1
INTRODUZIONE
Con la fine della seconda guerra mondiale nacquero le principali
organizzazioni internazionali che hanno caratterizzato le relazioni
fra gli stati fino ai giorni nostri. Nel 1945 a San Francisco fu
fondata l‟ONU. Circa quattro anni più tardi, dieci paesi si riunirono
a Washington per dare vita alla NATO e nel 1951 nacque la CECA
(divenuta CEE nel 1958 e Unione europea nel 1993).
Un aspetto interessante ma poco approfondito di tali relazioni
riguarda l‟importanza attribuita alle problematiche linguistiche
all‟interno delle organizzazioni internazionali. In quel periodo, se,
da una parte, si assistette all‟imporsi dell‟inglese sul francese come
lingua della diplomazia, dall‟altra parte, anche ad altre lingue, mai
comparse prima di allora sulla scena internazionale, come lo
spagnolo, fu riconosciuto un ruolo di rilievo all‟interno delle
organizzazioni internazionali. Innovativa e determinante fu la
decisione delle organizzazioni internazionali di regolare le relazioni
attraverso l‟adozione di regimi linguistici differenti, che
prevedevano l‟impiego di lingue ufficiali e di lavoro.
Mentre l‟Organizzazione Internazionale del Lavoro applicò un
regime linguistico con due sole lingue ufficiali (inglese e francese),
e un numero molto maggiore di lingue di lavoro, l‟ONU optò, in un
primo tempo, per un regime linguistico con cinque lingue ufficiali
(inglese, francese, cinese, russo e spagnolo) e due sole lingue di
lavoro (inglese e francese). Successivamente, furono riconosciute
come lingue di lavoro tutte le sue lingue ufficiali e anche l‟arabo ne
divenne parte. La NATO riconobbe solo l‟inglese e il francese
come lingue ufficiali e di lavoro, mentre la CEE-UE decise di
riconoscere come lingue ufficiali e di lavoro tutte le lingue dei suoi
paesi membri, arrivando, con l‟ultimo allargamento del 1995, a un
regime linguistico comprendente 11 lingue.
Se la fine della seconda guerra mondiale vide nascere la
Dichiarazione universale per la tutela dei diritti umani delle Nazioni
2
Unite, negli ultimi anni, si è avuto anche un maggiore
riconoscimento dei diritti linguistici di maggioranze e minoranze,
con, ad esempio, la Carta del Consiglio d‟Europa sulle lingue
regionali o minoritarie del 1992.
Con il riconoscimento di regimi linguistici più ampi sì è assistito al
rapido sviluppo di quei servizi di interpretazione all‟interno di
organizzazioni come l‟ONU e l‟UE, i quali, in origine, contavano
poche unità, ed ora sono i più importanti al mondo. L‟enorme
crescita dei servizi è proprio l‟elemento principale che ha
caratterizzato la professione dell‟interpretazione di conferenza
all‟interno delle organizzazioni internazionali.
Il presente lavoro si pone come obiettivo quello di confrontare i
diversi regimi linguistici, la storia e lo sviluppo dei servizi di
interpretazione di alcune delle più importanti organizzazioni
internazionali, (ONU, OIL, NATO e UE), al fine di valutare le
prospettive future della professione dell‟interprete di conferenza
nelle organizzazioni internazionali, in generale, e, in particolare,
all‟interno del servizio più imponente al mondo, quello dell‟Unione
europea.
All‟interno dell‟Unione europea, se da un lato sono sempre
maggiori le comunità linguistiche che possono finalmente vedere
riconosciuti i propri diritti linguistici, dall‟altro lato, c‟è
sicuramente un limite, oltre il quale il servizio di interpretazione
avrà difficoltà ad espandersi ulteriormente, per motivi logistici,
economici, ma anche di vera e propria fattibilità. L‟Unione europea
dovrà assolvere all‟importante compito di trovare un compromesso
tra la tutela della ricchezza culturale, e quindi anche linguistica, dei
suoi paesi membri, i diritti linguistici dei cittadini, e il
mantenimento della qualità e dell‟efficienza del servizio.
Nel primo capitolo, verranno descritte la nascita e l‟espansione
delle relazioni internazionali nel mondo occidentale, e il
conseguente sviluppo delle organizzazioni internazionali. Una
parte riguarderà i criteri di utilizzo delle lingue ufficiali e di lavoro
3
all‟interno della più importante organizzazione sorta al termine
della seconda guerra mondiale, le Nazioni Unite, e al sistema che
rese possibile l‟utilizzo, a livello orale, di un numero anche elevato
di lingue: l‟interpretazione simultanea.
Il secondo capitolo analizzerà il regime linguistico adottato
dall‟ONU e lo sviluppo del servizio di interpretazione di conferenza
all‟interno delle Nazioni Unite.
