3
Nel corso degli ultimi decenni, poi, sono stati fatti enormi progressi nella ricerca, nella
preparazione degli specialisti, nello sviluppo dei programmi didattici e nei servizi clinici sia
gerontologici che geriatrici. A causa della complessità e delle difficoltà che insorgono
quando si lavora con le persone anziane, un gran numero di professionisti sente l’esigenza
(motivata psicologicamente e moralmente), di acquisire una specializzazione in questo set-
tore. La stessa professione infermieristica sta sperimentando un eccezionale quanto rapido
mutamento di mentalità e di coscienza nella propria visione del prendersi cura, e non solo
del curare, degli anziani.
La complessità delle conoscenze e delle capacità ed abilità richieste per fornire un tipo di
assistenza geriatrica che possa dirsi adeguata e puntuale, implica la necessità che gli infer-
mieri professionali dell’area geriatrica sviluppino e posseggano particolari attitudini accanto
ad uno specifico abitus mentale.
Queste pagine intendono offrire quell’intelaiatura umanistica ed umanitaria di base sulla
quale dovrebbe svilupparsi e costruirsi la pratica infermieristica ed assistenziale in genere.
Lungi dalla pretesa di esaminare tutte le problematiche connesse all’assi-stenza ed al pren-
dersi cura della persona anziana, ci proponiamo di individuare e puntualizzare i luoghi, i
tempi e le modalità dell’incontro terapeutico tra persona anziana e personale sanitario ed
assistenziale, analizzando soprattutto l’importanza capitale rivestita dal rapporto dialogico e
dal confronto comunicativo.
A cornice di quanto detto, poi, chi scrive è fermamente convinto che tra le tante possibili-
tà di migliorare le condizioni di vita e di salute di pazienti e operatori sanitari nell’ambito
delle strutture del Sistema Sanitario Nazionale, ma anche delle istituzioni di cura private, sia
degna di rilievo la tendenza (ad onor del vero già presente), di attuare un autentico lavoro
d’equipe tra le varie figure professionali, rammentando che chi presta servizio nella sanità
lo fa, sempre e comunque, ponendo come sua ultima finalità la tutela della salute fisica, psi-
chica e sociale della persona malata.
Un’ulteriore finalità che chi scrive si prefigge è quella di spezzare una lancia in favore
della lotta contro l’ageismo. In alcuni ambienti, purtroppo, si rileva ancora la connotazione
negativa associata a termini quali: vecchio, anziano, geriatrico. È nostra profonda e radicata
convinzione infatti che gli atteggiamenti ed i comportamenti dimostrati verso le persone an-
ziane siano di fatto molto più importanti delle etichette che vengono loro assegnate.
4
Il piano dell’opera prevede una struttura articolata in quattro blocchi principali più un al-
legato:
● il primo concerne una presentazione delle principali problematiche correlate alla e-
ducazione ed alla educabilità cui il personale infermieristico ed i caregivers possono incor-
rere nel prestare assistenza alla persona anziana;
● il secondo riguarda la definizione della figura e del ruolo del caregiver, ovvero di co-
lui che si prende cura del soggetto anziano, non limitandosi solamente a curarlo/assisterlo;
una figura che sta acquisendo progressivamente maggior rilievo ed importanza non tanto
all’interno delle strutture sanitarie (pubbliche e private), quanto soprattutto nelle case di ri-
poso e a domicilio;
● il terzo presenta una disamina dei principali riferimenti normativo-legislativi ed i
più importanti risvolti legali (ivi comprese le responsabilità civili e penali) correlati al deli-
cato quanto complesso tema della comunicazione e della comunicabilità;
● il quarto, nell’esaminare le principali patologie della terza età, intende offrire qual-
che spunto di riflessione in merito alle straordinarie risorse interiori cui lo staff infermieri-
stico ed i caregivers possono attingere per approntare una valida, efficace e puntuale attività
di prevenzione, cura e riabilitazione nei riguardi della persona anziana.
● da ultimo, proponiamo (in allegato) una sorta di vademecum, una guida ad uso degli
operatori sanitari (ed in primis degli infermieri professionali), contenente un certo numero
di indicazioni e consigli pratici che riteniamo essere indispensabili e talora vincolanti per un
corretto e proficuo relazionarsi con la persona malata, ma anche con le altre figure profes-
sionali e con i caregivers.
5
CAPITOLO 1
IL PROBLEMA DELLA COMUNICAZIONE
E DELLA COMUNICABILITA’
«Quando c’è la voglia di vivere,
c’è anche la voglia di reagire
agli imprevisti che la vita ci riserva.»
