sono concentrati sulle imprese manifatturiere, relegando le imprese di
servizi ad una posizione subordinata. L’ottica in cui abbiamo voluto porci,
col nostro lavoro, è quella del definitivo superamento di tale dicotomia.
Abbiamo aperto il capitolo primo con l’analisi delle caratteristiche che
contraddistinguono i servizi e che influenzano profondamente i processi di
espansione internazionale. L’enfasi tradizionalmente posta sulle attività di
front office ha fatto sì che, per lungo tempo, i servizi fossero considerati
prodotti non standardizzabili e quindi difficilmente commerciabili
all’estero, a causa soprattutto dei problemi di controllo dell’interazione tra
produttore e consumatore. I dati empirici, tuttavia, hanno confutato tale tesi
e hanno dimostrato che, grazie ai profondi mutamenti avvenuti,
l’espansione internazionale per i servizi è oggi non solo possibile, ma
necessaria per sopravvivere anche nel mercato domestico. Dopo avere
analizzato e chiarito cosa intendiamo con i termini internazionalizzazione e
globalizzazione, siamo passati ad esaminare quali sono le determinanti che
spingono le imprese di servizi a passare da una dimensione tipicamente
locale ad una internazionale. Accanto ad alcune macroforze esterne, legate
ai cambiamenti sociali, economici e tecnologici del settore, che attraggono
le imprese nella spirale della globalizzazione esistono motivazioni e vincoli
che agiscono dall’interno della singola impresa e che fanno riferimento alla
cultura e alle caratteristiche dell’impresa stessa.
Nel secondo capitolo, il focus della nostra analisi si è concentrato sulle
strategie che guidano le imprese di servizi nei loro processi di espansione
internazionale. Ovviamente, parlando di strategie, sarebbe impossibile non
fare riferimento al lavoro di Porter, a cui peraltro si ispirano quasi tutti gli
studi sull’argomento; dopo avere visto brevemente se e in che modo lo
studio di Porter si adatta alle logiche di una impresa di servizi, abbiamo
introdotto, come schema di analisi alternativo, il modello di Yip. Secondo
l’autore molte imprese mancano di un’adeguata strategia globale; la
maggior parte delle volte esse si trovano ad operare all’estero adattando la
loro strategia domestica al contesto internazionale. Tuttavia i rapidi
cambiamenti e la sempre maggiore apertura dei mercati rendono tale
approccio obsoleto. Partendo dal presupposto che tutti i settori presentano
aspetti potenzialmente globali, Yip si chiede in che modo le peculiarità dei
servizi influenzino l’uso di una strategia globale, intendendo, con tale
termine, una strategia che permetta di gestire in modo totalmente integrato
le attività su base mondiale. Lo scopo di tale modello, non è ovviamente
quello di fornire una soluzione unica, ma una metodologia che permetta ad
ogni impresa di giungere ad una soluzione adatta alle proprie caratteristiche
e potenzialità.
Il terzo capitolo è stato dedicato, invece, all’analisi delle modalità di entrata
all’estero di un’impresa di servizi. Un’impresa che si internazionalizza può
scegliere tra un’ampia varietà di modalità di entrata.
La forma prescelta per condurre un’attività in un paese estero può variare
dalla piena proprietà a diversi tipi di alleanze strategiche con partner locali
o internazionali. Per le imprese di servizi, tuttavia, la libertà di scelta è
influenzata dalle caratteristiche peculiari del tipo di attività che svolgono.
Selezionare la modalità di entrata idonea è di vitale importanza per le
imprese, ai fini di dispiegare con successo le proprie strategie di sviluppo
internazionale, innanzitutto perché, nel caso di investimenti, le risorse
coinvolte possono essere rilevanti e, inoltre, perché tali scelte sono spesso
irreversibili e di lungo periodo. Proprio per questo si è ritenuto opportuno
dedicare un approfondimento ai criteri che guidano le imprese nelle loro
decisioni. Le teorie elaborate per spiegare l’orientamento delle imprese
verso l’una o l’altra forma di entrata sui mercati internazionali sono
molteplici ed ognuna di esse riconduce la scelta ad una o più variabili.
