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Introduzione
“Nihil agendo, homines male agere discunt ”
(Non facendo nulla, gli uomini
imparano a fare il male)
Lucio Giunio Moderato Columella
– De Rerum Natura
E’ un dato di fatto che oggi, con la moltiplicazione dei mezzi di diffusione della notizia, i mass
media svolgono un ruolo chiave non soltanto nell’informazione del pubblico, cosa che
appartiene alle motivazioni della loro esistenza, ma ancor più, e sempre più, nella costruzione
della notizia e nella percezione della realtà da parte del pubblico.
Il sociologo Mc Luhan, per sostenere che i media nella loro struttura, nella loro modalità di
lavoro e formazione della notizia sono più importanti del contenuto della notizia stessa, utilizza
una espressione pregnante quando dice
1
“Il mezzo di comunicazione stesso è il messaggio…è il
fine e la strada stessa per raggiungere il fine”.
E qual è il fine, se non la cattura dell’attenzione del pubblico, prima, e la formazione della sua
opinione, poi?
In quella che il sociologo Lara Klahr definisce
2
“La cadena industrial de la noticia” per
fotografare proprio la costruzione di un prodotto, la notizia che prende forma come
un’automobile al termine di una catena di montaggio, pezzo dopo pezzo, con i mezzi di
informazione che non sono affatto specchio della realtà ma piuttosto modellatori della stessa.
Ecco allora l’incremento costante di trasmissioni e collegamenti in diretta nell’ambito dei casi
di cronaca nera durante i quali non troviamo affatto l’informazione, la comunicazione della
notizia, ma una costante esibizione del dolore delle vittime e dei loro parenti, affondi continui
nella vita privata delle persone, appelli e giudizi rabbiosi espressi da figure più o meno
marginali alla storia come per dare fiato a una vox populi che giorno dopo giorno, collegamento
1
Mc Luhan Marshall, La galassia Gutenberg, Ed. Armando, 2011, p.23
2
Lara Klahr Marco, Información y violencia : un tema de salud pública, (Portada), Chasqui Revista
Latinoamericana de Comunicación. Los Mattelart, Quito, CIESPAL, n. 110, 2010, p. 41
“La catena di montaggio dell’’industria della notizia”
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dopo collegamento, si fa più forte e determinata, diventa concreta, assommando voce su voce,
nutrendosi di sé stessa.
E l’informazione diventa spettacolo:
3
“..se hace espectaculo cuando la informacion recurre
mas al lenguaje emocional que a la explicacion racional; cuando los primeros planos
encuadran los rostros y los detalles del sufrimiento, rientra quedan fuera del campo de vision
las causas y los contextos; cuando la visibilidad se centra en la emocion sin que haya lugar
para que emane el pensamento reflexivo…deriva de un querer ver desmedido, obsesionado por
lo sensitivo, por la imagen impactante de un recrearse en el dolor para atrapar la mirada del
espectador”.
La cronaca nera meglio di qualunque altro genere si adatta alla spettacolarizzazione degli
eventi: il giornalismo investigativo si insinua nelle vite dei protagonisti, sembra voler agevolare
le indagini, cercare l’empatia dell’opinione pubblica nei confronti delle vittime, spingerla a
partecipare.
Ma la linea fra l’esposizione del fatto e il racconto di una novella diventa in questo modo
infinitesima; perché la notizia in sé è troppo scarna, asciutta, e interessa poco, cattura e
coinvolge poco l’opinione pubblica.
Entrare nella vita dei protagonisti, invece, ascoltarne le memorie, individuarne le bugie,
indagare le loro parole e i loro gesti, questo sì, produce materiale per la pletora di trasmissioni
e giornali ormai orientati esclusivamente alla cronaca nera. Ma è ancora cronaca?
Il 26 agosto 2010, in Avetrana si è consumato l’omicidio della piccola Sarah Scazzi.
