8 Introduzione
Se l’aggettivo “digitale” fa evidente riferimento all’utilizzo di tecnologie
informatiche impiegate per una migliore gestione dei processi amministrativi, il
sostantivo “interfaccia” allude al nuovo atteggiamento che l’amministrazione pubblica
deve poter assumere nei confronti dei cittadini che è chiamata a servire. Da una logica
prettamente burocratica, nella quale il risultato tende sterilmente a coincidere con il
semplice rispetto delle normative, si deve gradualmente giungere ad un’azione orientata
al soddisfacimento dell’utente, finalizzata cioè ad una risposta il più possibile rapida e
giusta all’istanza ricevuta.
L’informatica costituisce il mezzo migliore per consentire al personale
amministrativo di assumere questo nuovo modus operandi: per sua stessa natura, la
digitalizzazione delle procedure non può non apportare velocità nell’elaborazione dei
dati, trasparenza, uguaglianza di trattamento e razionalizzazione dei compiti a carico del
personale amministrativo, al quale possono essere sottratte una serie di operazioni
ripetitive e meccaniche che il computer è in grado di svolgere in tempi più rapidi ed a
costi più contenuti.
Informatica, “informazione-automatica” e Tecnologia dell’Informazione: dal
significato attribuito a questi concetti risulta chiaro che, poiché le informazioni (ed i
documenti che le rappresentano) costituiscono una delle “materie prime” dell’azione
amministrativa, devono essere implementate tutte le tecnologie che consentano di
migliorare la comunicazione verticale ed orizzontale tra i vari uffici amministrativi sparsi
sul territorio: l’utilizzo di una “interfaccia digitale” può favorire le condizioni di
interoperabilità necessarie all’instaurazione di dialogo e confronto continuo tra tutti i
soggetti coinvolti.
L’obiettivo di questa tesi è quello di rappresentare, in modo completo ed
aggiornato, il processo di cambiamento in tutti i suoi aspetti, con particolare attenzione
all’impatto che l’informatizzazione amministrativa avrà sul personale amministrativo e
sui cittadini, chiamati ad interagire in modo nuovo con una nuova P.A..
Il primo capitolo delinea le tappe principali, dal 1945 ai giorni nostri, che hanno
caratterizzato l’introduzione e l’applicazione dei concetti informatici in ambito
amministrativo, con un cenno ai principali cambiamenti organizzativi che le nuove
tecnologie renderanno possibili e necessari.
Introduzione 9
Nel secondo capitolo vengono presentati i più recenti documenti normativi di
indirizzo, a livello italiano ed europeo, per l’informatizzazione del settore amministrativo:
si introducono in dettaglio il Piano d’Azione e-Europe, il più recente Piano del Ministero
per l’Innovazione e le Tecnologie, l’e-Model proposto dal Governo Italiano per i Paesi in
via di sviluppo ed il Piano Telematico Regionale della regione Emilia-Romagna. Non
manca un riferimento all’A.I.P.A., l’Autorità per l’Informatica nella Pubblica
Amministrazione che, attraverso l’emanazione di circolari, pareri e linee guida, ha svolto
un ruolo di primo piano nell’informatizzazione della P.A. italiana.
Nel terzo capitolo vengono presi in considerazione i cambiamenti organizzativi
determinati dall’introduzione del nuovo modello di Stato in senso federalista. Ad uno
studio sul ruolo svolto da Regioni, Province e Comuni, fa seguito un’analisi sulle nuove
esigenze formative del personale pubblico e sulle tecnologie disponibili in grado di
soddisfarle.
Il quarto capitolo è intitolato “Il cambiamento interno alla P.A.”. Viene qui
presentato un nuovo sistema di organizzazione interna che tenga conto dell’esigenza di
semplificazione amministrativa, degli aspetti connessi alla gestione del cambiamento, dei
vari tipi di rischio da affrontare, dell’acquisizione di beni e servizi in modalità digitale e
del monitoraggio dei contratti informatici.
Il quinto capitolo è invece intitolato “Il cambiamento esterno alla P.A.” e presenta
le problematiche legate al modo col quale l’amministrazione pubblica dovrà interfacciarsi
con i propri cittadini-utenti: per questo motivi sono passati in rassegna argomenti quali il
marketing istituzionale, le tecniche di Customer Relationship Management, l’accessibilità
dei siti Internet pubblici, l’innovativo utilizzo commerciale dell’informazione pubblica e
la fornitura di nuovi servizi integrati alle imprese.
