5
INTRODUZIONE
Il mutato contesto sociale in cui anche la Chiesa italiana oggi è chiamata a vivere la sua
missione non permette di portare facilmente i fanciulli alla fede. La struttura attuale della catechesi
dei fanciulli e dei ragazzi e gli stessi sacramenti dell'Iniziazione Cristiana che ordinariamente
ricevono in questa età risponde più ad un criterio di cristianità che di missione; offre una struttura di
accoglienza che risponde più ad una specie di socializzazione religiosa che ad una vera e propria
evangelizzazione.
Questo nuovo contesto, del resto, è riconosciuto anche dalla stessa Conferenza Episcopale
Italiana che denuncia "l'aumento del numero delle persone senza religione", "le numerose e
frequenti scelte diverse dal Vangelo", "l'ecclissi del senso morale, accompagnato da forme di
relativismo e di indifferenza", "la scarsa trasmissione della memoria storica", "l'indirizzarsi verso
nuove forme di idolatria".
1
Viviamo in un tempo di frammentazione culturale e pastorale. Occorre che con urgenza la
Comunità cristiana ripensi l'Iniziazione Cristiana e la catechesi dei fanciulli e dei ragazzi, sapendo
che il tessuto comunitario è sfaldato da profonde trasformazioni storiche.
Il modello a cui si oggi si fa riferimento è quello di una comunità parrocchiale che vive una
sua tradizione cristiana ma non sempre verifica nelle sue scelte pastorali la radice di fede da cui
sono nate certe istituzioni. Manca una "nuova evangelizzazione" eppure si continua a fare catechesi
e a dare i sacramenti. La sua struttura catechistica e pastorale è quella di una organizzazione di tipo
scolastico, senza neppure un convinto coinvolgimento degli adulti da cui i ragazzi affettivamente
dipendono. Non sembra possibile - come fa la CEI con i catechismi e i documenti sull’Iniziazione
Cristiana dei fanciulli e dei ragazzi - riadattare semplicemente la prassi antica della Iniziazione
Cristiana proposta dal RICA, senza opportuni riferimenti di nuova inculturazione della fede.
Il cap. V del RICA,
2
ad esempio, propone un semplice adattamento dal rito degli adulti a
quello dei ragazzi in età scolare, dando l'impressione di fare un'operazione non di vero adattamento
ma di semplice riduzione, perché non tiene minimamente conto anche di quel semplice fattore
ritenuto oggi fondamentale, come è quello della dimensione educativa dei destinatari.
Il Contesto
Pertanto la mia scelta: affrontare in maniera più sistematica e tenendo conto delle sue
diverse componenti - la tematica attuale dell'Iniziazione Cristiana dei fanciulli e dei ragazzi, perché
sollecitato da molteplici stimolazioni ed orientato da diversi convincimenti:
- in questi anni di prima esperienza di parroco mi sono capitate diverse richieste di fanciulli
e di ragazzi che nell'età della fanciullezza non hanno ancora ricevuto il Battesimo e chiedono di
essere iniziati al mistero di Cristo e alla vita della Chiesa. Mi sono accorto che, pur avendo ricevuto
il Battesimo da bambini, non hanno avuto un vero annuncio e quindi mancano di una prima
evangelizzazione. Non avendo esperienze di riferimento e temendo di inserirli nei gruppi comuni
dei ragazzi, si rischia di far perdere il senso della vita cristiana;
- il mio personale impegno nell'Ufficio Catechistico Diocesano - proprio nel settore della
Iniziazione Cristiana dei fanciulli e dei ragazzi - mi sollecita a trovare delle soluzioni concrete al
problema, perché ci si sta accorgendo che il catechismo attuale e la prassi della celebrazione dei
sacramenti della Iniziazione Cristiana non funziona. Le proposte che l'Ufficio fa alle parrocchie è
strutturato sui documenti ufficiali dando per buona ed efficace la proposta ufficiale della Chiesa
italiana. Manca una mentalità missionaria nuova che possa smuovere le strutture attuali ancora ben
1
Cf. CEI, "Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia", n. 40-42
2
CEI, Rito dell’Iniziazione Cristiana degli Adulti (RICA), Ed. Vaticana, Roma, 1978
6
radicate nella tradizione di cristianità. Forse si sta cercando di "mettere una toppa ritenuta nuova su
un vestito vecchio"
3
;
- anche la mia personale esperienza di studio e di ricerca nelle problematiche educative e di
insegnamento catechetico mi provoca a cimentarmi in un campo di applicazione concreta della
ricerca teorica. Secondo me oggi esiste veramente un problema di Iniziazione Cristiana dei fanciulli
e dei ragazzi e il problema non si risolve con un adattamento da piccolo cabotaggio, senza
assumersi il coraggio di una proposta veramente diversa. Almeno a livello di sperimentazione;
- determinante si è rivelata la mia personale partecipazione nel 2002 al Seminario. “La
prassi ordinaria di Iniziazione Cristiana. Nodi problematici e ricerche di nuove vie”, svoltosi a
Roma il 10-12 Aprile presso la Casa del Divino Amore, organizzato dalla Commissione Episcopale
per la Dottrina della fede, l’Annuncio e la Catechesi e dalla Commissione Episcopale per la
Liturgia, a cui faremo spesso riferimento
4
, che mi ha sollecitato a dare il mio contributo in tale
riflessione e che è stato motivo ispiratore della tematica del presente lavoro di ricerca.