Nel terzo capitolo si cercherà di dare una visione più ampia dei
regimi linguistici e del funzionamento dei servizi di interpretazione
nelle organizzazioni internazionali con una prima descrizione di
un‟organizzazione più antica delle Nazioni Unite, l‟OIL, che si
occupa principalmente di tematiche che riguardano i diritti dei
lavoratori e dei datori di lavoro, e che ha scelto di garantire un
regime linguistico più espanso. In secondo luogo, il capitolo
analizzerà il servizio d‟interpretazione all‟interno di
un‟organizzazione a carattere militare, la NATO, che, come le
precedenti, ha portato avanti importanti allargamenti, ma che ha
scelto di mantenere un regime linguistico bilingue.
Il quarto capitolo sarà dedicato interamente all‟Unione europea.
Nella prima parte del capitolo, verrà analizzato il regime linguistico
applicato dalle istituzioni dell‟Unione, il quale prevede che la
lingua ufficiale di uno stato membro sia automaticamente lingua
ufficiale dell‟Unione. Attualmente, l‟Unione vanta il regime
linguistico più esteso tra le quattro organizzazioni, riconoscendo
ben 11 lingue come ufficiali.
Nella seconda parte del capitolo, verranno illustrati i servizi di
interpretazione delle sue istituzioni: lo SCIC, che copre le necessità
della Commissione, del Consiglio, del Comitato Economico e
Sociale e della Banca europea degli Investimenti, e il DIPE, il
servizio di interpretazione del Parlamento europeo, i quali sono i
servizi più imponenti al mondo. Un‟attenzione particolare sarà
rivolta alle proposte di modifica dei servizi, avanzate già a partire
4
dal primo allargamento, e sulle decisioni prese ultimamente in
questo senso.
Per concludere, nel quinto capitolo verranno mostrate le
incongruenze sorte, soprattutto all‟interno dell‟Unione, dal tentativo
di conciliare il diritto alla comunicazione di tutti i cittadini dei paesi
membri con il potere degli interessi politici degli stati. In
particolare, sarà analizzata la situazione delle minoranze
linguistiche in seno all‟Unione e la contrastante diffusione della
lingua inglese a tutti i livelli delle istituzioni comunitarie. Si
tenterà, infine, di valutare se le attuali decisioni di modifica del
servizio saranno compatibili con la professione dell‟interprete di
conferenza, la tutela della sua figura, e il mantenimento di una alta
qualità del servizio.
5
1. RELAZIONI INTERNAZIONALI E INTERPRETAZIONE
NELL’800 E NEL 900
1.1. L‟ESPANSIONE DELLE RELAZIONI INTERNAZIONALI
1.1.1. LE CONFERENZE INTERNAZIONALI
L‟espansione delle relazioni internazionali e la nascita di numerose
organizzazioni internazionali nel ventesimo secolo sono il risultato
di una tendenza molto importante già in atto nel diciannovesimo
secolo: il sistema delle conferenze diplomatiche o internazionali. Il
Congresso di Vienna (1814-15) segna un momento emblematico, in
quanto, nonostante furono organizzate altre conferenze anche
durante il diciottesimo secolo, esso rappresenta il desiderio dei
paesi di organizzare momenti di consultazione regolare, sia per il
mantenimento della pace, sia per mantenere una posizione
privilegiata in Europa. Il Congresso di Vienna contribuì inoltre alla
formulazione del concetto di trattati multilaterali, che servirà poi
durante la creazione delle organizzazioni internazionali (Abi-Saab
1991:28). Ma è soprattutto a partire dalla seconda metà del secolo
che si assistette a una vera e propria espansione della diplomazia
anche al di fuori dei confini europei.
The unification of Germany and Italy simplified the diplomatic
map of Europe. But the emergence of new states in the Balkans
and Latin America, and the institution of formal and regular
contacts between European governments and some of the
ancient monarchies of Africa and Asia, meant that the
international network of diplomatic relations continued to
expand throughout the nineteenth century.
(Hamilton 1995:110)
6
Il numero delle conferenze internazionali crebbe esponenzialmente
e, alla fine del secolo, se ne contarono già più di 14001. Dalla
seconda metà del secolo diciannovesimo vennero inoltre fondate le
prime organizzazioni internazionali:
L‟apparition de ces organisations internationales multiplie les
contacts entre individus parlant des langues différentes. Les
rencontres entre Etats ne se font plus seulement au niveau des
gouvernements, des diplomates, des chefs d‟armées, mais
aussi entre experts, techniciens et savants.
(Van Hoof 1962:18)
Un altro importante impulso all‟uso delle conferenze nelle relazioni
diplomatiche tra gli stati venne dalla prima guerra mondiale.
