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Capitolo 1
PERCORSO EVOLUTIVO DELL’INNOVAZIONE:
UNA PROPOSTA INTERPRETATIVA
1.1 Premessa
Il percorso evolutivo del concetto di innovazione è costellato da innumerevoli
contributi di autori che hanno fatto del concetto stesso un contenitore differente a
seconda degli obiettivi preposti e del contesto.
Il punto di partenza per addentrarsi in questo percorso è costituito dalla seguente
domanda:
Che cosa si intende per innovazione?
Partendo dalle origini del termine, è possibile affermare che deriva dal greco e
significa “fare qualcosa di nuovo”.
Questa definizione ci riporta un significato della parola “innovazione”, ma non
tutti quelli che si possono nascondere nel termine stesso.
L’ambiguità e la vastità dei significati che caratterizzano il concetto
“innovazione” ha dato luogo a lunghi dibattiti che certamente non hanno portato
alla costruzione di una comune tendenza in materia.
In una definizione generale, possiamo definirla come la messa in opera di una
concezione nuova del o nel processo di creazione del valore
1
.
1
Sul concetto di valore e sul processo per la sua creazione si veda Catturi (2003).
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La stessa può riguardare il modo in cui l’impresa crea valore oppure un momento
interno al processo.
L’obiettivo ultimo è quello di accrescere la capacità competitiva dell’impresa e di
creare un vantaggio economico durevole e sostenibile.
La numerosità di contributi presenti in letteratura in tema di innovazione
comporta l’impossibilità di esporli tutti in quanto l’obiettivo è quello di dare una
visione chiara e semplificata.
Di conseguenza, il mio lavoro si incentrerà solo su alcuni degli stessi ritenuti
maggiormente significativi in quanto forieri di una diversa prospettiva in tema di
innovazione che si completano l’un l’altro e ne ampliano la visione.
Inoltre, ho sperimentato un’ipotesi ulteriore di classificazione che assume come
elementi di riferimento la valenza del tempo e dello spazio e la loro influenza
sulla formulazione del concetto di innovazione e delle sue applicazioni.
Quello che cercherò di mettere in evidenza sarà la stretta relazione tra contesto e
significato del termine innovazione; verrà ripreso il concetto espresso
precedentemente secondo il quale il significato si è evoluto nel tempo anche e
soprattutto in relazione all’ambiente circostante.
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1.2 Schumpeter
Il primo autore preso in considerazione è Schumpeter in quanto è stato il primo
che ha introdotto una visione dinamica del processo innovativo.
Egli ha inoltre discusso ed esaminato in modo ampio i modelli di innovazione-
crescita di nuovi prodotti indagandone le cause e le implicazioni gestionali,
strategiche ed organizzative
2
.
Secondo Schumpeter, l’innovazione consiste nella combinazione di mezzi di
produzione, ossia nell’introduzione di nuovi beni e/o metodi di produzione, nella
creazione di nuove forme organizzative, nell’apertura di nuovi mercati e nella
conquista di nuove fonti di approvvigionamento (Schumpeter,1939).
L’innovazione schumpeteriana è tutte queste cose in contaminazione reciproca.
Questa tipologia di innovazione viene definita in base all’introduzione di diverse
combinazioni produttive all’interno del sistema economico e comprende cinque
diverse tipologie
3
:
innovazione di prodotto, ossia l’introduzione di una nuova qualità di bene;
innovazione di processo, ossia l’introduzione di un nuovo metodo di
innovazione nell’apertura a nuovi mercati;
innovazione organizzativa;
2
SCHUMPETER JOSEPH A., Teoria dello sviluppo economico, ETAS, Milano, 2002.
3
CIAPPEI C., Strategia e valore d’impresa saggezza e metodo dell’agire imprenditoriale, Firenze
Università Press, Firenze, 2005.
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innovazione nelle fonti di approvvigionamento.
L’autore non si limita ad elencare le varie tipologie di innovazione, ma presenta
anche le caratteristiche del processo innovativo, ossia:
esito incerto;
razionalità limitata dell’imprenditore ;
raggruppamento delle innovazioni in specifici settori e nel tempo.
Riguardo detti aspetti, l’autore afferma che “l’innovazione può essere compresa
solo ex-post, mentre non lo può essere quasi mai ex-ante; vale a dire che non può
essere compresa applicando le regole ordinarie di inferenza dei fatti preesistenti,
(…), essa non è un elemento insito nel concetto di attività economica razionale né
una cosa ovvia, ma un processo distinto che necessita una particolare
spiegazione” (Schumpeter, 1967).
Inoltre, durante il processo l’imprenditore non possiede l’abilità di afferrare
esaurientemente tutti gli effetti e le ripercussione delle azioni attuali.
Questo implica che non esiste una soluzione ottimale per l’attività innovativa e
che ci saranno differenze enormi tra le varie strategie innovative (Malerba, 2000).