Dopo avere esaminato come fattori determinanti le caratteristiche del
servizio, dell’impresa e dell’ambiente, abbiamo introdotto due modelli. Il
primo focalizza l’attenzione sul ruolo svolto dall’esperienza maturata sui
mercati esteri nella scelta del grado di controllo desiderato. Il secondo,
elaborato da Vandermerwe e Chadwick, è invece un modello dinamico che
suggerisce l’esistenza di un legame tra l’evoluzione delle forme di
internazionalizzazione ed il ruolo dell’information technology come
macroforza direttrice delle nuove strategie di internazionalizzazione.
La parte finale del nostro lavoro è stata dedicata ad un breve
approfondimento sul settore dell’informazione e della comunicazione in
generale. Tale comparto rappresenta un sistema aperto, difficilmente
contenibile entro confini precisi, che attraversa processi di trasformazione
continui e spesso imprevedibili. Numerosi fattori – tecnologici, economici,
imprenditoriali e normativi – hanno determinato condizioni favorevoli a
cambiamenti significativi nel mercato della comunicazione, aprendo la
strada ad una progressiva internazionalizzazione, che si manifesta con la
ricerca di coalizioni –accordi, joint ventures, fusioni ecc.- tra imprese di
paesi diversi. I processi di internazionalizzazione per imprese di questo tipo
sono, tuttavia, influenzati dalle peculiarità del settore, di cui occorre tener
conto.
Come esemplificazione abbiamo esaminato due casi aziendali, entrambi
riconducibili al settore dell’informazione, ma molto diversi tra loro sotto
vari aspetti. Nel primo caso, quello della National Geographic Society,
abbiamo illustrato le diversi fasi di espansione internazionale di una delle
riviste attualmente più diffuse nel mondo; nel secondo, quello dell’agenzia
di stampa Reuters, abbiamo invece cercato di analizzare come imprese di
questo tipo organizzino le proprie attività a livello internazionale,
attraverso meccanismi di coordinamento gerarchico e sistemi di alleanze
internazionali.
CAPITOLO PRIMO
LE IMPRESE DI SERVIZI
INTERNAZIONALI
I.1 INTRODUZIONE
Gli studi tradizionali di economia dell’impresa si sono in genere focalizzati
sul settore delle imprese manifatturiere. I servizi hanno spesso ricoperto, in
questi studi, un ruolo fondamentalmente marginale. Tale impostazione
trova le proprie origini nel pregiudizio introdotto da Adam Smith
consistente nel considerare i servizi come attività non produttive. A questa
concezione, adottata in seguito da altri economisti, è generalmente
imputato lo sviluppo tardivo degli studi sui servizi internazionali.
1
1
Clark T. Rajaratnam D. Smith T. (1996), “Toward a Theory of International Services: Marketing
Intangible in a World of Nations”, in Journal of International Marketing, vol.4, No 2,1996, pp. 9-28.
Negli ultimi anni si è però assistito al sorgere di un profondo interesse per
tutti gli aspetti riguardanti la gestione delle imprese di servizi. Tra il 1980 e
il 1990 sono apparsi numerosi libri, articoli e pubblicazioni in materia. Le
ragioni di questo fenomeno sono da ricercare nella presa di coscienza del
fatto che i servizi non costituiscono più il settore meno importante
(terziario) dell’economia. Al contrario dell’opinione un tempo largamente
diffusa fra gli economisti, i servizi, nella seconda metà del ventesimo
secolo, hanno giocato un ruolo sempre più significativo nella vita
economica di tutti i paesi industrializzati.
2
Le ragioni di questa crescita
sono già state ampiamente analizzate
3
; ci basti ricordare, a titolo di
esempio, fattori come i mutamenti demografici, l’aumento del reddito pro
capite, la liberalizzazione, le crescenti economie di specializzazione,
l’incremento del commercio internazionale, la crescita simbiotica dei
servizi e del comparto manifatturiero.