I fatti son più che noti perché mai, come in questo caso, la presenza dei mass media è stata
costante, invasiva e devastante.
Vedremo più avanti come e quanto i mezzi di informazione abbiano forgiato l’opinione
pubblica e forzato il procedimento penale attraverso la formazione dei ricordi testimoniali ma,
per il momento, ricordiamo il paradigmatico episodio della diretta della trasmissione di
giornalismo televisivo
4
“Chi l’ha visto” del 7 ottobre 2010 durante la quale, in un crescendo di
pathos e sospetti, si arriva alla notizia appena battuta dal “Quotidiano di Puglia” della
3
Lara Khlar Marco, Nota roja, la vibrante historia de un género y una nueva manera de contar, Mexico,
Debate, Random House Mondadori, 2009, p. 59
“..si fa spettacolo quando l’informazione ricorre più al linguaggio emozionale che alla spiegazione razionale,
quando i primi piani inquadrano le facce e i dettagli della sofferenza, mentre restano fuori campo i motivi e i
contesti [della nascita di questa sofferenza], quando l’attenzione si concentra sulla emozione senza lasciare
spazio per le riflessioni...[così lo spettacolo dell’informazione] proviene da un desiderio smodato,
ossessionato di emotività, di immagini di forte impatto; da un ricrearsi della sofferenza per catturare lo
sguardo dello spettatore”
4
https://www.raiplay.it/video/2018/03/Storie-Maledette--Sarah-Scazzi-quei-venti-minuti-per-morire--Seconda-
parte-02c4b44c-b1c1-4977-a12a-cba2894017f5.html, minuto 23.00
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confessione dello zio della bambina il quale, in quegli stessi momenti, stava accompagnando
gli inquirenti nel luogo dell’occultamento del cadavere: la conduttrice della trasmissione legge
la notizia durante il collegamento in diretta con la madre della bambina la quale, attonita, viene
contattata dalla polizia giudiziaria che le conferma purtroppo la notizia.
Vale la pena riportare lo scambio di battute di quel frangente.
La madre di Sarah è al telefono con il brigadiere della caserma di Avetrana in casa della cugina
di Sarah e in diretta su “Chi l’ha visto”:
Concetta Serrano (mamma di Sarah): “Sono Concetta, dicono che stanno trovando un
cadavere, è assurdo? No.”
Per un attimo lo sguardo della donna si perde nel vuoto e il cellulare viene passato alla
giornalista della trasmissione a fianco a lei alla quale viene richiesto di informarsi meglio.
Federica Sciarelli (conduttrice) :”Concetta qui c’è il Quotidiano di Puglia che dice che lo zio
avrebbe confessato – Improvvisa svolta nel giallo Sarah Scazzi sarebbe stata uccisa, in questi
minuti i carabinieri stanno cercando il corpo, secondo le prime indiscrezioni Michele Misseri
avrebbe confessato durante un interrogatorio durato diverse ore - […] scusate io sto cercando
di leggerlo insieme a voi […] Concetta vuole che terminiamo il programma, mi dica lei perché
se lei vuole che interrompiamo il programma io interrompo immediatamente la
programmazione di Chi l’ha visto, decida lei ovviamente”
Concetta Serrano :”Sì, è meglio”
Federica Sciarelli : “Volete accompagnare Concetta dai Carabinieri?” (rivolgendosi alla sua
giornalista in collegamento e all’avvocato della signora).
Una scena toccante, in qualche modo sconvolgente.
La televisione precorre i tempi, amplifica le emozioni, stordisce quasi: noi veniamo a sapere
della morte della bambina contemporaneamente a sua madre, togliendo a quest’ultima perfino
l’intimità e il silenzio per concedersi la disperazione.
Dal punto di vista sociologico, francamente, non sembra un grande passo avanti per la società.
