quantitativi e qualitativi, apporti teorici ed empirici, forniranno una
panoramica ampia e dettagliata del fenomeno e della sua evoluzione e ne
indicheranno i possibili sviluppi per il futuro.
Esso si articola in quattro capitoli in cui nel primo, previa analisi del
fenomeno della globalizzazzione e del concetto di
internazionalizzazione, si valutano le determinanti degli investimenti
diretti, la loro potenzialità e le motivazioni che portano alla decisione di
stabilire un insediamento produttivo all’estero.
Il secondo capitolo fornirà un contributo esclusivamente teorico: esso
presenterà le principali teorie riguardanti gli Ide sviluppate dagli anni
sessanta fino alle nuove teorie proposte negli ultimi anni. Questo
capitolo è molto importante perché fornisce una cornice teorica del
fenomeno in esame. Naturalmente alcune teorie risultano più adatte di
altre a spiegare ed a fornire modelli per gli investimenti italiani
all’estero, in particolare in Romania, ma comunque tutte contribuiscono
a spiegare qualche aspetto degli IDE.
La decisione di investire all’estero è guidata da opportunismo e prende
l’avvio dall’esplorazione di specifiche opportunità di investimento in un
specifico paese, a tale proposito, nel terzo capitolo si analizza un caso
pratico di investimento diretto estero prendendo come paese target la
Romania, che dal 2007 adotterà l’ Euro come moneta nazionale entrando
a far parte dell’Unione Europea.
L’analisi parte dalla valutazione delle caratteristiche economiche e
politiche che possono giustificare la scelta di investire in Romania.
Verranno presentati dati macroeconomici della Romania e investimenti
esteri nel suddetto Paese attraverso dati qualitativi e quantitativi, anche
alla luce delle diverse politiche messe in atto dal governo rumeno per
attrarli e garantirli. Particolare attenzione sarà dedicata agli investimenti
italiani ed alle politiche volte a favorire l’internazionalizzazione delle
- 5 -
imprese italiane.. Saranno infine analizzati gli effetti che gli Ide hanno
sull’economia rumena.
Il quarto ed ultimo capitolo dopo aver delineato un quadro sulle
determinanti di un insediamento produttivo nei paesi dell’Est come la
Romania fornirà un caso di internazionalizzazione della Nusco s.p.a., un
azienda leader nel settore della produzione e commercializzazione delle
porte in legno. Questo esempio è utile per comprendere sia le strategie
messe in atto per penetrare il mercato della Romania e sia il processo
evolutivo a monte e a valle della Nusco s.p.a..
- 6 -
Capitolo I
INVESTIMENTI DIRETTI ALL’ESTERO DELLE IMPRESE
ITALIANE
1.1. L’integrazione economica internazionale – 1.2. Dal commercio alla produzione internazionale –
1.3. L’evoluzione degli I.D.E. italiani – 1.4. Le potenzialità degli investimenti diretti all’estero
1.1. L'integrazione economica internazionale
La definizione del nuovo ordine dell’economia mondiale non può
prescindere dal processo di globalizzazione , attraverso il quale la
produzione ed i mercati nei vari Stati diventano sempre più
interdipendenti, per effetto non solo della dinamica dello scambio di beni
e servizi ma soprattutto per i movimenti di capitale e di tecnologia
1
. La
libera circolazione di beni e servizi, la liberalizzazione dei mercati
finanziari, la delocalizzazione dei processi produttivi rappresentano per
le imprese nuove sfide competitive
2
. L’approccio di tipo globale al
mercato comporta per l’imprese la possibilità di attingere risorse ed
informazione dalla sfera internazionale, adattandole all’ambiente locale
traendone vantaggi competitivi.
L'internazionalizzazione costituisce oggi una via obbligata per
acquisire un vantaggio competitivo sostenibile nel tempo. Risulta ormai
1
CAROLI M. G., Globalizzazione e Localizzazione dell’Impresa Internazionalizzata, Franco Angeli,
Milano, 2000.
2
CANTWELL, J. H., “Teorie dell’internazionalizzazione della produzione” in Acocella, N. e
Schiattarella, R. (a cura di) Teorie dell’Internazionalizzazione e Realtà Italiana, Liguori Editore,
Napoli, 1989.