Tale pervasività dei servizi ha portato alcuni autori a parlare di
“terziarizzazione dell’economia” o di “società post industriale”.
4
Le imprese di servizi, inoltre sono state spesso considerate come
organizzazioni caratterizzate da una dimensione essenzialmente “locale”, a
causa delle peculiari caratteristiche dei servizi che renderebbero
2
Hackserver C. Render B. Service Management and Operations, Prentice Hall, New Jersey, 2000
3
A.G.B. Fischer , P.W. Daniels, S.M. Shugan e altri
4
Bell D.(1973) The Coming of Post Industrial Society: A Venture in Social Forecasting, New York,
Basic Books, pp. 123-129
eccessivamente rischioso e arduo un processo di internazionalizzazione. I
cambiamenti avvenuti nel settore, tuttavia, hanno portato a un’eccezionale
espansione internazionale delle imprese di servizi e, nonostante
l’impostazione storicamente consolidata che vuole le imprese di servizi
inadatte al superamento dei confini nazionali, occorre prendere atto
dell’esistenza di un grado di internazionalizzazione di fatto.
5
I.2 I SERVIZI
I servizi costituiscono un settore di difficile definizione e dai confini
sfocati, soprattutto a causa della varietà delle attività in esso ricomprese e
che sono ormai entrate a far parte della nostra vita quotidiana con tale
pervasività da renderle spesso indistinguibili rispetto ai prodotti a cui si
accompagnano. Molto spesso i servizi sono stati semplicemente definiti in
via residuale rispetto ai settori primario (agricoltura) e secondario
(industria). La crescente importanza assunta in questi ultimi anni tuttavia
rende tale definizione, che ancora sopravvive, sempre meno adeguata e
soddisfacente. In letteratura esistono numerosi tentativi di classificazione e
definizione del comparto; non ci soffermeremo ad analizzarli in questa
5
Segal-Horn S. (1993) “The Internalization of Service Firms” in Advances in Strategic Management,
Vol.9 pag.31-55
sede. Ciò che a noi interessa sottolineare è il fatto che i servizi presentano
caratteristiche peculiari che spesso rendono inadeguate le teorie aziendali
formulate per i prodotti. I cambiamenti in corso tuttavia tendono sempre
più ad avvicinare fra loro i beni e i servizi, aprendo anche per le imprese
non manifatturiere nuove prospettive e opportunità di crescita
internazionale.
Gli studi presenti in letteratura sulla classificazione e definizione
dell’ampio comparto dei servizi sono molto numerosi. A partire da Adam
Smith fino agli studi più recenti sono stati fatti sforzi per delineare le
caratteristiche dei servizi che li differenziano sia dai prodotti che tra loro.
L’obiettivo di questi sforzi è di capire come tali differenze generino
implicazioni sulle opzioni strategiche.
6
Un servizio può essere genericamente definito come un’attività economica
che produce tempo, posto, forma o utilità psicologica. I servizi sono atti,
azioni, performances; sono intangibili. Per esempio il servizio prestato da
una colf permette al consumatore di risparmiare il tempo che avrebbe
impiegato nel fare da sé i lavori domestici. Un grande magazzino o un
centro commerciale mettono a disposizione beni diversi in un unico posto.
Un database raccoglie informazioni in una forma più pratica da usare per i
managers.
6
Heskett J.L. (1990), “Rethinking Strategy for Service Management”, in Bowen (edited by), Service
Management Effectiveness, Jossey – Bass Publishers, S. Francisco – Oxford, pp.17-39
Una serata al ristorante o a teatro forniscono una distrazione psicologica
dopo una settimana di lavoro.
7
I servizi possono però anche essere definiti in contrapposizione ai beni. In
questo senso una chiara distinzione è data da Edvardsson e Gummesson
(1988) che definiscono un servizio come “qualcosa che può essere
comprato e venduto, ma che non ti può cadere su un piede”. E’ chiaro che
questa definizione umoristica e provocatoria non è esaustiva per il nostro
studio; esistono in letteratura numerose schematizzazioni che ovviamente
non è possibile ripercorrere in queste sede; né tanto meno sarebbe possibile
sceglierne una come maggiormente esaustiva, in quanto ognuna delle
classificazioni esistenti si rivela più o meno utile in funzione dello scopo
per cui è stata creata.
