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1.1 INTRODUZIONE
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Pantelleria sorge nel cuore del mediterraneo (gradi 36,48 latitudine Nord; gradi 12
longitudine Est), tra due continenti, l’Africa e l’Europa, esattamente tra la Tunisia e
la Sicilia, più prossima a quella che a questa. Dalla Sicilia dista, infatti, 102 km
(Capo Granitola) e soli 70 Km dalla costa tunisina (Capo Mustafà). Pantelleria ha
uno scafo ellittico, con la prua rivolta a Nord Ovest; è la maggiore delle isole
siciliane ed è la quinta in ordine di grandezza di tutte le isole italiane, Sicilia e
Sardegna incluse
1
. L’isola ha una superficie di circa 83 kmq, una lunghezza di 14
km e una larghezza di 9 km. La sua altezza massima è rappresentata dagli 836 m
della Montagna Grande e dal Monte Gibele che con i suoi 715 m s.l.m. rappresenta
il secondo punto più alto dell’isola (fig. 1).
Chiamata a ragione la perla nera del mediterraneo, Pantelleria, è figlia di un grande
vulcano della fossa tettonica sita tra la Sicilia e l’Africa, che la originò circa 300.000
anni fa.
L’isola deve il suo nome attuale ai monaci basilani che durante il periodo bizantino,
V-VI secolo dopo Cristo, la chiamarono Patelareas, riferito con ogni probabilità alla
sagoma dell’isola che, a chiunque giunga dal mare, appare come una grossa
testuggine.
Nel corso dei secoli, numerosi sono stati i nomi ad essa attribuiti: i più antichi
documenti che attualmente conosciamo, sono delle monete fenicie che riportano il
nome Yrm (“isola degli struzzi”), saranno poi i romani a dare all’isola il nome di
Cossyra (“la piccola”), condensazione entrambi di un più vasto concetto, quello di
una terra sacrata alla dea dell’amore e della fertilità
2
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1
D’Aietti A., 2008, pp. 43-44.
2
Sui nomi antichi dell’isola di Pantelleria: www.terraeliberazione.org/pantelleria1.htm.
2
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Fig. 1 Pantelleria (da Google Earth).?
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3
1.2 STORIA DELLE RICERCHE
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La necessità di tutelare e valorizzare una tra le aree archeologiche più notevoli del
mediterraneo e la volontà di conoscere meglio i meccanismi che nel II millennio
regolavano lo scambio tra Oriente e Occidente, queste sono le motivazioni che
hanno portato la ricerca archeologica, alle soglie del 2000, dopo trent’anni di
completo abbandono da parte della scienza, a rivolgere finalmente, le proprie
attenzioni all’isola di Pantelleria.
La ripresa sistematica delle ricerche ha compreso l’esplorazione dell’abitato dell’età
del Bronzo di Mursia che si data intorno agli ultimi due secoli della prima metà del
II millennio a.C.
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.
Il villaggio aveva già attirato verso di se le attenzioni dei primi viaggiatori dell’isola,
grazie soprattutto alle ben note evidenze dei tumuli funerari che costituiscono la
sua necropoli (chiamati dai panteschi “sesi”) e del grande muro di cinta che lo
circonda (Muro Alto per i panteschi)
?
.
La conoscenza dei resti del villaggio e dei sesi della zona di Mursia s’intreccia con
quella delle antichità di tutta l’isola di Pantelleria. Quando Paolo Orsi, nel 1894,
raggiunse l’isola non soffermò, infatti, la sua attenzione solo sui sesi ma effettuò
una prima ricognizione dell’intero territorio dell’isola lasciandoci una grande
quantità di dati sull’occupazione umana nei diversi periodi
?
.
Fu una effimera invasione francese, avvenuta nel 1893, ad indurre il Ministero
della Pubblica Istruzione ad inviare una missione italiana sull’isola per studiare
monumenti e altre evidenze archeologiche. Nonostante lo spunto per effettuare
questa ricognizione gli era stato offerto più da una motivazione politica che
scientifica, Orsi accolse “l’invito” di L. Pigorini con il solito entusiasmo che lo
contraddistingueva e trascorse sull’isola il periodo compreso tra il 25 dicembre
1894 e il 2 febbraio 1895
?
.
Lo studioso dedicò gran parte del suo tempo e della sua pubblicazione ai sesi e ai
resti visibili del villaggio, effettuando fra l’altro anche uno scavo sistematico sul
pianoro sottostante il muro che recinge il villaggio sul lato SE, valorizzando in
questo modo quanto già sporadicamente e imprecisamente si conosceva (Cavallari,
1874; Dalla Rosa, 1871; 1872; Vassie, 1894).
Da allora niente fu fatto a Pantelleria fino agli anni ’60, quando la Soprintendenza
Archeologica di Palermo restaurò il Sese grande e venne creato un apposito
comitato scientifico costituito da Vincenzo Tusa, Massimo Pallottino e Antonio M.
Radmilli. Infine nel 1966 e 1967 l’Università di Pisa effetto scavi regolari nell’area
del villaggio di Mursia sotto la direzione di C. Tozzi. Gli scavi condotti?con rigoroso
metodo scientifico permisero di inquadrare perfettamente la cronologia del
villaggio e di fornire una pianta organica di un insediamento dell’antica età del
Bronzo.?
