1. La lingua inglese e la sua diffusione globale
1.1 La diffusione dell'inglese nel contesto storico, sociale e politico contemporaneo
La diffusione della lingua inglese su scala mondiale è certamente un fenomeno straordinario
della nostra storia contemporanea (Görlach, 1995).
Oggi l'inglese non solo rappresenta la lingua nativa sul territorio stesso della Gran Bretagna,
ma lo è anche in parte di quegli stati in cui fu portato e diffuso dai colonizzatori inglesi, a
partire dal XVI secolo. Inoltre, presso questi stessi territori, esso viene spesso utilizzato in
qualità di seconda lingua, nonché lingua intranazionale, anch'essa ereditata dalle prime
amministrazioni coloniali, con importanti funzioni nell'ambito dell'educazione,
dell'amministrazione e dei media.
E' lingua straniera (ad esempio, nell'Europa occidentale, in Giappone, ecc.) usata in diversi
contesti, quali istruzione, commercio, tecnologia, diplomazia.
E', oltre a ciò, una lingua utilizzata in particolari e specifici ambiti, quali il controllo del
traffico aereo, nonché lingua internazionale o lingua franca, usata nella comunicazione tra
parlanti diverse L1 (Görlach, 1995).
La lingua inglese pare dunque non avere eguali per quanto concerne la moderna estensione e
molteplicità dei suoi usi e delle sue forme.
Le diverse varietà dell'inglese moderno discendono dalla lingua inglese parlata in Gran
Bretagna tra gli ultimi anni del XVI e i primi anni del XVII secolo e, successivamente, portata
e diffusasi oltreoceano attraverso quei processi di colonizzazione che possono essere fatti
coincidere con quelle che Jennifer Jenkins ha definito “diaspore” o “dispersioni” (Jenkins,
2003).
La prima “diaspora” (tra la fine del XVI e l'inizio del XVII sec.) coincise con la migrazione
di circa 25,000 persone dalle regioni meridionali ed orientali della Gran Bretagna verso il
4
Nord-America, l'Australia e la Nuova Zelanda dando origine a nuove varietà dell'inglese
come L1.
I dialetti inglesi così trapiantati avrebbero gradualmente dato origine alle moderne varietà
dell'inglese americano (AmE) ed australiano (AusE). Ovviamente tali varietà non
coincidono con l'inglese dei primi colonizzatori, avendo subito cambiamenti nel corso del
tempo, in risposta ad altrettanti mutamenti a livello sociolinguistico, nonché, ai contatti con le
popolazioni indigene delle terre colonizzate (Jenkins, 2003).
In particolare, per quanto riguarda il territorio nordamericano, le prime colonie permanenti
furono quelle fondate in Virginia, tra il 1607 ed il 1620. Successivamente, altri gruppi di
coloni si insediarono nei territori del Plymouth, Massachusetts e New England.
Nel corso del secolo, in seguito alla tratta degli schiavi, l'inglese giunse ben presto anche
lungo le coste dei Caraibi. Era qui, infatti, oltre che presso le coste degli stati meridionali
degli USA, che gli schiavi provenienti dall'Africa occidentale venivano fatti sbarcare. E,
proprio in questo territorio si svilupparono così altre e differenti varietà della lingua inglese,
che, ben presto, diedero origine a vere e proprie lingue creole.
Nel frattempo, eventi di simile fattura e portata ebbero luogo anche in Australia, Nuova
Zelanda e Sudafrica (Jenkins, 2003).
A partire dalla scoperta dell'Australia (1770), per opera di James Cook, migliaia di detenuti
giunsero in Australia dall'Inghilterra e dall'Irlanda e, ad essi, si aggiunsero poi numerosi
coloni liberi, provenienti specialmente da Londra e dal sud-est dell'Inghilterra, ma, anche, da
altre regioni quali Lancashire, Scozia e terre del sud-ovest inglese.
Ne derivò una situazione linguistica assolutamente eterogenea, con un'estrema varietà di
dialetti che, tra l'altro, andarono a sommarsi alle varie lingue aborigene indigene.
In Nuova Zelanda, le immigrazioni seguirono tre distinte fasi: dapprima, tra 1840 e 1850,
giunsero coloro che arrivavano dalla Gran Bretagna; negli anni '60 del 1800, gli immigrati
5
dall'Australia e dall' Irlanda; e, tra il 1870 e il 1885, un'altra ondata di immigrazione portò
uomini provenienti dall'intero Regno Unito, compresa la Scozia (Jenkins, 2003).
Così, anche nelle terre neozelandesi prese vita una complessa situazione sociolinguistica
(anche qui) caratterizzata dall'ulteriore influenza delle lingue indigene dei Maori.
Infine, il Sudafrica (anch'esso interessato da questo primo processo di “dispersione” della
lingua inglese) fu dapprima colonizzato dagli olandesi, a partire dalla metà del 1600, mentre
gli inglesi arrivarono sul finire del 1700 e cominciarono a stabilirsi in gran numero solo verso
il 1820. La maggior parte dei coloni proveniva dall'Inghilterra meridionale, anche se un
gruppo numeroso giunse anche dai territori dell'Irlanda e della Scozia.
Da quando l'inglese fu dichiarato, nel 1822, lingua ufficiale, iniziò ad essere imparato a scuola
anche dai parlanti neri e dagli afrikaans e, dagli anni '60 del 1800, anche dagli immigrati
indiani (Jenkins, 2003).
Dunque anche in Sudafrica il quadro linguistico che derivò dagli eventi storici ed, in
particolare, dal colonialismo (nonché dai successivi accadimenti legati al regime
dell'apartheid) è quanto mai vario e complesso, con la successiva nascita e diffusione di
numerose varietà dell'inglese sudafricano (SafE).
