2
C a p i t o l o 1
La pittura in Spagna prima dell’arrivo di Corrado
Giaquinto
La prima metà del secolo XVIII in Spagna è segnata da un fenomeno
che porta il nome di “italianizzazione dell’arte”, temine adoperato da Francis
Haskell, e che sta ad indicare la diffusione dell’arte sul territorio europeo ad
opera di artisti italiani: ma l’ambiente spagnolo conoscerà con ritardo questo
fenomeno.
1
Secondo J.L.Morales y Marín fu proprio Giaquinto a portare
questa modernità a cominciare dalla corte spagnola e con la sua presenza nella
Academia de Bellas Artes de San Fernando dal 1752.
Si inizia così una tappa nella quale la plastica pittorica a Corte si mette
in relazione con il tono orchestrale dell’arte rococò imposta dall’italiano.
La corrente estetica rococò all’interno del panorama dell’arte spagnola
nel secolo XVIII è stata tenuta in scarsa considerazione fino a poco tempo fa
dagli studiosi. Le tracce e i profili rococò di un’opera architettonica, o di una
pittura decorativa, si diluivano all’interno del vigoroso e duraturo Barocco
tardivo spagnolo. Solo dagli anni ’70 del XX secolo la situazione ha
incominciato a cambiare, nelle grandi sintesi e visioni attualizzanti che dell’arte
settecentesca spagnola che si sono fatte recentemente già si suole avvicinarsi al
rococò con maggiore interesse. Indubbiamente, una conoscenza più ampia e
profonda dell’arte di questo secolo in Spagna sta dando i suoi frutti, sebbene
rimanga ancora del cammino da percorrere affinché la visione del Rococò
spagnolo sia ottima.
2
1
Brown, J:La pintura en la corte española 1746-1808: entre el Barroco y el Neoclassicismo, en “El arte
de los Bayeu”, catalogo della mostra, Saragozza, 1991.
2
Ansón Navarro, Arturo: La Pintura rococó en España, (doctor de Historia del arte Catedrático del I. B.
Pablo Gargallo, de Zaragoza).
3
L’analisi del Settecento spagnolo pone la sua premessa nel 1970, in un
articolo di Gaya Nuño
3
, nel quale stimava che la corrente rococò avesse avuto
poca considerazione in Spagna, stemperata nel disturbo che le aveva
comportato l’ultimo barocco spagnolo, a sua volta una genuina creazione
nazionale a differenza dell’importato rococò. In quello che è stato lo scarso
Rococò di matrice spagnola, a suo intendere, la pittura si era sviluppata,
paradossalmente, nel pieno regno dell’Accademia di Belle Arti di San
Fernando, e si era manifestata di forma ridotta, trovando la sua realizzazione
nei cartoni per arazzi di Goya, dei Bayeu, o di José del Castillo, e specialmente
in uno straordinario pittore rococò, Luis Paret y Alcázar.
Una decade più tardi, nella Cátedra Feijóo dell’Università di Oviedo,
Jesús Urrea abbozzava un’Introduzione alla pittura rococò in Spagna
4
. In essa
risultava come, a conferma di quanto sostenuto da Gaya Nuño,
5
fino a quel
momento si fosse eluso il problema della pittura rococò in terra iberica, fino
addirittura a negarne l’esistenza. Nel suo ripasso del panorama pittorico
spagnolo del primo terzo del secolo XVIII, Urrea
6
difendeva l’esistenza di tale
corrente pittorica e dava alcune delle linee di studio e d’interpretazione per
trovare risposte a quest’esistenza; da una parte, gli apporti e realizzazioni dei
pittori spagnoli formatisi in Italia nell’ambiente della rinnovazione barocca
accademica e rococò; dall’altra la presenza di grandi pittori italiani nella Corte
di Madrid a metà del secolo (Amigoni, Giaquinto, Tiepolo).
3
Gaya Nuño, J. A. : Rococò, Neoclasicismo y Prerromanticismo en el arte de la España del siglo XVIII,
Cuadernos de la Cátedra Feijó, 22, Oviedo, 1970.
4
Urrea Fernández, J.: “Introdución a la pintura rococó en España”, La época de Fernando VI, Cátedra
Feijó, Oviedo, 1981.
5
Gaya Nuño, J. A. : op.cit. Oviedo, 1970.
6
Urrea Fernández, J.: op.cit., Oviedo, 1981.
4
Caratteristiche della pittura rococò in Spagna.
Quadro cronologico e ambito geografico.
La gestazione della pittura rococò si produce in Francia durante il
periodo della reggenza di Filippo d’Orleans (1715-1723). Di lì la sensibilità
rococò sarebbe passata in Italia, Europa centrale, Spagna e altri Paesi Europei,
sebbene con diseguale intensità. In Spagna la pittura rococò si sviluppò a
partire del 1735 approssimatamente, con un certo ritardo rispetto a Francia e
Italia e senza raggiungere l’intensità e l’importanza raggiunta da questi due
Paesi, salvo che nell’ambito della Corte.