1
1.1. Analisi delle principali problematiche comunicative.
È oramai divenuto un fatto di pubblico dominio il riconoscimento che gli interventi me-
ramente sanitari e socio-assistenziali, attualmente erogati in seno alle strutture del Servizio
Sanitario Nazionale, sono insufficienti ed ancora inadeguati per affrontare con successo le
complesse problematiche di ordine socio-psicologico emergenti nella terza età, classificabi-
li, secondo il nostro parere, in tre principali categorie:
● grave alienazione secondaria alla solitudine e/o all’abbandono;
● disagio sociale con fenomeni di de-personalizzazione e de-realizzazione;
● crisi esistenziale legata ad inattività e pensionamento.
Perciò si impongono, e con urgenza, interventi di tipo educativo e formativo onde po-
ter assumere orientamenti di tipo psico-pedagogico nel quadro di un progetto di formazione
permanente dell’essere umano.
È nostra convinzione che discipline strettamente umanistiche quali la pedagogia e la psi-
cologia possono essere proficuamente impiegate nell’ambito della medicina geriatrica come
supporto nei casi clinici. La comunicazione ne rappresenta uno degli strumenti fondamenta-
li ed imprescindibili: una comunicazione allargata ad un ampio bacino d’utenza, fatto di ri-
ceventi ed emittenti, tra operatori sanitari e persona anziana e suoi caregivers. Da un punto
di vista pedagogico e sociologico, la persona anziana costituisce per definizione una fonte
inesauribile di cultura e saggezza in quanto ha vissuto in prima persona le diverse esperien-
ze legate alle varie fasi della vita
2
. La vecchiaia rispecchia infatti il vissuto di un uomo. Egli
può aver creato costrutti comportamentali positivi, quali: apertura al dialogo, piacere nel
1
NIDO F., CAPUTO L., “I segni del tempo”, “Medici Oggi”, Speciale Geriatria, n.9, dicembre 2000.
2
DONATI P., “Manuale di sociologia della famiglia”, Editore Laterza, Bari, 1998.
6
raccontare le proprie storie ed esperienze di vita, sicurezza interiore, serenità, partecipazione
ad attività di vario genere; oppure negativi: chiusura interiore, rifiuto del dialogo, scarsa cu-
ra della persona, aggressività, ansia, per lo più come risposta comportamentale a situazioni
deludenti.
Purtroppo a volte l’avvio all’anzianità rappresenta una fase assai difficile, complessa e
dolorosa; ciò accade essenzialmente per due ordini di ragioni:
● il mutamento dello stato fisico, che genera scompensi a livello psicologico,
generando crisi emotive e spesso vere e proprie patologie di natura mentale;
● il difficile adattamento sociale, in quanto la società è in rapido e frenetico
mutamento e col pensionamento, spesso, l’anziano è come se uscisse dal tessuto so-
ciale, abbandonasse quel contesto e si lasciasse andare, chiudendosi in casa ed iso-
landosi dal resto del mondo, adagiandosi in un suo vivere.
I valori, specie tra i giovani delle ultime generazioni, hanno sempre più come obiettivo il
lavoro, il raggiungimento del benessere economico e sempre meno la famiglia e la solidarie-
tà sociale. La società esige una forte elasticità mentale e comportamentale
3
che permetta di
apprendere un gran numero di informazioni nel minor tempo possibile e l’anziano trova
spesso maggiori difficoltà rispetto al soggetto giovane-adulto nell’a-deguarsi a questa serie
di continue innovazioni cui va incontro la società odierna nel suo divenire.
Siamo convinti che l’arma della prevenzione si debba imporre come esigenza prioritaria
ed irrinunciabile: occorre sviluppare progetti di intervento che mirino non esclusivamente
alla tutela ed al mantenimento della salute e del benessere fisico, ma anche di quello psico-
logico e sociale attraverso la creazione di un’estesa rete di servizi di sostegno all’anziano
oppure, ove presenti, puntare ad un loro rafforzamento (soprattutto in termini di incremento
numerico del personale specializzato). Riteniamo inoltre di capitale importanza l’istituzione
di servizi specializzati che vengano però avviati già prima dell’ingresso nella fase della ter-
za età, onde poter preparare per tempo il soggetto, predisponendolo a costruire o ricostituire
una rete di relazioni sociali significative capaci di sostenerlo nei momenti più difficili di cri-
si esistenziale
4
.
Lo scopo è, a nostro avviso, quello di fare in modo che la persona riesca, attivamente e
concretamente, a stabilire un rapporto di reciprocità con gli altri (indipendentemente
3
SECCO L., “Dall’educabilità all’educazione. Riflessioni pedagogiche”, Morelli editore, Verona, 1990.
4
Pensiamo, ad esempio, all’importante ruolo svolto in questa direzione dalle cosiddette agenzie di formazione, quali:
scuola, chiesa, famiglia, partito politico, volontariato, e così via.
7
dall’età), un do ut des, che in pedagogia prende nome di rapporto interattivo
5
.