- una certa perplessità mi proviene dalle recenti indicazioni della CEI che nella nota
sull’Iniziazione Cristiana offre degli orientamenti per la catechesi e l’iniziazione dei fanciulli e dei
ragazzi dai 7 ai 14 anni
5
, non proprio convincenti, se i vescovi stessi riconoscono che le nostre
parrocchie oggi non vivono più in uno stato di cristianità;
- l'attenzione ecclesiale posta su questo argomento sembra allora un espediente poco
convincente se si continua a insistere su strumenti e sussidi, senza affrontare di petto la realtà in
termini missionari. La pubblicazione dei nuovi documenti (Cf."Catechismi per l'Iniziazione
Cristiana dei fanciulli e dei ragazzi"; le esplicative "Note" della CEI a questo riguardo
6
, i testi della
Consulta dell'Ufficio Catechistico Nazionale e del Servizio Nazionale per il Catecumenato), non
offre stimoli adeguati per portare i fanciulli alla fede. Per cui c'è una vera discrasia tra l'analisi del
contesto e le proposte poco adeguate ad esso;
- così ad esempio, la pubblicazione della "Guida per l'itinerario catecumenale dei ragazzi" a
cura del Servizio Nazionale per il Catecumenato
7
, in fase ancora di sperimentazione, invita alla
ricerca di nuovi itinerari per tale tipo di iniziazione; ma fino ad ora mancano nelle realtà regionali e
diocesane persone e strumenti adatti ad interpretare al meglio la proposta;
- la scelta qualificante della Chiesa italiana fatta nel Convegno ecclesiale di Palermo
8
intende avviare con urgenza una pastorale permanente che ricerchi delle "forme più idonee per
annunciare il Vangelo". Questo dovrebbe mettere i pastori ed i catechisti sulle vie di una pastorale
di missione permanente, di cui proprio le nuove attenzioni ad adulti e bambini non battezzati, o ai
tanti tipi di "ricomincianti", dovrebbero esserne una concretizzazione;
- la crescente richiesta dei fanciulli e dei ragazzi (dai 7 ai 14 anni) che chiedono di essere
iniziati al mistero di Cristo e alla vita della Chiesa è una istanza che presenta una situazione nuova
davanti alla quale ci si trova impreparati, perché manca spesso una adeguata formazione degli
operatori (a cominciare dai parroci), circa il necessario confronto con tutti i soggetti e le agenzie da
coinvolgere nel territorio. La Chiesa che accetta la domanda di battesimo dal ragazzo con il
consenso della sua famiglia, non può limitarsi ad accoglierla, ma come vera madre nella cui fede il
3
Cf. L . BLASETTI, L’Iniziazione Cristiana sarà sempre un problema?, in “Settimana” 43 (2008) 1, 2
4
Cf. COMMISSIONE EPISCOPALE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE, L’ANNUNCIO E LA
CATECHESI E COMMISSIONE EPISCOPALE PER LA LITURGIA, Seminario. La prassi ordinaria di Iniziazione
Cristiana. Nodi problematici e ricerca di nuove vie, Roma 10-12 Aprile 2002, in NUCN 31 (2002) 4
5
CONSIGLIO EPISCOPALE PERMANENTE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA,
L'iniziazione Cristiana. 2. Orientamenti per l’Iniziazione Cristiana dei fanciulli e dei ragazzi dai 7 ai 14 anni. Nota
pastorale del 23 Maggio 1999
6