Il sesto capitolo, di natura più tecnica, illustra in modo conciso e per quanto
possibile accessibile le principali tecnologie al servizio del processo di cambiamento:
oltre ad una presentazione più dettagliata della firma digitale e della Carta d’Identità
Digitale, vengono descritti la Rete Nazionale, la gestione automatizzata dei flussi
documentali, il linguaggio XML e tutte le problematiche connesse alla sicurezza dei
servizi in Rete.
Il settimo capitolo illustra alcuni progetti nei quali le innovazioni rese possibili
dall’adozione di una “interfaccia digitale” hanno trovato o troveranno piena
realizzazione: sono quindi descritti il portale nazionale Italia.gov.it, il progetto Sanità On
10 Introduzione
Line della regione Emilia-Romagna, i servizi realizzati nel territorio parmense e le
tecnologie al servizio della gestione informatizzata della cartografia tecnica.
Nella parte conclusiva della tesi trovano infine spazio un glossario contenente la
spiegazione dei termini tecnici utilizzati più di frequente, una sezione dedicata ai
principali documenti normativi di riferimento ed una bibliografia completa di siti Internet
di interesse.
Capitolo 1
INFORMATICA E DIRITTO
1.1 Profilo storico 1.2 Verso un nuovo modo di amministrare.
1.1 Profilo storico.
L’avvento dell’informatica nel settore giuridico ha costituito non solo un
supporto per la soluzione e lo snellimento delle normali procedure d’ufficio, ma anche
l’occasione per ripensare da un punto di vista organizzativo l’intero insieme dei processi
coinvolti.
Già nel 1945 lo scienziato statunitense Vannevar Bush anticipò il concetto di
personal computer connesso ad Internet
2
, descrivendo un dispositivo (Memex) che
avrebbe dovuto permettere la memorizzazione di ogni sorta di libro, registrazione e
comunicazione, gestendo i collegamenti tra i diversi dati con un metodo chiamato
“indicizzazione associativa”.
Nel 1949 Lee Loevinger
3
propose per la prima volta di definire gli obiettivi e le
finalità che si potevano prospettare mediante l’utilizzo dei calcolatori nel settore
giuridico. In questo senso, l’autore auspicava: sistemazione della normativa al fine di
giungere all’applicazione di modelli e relazioni logiche tra le disposizioni (sia al loro
interno che in relazione all’intero impianto normativo); applicazione concreta del calcolo
2
BUSH V., As we may think, July 1945, disponibile online su http://www.theatlantic.com/unbound/flashbks
3
LOEVINGER L., Jurimetrics, The next step forward in Minnesota Law Review, 1949.
12 CAPITOLO 1
computazionale all’interno di tutte le attività relative al settore giuridico; supporto agli
organi giudiziari al fine di metterli in condizione di formulare più agevolmente le
sentenze. Con sorprendente capacità di previsione, alla luce degli sviluppi tecnologici che
sarebbero seguiti, l’autore si spinse ad immaginare la creazione di una macchina,
chiamata Law Digest Machine, che potesse ottenere in tempi rapidissimi tutte le
informazioni che un archivio potesse contenere, mediante la selezione preliminare di un
codice associato alla specifica problematica oggetto della ricerca.
Allo stesso tempo venivano presi in considerazione i pre-requisiti per la corretta
applicazione di questa tecnologia: in primis, la necessità di un sistema di classificazione
ed indicizzazione dei dati congiunto ad una nuova organizzazione degli stessi, improntata
all’abbandono del tradizionale e rigido sistema gerarchico a favore di una correlazione
organica e razionale.
Solamente un anno dopo, il matematico Norbert Wiener
4
ribadì come la gestione
dell’informazione attuabile attraverso supporti tecnologici potesse opportunamente e
proficuamente applicarsi al settore giuridico, partendo dal presupposto che i problemi
giuridici fossero problemi di comunicazione, relativi alla gestione regolata e ripetibile di
determinate situazioni critiche.