Nello sviluppo di questa corrente artistica fra gli spagnoli giocarono tre
fattori. Primo, l’arrivo di decoratori italiani come Rusca, Amigoni, Giaquinto e
Tiepolo, per decorare i Siti Reali, ed in particolare il Nuovo Palazzo Reale di
Madrid, che sorgeva sulle ceneri del vecchio Alcazar, distrutto in un incendio
nel 1734. Secondo il ritorno di pittori spagnoli formatisi in Italia (Roma e
Napoli), portatori della nuova sensibilità, fra i quali Rovira, Luzán o Antonio
González. Per ultimo, l’arrivo nella Corte e nelle collezioni di aristocratici e
borghesi eletti di pitture rococò importate dall’Italia e dalla Francia, che poi
sarebbero state studiate e copiate da artisti spagnoli in patria. Risulta evidente
che, per tutti questi motivi, la pittura rococò in Spagna presenta una
dipendenza totale dall’Italia, e più in concreto dall’ambito napoletano-romano
e, in misura minore, veneziano. L’influsso francese, salvo, in casi significativi
come quello di Luis Paret
7
, ebbe minor peso.
La pittura rococò ebbe un senso predominante e una funzione
decorativa. In questo stile pittorico l’esuberanza formale predomina sulla linea,
sul disegno, essendo una tendenza di grande spontaneità di pennellata, come è
comprovato nei bozzetti e modellini dei grandi affreschi e quadri d’altare. Al
grande auge della pittura a fresco e ad olio, eredità del Barocco, si uniranno
7
Delgado, O.: Luis Paret y Alázar, pintor español, Madrid, 1957.
5
nell’epoca del Rococò nuove tecniche pittoriche come il pastello e
l’acquerello. Composizioni e figure si caratterizzano per la grazia, la delicatezza
e l’artificiosità, come caratteri di un’arte per l’aristocrazia e l’alta borghesia. I
colori che adoperano i pittori rococò nella loro tavolozza saranno soavi,
luminosi e delicati, predominando i toni pastello (gialli chiari, rosa, verde
pallido, celesti, grigi perla, combinati con il bianco).
In Spagna la pittura rococò raggiunse la sua massima espressione e
qualità negli affreschi delle volte e delle cupole dei Siti Reali (Palazzo Reale di
Madrid, El Pardo, La Granja, Aranjuez), con rappresentazioni allegorico-
mitologiche che esaltano la Monarchia spagnola. Si decorarono anche le volte
di chiese (Il Pilar di Saragozza, Le Salesas Reales di Madrid), con cicli mariani
e allegorico-religiosi, e si realizzeranno grandi quadri d’altare e quadretti
devozionali o d’oratorio, nei quali le scene evangeliche o agiografiche
mostreranno al fedele una visione più amabile e sensibile, rispetto alla sacralità
della pittura del seicento. Il ritratto, più umanizzato e con minore solennità
rispetto al barocco, presenterà esempi unici. Le scene galanti godranno di
minore diffusione che in Francia, ma dentro la tematica di genere nella Corte
si distaccherà l’importantissima serie di allegri cartoni per arazzi con i quali si
ornarono le stanze del Palazzo Reale.
La pittura rococò dovette convivere in Spagna durante il secolo XVIII
con una radicata pittura tardobarocca e, nell’ultimo terzo del secolo, con
l’accademismo classicista influito da Mengs, con interazioni e ibridazioni delle
tre sensibilità in numerosi artisti. Ci furono pittori strettamente rococò e altri
che in alcune fasi della loro vita artistica, specialmente nella fase iniziale
giovanile, dipinsero in chiave rococò, per il grande influsso, senza dubbio, del
nostro Giaquinto.
In una cronologia della pittura rococò in Spagna si potrebbe proporre
una periodizzazione come la seguente. Un primo periodo, che si situerebbe tra
6
il 1735 e il 1752, sarebbe quello dello sviluppo delle prime manifestazioni, con
l’attività di Rusca e Amigoni nella Corte, e gli approcci all’arte di pittori
spagnoli come Luzán e Rovira. Un secondo periodo, tra il 1752 e il 1770,
sarebbe quello del trionfo della pittura rococò nella Corte e nell’Accademia
con la venuta di Corrado Giaquinto, la sua attività e la sua influenza in distinti
pittori spagnoli (A. González Velázquez, F. Bayeu), e la fecondità del focolaio
saragozzano; si chiuderebbe questo periodo con la morte di Tiepolo e il
trionfo ufficiale di Mengs e il suo idealismo classicista. L’ultimo periodo
sarebbe quello della persistenza della pittura rococò in recessione rispetto al
classicismo accademico, fra il 1770 e il 1790, con realizzazioni tanto brillanti
come quelle di Paret o quella dei cartonisti – Castillo e Goya -.