SERVIZIO NAZIONALE PER IL CATECUMENATO, Seminari di studio 1998-2000, in NUCN, IV (2000),
34
7
SERVIZIO NAZIONALE PER IL CATECUMENATO, Guida per l'itinerario catecumenale dei ragazzi (7-
14 anni), in NUCN, IV (2000), 21
8
Cf. CEI, Con il dono della carità dentro la storia, n. 23
7
ragazzo è iniziato, deve saper mettere in atto tutto quanto favorisce l'iniziale chiamata alla salvezza
sino al suo pieno compimento. La comunità cristiana degli adulti è il contesto e l’esperienza
portante dell'Iniziazione Cristiana dei fanciulli e dei ragazzi. Potranno le nostre comunità diventare
luoghi di accoglienza e di celebrazioni autentiche, luoghi di fede e di speranza? A quali condizioni?
Alla prese con tale continuo cambiamento, ci si interroga su come formare figure adulte di cristiani
capaci di donare vita e di educare alla fede le nuove generazioni;
- il contesto sociale in cui viviamo oggi non porta facilmente i fanciulli e i ragazzi alla fede,
né li sostiene nel loro cammino. La scristianizzazzione che, per varie ragioni, cresce nel nostro
ambiente, fa aumentare il numero delle situazioni familiari in cui bambini e ragazzi non battezzati
all'indomani della nascita, si accostano più tardi all'Iniziazione Cristiana. Il capitolo V del RICA
prevedeva già questa tipologia, che ora impone alle Chiese di attrezzarsi concretamente. Occorre
quindi creare un ambiente adatto alla loro età, capace di accompagnarli nella loro progressiva
crescita nella fede, in un autentico cammino di conversione personale e di adesione a Cristo, fino
all’età delle scelte più o meno definitive;
- le indicazioni operative della nota CEI sul capitolo V del RICA circa l'adattamento del rito
dell'IC degli adulti ai fanciulli e ai ragazzi in età evolutiva pone dei problemi e delle difficoltà. Non
si tiene conto del processo evolutivo, dei dinamismi di crescita e dei bisogni dei fanciulli e dei
ragazzi: l'Iniziazione Cristiana prima va ben pensata, poi gradualmente sperimentata, infine offerta
come metodologia per "farli cristiani oggi". Dalla lettura della stessa Guida emerge come
all'impianto generale che evidenzia per ogni tappa obiettivo, contenuti, attività e celebrazioni,
andrebbe aggiunta l'esposizione delle dinamiche pedagogiche da tenere più in considerazione per i
vari momenti del percorso, in modo da non smarrire nella prassi l'indispensabile taglio educativo;
- le molte perplessità che emergono dalla proposta dei due itinerari differenziati proposti
dalla nota CEI, e che vengono giustificati da un inserimento dei ragazzi nella prassi pastorale
ordinaria, neppure funziona. In realtà sia la prassi ordinaria, sia la catechesi dai nuovi catechismi
per l'Iniziazione Cristiana non assicurano neppure ai ragazzi battezzati, che frequentano la catechesi
il cammino di fede richiesto dal processo di iniziazione. Occorre quindi ripensare, verificare la
prassi ordinaria, secondo altre modalità ed altri parametri;
- il fatto che spesso diversi pastori e catechisti confondono il processo di Iniziazione
Cristiana dei ragazzi con un semplice processo di socializzazione religiosa è un dato di fatto.