- 7 -
superata la tradizionale concezione che interpretava l'espansione
internazionale come una delle possibili opzioni strategiche a
disposizione dell'impresa. Tale concezione era infatti coerente con un
contesto economico caratterizzato da minori pressioni competitive, da un
minore livello di integrazione tra i diversi mercati, da maggiori costi di
transazione e da più elevate barriere agli scambi.
L'attuale contesto a livello globale è caratterizzato da una maggiore
integrazione economica tra aree del mondo. Questo processo riduce il
grado di segmentazione dei mercati ed attenua i costi di transazione
dando impulso ai processi di internazionalizzazione delle imprese.
Nel corso del tempo il concetto di internazionalizzazione con il quale
originariamente si designava la crescita dell’impresa in mercati diversi
rispetto a quello nazionale di riferimento è divenuto più complesso. Di
conseguenza tale definizione tradizionale non è più in grado di cogliere
tutte le implicazioni che il diffondersi del fenomeno comporta
3
.
L’ingresso di imprese estere sui mercati domestici ha profondamente
modificato la situazione concorrenziale dei competitori nazionali
costretti a rivedere i propri piani strategici per tenere conto delle strategie
attuate da concorrenti stranieri attuali e potenziali. Sono in particolare
questi ultimi a determinare una crescente pressione competitiva sulle
aziende a dimensione "locale", a determinare la progressiva erosione
delle barriere all'ingresso nei mercati di nicchia "protetta"
4
Tutte le
imprese risultano oggi quindi – attivamente o passivamente – coinvolte
nel processo di internazionalizzazione).
5
La realizzazione del Mercato
3
Velo, 1991
4
Così definiti da Porter (1980), in particolare con riferimento a regimi normativi e regolamentari.
L'erosione di tali barriere si determina sia per effetto di una maggiore liberalizzazione degli scambi,
che in seguito - ad esempio- ad innovazioni tecnologiche.
5
Usai, Velo, 1990; Varaldo, 1997
- 8 -
Unico ha contribuito a rendere particolarmente attuale questa
problematica sui mercati europei.
Più di recente, il termine internazionalizzazione ha conosciuto un
nuovo ampliamento del suo significato. Con questo termine oggi si
allude "non solo allo svolgimento di attività all'estero e alla connessa
presenza di imprese estere nel proprio ambiente, ma anche ad una
tendenziale attenuazione delle differenze a livello internazionale di
modalità e metodologie operative, di caratteristiche dei prodotti, di
regolamentazioni e di comportamenti".
I processi di internazionalizzazione delle imprese si verificano in un
ambiente caratterizzato da una nuova geografia economica mondiale
dove i confini tra i mercati non corrispondono più a quelli politico-
amministrativi. Emergono spazi economici disegnati dalla crescente
intensità degli scambi che si verificano al loro interno, i cui confini
risultano più mobili e permeabili che in passato.
L'internazionalizzazione delle relazioni riguarda una gamma di flussi
complessa e differenziata. In particolare, accanto al continuo sviluppo
del commercio internazionale di beni e servizi, si accresce il peso delle
transazioni di servizi innovativi, capitali, informazioni e conoscenze.
Il ruolo crescente della tecnologia
6
si evidenzia non solo in quanto
supporto della crescente rapidità degli scambi e come elemento di
riduzione dei costi di transazione, ma rappresenta essa stessa una risorsa
oggetto di scambi internazionali sempre più intensi. Lo scambio della
tecnologia a livello internazionale si realizza ormai in modi
estremamente differenziati che vanno dalla cessione di know how alla
vendita di prodotti e servizi che incorporano in vario modo le
conoscenze tecnologiche.
6
Dunning, 1993; Miles, 1989
- 9 -
Questo fatto dimostra che la competitività internazionale di un
prodotto si fonda sulle competenze in esso incorporate
7
, che possono
essere sia relative alla tecnologia di prodotto o di processo, sia in
generale competenze ed abilità presenti nell'azienda o a cui l'azienda ha
saputo attingere esternamente
8
Il fattore critico di successo nella
competizione internazionale è rappresentato dalla capacità di presidiare
le competenze distintive all'interno dell'azienda
9
e di individuare risorse
e competenze esterne all'organizzazione coordinandole in un processo
produttivo capace di generare un prodotto competitivo. Da questo punto
di vista diventa strategica la costruzione di un network di relazioni
fondato sulla valorizzazione delle competenze localizzate sul territorio di
origine dell'impresa e sull'attitudine ad impostare strategie di outsourcing
a livello internazionale.