La seconda “diaspora”, che riguarda, invece, la colonizzazione dell'Africa (orientale ed
occidentale) e dell'Asia, prese avvio, in particolar modo, tra il XVIII ed il XIX secolo
attraverso differenti tappe, con diverse modalità ed altrettanto differenti risultati rispetto alla
precedente. Essa, in particolare, ha portato allo sviluppo di numerose varietà di inglese L2,
spesso denominate “New Englishes” (Jenkins, 2003).
Per quanto riguarda l'inglese giunto in Africa in quel periodo occorre distinguere tra due zone
diverse, ovvero l'Africa orientale ed occidentale.
Nell' Africa occidentale, l'inglese è (ancora una volta) legato alla tratta degli schiavi e al
conseguente sviluppo di lingue creole. Qui, a partire dalla fine del XV secolo, l'inglese venne
6
utilizzato principalmente come lingua franca sia tra le popolazioni indigene (parlanti diverse
lingue ufficiali) sia tra esse ed i commercianti britannici. Ad oggi, dunque, sul territorio
dell'Africa occidentale si registra da un lato la presenza dell'inglese quale lingua ufficiale e
dall'altro la diffusione di alcune lingue creole sviluppatesi proprio dal contatto con l'inglese
(es. il Cameroon pidgin) (Jenkins, 2003).
La penetrazione della lingua inglese nell'Africa orientale, invece, risulta differente.
Qui i territori furono effettivamente ed estensivamente occupati dagli inglesi (a partire dalla
seconda metà del XIX secolo) tramutandosi in veri e propri protettorati britannici o loro
colonie, mentre gli inglesi stessi si impegnarono ad occupare le più importanti funzioni a tutti
i livelli (governo, educazione, legge, ecc.).
Solo a partire dagli anni '60 del 1900 tali territori ottennero l'indipendenza e, da allora,
l'inglese è comunque rimasto lingua ufficiale in taluni stati quali Uganda, Zambia, Zimbabwe
e Malawi e gran parte della popolazione lo utilizza anche in qualità di seconda lingua.
Per quanto riguarda l'Asia, occorre distinguere tra differenti realtà linguistiche con i loro
relativi sviluppi storici.
Nell'Asia meridionale (ovvero, India, Bangladesh, Pakistan, Sri Lanka, Nepal e Bhutan)
l'inglese si diffuse in particolar modo a partire dalla seconda metà del XVIII secolo, anche se
era già giunto sul territorio indiano nei primi anni del 1600, attraverso gli insediamenti della
“East India Company”, presso Madras, Calcutta e Bombay. L'influenza della Compagnia
crebbe, appunto, durante il 1700, fino a tradursi nella fondazione del cosiddetto “the Raj”
(1765-1947), ovvero, una sovranità inglese in India. Particolarmente rilevante dal punto di
vista della lingua fu l'introduzione (1835) di un sistema di educazione inglese (il “Minute”, di
Macaulay), per cui la stessa lingua inglese divenne lingua ufficiale nel territorio indiano. Tale
situazione ha avuto enorme influenza, tant'è che persino oggi, nonostante l'hindi sia la lingua
ufficiale, l'inglese è considerato a tutti gli effetti “lingua ufficiale associata”, usata, insieme
7
all'hindi, in qualità di lingua franca (Jenkins, 2003).
Inoltre, l'inglese ha subito un processo di indianizzazione tale per cui ha sviluppato un
carattere nazionale peculiare e, dunque, una nuova varietà (Indian English).
Per quanto riguarda, invece, il Sud-Est asiatico ed i territori del Sud-Pacifico, l'inglese ha
iniziato a diffondersi nel tardo 1700, come risultato delle spedizioni di Cook ed altri. I territori
maggiormente coinvolti in tale processo furono Singapore, Malaysia, Hong Kong, Filippine e
Papua Nuova Guinea. Quest'ultima, in particolare, rappresenta uno dei più interessanti casi di
sviluppo di pidgin, a partire dalla lingua inglese, il Tok Pi s in (Jenkins, 2003).
Singapore, così come Hong Kong e Malaysia, furono importanti colonie britanniche; mentre,
a partire dalla fine del XIX secolo, le Filippine furono poste sotto il controllo degli Stati Uniti.
Questi avvenimenti ci permettono di comprendere come, negli ultimi anni, l'uso dell'inglese
sia cresciuto a Singapore, dove, peraltro, si assiste all'emergere di una varietà locale; d'altro
canto, invece, nelle Filippine si assiste al perdurare dell'influenza dell'inglese americano.
Infine, data la sempre maggiore diffusione ed adozione in Malaysia del Bahasa Malaysia, la
lingua locale, si può comprendere come, invece, in questa zona, si stia assistendo ad un vero e
proprio declino dell'inglese (utilizzato oggi, quasi unicamente, come lingua internazionale)
(Jenkins, 2003).
Questo breve quadro circa lo sviluppo e la diffusione dell'inglese a livello globale ci permette
di comprendere meglio lo status e il ruolo che questa lingua ricopre all'interno dell'odierna
società, in relazione alle sue diverse coordinate geografiche e socio-culturali.
A questo proposito una distinzione (Jenkins, 2003) che ben si presta a chiarire l'attuale
posizione della lingua inglese nel mondo è quella per cui vengono presi in considerazione tre
distinti gruppi di parlanti, ovvero, coloro che utilizzano l'inglese rispettivamente come:
z lingua nativa (ENL)
z seconda lingua (ESL)
8