31
6. Le principali specie ortive innestate
6.1. Melanzana (Solanum melongena L.)
La melanzana (Solanum melongena L.) è una specie appartenente alla famiglia delle
Solanaceae, con una resa annuale intorno alle 380.000 tonnellate, ricopre in Italia grande
importanza dal punto di vista economico e colturale; in ordine di importanza Sicilia,
Campania e Calabria sono le regioni maggiormente interessate dalla coltura. In Italia,
l’innesto della melanzana sta acquisendo parecchio interesse specialmente come tecnica
colturale di difesa integrata ai patogeni dell’apparato radicale quali nematodi galligeni e
Verticillium spp., ma anche per influenzare positivamente il rendimento di fruttificazione
sia a livello quantitativo e soprattutto, qualitativo (Sabatino ed al., 2013; Sabatino ed al.,
2016). Nonostante ciò, nell’orticoltura professionale la diffusione di piantine innestate non
è molto elevata anche in conseguenza della mancanza in commercio di ibridi di melanzana
tolleranti alle avversità principali e, quindi, di portinnesti efficaci (Gisbert ed al., 2011;
Sabatino ed al., in corso di stampa). Per il 76% delle piante di melanzana innestate in Italia
si ricorre a Solanum torvum L., una specie botanicamente vicina alla melanzana e
originaria dell’India (Deb, 1979); esso presenta buona vigoria, ottima compatibilità
all’innesto ed induce buona produzione; è tollerante al fungo Verticillium dahliae e
resistente a Ralstonia solanacearum, Pyraenochaeta lycopersici, Fusarium oxysporum
f.sp. melongenae e nematodi galligeni appartenenti al genere Meloidogyne (Bletsos et al.,
2003; Daunay, 2008; Singh and Gopalakrishnan, 1997; King ed al., 2010).
Molteplici sono state le prove di coltivazione della melanzana che hanno dato numerose
indicazioni sull’impiego di portinnesti ibridi intra e interspecifici di pomodoro (Gisbert ed
al., 2011). Morra ed al. (1995) hanno osservato che l’affinità di questi ibridi con la
melanzana, a differenza della buona percentuale di attecchimento ottenibile in vivaio,
sembra essere difficoltosa nelle fasi di coltivazione. Di contro, altri studi (Gisbert ed al.,
2011) affermano che ibridi intraspecifici di melanzana hanno un'elevata affinità di innesto.
Solanum torvum è risultato il portinnesto più interessante per l’ottima compatibilità
all’innesto, le numerose resistenze a patogeni dell’apparato radicale e la buona vigoria in
grado di aumentare la durata del ciclo produttivo fino a due anni incrementando allo stesso
tempo le rese (Donzella e Assenza, 2011). In funzione del portinnesto utilizzato è
necessario che la semina sia anticipata o posticipata. Nel caso in cui si utilizzi come
portinnesto il Solanum torvum, questo va seminato in serra riscaldata almeno 35-40 giorni
prima del nesto, così da avere portinnesti con 4-5 foglie vere dopo 40-45 giorni. Si
adoperano normalmente contenitori alveolati da 84 o 104 fori per assicurare la produzione
di piantine robuste e sane. Viste le esigenze termiche elevate della melanzana, in questo
32
stadio è necessario che la temperatura di germinazione sia mantenuta costante a circa 25-
27°C.
6.2. Pomodoro (Solanum lycopersicon L.)
Il pomodoro (Solanum lycopersicon L.), è una solanacea originaria del Sud America;
specie erbacea annuale che può raggiungere i 2 m di altezza, prostrandosi sotto il peso dei
suoi frutti. La maggior parte della coltivazione di pomodoro da mensa in Italia avviene in
ambiente protetto per tutta la durata del ciclo colturale (Tesi, 2008).
I motivi principali della diffusione dell’innesto per la propagazione del pomodoro sono
riconducibili al bisogno di avere una valida alternativa alle restrizioni legislative sull’uso
del bromuro di metile, aumentare la resistenza e la tolleranza ai principali patogeni terricoli
che attaccano il pomodoro e alle condizioni climatiche sfavorevoli (basse temperature).
