Introduzione
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mercato alla concorrenza estera, costituita soprattutto
dall’entrata di nuovi attori presenti in altre aree
geografiche; dall’altro, anche le aziende di dimensione
minore si trovano con relativa facilità nella condizione di
poter riorganizzare a livello internazionale le attività della
propria catena del valore, e di sfruttare in nuovi contesti
geografici i fattori di vantaggio efficaci nel mercato
locale.
L’attenzione rivolta all’insieme delle PMI è
motivata dall’importante ruolo da queste svolto all’interno
dell’economia italiana, della quale tra l’altro esse
costituiscono l’asse portante, nonché dai dibattiti più
recenti che vedono proprio in questa categoria di imprese,
una possibile soluzione per il recupero e il rafforzamento
della posizione competitiva internazionale del Paese.
Prima di addentrarmi nei contenuti specifici di ogni
capitolo della tesi, intendo fare una premessa sugli
elementi caratterizzanti la piccola e media impresa.
La attuale disciplina comunitaria
1
(2003/361/CE),
che è entrata in vigore il 1 gennaio 2005, modifica la
precedente definizione di piccola e media impresa
prevedendo un aumento dei valori finanziari definiti in
precedenza, a causa dell’inflazione e della crescita della
produttività riscontrata dal 1996, anno della precedente
1
Cfr. Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea L 124/36 del
20/05/2003
Introduzione
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definizione comunitaria. In base alla nuova normativa
quindi si definiscono i nuovi parametri quantitativi per
classi di addetti, fatturato o totale di bilancio ed il
requisito di indipendenza. Per l’appartenenza alla
categoria della PMI devono essere simultaneamente
soddisfatti tutti i tre requisiti.
Viene così definita media impresa quella che
presenta un numero di addetti compresi tra le 50 e 249
persone, un volume d’affari fino a 50 milioni di euro o un
totale di bilancio non superiore a 43 milioni di euro.
La piccola impresa invece si caratterizza per un
numero di addetti compresi tra 10 e 49 persone, una soglia
di volume d’affari o di totale di bilancio non superiore a
10 milioni di euro.
La microimpresa infine risulta caratterizzata da un
numero di addetti inferiore a 10 unità e da una soglia di
volume d’affari o di totale di bilancio non superiore ai 2
milioni di euro.
Oltre ai parametri quantitativi viene definito anche il
requisito d’indipendenza, al fine di identificare in maniera
adeguata la realtà economica delle PMI ed escludere dalla
definizione i gruppi di imprese, il cui potere economico
risulta superiore rispetto a quello di una PMI.
La attuale disciplina comunitaria distingue tre tipi di
imprese a seconda del tipo di relazione in cui si trovano
Introduzione
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rispetto ad altre imprese, in termini di partecipazione al
capitale, diritti di voto o di influenza dominante.
Quindi possiamo avere l’impresa “autonoma” che
non possiede partecipazioni del 25% o più in un'altra
impresa; non è detenuta direttamente al 25% o più da
un'impresa o da un organismo pubblico, oppure
congiuntamente da più imprese collegate o organismi
pubblici; non elabora conti consolidati e non è ripresa nei
conti di un'impresa che elabora conti consolidati e quindi
non è un'impresa collegata.
Si definiscono “associate” (partner) le imprese che
intrattengono relazioni di partneriariato finanziario
significative con altre imprese, attraverso una
partecipazione pari o superiore al 25% del capitale o dei
diritti di voto, senza che l'una eserciti un controllo
effettivo diretto o indiretto sull'altra.
Infine si definiscono imprese “collegate” quelle
appartenenti ad un gruppo che controlla direttamente o
indirettamente la maggioranza del capitale o dei diritti di
voto, oppure ha la capacità di esercitare un influsso
dominante su un'impresa.
Le imprese di piccole dimensioni, presentano delle
peculiarità ed esigenze che le distinguono dalle altre di
grandi dimensioni, ma al tempo stesso, all’interno della
stessa categoria, esse si presentano come un universo
estremamente complesso e variegato.
Introduzione
8
La tabella seguente sintetizza e schematizza tutti gli
elementi sin ora trattati.
Addetti
Volume di
affari
Totale di
bilancio
Micro 0-9 2 MLN 2 MLN
Piccola 10-49 10 MLN 10 MLN
Media 50-249 50 MLN 43 MLN
Requisito di
interdipendenza
E’ considerata indipendente l’impresa
in cui il capitale o i diritti di voto non
siano detenuti per il 25% o più da
un’altra impresa oppure
congiuntamente da altre imprese non
conformi alle condizioni di PMI.
