
in alcune situazioni rivelatrici.
Negli Stati Uniti d'America, la preparazione di un candidato
che abbia serie aspirazioni non può essere improvvisata. Le
consultazioni elettorali lo vedranno impegnato nella serie di
votazioni primarie a partire da febbraio fino alle Convention dei
due maggiori partiti, democratico e repubblicano, in luglio e
agosto e poi al testa a testa finale tra i due candidati alla
presidenza che si conclude il primo martedì di novembre. Alla fine
arriva il voto, ultimo giudice dell'efficacia di proposte politiche e
strategie comunicative. E il primo mercoledì di novembre i due
candidati alla Casa Bianca, che riempivano notiziari e pagine di
giornali, non esistono più. Al loro posto restano il nuovo
Presidente dell'ultima superpotenza e un politico distrutto (Brivio,
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