Nel 1960 l’Accademia Francese coniò il termine informatica, definendo la
fusione dei termini “informazione” ed “automatica” come “la scienza che studia
l’elaborazione razionale, soprattutto per mezzo di macchine automatiche,
dell’informazione considerata come il supporto delle conoscenze e delle comunicazioni
nel campo tecnico, economico e sociale”.
Nel frattempo in Italia si introduceva il concetto di giuscibernetica
5
, definita
come “l’ordine dei problemi e interessi relativi all’introduzione dell’informatica nel
campo della giurisprudenza”.
Un diverso concetto era quello di giuritecnica, intesa come “tecnologia giuridica,
e cioè produzione in atto delle metodologie operative nel campo del diritto risultanti
dall’applicazione di procedimenti e strumenti tecnologici”.
4
WIENER N., The Human use of the human beings, 1950.
5
FROSINI V., Cibernetica diritto e società, Milano, 1968 (5a ed., 1983), rifusa in Id., Informatica diritto e
società, Milano, 1988 e LOSANO M., Giuscibernetica, Torino, 1969.
Informatica e diritto 13
L’adozione di questo approccio avrebbe determinato “un mutamento di mentalità
dello studioso e dell’operatore del diritto, costretti, l’uno e l’altro, a staccarsi dagli schemi
fondamentali del formalismo giuridico a cui erano abituati, giacché il diritto veniva
considerato come un universo scritto sui codici e la cultura giuridica era ritenuta
puramente umanistica ed anzi libresca”
6
.
E’ interessante notare come, già allora, all’innovazione tecnologica considerata in
re ipsa facesse seguito una riflessione sul cambiamento di mentalità, di approccio e di
modus operandi che lo strumento informatico avrebbe prima reso solamente possibile, poi
imposto in considerazione dei nuovi ritmi di lavoro, e di vita, che la “società
dell’informazione” avrebbe progressivamente introdotto.
Una definizione matura, che tiene pertanto conto di tutti gli elementi fin qui
esposti, è quella di Ettore Giannantonio
7
: “Il diritto è norma. La norma prevede i fatti
giuridici, ossia i fatti dai quali derivano conseguenze giuridiche, e le attività, cioè il
complesso degli atti posti in essere da un determinato soggetto per l’espletamento di una
funzione o di un servizio pubblico. L’informatica giuridica può, quindi, avere per oggetto
norme, fatti, attività; ed a seconda dell’oggetto può distinguersi in informatica delle fonti
o informatica normativa, informatica dei fatti giuridici o informatica documentaria e
informatica di gestione o informatica giudiziaria. Il valore di tali distinzioni e definizioni
è fondato sull’utilità pratica di comprendere sotto un solo nome una serie di fenomeni
simili o funzionalmente collegati e distinguerli – così facendo – da altri fenomeni
dissimili”.
Secondo questa definizione, diventa quindi possibile suddividere gli ambiti di
applicazione dell’informatica giuridica in tre macro-categorie: informatica normativa,
intesa come trattamento e memorizzazione delle informazioni necessarie all’applicazione
del diritto; informatica giuridica documentaria, intesa come trattamento e
memorizzazione di informazioni relative a fatti giuridici diversi dalle fonti; informatica
giudiziaria, intesa infine come automazione e semplificazione di tutti i procedimenti
coinvolti nell’attività giudiziaria e degli uffici legali in genere.
Il primo fine riconosciuto all’informatica giuridica è quindi quello di organizzare,
catalogare, correlare dati e norme con l’obiettivo di eliminare ridondanze, ripetizioni,
ambiguità, disomogeneità nella descrizione e nel trattamento di fattispecie analoghe.
6
FROSINI V., come riportato in SIINO E., Pubblica Amministrazione e tecnologie dell’informazione e della
comunicazione (ICT), Palermo, 2002.
7
GIANNANTONIO E., Introduzione all’informatica giuridica, 1984.
14 CAPITOLO 1
In questa ottica ben si inseriscono le finalità proprie della Pubblica
Amministrazione: oggi le tecnologie informatiche, e la loro interoperabilità mediante
Internet ed altri tipi di rete, offrono la possibilità di contribuire a migliorare il rapporto tra
amministrazioni (Government to Government, G2G), tra amministrazioni e cittadini
(Government to Citizen, G2C) e tra amministrazioni ed imprese (Government to Business,
G2B), distribuendo servizi mirati, trasversali rispetto alle singole competenze e sempre
accessibili.