Da quanto esposto sin’ora, e come si vedrà meglio
più avanti, l’impresa oggetto d’analisi cioè l’impresa
Vertebra può essere definita senz’alcun dubbio una
piccola e media impresa.
Fonte: Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea
L 124/36 del 20/05/2003
Capitolo 1 – L’internazionalizzazione delle PMI
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Capitolo 1
L’internazionalizzazione delle
piccole-medie imprese
1.1. Premessa
Fino a non molto tempo fa, l’interdipendenza fra i
mercati delle principali aree geopolitiche del mondo
appariva piuttosto tenue. Di conseguenza, l’ambiente di
riferimento della stragrande maggioranza delle imprese –
vale a dire il contesto nel quale si esplica la propria
attività e al quale è necessario riferirsi per interpretare i
problemi e le prospettive – poteva essere individuato nello
stato di appartenenza.
Oggi tale ambiente non può essere delimitato con
precisione in senso spaziale; infatti da qualsiasi
prospettiva si osservi il nostro pianeta può essere ricavata
la percezione di una trasformazione in un villaggio
globale, che ravvicina sempre più tra loro le diverse aree
del sistema economico mondiale. Tale fenomeno è noto
con il termine globalizzazione, espressione che sta ad
indicare il formarsi di mercati unitari su scala mondiale;
Capitolo 1 – L’internazionalizzazione delle PMI
10
ciò non interessa soltanto le grandi imprese, nazionali ed
internazionali, ma il sistema economico nel suo
complesso, con tutte le molteplici unità che lo
compongono, gran parte delle quali di ridotte dimensioni.
Ciò fa si che tutte le imprese, anche le più piccole,
debbono confrontarsi con l’economia mondiale.
L’ambiente in cui nascono, si muovono e crescono
le imprese è radicalmente mutato nell’ultimo decennio.
L’ampiezza geografica dei mercati ha subito un
incremento senza precedenti, i tradizionali confini dei
settori si sono affievoliti, nuove tecnologie rivoluzionarie
hanno preso campo in tutti i comparti: sono insomma
mutate le caratteristiche dei meccanismi concorrenziali.
La concorrenza ha assunto forme molto differenziate dal
passato e le cause che stanno alla base di questi
cambiamenti sono strettamente interrelate
2
:
• la globalizzazione dei mercati: a livello di
economia mondiale, per globalizzazione si intende
uno stretto legame fra i problemi, le decisioni e le
relative conseguenze che ogni paese è chiamato ad
affrontare ed il cui risultato avrà ripercussioni su
altri paesi più o meno lontani geograficamente;
• la concorrenza allargata: intesa come competizione
che va oltre ai limiti tradizionali di un settore e tale
2
Cfr. S. Maiorino, Le strategie di internazionalizzazione delle piccole
e medie imprese, documento Internet tratto dal sito
http://www.tesionline.it, download del 26/09/2006
Capitolo 1 – L’internazionalizzazione delle PMI
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da sconvolgere concetti come quello tradizionale
di concorrenza fra imprese e di strategia
competitiva;
• la cooperazione quale strumento concorrenziale.
L’Italia è un Paese dove il tessuto imprenditoriale è
caratterizzato da un elevata presenza di PMI, il cui
modello di sviluppo è messo in parte in crisi da questi
nuovi elementi. Questo perché esse sono limitate nelle
scelte strategiche soprattutto dalle scarse risorse
finanziarie a disposizione, dall’ottica manageriale spesso
identificabile con quella dell’imprenditore e dalla
mancanza di un approccio strategico di medio-lungo
termine. Però numerose realtà dispongono tuttavia di
risorse uniche e molto importanti, come il know-how e la
qualità, che se affiancate ad una maggior capacità di
penetrazione nei mercati esteri potrebbe costituire uno dei
maggiori driver di crescita.
Le piccole e medie imprese sia nel nostro paese sia a
livello europeo, costituiscono un importante “motore”
dell’economia. Per avere un riferimento statistico, basti
pensare che oltre il 99% dei 18 milioni di imprese
dell'unione europea nei settori di mercato non agricoli
sono PMI. Esse occupano il 66% della manodopera
privata e producono il 55% del fatturato complessivo
3
.
