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Introduzione
“L’esperienza è sempre parola. Esperienza e parola procedono insieme.
È fondamentale verbalizzare ciò che ci succede, ciò che pensiamo e ciò che sentiamo”.
L’idea di questo lavoro nasce da queste parole pronunciate dal professor Silvano
Petrosino durante un seminario tenutosi durante una lezione di Critica letteraria nel marzo
2015.
L’importanza della parola e della verbalizzazione dell’esperienza, fondamentale oggi
come ieri, deve fare i conti col fatto che viviamo in un’epoca caratterizzata dalla massiccia e
invasiva diffusione degli strumenti digitali, che ha rivoluzionato il nostro modo di
comunicare.
L’era digitale, contraddistinta dall’avvento delle nuove tecnologie, ha avuto e continua
ad avere pesanti ripercussioni sul nostro modo di esprimerci. In particolare, i mezzi
tecnologici a nostra disposizione hanno portato a nuove forme di comunicazioni scritte quali
SMS, chat, e-mails e instant messages. Da questo lavoro emergerà come i messaggi realizzati
attraverso questi sistemi siano ibridi, in quanto presentano caratteristiche sia dell’oralità sia
della scrittura. Spesso l’informalità e la spontaneità legata a questo tipo di scrittura portano gli
scriventi a scelte grafiche, morfologiche e sintattiche concentrate più sulla velocità e
l’immediatezza della comunicazione che non sulla completezza e la correttezza.
La presente ricerca si propone di porre in rilievo l’influenza che i nuovi media
esercitano in particolare sul linguaggio dei giovani, mediante un’analisi linguistica
dell’italiano usato dalle nuove generazioni nei messaggi di WhatsApp, un sistema di instant
messaging molto popolare e diffuso. L’evoluzione continua e progressiva del linguaggio
giovanile mediato non permette di inquadrare e categorizzare rigorosamente l’oggetto di
analisi. È una situazione in continuo divenire che non pare ricevere l’attenzione necessaria
nella letteratura specialistica dedicata a tali temi, che sembra faticare a stare al passo con il
rapido variare del soggetto di studio.
A questo proposito è importante sottolineare che, a differenza del linguaggio di chat,
SMS, e-mails esaminato e indagato da diversi linguisti, per quanto concerne il linguaggio
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usato in WhatsApp non vi sia una bibliografia effettiva a cui riferirsi: questo lavoro può essere
concepito come un tentativo di analizzare i diversi fenomeni linguistici dell’italiano usato in
WhatsApp con l’ausilio di esempi tratti da messaggi autentici: tutti i tratti linguistici riportati
sono infatti corredati da esempi di frammenti di effettive conversazioni scambiate fra chi
scrive e diversi interlocutori.
La tesi è articolata in tre capitoli. Nel primo capitolo, dopo una breve premessa
sull’architettura dell’italiano e sulla variazione diamesica, si esamineranno i tratti peculiari
dello scritto e del parlato, concentrandosi sui diversi livelli di analisi della lingua (lessico,
morfologia e sintassi). Si noterà come, nella scrittura mediata dalle nuove tecnologie, viene
superata la tradizionale opposizione tra oralità e scrittura. La ‘comunicazione mediata dal
computer’ (CMC), che comprende per analogia anche la comunicazione digitata sul telefono
cellulare, occupa infatti una posizione particolare sull’asse della variazione diamesica in
quanto si tratta di una comunicazione che si avvale del mezzo grafico, ma che al tempo stesso
assume le caratteristiche strutturali tipiche del parlato spontaneo. Il testo digitato mostra
infatti delle peculiarità e delle innovazioni che sono strettamente connesse sia alle
caratteristiche fisiche del mezzo utilizzato sia alle diverse modalità con cui l’utente si
approccia a questo tipo di comunicazione.
Il secondo capitolo porrà l’attenzione sulla relazione tra la varietà di italiano
caratteristica dei giovani e il cosiddetto instant messaging, con particolare attenzione a
WhatsApp. Si cercherà di mettere a fuoco le caratteristiche del linguaggio giovanile (LG), una
varietà molto eterogenea e multiforme. In seguito, ci si concentrerà sull’italiano digitato e, in
particolare, sulla scrittura giovanile tecnologicamente mediata: si noterà come anch’essa, pur
utilizzando il mezzo grafico, si spinge verso il polo del parlato e dell’informalità,
condividendo numerosi tratti linguistici tipici dell’oralità. Verrà poi condotta un’analisi
linguistica dell’italiano usato dai giovani mediante l’esame di un corpus di messaggi tratti da
conversazioni di WhatsApp. Infine, si confronteranno gli stili con cui i giovani scrivono, e si
formuleranno alcune ipotesi riguardo alle variabili che influenzano tali modalità di scrittura.
Nel terzo capitolo verranno analizzati alcuni dati empirici raccolti nell’intento di
indagare gli stili di scrittura che i giovani adottano nel comporre i messaggi in WhatsApp e il
grado di consapevolezza che essi hanno in merito al loro modo di digitare i testi. La ricerca è
stata condotta su un campione di studenti universitari iscritti a due diversi corsi di laurea
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triennale presso l’Università degli Studi di Bergamo: Lettere e Scienze della Comunicazione.