Il D.L. 39/93 viene considerato una pietra miliare per il processo di
informatizzazione del settore pubblico: “…le amministrazioni provvedono di norma con
il proprio personale alla progettazione, allo sviluppo ed alla gestione dei propri sistemi
informativi automatizzati…” (art.2), “…gli atti amministrativi adottati da tutte le
amministrazioni sono di norma predisposti tramite i sistemi informativi automatizzati…”
(art.3).
Già in queste poche righe è possibile rinvenire alcuni punti-chiave del processo di
informatizzazione della P.A.: laddove, ad esempio, si richiede che le amministrazioni
provvedano con il proprio personale, si pone l’esigenza di formare, reperire ed integrare
le nuove competenze e professionalità richieste dall’introduzione di nuove metodologie
operative; progettazione, sviluppo e gestione presuppongono a loro volta analisi della
situazione esistente, calcolo dei costi, ritorno degli investimenti in termini economici e
sociali, modalità di manutenzione e aggiornamento.
Da ultimo, predisporre i documenti amministrativi tramite i sistemi informativi
automatizzati (espressione che probabilmente andrebbe rivisitata alla luce delle recenti
disposizioni in tema di semplificazione del linguaggio amministrativo) significa produrre
documenti tramite procedure comunemente adottate e standardizzate, che consentano il
trattamento sicuro (con tutto ciò che l’aggettivo sicuro comporta, specialmente in campo
informatico) dello stesso documento da parte di amministrazioni differenti.
Informatica e diritto 15
1.2 Verso un nuovo modo di amministrare.
Fino a non molto tempo fa, i contatti con la Pubblica Amministrazione
avvenivano unicamente di persona o attraverso il servizio postale: già con l’avvento della
ferrovia, e grazie al concetto ante litteram di “rete” che l’infrastruttura ferroviaria
presuppone, alle persone è stata offerta la possibilità di instaurare rapporti
qualitativamente e quantitativamente nuovi, con interlocutori fisicamente lontani: allo
stesso tempo, il trasporto di merci su rotaia ha incrementato l’efficienza economica ed ha
generato benefici sotto il profilo sociale.
Così come le ferrovie hanno costituito il più innovativo servizio pubblico
all’epoca della rivoluzione industriale, l’informatica ed Internet rappresentano le colonne
portanti dell’era attuale: dotare la P.A. di un’interfaccia digitale significa darle finalmente
l’opportunità di porre il cittadino al centro della sua attenzione, consentendogli di
accedere alle informazioni, di utilizzare i servizi, di influenzare le decisioni relative alle
varie politiche che lo riguardano, il tutto in tempi brevi e con la massima efficienza.
Mediante il conseguimento di questi risultati, sarà incoraggiato l’utilizzo delle
tecnologie anche tra coloro che diversamente non avrebbero utilizzato la rete per
comunicare online: le Pubbliche Amministrazioni potranno pertanto contribuire a
colmare, in modo spontaneo e graduale, attraverso appositi punti telematici pubblici, il
cosiddetto digital divide, termine col quale si indica la possibile discriminazione di coloro
che non hanno accesso diretto, né indiretto, alle tecnologie informatiche. Per questo è
essenziale che allo strumento informatico venga data visibilità e rilievo, al fine di vincere
le resistenze psicologiche di chi è stato abituato ad associare a tastiera e mouse un mondo
criptico, elitario e per forza di cose complicato
8
.
Poiché l’interfaccia digitale costituisce il punto di incontro tra l’offerta di servizi
e la domanda che degli stessi proviene, è auspicabile un coinvolgimento delle parti che
avvenga nel modo più naturale e spontaneo possibile. Mentre un’imposizione, per quanto
motivata, viene inevitabilmente percepita in modo negativo e scarsamente collaborativo,
una garbata “proposta” indirizzata all’utilizzo delle nuove tecnologie potrà dare frutti al
8
Sarebbe sufficiente, per iniziare, mostrare come lo stesso impiegato pubblico, per erogare i servizi richiesti,
si avvalga della tecnologia a disposizione: in seguito, con l’indispensabile coinvolgimento del personale
amministrativo, si potrebbe mostrare al cittadino come egli sia già in grado di ottenere gli stessi servizi,
avvalendosi dei medesimi strumenti e secondo identiche modalità, ma in giorni e ad orari da lui scelti, presso
una postazione pubblica o, nella migliore delle ipotesi, presso il suo stesso domicilio.