Contribuiscono anche alla diffusione dell’innesto la necessità di ridurre l’utilizzo massiccio
di fitofarmaci e di elevate dosi di fertilizzanti, e la tendenza verso l’ottenimento di un
prodotto più sano e gradito al consumatore. Inoltre con l’innesto è possibile il ritorno alla
coltivazione di alcune cultivar standard o popolazioni (es. Marmandè, Belmonte, Cuore di
Bue) sprovviste di caratteri di resistenza genetica a patogeni tellurici, ma dotate di ottime
caratteristiche organolettiche.
Il pomodoro, tramite innesti specifici riesce a superare problemi legati all'attacco di
Fusarium oxysporum f.sp. lycopersici razze 1 e 2 (Fol) resistente grazie ai geni I e Ia, a
Fusarium oxysporum f.sp. radicislycopersici (Forl), dominante e monogenica, a
Meloidogyne spp. (con eccezione per Meloidogyne hapla) tollerante grazie al gene Mi, a
Pyrenochaeta lycopersici tollerante grazie al gene pyl, ed a Verticillium dahliae, tollerante
grazie al gene Ve (Louws ed al., 2010).
Anche in corrispondenza del diffondersi dell’innesto erbaceo, come per ogni altra
innovazione tecnologica, sono presenti problematiche connesse principalmente al costo
della singola piantina per l’elevata necessità di manodopera, nonché, il costo stesso dei
nesti e dei portinnesti, spesso caratterizzati, gli ultimi, da scarsa germinabilità. Anche la
ridotta conoscenza dei caratteri intrinseci dei portinnesti più adottati rappresenta
un’ulteriore problematica, in quanto le esigenze della combinazione nesto-portinnesto
sono spesso molto differenti da quelle del portinnesto.
I portinnesti presenti sul mercato per l’innesto del pomodoro fanno riferimento
fondamentalmente a due categorie: il tipo pomodoro e il tipo KNVF. Quest’ultimo, è
rappresentato da ibridi L. hirsutum x L. esculentum (es. Beaufort, prodotto da Monsanto)
resistenti a Fusarium oxysporum f.sp. radicis-lycopersici, Verticillium, Pyrenochaeta
33
lycopersici. Il tipo pomodoro, con ibridi e varietà di Lycopersicon esculentum, che sono
caratterizzati invece da una resistenza solo parziale a Pyrenochaeta lycopersici che non li
rende adatti alla coltivazione in terreni ad alta carica patogena. Per quel che riguarda
l’epoca di semina di nesto e portinnesto, se si sceglie di utilizzare un portinnesto del tipo
KNVF, il nesto deve essere seminato circa 20 giorni dopo il portinnesto; invece se si
sceglie di utilizzare un portinnesto proveniente dal tipo pomodoro, il nesto deve essere
seminato 5-6 giorni dopo il portinnesto. L’innesto del pomodoro, oltre a costituire uno dei
più interessanti ed innovativi mezzi di lotta agronomica verso patogeni che attaccano
l’apparato radicale, viene impiegato per usufruire di alcune varietà tradizionali tipiche
come il pomodoro San Marzano, per decenni selezionato dagli agricoltori e sprovvisto di
resistenze alle principali patologie dell’apparato radicale. I terreni in cui è stato
tradizionalmente coltivato il San Marzano manifestano sintomi di stanchezza del terreno:
per questo motivo il riutilizzo di questa varietà comporta la rivalutazione delle intere
tecniche colturali, oltre che l’identificazione delle cultivar esistenti. In sinergia con altre
tecniche di agricoltura sostenibile e di lotta integrata, l’innesto erbaceo su soggetto
resistente, potrebbe contribuire ad attenuare la problematica rappresentata dai patogeni
tellurici.