Rifuggendo quindi da ogni approfondimento in materia di distinzione tra
beni e servizi, ci limitiamo a richiamare alcune delle caratteristiche molto
generiche anche se non applicabili universalmente (e vedremo oltre perché)
a tutti i servizi, con un riferimento particolare ai problemi organizzativi che
comportano a livello internazionale: l’intangibilità dell’offerta,
l’etereogeneità, la peribilità e la simultaneità tra produzione e consumo
8
.
7
Hakserver C., Render B., Russel R., Murdick R. (2000), Service Management and Operations, Prentice
Hall, Inc. , New Jersey.
8
Sarathy R.(1994) , “Global Strategy in Service Industries”, in Long Range Planning, Vol. 27 , No 6, pp.
115-124
L’intangibilità rende difficile per i managers, il personale e i consumatori
valutare l’output del servizio e la sua qualità
9
. Proprio in riferimento a ciò
diventa importante per l’impresa che opera nei servizi la propria credibilità
e l’immagine con la quale si presenta.
Il servizio rappresenta prima di tutto un’esperienza che implica la
realizzazione congiunta di uno sforzo da parte del fornitore e del
consumatore.
10
Questa caratteristica rappresenta una differenza importante
tra beni e servizi; numerosi prodotti possono essere provati prima
dell’acquisto. Un consumatore può testare un’automobile o sentire un
profumo, ma sarebbe difficile fare la stessa cosa con una cena al ristorante.
Poiché l’eventuale cliente non è in grado di provare, sentire o toccare il
prodotto, ci si trova costretti, secondo Levitt, ad accontentarsi di semplici
promesse di soddisfazione
11
. L’intangibilità influisce anche sull’espansione
internazionale; la natura soggettiva della percezione della qualità del
servizio significa che ciò che può essere soddisfacente nel mercato
domestico, può non essere percepito come tale da consumatori stranieri. Il
servizio può necessitare un adattamento per attrarre e soddisfare il mercato
internazionale.
L’eterogeneità è legata alle difficoltà di standardizzazione. Molti servizi
sono forniti da uomini per altri uomini; il consumatore e il produttore
9
Armistead C. (1994) The Future of Services Management, Cranfield University, Kogan Page.
10
Mathe H.(1997), Le service global, Maxima, Paris pag. 73
11
Levitt T.(1983), “The Marketing Imagination”, The Free Press, New York.
devono, in genere, interagire. Quando c’è interazione umana, i risultati in
genere presentano una grande variabilità non facilmente prevedibile, sia
perché anche se una stessa persona fornisce il servizio, esattamente nello
stesso modo, i diversi consumatori possono avere diverse percezioni di
uno stesso servizio, sia perché la stessa persona, può non consegnare
esattamente un servizio identico ad ogni performance, poiché le sue
condizioni fisiche e psicologiche, che possono variare, influiscono sul
risultato. Tale eterogeneità può essere ridotta tentando di standardizzare il
servizio. L’eterogeneità, in ambito internazionale, accentua le difficoltà nel
controllare il personale localizzato all’estero al fine di fornire servizi
equivalenti. Inoltre emergono spesso differenze culturali tra il personale
impiegato nei vari paesi, che rendono difficile standardizzare il sistema di
consegna del servizio.
La peribilità fa riferimento all’impossibilità di immagazzinare il servizio.