16 CAPITOLO 1
di sopra delle aspettative, persino tra le fasce d’utenza tradizionalmente più ancorate ai
procedimenti consolidati (gli anziani, per esempio).
Dotare la P.A. di una serie di interfacce digitali, mettendo i cittadini nelle
condizioni di apprenderne per gradi l’utilizzo, permette di raggiungere nuovi livelli di
flessibilità, poiché il tipo di approccio può essere personalizzato in base alle
caratteristiche di ogni utente, il quale sarà in grado di gestire i propri dati, dislocati presso
più uffici, nel modo che riterrà più semplice ed intuitivo.
Allo stato attuale la scelta più matura sembra essere quella del portale Internet
unico
9
, struttura di front office che nella maggior parte dei casi presenta caratteri di
grande portata informativa, relativa semplicità operativa, rapidità di consultazione e veste
grafica accattivante. In futuro l’accesso ai servizi avverrà anche mediante altri tipologie di
interfacce: voce, testi digitati via tastiera o semplicemente scritti a mano
10
, su particolari
dispositivi che si occuperanno di tradurre digitalmente le richieste del cittadino.
In ogni caso saranno superate le problematiche organizzative e di comunicazione
che da sempre affliggono gli organi deputati alla gestione delle politiche pubbliche e che
si sono puntualmente tradotte in disagi, servizi qualitativamente bassi e “burocrazia”,
nell’accezione più negativa del termine, così come solitamente percepita dall’utente
finale
11
.
Ridurre le distanze, migliorare la distribuzione delle informazioni, trattare allo
stesso modo i casi simili, favorire la partecipazione di chi viene “amministrato” e
renderlo coinvolto e partecipe… sono solo alcuni dei risultati che la tecnologia già
disponibile, applicata al settore pubblico, mette a portata di mano. Le procedure possono
essere completate in modo più tempestivo, le situazioni sono gestite in modo omogeneo,
ogni fase dell’iter amministrativo viene registrata, la macchina amministrativa diviene
maggiormente funzionale rispetto alle decisioni politiche e tutto l’insieme risulta meglio
controllabile.
9
Si veda a riguardo la presentazione del portale Italia.gov.it al Capitolo 7.
10
Windows XP Tablet Edition è definito come un superset di Windows XP con supporto alla scrittura
manuale, al riconoscimento dei caratteri, all’interazione diretta tramite penna e all’input vocale: il fulcro di
questo nuovo sistema operativo è rappresentato da una nuova tecnologia di input testuale che permette il
riconoscimento di quanto si scrive con la penna e la sua trasformazione in un documento di testo.
11
A due anni dalla entrata in vigore della legge 150/2000 le strutture di comunicazione delle pubbliche
amministrazioni, ancorché varate, sono nel complesso minoritarie, poco conosciute, oltre che scarsamente
incentivate. Lo scenario appare diviso e frammentato: da una parte punte di eccellenza dislocate alternamente
sul territorio nazionale, con prevalenza nelle aree del centro-nord, casi di best practice nella gestione di URP
e progetti di comunicazione integrata in diverse amministrazioni centrali e locali; dall’altra il gruppo ben più
numeroso di enti e istituzioni che non hanno neppure recepito la nuova normativa, né sembrano intenzionati a
farlo, visto il tempo finora trascorso dall’entrata in vigore della legge.
Informatica e diritto 17
La nuova filosofia gestionale delle politiche pubbliche, imprescindibilmente
caratterizzata e condizionata dall’utilizzo delle possibilità offerte dall’innovazione
tecnologica, deve pertanto poter disporre di strumenti tecnici, giuridici e politici che le
consentano di migliorare l’operato degli Enti Pubblici, coinvolgendo cittadini ed imprese
nei processi di governo.
Da un punto di vista tecnico-pratico, l’adozione del documento informatico e
della firma digitale stanno conducendo ad una graduale smaterializzazione degli atti
aventi valenza giuridica: questo, in concorso con la gestione degli archivi basata sulla
proceduralizzazione consentita dal protocollo informatico, si pone come fine ultimo la
realizzazione di quella “tele-amministrazione” che consentirà di abbattere le barriere
fisiche e procedurali che si frappongono ai processi di comunicazione ed integrazione tra
i vari enti che amministrano la Cosa pubblica.