Appare abbastanza inutile una prassi pastorale coi ragazzi fatta passare come iniziazione, dal
momento che non si mette soprattutto l'accento sulla prima evangelizzazione e sul sostegno del suo
bisogno educativo verso la maturazione della crescita cristiana, attraverso l'organizzazione di
itinerari secondo i bisogni. Tale prospettiva appare esclusa dalla prassi pastorale e catechetica
attuale. Occorre ripensare momenti formativi e itinerari legati all'età evolutiva dei destinatari in
modo che siano sostenuti nella loro crescita umana e religiosa;
- riguardo alla prassi di Iniziazione Cristiana dei ragazzi battezzati nelle parrocchie, l'analisi
come le varie esperienze, evidenziano un grave ritardo culturale e pastorale: si registrano
contraddizioni tra principi e prassi; si verificano interventi catechistici insufficienti, con spreco di
energie e tempo. Le comunità parrocchiali non hanno mentalità e strumenti per far fare ai ragazzi un
vero cammino di Iniziazione. Occorre pensare un processo di crescita nella fede attento alle diverse
persone, età, con itinerari differenziati relativi alle diverse esigenze. Si deve riproporre il
catecumenato come paradigma esemplare, attraverso un nuovo impianto pastorale ed una nuova
mentalità missionaria.
L'ipotesi
In tale contesto - sia socioculturale, che ecclesiale e parrocchiale - ho pensato di predisporre
un cambiamento di rotta che parta da una ipotesi che giustifichi e motivi la proposta cristiana con la
messa in atto di un adeguato processo di sperimentazione pastorale che avvii una realistica modalità
di attuazione dell'iniziazione cristiana più adeguata all'oggi.
8
Alla luce di un confronto critico sulla realtà e con riferimento al modello del catecumenato
antico, oggi rivalutato e riproposto, si avanza l'ipotesi che segue.
"Oggi, anche per fanciulli-ragazzi bisogna ripensare ex novo un differenziato itinerario di
Iniziazione Cristiana, in cui vanno ben calibrati gli elementi del processo: primo annuncio,
esperienza sistematica del cammino di fede, preparazione catechistica adeguata, celebrazione dei
sacramenti con la necessaria mistagogia, esperienze di testimonianza appropriata".
L'ipotesi è basata sulla convinzione che il modello catechistico messo in atto nella prassi
della Chiesa italiana, non è ritenuto più sufficiente, perché troppe sono le difficoltà che incontra la
sua proposta attuativa: strutture parrocchiali inadeguate, tradizioni devozionali ben radicate ma
senza l'aggancio originario alla fede, impreparazione missionaria di pastori e catechisti, strumenti
inadeguati per accompagnare la riflessione della fede lungo il cammino della crescita dei ragazzi.
È necessario costruire un possibile nuovo piano per l'Iniziazione Cristiana dei fanciulli e dei
ragazzi e ipotizzare criteri, scelte, proposte per un modello formativo oggi più idoneo a trasmettere
la fede alle nuove generazioni, specificatamente ai fanciulli e ai ragazzi.
L'obiettivo che ci prefiggiamo quindi è questo: "come far diventare cristiani oggi i fanciulli e
i ragazzi". Lo scopo è quello di elaborare, a partire dai dati raccolti dall'esperienza del catecumenato
antico e dal Progetto catechistico della CEI, indicazioni per creare itinerari di fede validi oggi per la
loro educazione cristiana.
L'ipotesi verrà verificata dentro un ambito ben delimitato: la documentazione ufficiale della
Chiesa italiana sulla proposta di "Iniziazione Cristiana dei fanciulli e dei ragazzi"; e si analizzerà in
modo particolare il modello messo in atto dalle nuove sperimentazioni messe in atto da alcune
diocesi italiane:si procederà alla verifica critica di tale modello e si indicheranno possibili vie di
inversione di tendenze, in modo da operare una veramente nuova "implantatio ecclesiae", in misura
certamente più adatta alle esigenze delle persone.
Non è detto che l'ipotesi riuscirà a smuovere le acque della stagnante situazione attuale, ma
penso che sia importante dare degli imput diversi, se si vogliono prendere sul serio le premesse che
partono dalla "Novo Millennio Ineunte".