6.3. Peperone (Capsicum annuum L.)
In Italia la superficie coltivata a peperone è passata, dagli anni 60 ad oggi, da oltre 20.000
ha a soli 13.000 ha (ISTAT, 2017); la Sicilia è la regione che contribuisce maggiormente
alla produzione nazionale, di circa 350.000 t., con il 24,4% del totale; seguono le regioni
del centro-sud quali: Campania (15,3%), Puglia (14,9%) e Lazio (12,1%); al nord il
Piemonte (3,5%) è l’unica regione da segnalare. Negli ambienti dove la specie è coltivata
regolarmente sugli stessi terreni, si rileva frequentemente l’insorgenza di problematiche
colturali complesse, normalmente definite “stanchezza del terreno”, che determinano
importanti perdite di prodotto e abbassamento della capacità produttiva. Varie sono le
tecniche di difesa, colturali, biologiche o chimiche, indirizzate a ridurre i patogeni sotto la
soglia economica di danno, ciascuna delle quali con i suoi pro e contro. Metodi di lotta
integrata, basati sulla lotta biologica, la biofumigazione, o la lotta agronomica come le
rotazioni colturali e la selezione di varietà resistenti si vanno sempre più diffondendo.
Un’opzione alternativa potrebbe essere l’innesto erbaceo anche se sono presenti molte
problematiche connesse con la modesta disponibilità di portinnesti idonei sia in termini di
bassa affinità con Capsicum annuum che di resistenza ai patogeni (Louws ed al., 2010).
Genotipi resistenti ai nematodi galligeni, come le varietà di portinnesto Scarface e
34
Protector, sono ottimi per la resistenza specifica a Meloidogyne javanica, e della razza 2 di
Meloidogyne incognita
(file:///C:/Users/utente/Downloads/Elenco_portinnesti__versione_per_pubblicazione_28_a
prile_2015%20(2).pdf).
In Italia rappresentano una innovazione le varietà di portinnesto Brutus, Rocal e Tresor,
efficaci sia nel controllo di Phytophthora capsici (cancrena pedale) che in ambienti molto
compromessi da Meloidogyne spp. L’ibrido commerciale Snooker, prodotto dall’ azienda
sementiera SYNGENTA, è risultato interessante in quanto presenta buona affinità con tutte
le specie e cultivar di peperone, ed apparato ipogeo sia tollerante a condizioni abiotiche
come stress termici e idrici che contemporaneamente resistente a Phytophthora capsici,
Meloidogyne arenaria e Meloidogyne incognita
(file:///C:/Users/utente/Downloads/Elenco_portinnesti__versione_per_pubblicazione_28_a
prile_2015%20(2).pdf).
Il portinnesto Antinema, selezione clonale di Capsicum annuum, oltre a essere resistente a
Melodidogine incognita e Phytophtora capsici, lo è anche verso Ralstonia solanacearum.
Il ricorso all’innesto nel peperone, specialmente in ambito professionale, non è ancora
abbastanza preso in considerazione, con sole circa 365.000 piantine indirizzate soprattutto
all’uso hobbistico.
6.4. Melone (Cucumuis melo L.)
La prima specie orticola in cui si è fatto ricorso all’innesto in modo significativo è stata il
melone, per far fronte ai gravissimi danni provocati dai patogeni del terreno su varietà
suscettibili.
In Francia sono state fatte le prime prove verso la fine del 1960, adoperando come
portinnesto per il melone Bemincasa cerifera. L’innesto erbaceo del melone si è diffuso,
per quanto riguarda l’Italia, verso la fine degli anni ’70, in particolare nelle zone di
produzione settentrionali. Originariamente, l’esigenza di ricorrere all’innesto, per il melone
è emersa nelle coltivazioni in coltura protetta per l’elevata sensibilità alle tracheomicosi
delle cultivar coltivate in quegli anni. Negli ultimi anni, le superfici destinate a piante
innestate di melone hanno avuto un continuo aumento, all’inizio in serra e solo per il
melone retato, ma ultimamente anche per il melone tipologia spagnola (Rochet, Piel de
sapo) e in coltura semi-forzata; questa diffusione è stata possibile grazie al sempre più
frequente utilizzo di portinnesti ibridi interspecifici di zucca Cucurbita maxima x
Cucurbita moschata, che hanno incrementato in maniera significativa le resistenze ai vari
patogeni, offrendo allo stesso tempo buone garanzie per quanto riguarda la compatibilità