2
entrambi per aggiornarli periodicamente e non restare indietro, ed i
produttori a produrli ed immetterli sul mercato in modo da mantenere la
loro posizione o magari salire sempre più in vetta surclassando i
concorrenti, aumentando le proprie vendite ed il loro prestigio.
Alle aziende produttrici di software, le cosiddette Software-House,
non resta altro che studiare nuove strategie competitive di mercato
puntando molto sulla ricerca e sullo sviluppo di nuove idee, e non solo,
affinché possano assicurarsi la sopravvivenza nel settore e restare sempre
più al passo con le nuove tecnologie e i nuovi bisogni che i consumatori,
sempre più esigenti, manifestano col passare del tempo.
Ma cosa fa sì che un’azienda software possa entrare e rimanere in
questo mercato il più al lungo possibile? Esistono barriere all’entrata che
impediscono ad alcune di esse l’ingresso oppure è un mercato aperto?
L’economia in cui si trovano poi ad operare è basata sulla specializzazione
oppure sulla diversificazione dei prodotti o dei servizi?
Per rispondere a queste domande e molte altre ancora, si è cercato in
questo lavoro di svolgere un’attenta analisi all’interno del settore del
software, partendo dalle sue origini fino ai giorni nostri, cercando di
individuare i diversi segmenti in cui si suddivide, al fine di studiarne le
evoluzioni e la struttura nonché individuare la dimensione delle aziende
che operano in essi, si andrà poi alla ricerca dell’esistenza di eventuali
leggi fondamentali che regolano il mercato del software e si tenterà di
carpirne i segreti per raggiungere e mantenere successivamente il successo
in un mondo che si evolve sempre più velocemente.
L’elaborato si suddivide principalmente in tre capitoli strutturati come
segue.
3
Nel Primo Capitolo si definisce il termine software distinguendolo
dall’hardware e se ne presentano le varie componenti, le caratteristiche e le
tipologie in modo da poter definire al meglio l’oggetto di questa
trattazione. Si farà poi qualche passo indietro nel tempo, viaggiando
attraverso quelle che sono state definite “Ere informatiche”, per trattare
della nascita del software e per scoprire quando, dove e perché si è iniziato
a parlare di esso e ad usarne i primi esemplari. Si prosegue poi l’analisi
della storia dell’industria del software partendo dalle prime aziende che lo
hanno sviluppato, cercando di andare ad individuare il momento in cui la
produzione del software ha iniziato ad essere indipendente dall’industria
dell’hardware, periodo segnato dalla comparsa dei primi cosiddetti
Venditori Indipendenti di Software (ISVs: Indipendent Software Vendors).
Successivamente si andranno ad analizzare alcuni aspetti che caratterizzano
il mercato del software, in particolare si farà un breve riferimento alle
problematiche che si riscontrano nell’analisi di questo stesso settore e alla
fondamentale distinzione che vi è tra le due principali tipologie di software:
custom e packaged; si faranno considerazioni sull’ambiente competitivo in
cui le aziende si trovano ad operare, analizzando le relative condizioni dei
fattori di produzione, della domanda interna; le strategie, la struttura e la
rivalità delle imprese ed i settori industriali correlati e di supporto. Infine
verranno analizzati brevemente i fattori che hanno fatto sì che l’Europa si
trovasse in ritardo rispetto agli Stati Uniti.
Nel Secondo Capitolo, verrà preso come punto di riferimento il caso
dell’industria del software in Germania, rivelatasi quella più competitiva in
questo settore in ambito Europeo, l’unica che potrebbe riuscire a reggere il
confronto con le aziende statunitensi che hanno agito come first mover,
soprattutto per quanto riguarda il segmento del software applicativo.