Gli sviluppi dell'ipotesi
Il lavoro di riflessione prevede i seguenti sviluppi, che necessariamente si intersecheranno
fra di loro, per verificare la bontà o meno dell'ipotesi fatta:
- lo studio dalla prassi del catecumenato antico alla ricerca dei criteri, dei parametri, dei
suggerimenti che possono essere ancora oggi utilizzati e recepiti per un'autentica proposta cristiana,
ma intesa come educazione alla fede dei fanciulli e dei ragazzi, fino alla piena personalizzazione;
- l'evidenziazione delle dimensioni psico-pedagogiche presenti nel progetto catechistico
italiano relativo alla catechesi dei fanciulli e dei ragazzi, attraverso una rilettura critica e propositiva
dei documenti CEI;
- una lettura critico-propositiva del modello di Iniziazione Cristiana per i fanciulli ed i
ragazzi, derivante oggi dalle nuove sperimentazioni dopo averlo brevemente descritto nei suoi
criteri di fondo e nelle sue dimensioni propositive;
- l'individuazione di percorsi formativi, di itinerari di IC per un cammino di fede dei
fanciulli e dei ragazzi, attenti alla vita dei soggetti ed alla cultura del momento;
- la mediazione di un taglio che possa diventare un valido contributo alla riflessione in atto
nella Chiesa italiana sul tema in oggetto, proprio da un punto di vista del processo pedagogico. Non
ci si preoccuperà soprattutto del contenuto della proposta, e delle altre dimensioni veritative, che
sono relative al processo in oggetto, pur sinteticamente presentate, nelle fasi dell'esperienza
iniziatica (quando e come evangelizzare i ragazzi, come avviarli all'esperienza celebrativa, quali
scelte e proposte catechistiche, come guidarli alla testimonianza della vita cristiana). Saranno tenute
presenti soprattutto:la dimensione educativa, i processi di apprendimento, le modalità di conduzione
del percorso formativo per trovare le indicazioni che spingono ad un cambio di prospettiva. La
9
scelta pedagogica è fondamentale se si parla di educazione alla fede dei fanciulli e ragazzi, dal
momento che sono in una fase delicata della loro crescita, per cui si richiede un ambiente più
confacente ai bisogni, un coinvolgimento più interessato all'accompagnamento nella crescita, forme
di partecipazione comunitaria (familiare, ecclesiale, gruppale).
Il metodo di lavoro
Il metodo seguito è quello dell'analisi, attraverso un confronto tra la proposta di Iniziazione
Cristiana della CEI, la proposta derivante dalle nuove sperimentazioni in alcune diocesi italiane e i
risultati attualmente raggiunti.
Il genere letterario della ricerca, che si colloca nell’area dei principi offrendo riferimenti di
tipo teorico, richiede in prevalenza il metodo storico-descrittivo, supportato dal criterio cronologico
nella prima parte del lavoro, dal criterio tematico nella seconda parte, dal criterio analitico-
descrittivo nella terza parte, con momenti di sintesi delle tre parti. Nell’ultimo capitolo è presente
l’elaborazione di alcuni criteri educativi e pastorali in vista di una prassi rinnovata di Iniziazione
Cristiana dei fanciulli e dei ragazzi.
Si terranno presenti le varie parti dei documenti ecclesiali, scelti secondo un criterio di tipo
cronologico, le motivazioni su cui si basano le scelte e si arriverà a confrontare i principi con la
situazione attuale. Dal confronto si evidenzieranno le scelte inefficaci, le giustificazioni
inconsistenti, per arrivare a proporre indicazioni pastorali diverse più rispondenti ai bisogni culturali
dei ragazzi e alle esigenze del loro processo di crescita umana e cristiana.
Fonti
La scelta bibliografica ha richiesto una particolare attenzione per quelle opere che aiutano a
realizzare un cambiamento di prospettiva nell'Iniziazione Cristiana dei fanciulli e dei ragazzi, a
partire dalle esigenze del catecumenato oggi, della nuova evangelizzazione, della catechesi degli
adulti da cui dipendono affettivamente fanciulli e ragazzi. Si sono tenute presenti anche opere a
carattere più generale; e soprattutto i documenti ufficiali della chiesa riguardanti l'Iniziazione.