Riguardo la terza caratteristica, le innovazioni non vengono viste come eventi
isolati e non sono distribuite casualmente nel sistema economico, ma tendono a
nascere a grappoli; esse tendono a concentrarsi in certi settori e nei loro dintorni.
La centralità dell’innovazione nella dinamica competitiva di mercato porta a
differenziarla nettamente dall’invenzione: l’innovazione è realizzabile senza una
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precedente invenzione e l’invenzione non necessariamente comporta
un’innovazione.
In secondo luogo, la creazione di un’invenzione e la realizzazione
dell’innovazione sono due cose completamente diverse, anche nel caso in cui
l’innovazione consista nel rendere effettiva un’invenzione particolare
(Schumpeter, 1977).
L’invenzione viene definita come l’acquisizione di nuove conoscenze scientifiche
e tecnologiche applicabili potenzialmente alla produzione.
L’invenzione diventa innovazione nel momento in cui l’impresa decide di
sfruttare economicamente queste nuove conoscenze introducendo un nuovo
prodotto o nuovo processo produttivo.
L’innovatore è quindi colui che è in grado di combinare diversi tipi di conoscenze,
competenze e risorse che consentano di trarre un beneficio economico
dall’innovazione.
Per Schumpeter, l’imprenditore è l’innovatore per eccellenza, colui che combina
in modo diverso i mezzi di produzione “per fare qualcosa di nuovo” e ricavarne
una rendita.
Gli imprenditori, infatti, integrano in modo creativo impianti, competenze e
materiali per realizzare un nuovo prodotto, sperimentare nuovi metodi produttivi o
sfruttare nuovi mercati.
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Come si è visto, la visione schumpeteriana si lega al periodo caratterizzato da
ottimismo verso lo sforzo innovativo e legato essenzialmente alla ricerca
scientifica e tecnologica e alle dimensioni dell’impresa.
4
Solo un’impresa di grandi dimensioni è capace di affrontare il processo
innovativo il quale richiede ingenti risorse finanziarie e un portafoglio prodotti
cosi ampio da poter sostenere attività con un ciclo di rientro lungo e aleatorio.
1.3 Freeman
A partire dagli anni Settanta si è assistiti ad un cambiamento radicale
dell’ambiente competitivo derivante da una pluralità di fattori, quali: tecnologici,
macroeconomici, sociali, competitivi
5
.
Le modificazioni ambientali e la drastica abbreviazione dei cicli temporali dei
prodotti hanno portato ad una ridefinizione del concetto di innovazione e delle
modalità di organizzazione e gestione dei processi innovativi.
Una delle principali caratterizzazioni inerenti questo periodo è stata la
rivalutazione dell’importanza dei miglioramenti incrementali: si è affermato al
4
Cfr. ROSENBERG N., 1982.
5
Il cambiamento descritto nel contesto competitivo, per la sua significatività, ha portato molti
autori a individuare l’inizio di una nuova era (la “third phase of civilization” descritta da Toffler,
la “age of discontinuity” secondo Drucker, la “age of access” di Rifkin) che è associata a rapidi
tassi di cambiamento dei mercati e quindi a crescenti difficoltà di valutazione e di
posizionamento per le imprese. DRUCKER P.F, The Age of Discontinuity, Harper e Row, New
York, 1968.
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riguardo come vari miglioramenti e perfezionamenti di piccola entità possano
portare al progresso tecnico
6
.
In questo campo, si è sviluppato il contributo di Freeman
7
, il quale afferma che
“l’innovazione è un processo che comprende la progettazione, la produzione, il
management e le attività commerciali connesse all’introduzione di un nuovo o
migliore prodotto, processo o servizio”.
Egli distingue le innovazioni in:
innovazioni incrementali;
innovazioni radicali;
nuovi sistemi tecnologici;
paradigmi tecnico-economici.
Le ultime due classi rappresentano cambiamenti tecnologici estremi che
interessano diversi rami dell'economia, dando origine a nuovi settori industriali; in
particolare, l’ultima categoria racchiude innovazioni che direzionano l'evoluzione
dei sistemi tecnologici in corrispondenza di tempeste di “distruzione creativa”.
Vengono superate le tradizionali concezioni dell’innovazione puramente
tecnologica/materiale per dare rilevanza ai cambiamenti strategici e organizzativi
6
Studi precedenti avevano già segnalato questo aspetto;per esempio, Gilfillan, Hollander e Usher
avevano richiamato l’impatto di carattere cumulativo derivante da numerose innovazioni di
contenuta entità, rilevando come queste potessero avere ricadute più rilevanti rispetto a
cambiamenti di natura radicale.
7
FREEMAN C., The economics of industrial innovation , Penguin Modern Economics Texts,
Harmondsworth, 1974.