Le Linee Guida dettate dal Governo Italiano per la presentazione di questi
progetti sono inerenti alla predisposizione di front office (interfacce, digitali e non) e
servizi di carattere amministrativo per cittadini e imprese; alla realizzazione di una Rete
Nazionale avente caratteristiche e principi di cooperazione applicativa; all’interoperabilità
dei sistemi di protocollo informatico e posta elettronica certificata da firme digitali;
all’accesso ai servizi con la Carta d’Identità Elettronica e con la Carta Nazionale dei
Servizi, che saranno le smart card in possesso dei cittadini per accedere telematicamente
ai servizi offerti dalle amministrazioni pubbliche; alle garanzie sul trattamento dei dati
personali.
Alla prova dei fatti, viene invertita l’impostazione tradizionale del servizio della
P.A.: una volta ricevuta una richiesta da parte del cittadino per il tramite di una delle
proprie interfacce digitali, l’Amministrazione sarà immediatamente in grado di reperire
tutte le informazioni necessarie all’erogazione del servizio, sgravando il cittadino
dall’onere di individuare documenti e dati già a disposizione della controparte pubblica.
Per l’amministrazione nel suo complesso, l’effetto primario dell’informatizzazione in
termini gestionali sarà dunque il superamento dell’ambito di competenza di ciascun ente
mediante la predisposizione di una rete di uffici statali accessibile su tutto il territorio in
modo uniforme e standardizzato, grazie alla condivisione delle informazioni da pari a
pari.
Per il cittadino-cliente vengono contestualmente a cadere i vincoli territoriali e
temporali per la fruizione dei servizi della P.A., con la conseguente eliminazione
dell’obbligo di conoscere la struttura organizzativa dello Stato, spostarsi fisicamente
18 CAPITOLO 1
verso gli enti competenti, rispettare orari e giorni di apertura al pubblico dei vari uffici,
comunicare ripetutamente la stessa informazione a sportelli diversi. Il concetto di
“cliente” non significa necessariamente che le Amministrazioni debbano operare in
un’ottica di profitto ma, più semplicemente, che il loro obiettivo diventa quello di
erogare servizi in linea con le esigenze di che ne usufruisce: la soddisfazione di chi riceve
il servizio è d’altra parte uno strumento fondamentale di verifica e controllo della sua
qualità.
Sotto un diverso aspetto, la partecipazione del privato alla “rivoluzione
informatica” è favorita dalla necessità, per le amministrazioni pubbliche, di dotarsi di
referenti interni ed esterni per la gestione dell’informatizzazione, considerato il grado di
tecnicismo e professionalità specifiche che l’adozione di strumenti telematici comporta:
forme di collaborazione politico-privato sono previste nella legge 415/1998 sugli appalti
pubblici, laddove si rende possibile finanziare infrastrutture e servizi pubblici con risorse
e capitali privati, con la conseguente e per certi versi innovativa partecipazione dei
finanziatori ai proventi ricavati dalla commercializzazione degli stessi servizi
12
.
Il fine ultimo, e comune, di questi sforzi è quello di presentare al pubblico una
amministrazione capace di tenere conto del fattore tempo; di ragionare per problemi
concreti e non per schemi astratti; di costare poco organizzandosi bene; di adoperare tutte
le tecniche moderne per tenere i rapporti con i propri interlocutori; di ripensarsi e di
ripensare alle proprie funzioni in raccordo con il mondo della ricerca e della produzione;
di recuperare la sua funzione di soggetto imparziale capace di dirimere le diverse e talora
discordanti posizioni soggettive, sintetizzandole in un interesse pubblico che coglie
un’occasione di crescita nella gestione del conflitto e non si conserva nell’astrazione delle
formule del linguaggio burocratico.
Diviene quindi indispensabile creare le condizioni politiche di contesto favorevoli
allo sviluppo della net-economy, alla diffusione delle nuove tecnologie in tutti gli
ambienti e tra tutti i soggetti economici, sociali ed istituzionali.
12
La stessa informazione pubblica può diventare materia di scambio commerciale tra pubblico e privato,
come illustrato al Capitolo 5.