La bibliografia è stata tenuta presente in una triplice dimensione:
- la prima presenta i documenti ecclesiali sull'Iniziazione Cristiana dei fanciulli e dei ragazzi
e le principali riflessioni critiche emerse dalla pubblicistica recente;
- la seconda raccoglie le opere a carattere generale ed i testi fondamentali di riferimento per
chiarire il tema dell'Iniziazione Cristiana nel processo del catecumenato moderno;
- la terza presenta testi e articoli che riguardano in generale il tema dell'Iniziazione Cristiana
e che permettono di ripensare e di riformulare il cammino di fede dei fanciulli e dei ragazzi.
La triplice dimensione viene riorganizzata nella sua presentazione, per una maggiore chiarezza di
impostazione, in documenti ecclesiali, studi, articoli di riviste, presentati in ordine alfabetico.
La strutturazione della tesi
Il lavoro presenterà una parte introduttiva che sarà dedicata ad un'essenziale e sintetica
presentazione della problematica e dei termini in questione, per delimitare i confini entro i quali
sarà condotta la riflessione. La tesi si snoderà poi in tre parti.
La prima parte, di taglio storico-catechetico, analizza l'esperienza del catecumenato antico,
di cui il Rito dell'iniziazione Cristiana degli Adulti offre un tentativo di adattamento ai ragazzi. Se
ne farà emergere l'intuizione originaria, le prospettive educative, le difficoltà affrontate, ecc, in vista
di un recupero della prassi culturale e della formulazione di un nuovo cammino di Iniziazione
Cristiana più rispondente alle esigenze educative dei fanciulli e dei ragazzi del nostro tempo.
10
La seconda parte, di tipo psico-pedagogico, farà da fondamento teorico alla critica della
impostazione della proposta formativa, analizzando i progetti e gli itinerari esistenti nel progetto
catechistico italiano e in alcuni principali documenti ecclesiali scelti secondo un ordine
cronologico. Si evidenzieranno le prospettive essenziali per elaborare una proposta consequenziale.
La terza parte, di tipo propositivo, partendo dall’analisi dei recenti documenti sull’IC dei
fanciulli e ragazzi, e di un campione di esperienze di IC per fanciulli e ragazzi in Italia, di cui
alcune in fase di sperimentazione, vuole tentare di individuare criteri validi per formulare autentici
itinerari di Iniziazione Cristiana secondo i bisogni e i momenti formativi legati all'età evolutiva dei
destinatari.
In conclusione, si cercherà di chiarire criticamente quali siano le esigenze essenziali oggi per
creare itinerari adeguati di educazione alla fede che portino ad una autentica maturazione cristiana
dei ragazzi, le linee metodologiche da proporre per la formulazione di tali itinerari, le proposte
concrete avviate per tentare un reale e concreto cambiamento nella prassi di Iniziazione.
La verifica dell'ipotesi
A conclusione il lavoro necessita ancora di un ulteriore lavoro di verifica, al fine di
verificare, alla luce dei principi enucleati e delle critiche evidenziate, l'ipotesi fatta, per rendere più
innovativa ed efficace la prassi attuale dell'Iniziazione Cristiana. Ci si è limitati solamente ad
indicare nell’ultima parte che cosa non funziona nella proposta italiana e a presentare brevemente
alcune nuove sperimentazioni diocesane, ancora in fase di attuazione, che si propongono come
confronto di prassi pastorale, come modelli di traduzione dei principi generali dedotti dalla prima e
seconda parte. Delle sperimentazioni si cerca di dare una valutazione, ovviamente non risolutiva,
trattandosi di sperimentazioni ancora in corso che necessitano di una verifica dei risultati ancora
troppo presto da realizzare.
Nel tentativo di realizzare una ricerca sufficientemente esauriente sappiamo di avere toccato
dei limiti. L’ampiezza della documentazione infatti non consente esaustività di tematiche, né
approfondimenti particolari. Inoltre, l’eterogeneità dei lavori studiati, la parzialità dei temi e la
somiglianza delle opere può suscitare l’impressione di qualche ripetitività e di cenni ridondanti e
una certa frammentarietà nel lavoro svolto.
L’IC è un tema complesso e poliedrico per i diversi aspetti che vi si intrecciano, aspetti non
tutti approfonditi, con la conseguente carenza di un esame particolareggiato delle fasi dell’IC e dei
suoi agenti. Alcuni limiti sono parzialmente riflessi anche nei documenti magisteriali e pastorali che
non descrivono, ad esempio, chi sono i fanciulli e ragazzi oggi nel loro reale contesto di vita.