Lo sviluppo geografico della pittura rococò fu selettivo e non
generalizzato. Il centro di diffusione distinto e attivo fu quello di Corte e
l’Accademia di San Fernando di Madrid, specialmente durante il periodo del
regno di Fernando VI. Per quel che riguarda i focolai regionali, brillò sopra
tutti quello di Saragozza, in stretta relazione con Madrid, dopo quello di
Valencia, e con molta minore trascendenza, alcune individualità in Barcellona
e Siviglia.
7
Il trionfo della pittura rococò nella Corte durante il
regno di Fernando VI.
Il regno di Fernando VI (1746-1759) conobbe importanti cambiamenti
estetici nella Corte. Gli artisti italiani di orientamento rococò soppiantarono
definitivamente i francesi nell’ambito cortigiano; in questo cambiamento e
nell’orientamento estetico del re e della sua amata sposa, Barbara di Braganza,
ebbe un ruolo il cantante Farinelli, che era giunto alla Corte di Spagna nel
1737.
Il divino castrato non solo fu incaricato di tutte le attività musicali della
Corte, specialmente delle rappresentazioni operistiche e delle veglie musicali,
ma anche si convertì in induttore di molte delle scelte estetiche che si presero
durante il regno di Fernando VI, auspicando la venuta di artisti italiani al
servizio del Re.
Uno di questi fu Giacomo Amigoni (1680- 1752). Salito al trono, il re
Fernando VI si trovò a continuare l’opera del padre Filippo V, il quale aveva
intrapreso la realizzazione delle opere nel nuovo Palazzo Reale. Qui i lavori
procedevano a buon ritmo ed era necessario pensare alla decorazione
pittorica. Un’impresa tanto importante ed emblematica doveva raccomandarsi
ad un artista distaccato ed esperto nella decorazione a fresco, per cui Farinelli
raccomandò il suo amico Amigoni. Questi era un artista itinerante: aveva
iniziato in Italia, spostandosi anche in Baviera, Inghilterra e Francia come
decoratore ed affermato ritrattista e, dopo aver accumulato una notevole
fortuna, aveva aperto un’attività di incisioni nella sua Venezia natale.
Amigoni arrivò a Madrid agli inizi del 1748, accompagnato dal suo
aiutante e discepolo, Charles Flipart.
L’anno 1752 sarebbe stato la chiave per il consolidarsi della pittura
rococò in Spagna, con la realizzazione di un ciclo pittorico di prima grandezza
8
a Saragozza. Grazie all’intervento e ai desideri del segretario di Stato, José de
Carvajal y Lancaster, si ordinò al pittore madrileno Antonio González
Velázquez di tornare da Roma, dove dal 1746 stava perfezionandosi sotto la
direzione di Corrado Giaquinto, per dipingere a fresco la cupola sulla Santa
Cappella della basilica del Pilar. La sua abilità e le sue qualità nella decorazione
murale le aveva già dimostrate nel 1748 nella cupola della Trinità degli
Spagnoli di via Condotti, a Roma.
Ai primi di ottobre del 1752 arrivava a Saragozza González Velázquez e
portava con sé i modellini che aveva preparato nella città eterna sotto la
supervisione di Corrado Giaquinto. Le dinamiche composizioni, la luminosa e
calda cromia, con fondi gialli e dorati di provenienza napoletana e la
pennellata impastata e nervosa plasmata in queste tele preparatorie denotano
la totale dipendenza del discepolo rispetto al suo maestro.
L’affresco della cupola fu dipinto fra aprile ed ottobre del 1753, per poi
dipingere Le quattro donne forti della Bibbia nei pennacchi, che erano terminate a
dicembre di quell’anno. Sfortunatamente questo ciclo decorativo, che risultò
senza dubbio di una novità estetica evidente e di grande spettacolarità, si trova
oggi totalmente oscurato e con gravi deterioramenti. La sua ripercussione
artistica a quel tempo fu notevole, non solo perché fu una pietra miliare della
pittura rococò in Spagna, la prima grande opera rococò fatta da un pittore
spagnolo e la migliore della sua produzione, ma anche perché nel patrimonio
artistico saragozzano rafforzò il rinnovamento estetico in chiave rococò
romano-napoletana che era iniziata con José Luzán alcuni anni prima, e servì
da referente per l’apprendistato giovanile di Francisco Bayeu, Goya e
Berantón, fra gli altri pittori aragonesi.
Morto Amigoni nell’estate del 1752 fu necessario coprire
immediatamente il suo posto di decoratore con un altro pittore italiano, che
fosse prima figura del panorama artistico del momento e sperimentato in tale
9
occupazione. Si sa che si fecero proposte per far giungere in Spagna il
napoletano Francesco De Mura, ma andarono a vuoto. Parallelamente, e per
intervento e raccomandazione del recente nominato ambasciatore spagnolo a
Napoli, Alfonso Clemente de Aróstegui, si contattò la massima autorità della
pittura decorativa rococò a Roma, il molfettese Corrado Giaquinto (1703-
1766).