Ma dal punto di vista del procedimento penale che ha già iniziato il suo corso, se possibile, è
ancora peggio: noi sappiamo in diretta della morte della bambina e del presunto colpevole che
sta conducendo gli inquirenti sul luogo di occultamento del cadavere, ma in quel NOI è
compreso, sono compresi, anche gli eventuali assassini e concorrenti nel delitto che idealmente
possono avvantaggiarsi di questa notizia resa pubblica non per volontà degli organi inquirenti.
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Il critico televisivo Aldo Grasso, con l’articolo qui riportato, stigmatizza questa invasione della
sfera privata ed intima delle persone coinvolte nei fatti di cronaca nera, l’approccio cinico dei
media affamati di notizie.
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5
Grasso Aldo, Articolo “Gesto di delicatezza nella tv verità” in - Corriere.it – 10 ottobre 2008,
https://www.corriere.it/spettacoli/10_ottobre_08/grasso-gesto-delicatezza-tv-verita_3fbee624-d2a2-11df-8b7c-
00144f02aabc.shtml.
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Ma quali effetti produce questa ingerenza nel procedimento penale?
Perché non bisogna dimenticare che il procedimento penale è una struttura che si muove con e
intorno a persone, quelle stesse che partecipano alle trasmissioni televisive, leggono giornali e
ascoltano collegamenti in diretta protesi appunto a spettacolarizzare e raccontare, piuttosto che
a informare.
E allora, se i media confezionano una storia, costruiscono una ipotesi investigativa attendibile,
plausibile, quali strumenti abbiamo noi, pubblico, privi di qualunque pezza giustificativa, di
qualsiasi potere di verifica, per discernere fatti reali da novelle ed eventualmente formulare una
ipotesi diversa da quella che ci viene propinata?
I mezzi di informazione non veicolano semplicemente nuove conoscenze ma piuttosto
riconoscono, ricostruiscono, la realtà, interpretandola secondo i timori, i valori, le aspettative
dell’opinione pubblica
6
“News is like history in its discovery of, and emphasis on, links between
events, structuring the minto a monosemic, cause-and-effect relationship.”, vale a dire che
formano una novella, un racconto, niente più di una ipotesi di verità dei fatti, non riportano
semplicemente gli accadimenti per come si sono svolti
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“[…] that the truth that history
constructs is situated in story itself, that is, in its own writing of continuità and coherence:
events are distanced from history and from truth, yet history needs events in order t autenticate,
but not disrupt, its truth”.
Ma perché la storia raggiunga il maggior numero di persone è necessario semplificarla, renderla
accessibile, poco complessa, fruibile da un pubblico poco avvezzo ai tecnicismi, alla normativa,
alle ridondanze giudiziarie, bisogna insomma proporre una novella, che non è più un episodio
di cronaca nera sporadico ed estemporaneo ma, si suggerisce, qualcosa che appartiene a tutti,
che può accadere a tutti, anzi, che probabilmente accadrà.
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”The mass media are in a powerful
6
Fiske John, Reading the Popular, London and New York, 1989, pp. 152, 153
“Le notizie [cronaca, media, informazione] sono come la storia nel loro scoprire o enfatizzare legami tra
eventi, strutturandoli in una relazione monosemica di causa-effetto”
7
Fiske John, ibidem, p. 154
La verità che la storia costruisce si avvalora e si situa nella storia stessa, nel suo stesso scritto: gli eventi sono
separati [lontani] dalla storia e dalla verità, ma la storia ha bisogno di eventi per farsi credere autentica pur
senza alterare la sua verità”.
8
Kielbowicz Richard B. and Scherer Clifford,“The Role of the Press in the Dynamics of Social Movements.” (pp.
71-96), in Research in Social Movements, Conflict and Change, Vol. 9, Louis Kriesberg, ed. JAI Press, p. 81
”I media sono in una posizione cruciale per sintetizzare situazioni apparentemente frammentate e non
collegate e creare quelli che sembrano fenomeni generalizzati…[essi] si industriano per trasformare casi
particolari in esempi di una situazione generalizzata”