La maggiore prossimità ai mercati di sbocco, in termini di presenza
diretta, si impone sempre più come condizione di successo dell'impresa
perché alla crescente apertura di molti mercati corrisponde una maggiore
pressione competitiva internazionale. L'accesso ad informazioni, come a
risorse e competenze, nei diversi mercati presuppone una presenza più
radicata delle imprese in questi ultimi.
7
Grant, 1991a; Grant, 1991b; Teece, Pisano e Schuen, 1990; Wernerfelt, 1984.
8
Hinterhuber, Stuhec, 1996; Merli, 1995; Velo, 1997.
9
Prahalad, Hamel, 1990.
- 10 -
1.2. Dal commercio alla produzione internazionale
Negli ultimi due decenni gli investimenti diretti esteri hanno registrato
tassi di crescita particolarmente significativi e decisamente superiori a
quelli del commercio internazionale, diventando una delle forme più
rilevanti di internazionalizzazione delle imprese operanti nei paesi
industrializzati.
La scelta di localizzare all’estero una o più fasi del processo
produttivo è sempre funzione di una qualche sorta di «vantaggio
comparato» esistente nel paese verso cui si delocalizza.
Secondo Baldoni, Sdogati e Tajoli
10
, in un mondo in cui la produzione
è internazionalmente frammentata,la scelta di quali e quanti fasi del
processo produttivo da far eseguire all’estero non è necessariamente
funzione di variabili di natura tecnologica e/o della dotazione relativa dei
fattori, come nell’originaria teoria dei vantaggi comparati.
Affinché abbia luogo la delocalizzazione internazionale della
produzione è sufficiente, ad esempio, che esista un differenziale positivo
del costo del lavoro per unità di prodotto: è l’esistenza di un vantaggio
assoluto, indipendentemente dalla presenza o meno di un vantaggio
comparato ricardiano, che determina paese e settore nei quali si spostano
fasi di processi produttivi.
Le determinanti che sono alla base della produzione estera e quindi
degli Ide riguardano i fattori che possono ridurre i costi e/o aumentare i
ricavi dell’impresa. In particolare possono essere suddivisi in tre
categorie: country-specific, industry-specific e firm-specific.
Le determinanti country-specific (host location specific): influenzano i
costi e i ricavi che l’impresa potrebbe realizzare se decidesse di
10
vedi bibliografia.
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delocalizzare parte del processo produttivo nel paese ospite e includono
la dimensione relativa del paese ospite, il costo relativo dei fattori
produttivi nonché la struttura tariffaria e il sistema fiscale del paese
estero.
Le determinanti industry-specific includono, tra le altre cose, l’uso
relativo dei fattori (l’intensità di capitale, di lavoro qualificato, di R&S e
di risorse naturali), le economie di scala, la mobilità dei prodotti e la
dimensione del settore. Tali determinanti influenzano il volume della
produzione estera attraverso il loro effetto sul costo relativo di
produzione, per un dato livello di produzione. Inoltre, esse
contribuiscono a creare differenze nel ruolo delle barriere commerciali e
nella profittabilità di localizzare la produzione vicino al mercato.
Le determinanti firm-specific sono tutti quegli attributi che
differenziano le imprese all’interno di un dato settore. Tra queste ve ne
sono in particolare due.
La prima è l’esperienza multinazionale, che riflette la conoscenza che
le imprese accumulano sul contesto in cui operano. Ci si può attendere
che al crescere dell’esperienza multinazionale diminuiscano l’incertezza
e i costi di localizzazione e possa aumentare il profitto atteso di ulteriori
insediamenti sul territorio.
La seconda variabile firm-specific riguarda la nazionalità d’origine
delle multinazionali, che riflette un rapporto privilegiato con il sistema
produttivo di provenienza della stessa struttura industriale e del sistema
innovativo nazionale di cui è espressione, l’impresa potrà avere una
diversa sensibilità ai fattori host location specific che determinano le
decisioni di investimento in una data regione.
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