3
Cfr. S. Maiorino, Le strategie di internazionalizzazione delle piccole
e medie imprese, documento Internet tratto dal sito
http://www.tesionline.it, download del 26/09/2006
Capitolo 1 – L’internazionalizzazione delle PMI
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Tutti questi aspetti hanno fatto si che le PMI hanno
dovuto intraprendere un processo di espansione estera,
ossia un processo di internazionalizzazione; tale concetto
si riferisce a tutti i processi di crescita che le imprese
intraprendono sui mercati esteri. Il termine stesso nel
tempo ha assunto un significato sempre più ampio al
punto che oggi con internazionalizzazione non si fa più
riferimento soltanto allo svolgimento di attività all’estero
ed alla consequenziale presenza delle imprese nei mercati
esteri, ma più in generale ad una tendenziale
omogeneizzazione a livello internazionale di modalità e
metodologie operative, di caratteristiche dei prodotti, di
regolamentazioni e comportamenti.
L’internazionalizzazione è un fenomeno che si
esplica sia nella produzione ma anche nell’acquisto di
beni intermedi e finali al di fuori dei confini nazionali.
Quest’operazione, che determina un ampliamento di tali
confini, può essere sostitutiva (nel caso in cui i prodotti
locali non siano più competitivi in termini di costi) o
semplicemente aggiuntiva (nel caso in cui sia individuato
un legame tecnologico-produttivo e/o commerciale
distributivo) rispetto alle produzioni locali
4
.
4
Cfr. S. Casarosa, Processi di internazionalizzazione delle piccole e
medie imprese e nuove forme di cooperazione: un esperienza di
cooperazione con cuba, documento Internet tratto dal sito
http://www.tesionline.it, download del 26/09/2006
Capitolo 1 – L’internazionalizzazione delle PMI
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Concludendo possiamo affermare che il processo di
internazionalizzazione assume la configurazione di un
normale processo evolutivo delle imprese, addirittura
obbligatorio, che determina forme d’impegno sempre
maggiori (a livello qualitativo e quantitativo) nei confronti
dei mercati esteri mettendo a dura prova le imprese stesse,
oltre ad essere di per sé un fattore generatore di vantaggi
competitivi.
1.2. Le cause dell’espansione estera delle PMI
La comprensione delle cause dell’espansione estera
di una PMI non può non prendere in considerazione
l’analisi dei fattori dai quali ha origine il processo di
internazionalizzazione di un’impresa, inteso come il
processo attraverso cui le imprese, da un lato, crescono la
loro consapevolezza dell’influenza che sul loro futuro è
direttamente o indirettamente esercitata dalle transazioni
internazionali; dall’altro, stabiliscono transazioni con
attori collocati in aree diverse dalla propria.
Quindi emerge che un’impresa si considera
internazionalizzata quando assume consapevolmente un
orientamento non legato al singolo paese, ma funzionale
ad aree geografiche più estese.
Capitolo 1 – L’internazionalizzazione delle PMI
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Dal punto di vista organizzativo possiamo di
stingere tre tipi di imprese
5
:
• l’impresa internazionale: in cui la gestione estera
e quella locale sono del tutto separate, in essa la
presenza nei mercati stranieri è semplicemente
aggiunta alle originarie attività;
• l’impresa multinazionale: in cui le attività nei
diversi paesi sono tra loro integrate;
• l’impresa transnazionale: in cui l’integrazione
internazionale non riguarda solo le attività, ma
anche la proprietà e il management del gruppo.
Sulla base dell’ampiezza della sua organizzazione
internazionale, l’impresa viene a disporre di opportunità di
apprendimento e di scambio in contesti ambientale
differenziati. Attraverso il coordinamento, l’impresa
riesce a trasferire le conoscenze maturate in un
determinato contesto a beneficio di tutto il sistema
aziendale e rafforza una chiave di lettura unitaria
dall’andamento economico e competitivo in ognuno dei
contesti geografici in cui è presente. In questo senso, la
struttura organizzativa dell’impresa ha la capacità
strategica che va intesa come capacità di apprendere
dall’ambiente, sviluppare risposte appropriate agli stimoli
provenienti dall’estero e metabolizzarli attraverso i
soggetti aziendali.
5
Cfr. M. G. Caroli, Globalizzazione e localizzazione dell’impresa
internazionalizzata, Franco Angeli, Milano 2000, p. 45