Le varie Carte per la Cittadinanza Sociale
6
, infatti, corrono in questa direzione, av-
viando un processo che include nuovi valori ed innovative modalità dell’attuazione della re-
lazione “individuo-comunità sociale”: i cittadini non sono più visti solamente come titolari
portatori di bisogni, con la pretesa di beneficiare di assistenza e di cura, bensì vengono inve-
stiti di responsabilità dirette e personali in ordine alla propria salute fisica e sociale, la cui
promozione e tutela non è più delegabile solamente ad altri. Questo implica l’espressione di
maggiori richieste ed esigenze nei confronti dei servizi cui si richiede non soltanto di assi-
stere ma anche, e soprattutto, di rispettare, stimolare e valorizzare il protagonismo dei sog-
getti
7
.
In questo senso, auspichiamo l’avvento di una società in cui ogni pregiudizio venga ab-
battuto e l’utilità dell’essere umano, ancorché anziano, possa manifestarsi sempre e comun-
que in ogni circostanza della vita familiare e sociale, perché costantemente valorizzato e
promosso nella persona. Si impone più che mai, quindi, l’obbligo di recuperare il classico
binomio vecchiaia = saggezza, l’antica figura del senex latino, identificandolo non solo e
non tanto con i suoi problemi clinici, bensì soprattutto con i suoi bisogni e le sue risorse.
5
SECCO L., op. cit.
6
Importanti documenti approntati dai Comuni (servizi sociali).
7
www.eurispes.it
8
1.2. Gli ostacoli alla comunicazione
Può capitare che i pazienti anziani, per tutta una serie di motivazioni, provino un senso di
diffidenza nei confronti dei medici e del personale infermieristico, e dei loro interventi tera-
peutici ed assistenziali, per cui non si sottopongono (o lo fanno malvolentieri) alle visite
mediche e/o decidono di rifiutarsi di adempiere alle terapie o alle cure farmacologiche loro
consigliate. È compito dello staff infermieristico, oltre che del personale medico, fare in
modo che, attraverso un’adeguata ed incisiva operazione di convincimento, il paziente:
● si interessi costantemente alla propria salute psico-fisica;
● si sottoponga serenamente alle visite mediche ed agli esami diagnostici;
● segua consigli ed indicazioni di condotta come indicato da medici ed operatori sanita-
ri;
● si apra serenamente al dialogo ed al confronto;
● quand’anche colpito da patologia degenerativa o terminale, riesca ad essere
sufficientemente sereno e fiducioso almeno in una possibile stabilizzazione, o ad ac-
cettare la propria condizione investendo il proprio tempo e le energie per riuscire a
vivere nel modo migliore possibile (per se stesso e per gli altri) gli
ultimi anni o mesi di vita;
● si sforzi di trovare negli affetti familiari, quando possibile, e/o in altri
caregivers, la forza ed il coraggio di reagire positivamente anche alle situazioni appa-
rentemente disperate o prive di vie d’uscita.
Prima di affrontare le difficoltà connesse alla comunicazione tra operatore e utente è ne-
cessario riconoscere i possibili ostacoli, i potenziali impedimenti. Innanzitutto occorre subi-
to riconoscere che non esistono soluzioni facili e preconfezionate alle problematiche comu-
nicative; tuttavia siamo del parere che migliorare la consapevolezza e le tecniche può favori-
re l’instaurarsi di un processo educativo/comunicativo efficace.
Tra le varie categorie di ostacoli (rilevate da operatori sanitari e ricercatori), abbiamo in-
dividuato sei classi di difficoltà che frenano un corretto e proficuo instaurarsi del processo:
(1) Distanza socio-culturale tra educatore e utente
Tra i numerosi fattori responsabili ricordiamo:
● diversa cultura di appartenenza;
● differente status sociale (osservabile anche dal comportamento, dall’abbigliamento,
dal linguaggio, ecc.);
● differente credo religioso e/o ideologico (che influisce sulle abitudini personali: ali-
mentazione, igiene, sessualità, ecc.);
● sesso.
9
(2) Limitata recettività dell’utente
Un educatore sanitario può voler comunicare con l’utente, ma non sempre può aver luogo
un rapporto bi-direzionale. L’utente, infatti, può non riuscire a percepire il messaggio per
numerosi motivi:
● stato confusionale o handicap mentale;
● malattia, stanchezza, dolore;
● stress emotivo;
● memoria (specie a breve termine) labile.
(3) Atteggiamento negativo e/o pregiudiziale nei confronti dell’operatore
sanitario.