Uno stanza in hotel, un posto su un aereo o a teatro, non possono essere
conservati e consumati successivamente. Quindi la gestione della capacità
di servizio assume una grande importanza. Nel momento in cui un’impresa
di servizi comincia a svilupparsi internazionalmente, può trovarsi costretta
a pianificare un eccesso di capacità in ciascuno dei mercati serviti. Inoltre
gli andamenti della domanda possono essere diversi nei mercati stranieri
rispetto a quello domestico; per esempio, la richiesta di viaggi e le vacanze
in Giappone si intensifica nei primi giorni di maggio, durante il festival
della Settimana d’Oro e le vacanze. Ovviamente, in certi casi l’impresa può
trarre vantaggio dalle differenze nei cicli della domanda in ciascuno dei
mercati stranieri spostando la capacità di servizio da un mercato all’altro;
ad esempio, nel settore del trasporto aereo, gli aerei a grande portata di
passeggeri, coprono nei mesi invernali, le rotte dagli Stati Uniti ai Caraibi ,
e nei mesi estivi quelle tra gli Stati Uniti e l’Europa. Ma tali spostamenti
possono essere limitati dalle barriere nazionali, dalle profonde differenze
culturali, o da costi troppo alti.
12
La simultaneità forza il compratore a uno stretto contatto con il sistema di
erogazione.
13
La mancanza di separazione tra produzione e consumo rende
più difficile la gestione dell’incontro tra domanda e offerta con tutte le
conseguenze associate in termini di efficienza e qualità
14
, che non
dipenderanno più solo dal produttore, ma anche dal cliente. A livello
internazionale questa caratteristica comporta problemi nel controllo
dell’interazione, soprattutto a causa delle differenze culturali tra il
produttore e il consumatore. La tecnologia può alleviare la necessità della
presenza fisica all’estero, e quinti l’interazione col cliente, spostando certe
12
Sarathy R.(1994) , “Global Strategy in Service Industries”, in Long Range Planning, Vol. 27 , No 6, pp.
115-124.
13
Carman J.M., Langeard E., (1980), “Growth Strategies for Service Firms” in Strategic Management
Journal, (1980) Vol. 1, pp.7-22.
14
Armistead C. (1994), The Future of Services Management, Cranfield University, Kogan Page
operazioni tradizionalmente di front line nel back office (come vedremo
più avanti).
Conseguenza di questi attributi è stato il riconoscimento che gli approcci
tradizionali alla gestione dell’impresa, concepiti in genere per le imprese
manifatturiere, non sono più adeguati per le imprese di servizi.
All’interno di questo sistema di prodotti, denominati con il termine
“servizi”, caratterizzato dalla prevalenza di elementi intangibili, è
ricompresa una varietà di offerta che presenta profonde differenze non solo
nelle tipologie, ma anche rispetto al sistema di produzione ed erogazione
del servizio stesso. Tradizionalmente si distinguono le attività operative che
compongono tale sistema in attività di front office e attività di back room.
Il front office è quella parte del sistema di erogazione che risulta visibile al
cliente. E’ nel front office che egli interagisce col produttore e viene a
contatto con le strutture e i processi dell’impresa. Il back room ( o back
office) è invece invisibile al consumatore ed è costituito dal personale,
dalle strutture e dai processi che supportano il front-line. Un’immaginaria
linea di visibilità separa le due parti:tutto ciò che ricade dietro questa linea
in genere non riguarda il consumatore; tuttavia errori di gestione del back
office possono influenzare seriamente le attività di front line e la
soddisfazione del cliente.
L’enfasi posta tradizionalmente sulle attività di “front office” nella
creazione e consegna del servizio ha fatto sì che l’espansione
internazionale fosse considerata più rischiosa e difficile per le imprese di
servizi rispetto a quelle manifatturiere,specialmente a causa della distanza
con il consumatore e dei problemi legati al controllo della qualità nel punto
di consegna del servizio. Oggi tuttavia una combinazione di cambiamenti
strutturali, normativi, tecnologici e di mercato hanno causato uno
spostamento delle attività rispetto alla linea di visibilità, che si sposta verso
il cliente. Il back office si espande abbassando così i livelli di rischio
percepito e valorizzando i benefici potenziali ottenibili con l’espansione
internazionale delle imprese di servizi
15
.
15
Segal Horn S. (1993) “The Internalisation of Service Firms”, in Advances in Strategic Management,
Volume 9, pp. 31-55