Secondo Lord Hankey, ministro britannico durante entrambe le
guerre mondiali:
it was the war of 1914-18 which brought about the method of
direct and frequent consultation between the principal
ministers concerned, which continues today not only between
the principal Powers, but to an equal degree between the
smaller States.
(Rittberger 1991:37)
Grazie alla diffusione delle conferenze internazionali, sempre più
stati videro assicurata una loro partecipazione nelle questioni
diplomatiche multilaterali. Le conferenze internazionali
diminuirono le opportunità delle grandi potenze di imporre il loro
approccio nel discutere di questioni di politica internazionale e
aumentarono così le possibilità di altri stati di avere accesso alla
“decision-making arena” (Rittberger 1991:37).
1“Les Congrès internationaux de 1681 à 1899”. Publication UAI n°164, Documento n°8, 1960 in Van Hoof (1962:18)
7
1.1.2 LE LINGUE NELLE RELAZIONI INTERNAZIONALI
Nonostante sembri che, già verso la metà del diciannovesimo
secolo, alcuni ministri degli esteri britannici come Palmerston
avessero manifestato la loro riluttanza ad usare il francese per le
comunicazioni ufficiali e che, già verso la fine del secolo, gli Stati
Uniti “showed little respect for the ceremonial and linguistic
traditions of European diplomacy” (Hamilton 1995:106), fino agli
inizi del novecento, il francese rimase la lingua principale di tutte le
relazioni internazionali nel mondo occidentale.
La Conferenza della Pace di Versailles del 1919 rappresentò,
tuttavia, la fine della supremazia del francese, della Francia e di
Parigi come quadro di tutte le conferenze internazionali. La
conferenza, alla quale parteciparono i capi di stato e i ministri degli
esteri delle quattro potenze vincitrici della prima guerra mondiale
(Francia, Stati Uniti, Gran Bretagna e Italia) e in alcune occasioni
anche il Giappone, vide infatti l‟uso della lingua inglese e francese
sullo stesso piano, e il trattato che ne derivò fu redatto in entrambe
le lingue. La Conferenza di Versailles non fu, tuttavia, la prima
occasione in cui la lingua inglese apparve in veste ufficiale: già il
trattato di Portsmouth (1905)2 fu redatto in inglese e francese,
sebbene la versione francese fosse quella da considerare in caso di
problemi di interpretazione3.
La Conferenza di Versailles segnò, inoltre, la nascita
dell‟interpretazione come parte integrante delle relazioni e delle
conferenze internazionali. Per la prima volta, gli interpreti si
presentarono come una “squadra” coordinata al suo interno e non
solamente al seguito delle loro delegazioni, dando così vita a quel
servizio oggi conosciuto come “interpretazione di conferenza”.
2
Il trattato, firmato nella omonima cittadina del New Hampshire, pose fine alla guerra russo-giapponese.
3
L‟articolo XV del trattato afferma: “the present treaty shall be signed in duplicate in both the English and French
languages. The texts are in absolute conformity, but in case of discrepancy in the interpretation the French text shall
prevail”.
8
We were about a dozen interpreters, who had by that time
acquired a certain amount of experience, mostly in the
Armistice Commissions, and we could do fairly creditable
work. We interpreted in consecutive in teams of two, one
Frenchman from English into French and one Englishman
from French into English.
(Herbert 1978:6)
Come accennato nella citazione, all‟epoca la tecnica di
interpretazione usata era la consecutiva4 (la tecnica della simultanea
fu introdotta, sporadicamente, solo a partire dal 1925)5. Grazie a
interpreti come Jean Herbert e Paul Mantoux, i rappresentanti di
Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti poterono parlare ognuno la
propria lingua madre. II rappresentante dell‟Italia, il presidente del
Consiglio Vittorio Orlando, utilizzò il francese per i suoi discorsi,
che vennero poi interpretati verso l‟inglese. A quell‟epoca il nostro
ministro degli esteri era Giorgio Sidney Sonnino, diplomatico con
buone conoscenze dell‟inglese, il quale spesso si dimostrò di aiuto
per il presidente Orlando durante le discussioni con i rappresentanti
di Stati Uniti e Gran Bretagna, il presidente Wilson e il ministro
Lloyd George, poiché essi non conoscevano il francese (Delisle
1995:266).
Da quel momento in poi, l‟interpretazione di conferenza sarà
sempre presente durante tutti gli incontri internazionali. Un
servizio di interpretazione di conferenza venne istituito all‟interno
delle organizzazioni internazionali, molte delle quali si formarono
proprio dopo questa data. La più famosa fu senza dubbio la Società
delle Nazioni, istituita dal trattato di Versailles nel 1919 e che iniziò
la sua attività il 10 gennaio 1920. E‟ interessante sottolineare che
all‟interno della Società delle Nazioni, nel 1927 solo 2 paesi non
4
La tecnica della consecutiva consiste nel interpretare un discorso successivamente alla sua formulazione
da parte dell‟oratore, in genere, ma non necessariamente, con l‟aiuto di appunti.