1
Ardesia et alii, 2006, p. 294.
2
Ardesia et alii, 2006, p. 293.
3
Tusa S., 1990, p. 119.
4
Tusa S., 2001, p. 389.
4
L’Isola viene ancora una volta dimenticata dalla ricerca archeologica fino al 1996,
quando la collaborazione di varie istituzioni, coordinate dal Prof. S. Tusa, da inizio
ad un nuovo periodo di missioni di scavo, volte alla più completa conoscenza della
storia di Pantelleria, attraverso l’analisi archeologica di siti di diverse epoche
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1.3 AMBIENTI E PAESAGGIO
A seguito della costituzione del Comitato per le Ricerche archeologiche e storiche a
Pantelleria, nel 1966 e 1967 furono organizzate le prime due campagne di ricerca e
scavi preistorici con il contributo finanziario del C.N.R.
Queste prime due campagne dirette dal Prof. C. Tozzi furono rivolte, anche, alla
ripresa sistematica degli scavi nel villaggio di Mursia, durante i quali, lo studioso
potè effettuare una prima descrizione tipologica dei materiali
?
.
Nell’analizzare e descrivere i ciottoli, che comparivano “numerosi sia all’interno che
all’esterno delle capanne”, Tozzi, ebbe la cura di distinguere quelli che con ogni
probabilità appartenevano al territorio pantesco perché di rocce vulcaniche presenti
a Pantelleria da quelli, invece, di calcare (pietra che non si trova sull’isola) che
dovevano essere stati importati dalla Sicilia o dalle coste nord-africane. Allo stesso
modo effettuò una distinzione delle macine basata sui due tipi di roccia vulcanica,
con cui venivano fabbricate: uno poroso, l’altro molto compatto
?
.
Deduciamo, quindi, che l’analisi dello studio dei materiali litici non è indipendente
rispetto alle conoscenze geologiche del territorio, conoscenze che a Tozzi derivano,
probabilmente, dalle pubblicazioni di H. S. Washington che aveva esplorato l’isola
già agli inizi del ‘900
?
.
Pantelleria costituisce la parte emersa di un edificio vulcanico che si eleva di circa
2000 m al di sopra di una crosta di tipo oceanico dello spessore di circa 20 Km.
L’isola è costituita esclusivamente da rocce vulcaniche che possono essere suddivise
in acide e basiche le prime delle quali rappresentano circa il 98% delle rocce
affioranti
?
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L’insediamento si trova sulla costa occidentale di Pantelleria, nelle contrade di
Mursia e Cimillia, è posizionato su uno sperone roccioso che presenta la sommità
pianeggiante, costituita da tre ripiani a circa 30 metri sul livello del mare. I fianchi
appaiono scoscesi per la presenza di una bancata di pantellerite compatta,?
leggermente inclinata verso il mare, che appoggia su un ammasso di scorie
basaltiche incoerenti determinate da eruzioni che hanno colpito l’area di Cala
dell’Alca tra i 120.000 e i 50.000 anni fa. L’unico accesso era praticabile da?terra,?
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1
Ardesia et alii, 2006, p. 294.
2
Tozzi C., 1968, p. 316.
3
Tozzi C., 1968, p. 375-376.
4
Tozzi C., 1968, p. 317.
5
Geologia Pantelleria: www.pantelleria.it/italiano/geologia.htm.?
5
isolandolo
?
. A sud del pianoro si trova la Cala dell’Alca che costituiva l’approdo
naturale del villaggio, mentre presso la Cala di Modica si trovava una fonte d’acqua
potabile.
L’insediamento fu costruito su una grande area prodotta da una colata lavica del
vicino vulcano Gelkhamar. Il territorio non risulta essere dei più ospitali ma sia a
Sud che a Nord sono disponibili pianure fertili. La collocazione dell’area
insediamentale proprio sulla colata lavica fu forse dovuta alla volontà di non
sprecare terreni idonei all’agricoltura, dei quali Pantelleria non è così ricca, ma
anche all’interesse di trovarsi a diretto controllo di una delle fonti principali di
ricchezza: l’ossidiana. La sua qualità è scadente poiché ricca di germi cristallini.
P. Orsi parla di una vera e propria officina litica localizzata nella vicina area di
Punta Fram. E’ quindi pensabile che la scelta di realizzare il villaggio sulla colata sia
da spiegare con l’esigenza di controllare da vicino le zone estrattive evidentemente
molto ambite anche da altri gruppi, interni o esterni all’isola
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1
Tozzi C., 1968, p. 317.
2
Tusa S., 1990, p. 120-122.
6
1.4 CRONOLOGIA
La cronologia siciliana si differenzia da quella peninsulare per uno sfasamento
terminologico, infatti, quello che nella cronologia italiana è considerato come
Bronzo Medio, corrisponde in Sicilia alla fine del Bronzo Antico (XVII - inizi XV
sec. a.C., uguale al ME IIIB e al TE I dell’Egeo) e al medio Bronzo iniziale e
avanzato (XV - fine XIV sec. a.C. uguale al TE II finale e al TE III A-B dell’Egeo)
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1
Ardesia et alii, 2006, p.295.