Gli aspetti considerati, insieme ad altri che certamente verranno segnalati, vogliono
semplicemente costituire un incentivo per ulteriori approfondimenti interdisciplinari e soprattutto
incoraggiare ponderate sperimentazioni. L'ambizione è quella di aiutare gli operatori della pastorale
catechetica ad uscire da questa ambivalenza attraverso una nuova prassi iniziatica, più aderente alle
reali esigenze dei destinatari.
11
PRIMA PARTE
INIZIAZIONE CRISTIANA
E CATECUMENATO NELLA CHIESA ANTICA
IL MODO DI “FARE CRISTIANI” NELLA CHIESA ANTICA
ANALISI STORICA DELLA PRASSI ANTICA
12
In questa parte del nostro lavoro vogliamo osservare le varie strategie attuate dalla Chiesa
antica per l’ingresso all’esperienza viva della fede in Cristo. Nei primi secoli attraverso il
catecumenato antico, la Chiesa ha saputo elaborare con cura materna e sensibilità missionaria, un
rigoroso processo organico e unitario di formazione e santificazione.
La formazione del nuovo credente nel cammino catecumenale si fonda su una triplice
esperienza: l’ascolto della Parola di Dio attraverso soprattutto la catechesi, esercizi ascetico-
penitenziali, infine riti e celebrazioni. Diversamente testimoniate e sottolineate, le tre esperienze
sono vitalmente connesse: si integrano e si sostengono vicendevolmente al servizio della crescita
spirituale dei candidati in cammino verso il Battesimo. Questa triplice dimensione del processo
formativo è già presente nell’estesa tappa del catecumenato del III secolo, successivamente
caratterizzerà la seconda tappa catecumenale che coincideva con la Quaresima.
Il processo catecumenale emerge allora come una seria e originale proposta formativo -
pastorale rivolta ad adulti, che ha lo scopo di formare veri discepoli di Cristo: sviluppo della fede e
progresso nella conversione, formazione alla preghiera e alla carità fraterna, educazione al
comportamento evangelico e a un progressivo inserimento nella comunità ecclesiale. Aspetti
salienti della proposta sono la priorità della evangelizzazione, una formazione graduale e
progressiva, la centralità dell’azione di Dio unita a una responsabile collaborazione umana;
un’istruzione catechistica fondata sulla Sacra Scrittura; il legame vitale tra catechesi, liturgia ed
esercizi ascetico- penitenziali; un cammino ecclesiale -comunitario.
Si vuole dunque partire dallo studio della prassi del catecumenato antico alla ricerca dei
criteri, dei parametri, dei suggerimenti che possono essere ancora oggi utilizzati e recepiti per
un’autentica proposta cristiana, intesa come educazione alla fede dei fanciulli e dei ragazzi.
In Questa prima parte, in particolare ci proponiamo di rispondere a due domande: come la
Chiesa ha accolto fin dall’inizio e lungo la sua storia i nuovi candidati? Quali sono le proposte
attuali per l’aggregazione dei nuovi membri alla comunità cristiana? L’Iniziazione Cristiana di ieri
aiuta a comprendere la situazione attuale nelle sue carenze e nelle sue proposte?
13
CAPITOLO PRIMO
L’EVANGELIZZAZIONE E IL
CATECUMENATO DEI PRIMI SECOLI
ELEMENTI COSTITUTIVI
14
PREMESSA
La comunità primitiva non organizza verso i giudei alcuna preparazione particolare ma
avverte, invece, la necessità di una lunga preparazione per i pagani. Ciò testimonia la capacità della
comunità di adattarsi alle situazioni del destinatario. Flessibilità e attenzione al contesto sociale si
rilevano nell’attivazione della modalità iniziatica del catecumenato che, attraverso l’istruzione e
l’educazione, la pratica ascetica e le cerimonie religiose accompagna al Battesimo quanti sono
stimati degni. Dal punto di vista organizzativo il catecumenato viene definito da Jean Danielou
come “una pastorale completa dell’ingresso nell’esistenza cristiana”
9
in cui l’elemento catechesi è
in funzione dell’IC, è iniziazione a tutti gli aspetti e momenti della vita cristiana, a partire dalla
conoscenza del messaggio. L’impegno catechistico non si esaurisce nella cura della conoscenza ma
anche nell’impegno di introdurre ad una vita liturgica e di preghiera, alla vita della comunità e
all’impegno morale.