Dopo una presentazione del questionario e delle finalità per cui è stato somministrato, si
esamineranno in dettaglio le percentuali delle risposte fornite dai due gruppi di studenti,
attraverso una serie di osservazioni e commenti sui risultati ottenuti. Infine verranno tratte
delle considerazioni generali in merito al rapporto tra i giovani universitari e la scrittura
mediata, attraverso un confronto tra le risposte date dai due diversi campioni di studenti
finalizzato a gettare luce sulle analogie e sulle differenze più interessanti dal punto di vista
analitico.
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CAPITOLO 1 – Caratteristiche della comunicazione mediata da
strumenti tecnologici: interazione tra il canale scritto e il canale orale
1.1 L’architettura dell’italiano
Per comprendere quali siano le caratteristiche della comunicazione odierna sempre più
pervasa e mediata dagli strumenti tecnologici ormai alla portata di tutti, è bene fare prima un
passo indietro per capire come sia strutturata e articolata la nostra lingua.
Secondo Sobrero / Miglietta (2006: 57) l’italiano odierno è organizzato su tre fasce:
a. un insieme di scelte linguistiche (parole, suoni, costruzioni ecc.) che possiamo definire
centrali, formano la ‘grammatica fondamentale’ del patrimonio storico dell’italiano
standard e sono usate da tutti, nei contesti più vari. In questa fascia rientrano tutte le
realizzazioni non marcate della lingua, ovvero, quelle prive di caratterizzazioni
particolari (dovute alla regione di provenienza del parlante, al tipo di testo che si sta
producendo, alla situazione in cui ci si trova etc.);
b. più insieme di scelte linguistiche particolari, marcate, differenziate da diversi punti di
vista: geografico, sociologico, stilistico etc. Ognuno di questi insiemi costituisce una
varietà di lingua;
c. i dialetti italoromanzi: sistemi linguistici distinti dall’italiano e dalle sue varietà
regionali, ancorché strettamente imparentati con esso, in quanto derivati dalle varietà
di latino parlate sul territorio della penisola italiana. Attualmente, i dialetti non sono
usati né da tutti né su tutto il territorio, e là dove sono ancora usati la loro distribuzione
è disomogenea, ma costituiscono una risorsa espressiva e comunicativa molto
importante per la comunicazione a livello locale.
I quattro assi lungo i quali si distribuiscono i fenomeni che fanno capo alle quattro
differenti varietà di lingua (diatopica, diastratica, diafasica e diamesica) non sono affatto
paralleli e indipendenti tra loro: lo spazio linguistico nel quale si collocano le varietà della
lingua non è da pensare bidimensionale, ma pluridimensionale, attraversato da più assi
incidenti. Molti fenomeni linguistici non sono collocabili precisamente su un asse, ma
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occupano spesso una posizione intermedia fra i quattro assi, e la loro posizione è determinata
dai quattro valori delle distanze da ciascuno degli assi (Berruto 2013² [1987]: 33).
1.1.1 La variazione diamesica: l’italiano attraverso i mezzi di trasmissione
La dimensione di variazione che vogliamo prendere in considerazione più
approfonditamente nell’ambito della presente ricerca è quella diamesica, ovvero, la variazione
relativa al mezzo di trasmissione utilizzato e al canale, scritto o parlato, attraverso il quale
avviene la comunicazione.
Occorre sottolineare che la variazione legata all’asse relativo alla diamesia
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(dal greco
mesos ‘mezzo’) non dipende soltanto dal mezzo mediante il quale si comunica, ma è
determinata anche da fattori sociali (ad esempio il livello di istruzione dei parlanti),
situazionali (ad esempio il contesto specifico in cui si comunica), ambientali e temporali;
proprio per questo la diamesia è strettamente interrelata alle altre dimensioni di variazione
della lingua (Sobrero / Miglietta 2006: 113).
All’interno dell’architettura dell’italiano contemporaneo Berruto (2013² [1987]: 40)
distingue alcune varietà prevalentemente scritte: l’italiano tecnico-scientifico, quello formale
aulico, quello burocratico, lo standard letterario etc. e varietà prevalentemente parlate:
l’italiano regionale popolare, l’informale trascurato, il parlato colloquiale. Non si tratta,
tuttavia di una distinzione dicotomica, bensì di un continuum lungo il quale si collocano testi
sia scritti sia orali con differenti gradi di formalità / informalità, così che si trovano da una
parte scritti più o meno informali (diari, lettere, scritti in genere non destinati alla
pubblicazione…), dall’altra testi parlati più o meno formali (interviste rilasciate ai giornali,
dichiarazioni d’occasione o solenni…).
Lungo l’asse che va da quello che Nencioni (1976: 51) ha definito scritto scritto (ossia
lo scritto privo delle modalità caratteristiche del parlato) sino al parlato parlato, ovvero al
parlato della conversazione (il meno pianificato), sono state individuate altre varietà: la
principale è il parlato trasmesso (Sabatini 1990: 28) che contraddistingue le varietà di lingua
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Il termine è stato introdotto da Mioni (1983).