5
Si veda il par.1.3.2.
9
anglofoni utilizzarono l‟inglese, mentre furono ben 25 i paesi non
francofoni che utilizzarono il francese (Baigorri 2000:75).
A partire dalla fine della seconda guerra mondiale, si assistette, per
contro, all‟imporsi dell‟inglese come lingua anche della diplomazia.
Gli Stati Uniti dimostrarono la loro supremazia economica e
politica a livello mondiale. La Francia, pesantemente provata dalla
guerra, non fu più in grado di difendere lo status della propria
lingua ufficiale come lingua delle relazioni internazionali e perciò
tutte le trattative diplomatiche negli ultimi anni di guerra e
nell‟immediato dopoguerra ebbero luogo esclusivamente in inglese
(Simma 1994:1197), tranne la Conferenza di Yalta, dove fu usato
anche il russo (Höretzeder 1998:9).
Allo stesso tempo, dopo la seconda guerra mondiale, con la ripresa
dei lavori delle organizzazioni già attive e la crescente diffusione
degli incontri e delle relazioni internazionali, che portò alla nascita
e al moltiplicarsi di numerose altre organizzazioni internazionali sia
su scala europea sia su scala mondiale, si formò una fitta rete di
scambi plurilingui tra i diversi paesi. Ad organizzazioni come la
Società delle Nazioni, che si sciolse al termine della seconda guerra
mondiale, si sostituirono organizzazioni come l‟ONU fondata il 25
giugno 1945 e operativa dal 24 ottobre, la GATT (dal 1995 OMC-
WTO), la NATO, nata il 4 aprile 1949, e istituzioni come la CECA
(il cui trattato costitutivo fu firmato il 18 aprile 1951),
l‟EURATOM e la CEE (entrate in vigore il 1 gennaio 1958) e
l‟Unione europea, il cui trattato fu firmato il 7 febbraio 1992 a
Maastricht ed entrò in vigore il 1° novembre 1993.
Se, da una parte, i paesi di lingua inglese, ed in particolare gli Stati
Uniti, cercarono di far valere la propria supremazia politica
tentando di imporre la propria lingua come lingua principale dei
lavori di tali organizzazioni (alla conferenza dell‟Assemblea
costitutiva dell‟ONU a San Francisco, nel 1945, gli Stati Uniti, in
un primo tempo, non avevano previsto alcun servizio di
interpretazione), dall‟altra parte, gli altri paesi facenti parte di tali
10
organizzazioni cercarono sempre di guadagnare un posto in prima
linea durante le discussioni, facendo ufficializzare anche l‟uso della
propria lingua. La Francia, in particolar modo, si distinse sempre
nella lotta contro il tentativo di cancellare il francese dalle trattative
internazionali ed è forse proprio grazie alla sua determinazione che
ancora oggi il francese riesce a tenere testa all‟incessante avanzata
dell‟inglese. Non è un caso, infatti, se i primi maggiori interpreti
furono tutti francesi: ricordiamo ad esempio Jean Herbert, André
Kaminker, Léon Dostert, Paul Mantoux, se la prima scuola di
interpretazione, in senso moderno, in Europa e in tutto il mondo
occidentale fu fondata a Ginevra nel 1926 (Wilss 1999:33) e se
anche la prima e la più importante associazione internazionale
professionale per interpreti di conferenza fu fondata a Parigi nel
1953 da 35 membri fondatori in maggioranza parigini (Keiser
1999:83). Tuttavia, dobbiamo anche tener conto del fatto che molti
organismi internazionali hanno la loro sede principale o almeno una
sede in paesi di lingua francese: l‟OMC (WTO) e l‟OIL (OIT) a
Ginevra, la NATO a Bruxelles, l‟ONU a New York, ma anche a
Ginevra (oltre che a Vienna), l‟UNESCO a Parigi e l‟Unione
europea a Bruxelles, Strasburgo e Lussemburgo.
Con l‟aumentare delle relazioni internazionali e quindi dei contatti
ufficiali tra diversi stati, le organizzazioni videro aumentare il
numero dei propri membri, fatto che, in molti casi, si tradusse in un
aumento delle lingue ufficiali riconosciute dalle varie
organizzazioni. Oggigiorno, se, da una parte, stiamo assistendo
all‟uso sempre più diffuso dell‟inglese nelle relazioni internazionali,
dall‟altra parte, sempre più lingue stanno ottenendo un maggiore
riconoscimento su scala mondiale.