Alcuni utenti possono essere prevenuti nei riguardi degli educatori sanitari. Ciò può ac-
cadere per i seguenti motivi:
● l’utente ha avuto precedenti esperienze negative con gli operatori;
● l’utente non ha fiducia in chiunque rappresenti un’istituzione o un sistema;
● scarsa credibilità dell’educatore (che magari contraddice con l’esempio i
consigli che fornisce);
● l’operatore è visto come una minaccia (perché critica e/o giudica);
● l’utente è convinto di conoscere e sapere tutto, perciò pensa sia inutile e/o
una perdita di tempo parlare con l’operatore;
● l’utente teme gli vengano dati consigli per lui irrealizzabili a causa di fattori
economici e/o sociali, oppure che gli si chieda di effettuare rinunce e/o
restrizioni cui tiene particolarmente;
● l’utente non intende ricevere informazioni che riguardano il suo stato di salute.
(4) Deficit di comprensione linguistica.
L’utente può incontrare difficoltà in quanto:
● non comprende e/o parla male l’italiano (perché è solito utilizzare il dialetto);
● possiede un’intelligenza e/o una cultura limitata;
● l’operatore utilizza un linguaggio e/o una terminologia che non comprende;
(5) Scarso interesse educativo da parte dell’operatore sanitario.
La comunicazione può risultare inefficace perché gli educatori non prestano il
tempo e l’attenzione necessari alla componente educativa del loro lavoro; i motivi po-
trebbero essere i seguenti:
● la loro formazione professionale non ha avuto sufficienti contenuti educativi;
● mancanza di fiducia nelle proprie capacità e conoscenze;
● mancanza obiettiva di tempo a causa dell’eccessivo carico di lavoro;
● sfiducia ed eccessivo criticismo nei confronti della funzione educativa loro
assegnata;
● riluttanza a condividere le proprie conoscenze con utenti privi delle idonee
capacità di comprensione e/o perché di basso livello culturale.
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(6) Messaggi contraddittori.
Si tratta degli ostacoli che insorgono nel momento in cui l’utente riceve messaggi con-
traddittori:
● gli operatori danno informazioni contrastanti;
● familiari, amici e conoscenti contraddicono quanto detto dall’educatore;
● insita contraddittorietà delle informazioni a causa del progresso della
conoscenza.
Ascoltare è un processo attivo: chi fa educazione sanitaria deve saper ascoltare l’utente
in modo tale da far emergere, con il suo prezioso aiuto, i bisogni e le necessità (in una paro-
la: il non espresso). Ascoltare, quindi, è un processo attivo.
11
1.3. Le discipline a sostegno della medicina geriatrica.
● Per dirla con le parole del Cavazzuti
8
, la geriatria è:
«quella specialità della medicina che si occupa dell’applicazione pratica delle cono-
scenze derivate dalla gerontologia: essa insiste sulla necessità di considerare
l’individuo nella sua totalità, sul piano medico, psicologico e sociale. Suo obiettivo è
quello di prevenire, guarire, riabilitare le affezioni morbose caratterizzate dalla vec-
chiaia».
Quindi, tra i suoi compiti anche quello di pianificare un’adeguata assistenza sanitaria agli
anziani sani. Assieme alla gerontologia, cerca quindi di restituire l’anziano alle sue funzio-
ni, reintegrandolo o mantenendolo integrato e ben inserito nel contesto sociale. Anche se
l’invecchiamento è condizione imprescindibile ed ineliminabile della vita, l’anziano come
persona può e deve sempre poter essere recuperato.
● La gerontologia è una branca della medicina che si occupa degli aspetti non pretta-
mente clinici legati all’invecchiamento, abbracciando invece molteplici settori culturali ad
esso correlati (biologia, demografia, sociologia, psicologia, antropologia, economia)
9
.
● Intendiamo la geragogia come una vera e propria educazione ad invecchiare bene, e,
in quanto tale, momento pedagogico di una profilassi dell’invecchiamento che richiede in
primo luogo la ricerca di uno stile di vita idoneo all’anzianità, senza trascurare il piano igie-
nico-sanitario e la prevenzione (primaria, secondaria e terziaria).
Suo scopo sarà quindi fare in modo che l’individuo possa invecchiare con successo, rag-
giungendo e mantenendo il più possibile autonomia e autosufficienza fisica, psichica e so-
cio-economica, e che sia pronto ad acquisire e conservare capacità sempre più dinamiche di
adattamento e di plasticità comportamentale.
Va però detto che la geragogia si rivolge a tutta la società nel suo insieme, in quanto si
propone di coinvolgere, sul piano educativo, tutti i settori dell’universo senile:
● settore biologico: attraverso l’insegnamento delle nozioni igienico-sanitarie di base,
onde evitare l’instaurarsi, in età avanzata, di errate abitudini nello stile di vita che ac-
celererebbero i processi di senescenza (geragogia biologica);
8
CAVAZZUTI F., “Gerontologia e Geriatria per il personale non medico”, Edizione a cura del Collegio degli Infer-
mieri Professionali, Udine, 1997.
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www.geragogia.net