Nei primi secoli della Chiesa il catecumenato, al servizio dei nuovi credenti non battezzati, è
sorto e si è progressivamente strutturato come cammino di evangelizzazione e formazione di
giovani e adulti, capaci di scelte autonome e responsabili.
10
La prassi diffusa nel IV e V secolo, dei genitori cristiani di iscrivere tra i catecumeni i propri
figli in tenera età, di fatto rinviava negli anni della maturità la scelta personale del Battesimo,
preceduta da un esigente cammino di fede e di conversione. Il catecumenato degli adulti, sorto nei
primi secoli, può, dunque, essere applicato ai fanciulli e ai ragazzi solo in modo analogico e con i
necessari adattamenti.
11
A partire dal VI secolo, quando il pedobattesimo divenne la scelta pastorale predominante,
la Chiesa si preoccupò di adattare il processo iniziatico-catecumenale degli adulti ai bambini nati da
pochi mesi o con età non superiore ai due-tre anni. Si trattava di un cammino a tappe, relativamente
breve, essenzialmente cultuale.
Durante la Quaresima erano programmate alcune specifiche celebrazioni liturgiche che,
insieme alla presenza dei bambini, prevedevano il coinvolgimento dei genitori, dei padrini e della
comunità cristiana. L’Iniziazione Cristiana aveva il suo momento culminante con la celebrazione
del Battesimo, Confermazione ed Eucaristia nella Veglia pasquale.
12
Nelle chiese di Oriente questa prassi continuò nei secoli ed è tutt’ora vigente. In Occidente
subì un progressivo ridimensionamento, fino a scomparire nel XV secolo allorché il Concilio di
9
Cf. DANIELOU – DU CHARLAT, La catechesi nei primi secoli, p.10
10
La disciplina del catecumenato sino al V secolo era prevista per persone sufficientemente mature: oltre ai giovani e
adulti, probabilmente si estendeva anche a quanti avevano raggiunto la prima adolescenza come sembrerebbe alludere
Agostino: “Chi, infatti, è oramai arbitro della sua volontà - omnis enim qui arbiter voluntatis suae constitutus est - se
intende accostarsi ai sacramenti dei fedeli, non può incominciare una vita nuova se prima non si pente di quella
passata… Da tale penitenza sono esonerati solo i piccoli – parvuli - non potendo essi ancora avvalersi del loro libero
arbitrio. Prescindendo dai piccoli, nessuno passa a Cristo, in modo da cominciare a essere ciò che non era, se prima non
si pente del suo passato di non cristiano”: Discorso 351, 2 in “Opere di Sant’Agostino”, Città Nuova, Roma, 1979, 34,
170
11
L’applicazione dei tratti fondamentali del catecumenato ai fanciulli e ragazzi, con età inferiore ai 14 anni, si incontra
ufficialmente solo nel nostro tempo con la pubblicazione nel 1972, dell’Ordo initiationis christianae adultorum
(OICA). Il Capitolo V di questo testo pastorale-liturgico è dedicato al “Rito dell’Iniziazione cristiana dei fanciulli
nell’età del catechismo”.
12
Nella Chiesa di Roma testimonianze significative di questa prassi sono offerte dal Sacrametario gelasiano, la cui
redazione definitiva risale alla fine del VI secolo, e dall’Ordo Romano XI, compilato nel VII secolo. Quest’ultimo
rituale utilizzato come il precedente nelle parrocchie romane, prevedeva sette celebrazioni durante la Quaresima
chiamate “scrutini”. Ad esse seguiva la celebrazione dei sacramenti dell’iniziazione cristiana durante la Veglia
pasquale, anticipata al pomeriggio del Sabato santo. Il processo dell’iniziazione cristiana si concludeva con sette
celebrazioni eucaristiche durante la settimana di Pasqua, alle quali assistevano i neofiti insieme ai loro genitori e
padrini.