Verranno studiate le dimensioni, le forze e le debolezze del settore del
4
software tedesco, analizzando l’offerta dei diversi prodotti e i servizi
software in cui l’industria tedesca si è più o meno specializzata, nonché le
varie strategie di base adottate dalle compagnie tedesche. Si analizzerà poi
il sistema nazionale di innovazione nel software tedesco, sia da un punto di
vista delle infrastrutture educative che da quello delle politiche di governo
e delle rappresentazioni di interesse, che risultano essere molto sviluppate e
rappresentano il vero punto di forza di questo Paese rispetto agli altri,
compreso il nostro. Successivamente ci si soffermerà sul caso specifico
della SAP, la principale azienda, oltre alla Software AG, che domina le
primissime posizioni in classifica in termini di fatturato in questo Paese,
risultando il terzo più grande produttore di software a livello europeo e
mondiale nel settore degli ERP e in generale nelle soluzioni Enterprise. Si
farà in questo caso, una breve ricostruzione storica di questa azienda
analizzando l’evoluzione del principale strumento software che questa
azienda ha sviluppato, SAP R/3, utilizzate da tante altre società.
Il Terzo Capitolo, invece, si focalizza su di una analisi più
approfondita di questo settore in Italia. Anche qui, si farà prima una attenta
evoluzione storica del settore, focalizzando l’attenzione sulla nascita e
l’evoluzione delle più importanti industrie informatiche italiane che hanno
segnato il nostro Paese, come ad esempio l’Olivetti e la Finsiel. Si
analizzeranno i vari periodi di crisi e di crescita che l’Italia si è trovata a
fronteggiare. Verranno poi evidenziate le diverse caratteristiche del settore
informatico nazionale italiano andando ad analizzare le interdipendenze tra
i vari settori; il ruolo rivestito dalle tecnologie straniere e il grado di
dipendenza tecnologica dall’estero; l’efficienza del mercato dei capitali e il
ruolo giocato dalla grande proprietà privata e pubblica nella promozione e
nel finanziamento di progetti di ricerca e industrializzazione; le capacità
manageriali, la cultura delle imprese coinvolte e le alleanze strategiche
5
nazionali e internazionali; il ruolo dell’università e dei centri di ricerca
pubblici ed i rapporti Industria–Università; il ruolo della politica economica
in termini di sostegno alla ricerca industriale, di indirizzo e di
coordinamento delle imprese e delle istituzioni coinvolte nei programmi
pubblici. Verrà poi fatta una breve disamina sulle caratteristiche e la
qualificazione dei produttori e dei distributori in modo da riuscire a capire
che tipo di aziende ci sono, come sono strutturate e che dimensioni hanno,
che tipo di prodotto o servizio offrono (di largo consumo o per soluzioni
aziendali) e se sono presenti in mercati di nicchia o meno. Verrà poi, in
conclusione, dato un breve sguardo all’attuale situazione italiana del
settore.
A chiusura di questo elaborato, verranno poi tratte tutte le conclusioni
del caso in base alle diverse variabili ed analisi effettuate nei precedenti
capitoli.
6
Capitolo Primo
Software: la nascita di una industria
INTRODUZIONE.
Prima di andare ad affrontare le tematiche principali su cui il presente
elaborato si incentra, si è ritenuto opportuno introdurre, in questo primo
capitolo, le principali fondamenta su cui si basa l’industria informatica che
verrà analizzata di seguito. Ciò è stato fatto, innanzitutto, cercando di dare
una opportuna definizione dell’ambito in cui ci si muove, chiarendone i
significati di alcuni concetti; successivamente si è passati attraverso una
dettagliata analisi che parte dalle origini di questo mercato e ne segue il suo
inevitabile sviluppo attraverso tutti questi anni.
Come l’evoluzione tecnica, anche un insieme di caratteristiche
economiche permette di delimitare questo periodo dell’industria. Da un
lato, è a partire agli anni ’60 che la diffusione dell’informatica si allarga a
settori non governativi e che il computer smette di essere un prodotto
esotico. Dall’altro lato, nello stesso periodo nasce un’industria, che ha forti
legami con il supporto statale. Ma vediamo bene come.
1.1. ORIGINE DELL’INDUSTRIA INFORMATICA
La necessità di rilevare e di elaborare grandi masse di dati, per
ottenere informazioni tempestive ed utili al processo decisionale, e
l’esigenza di ottenere dette informazioni a costi contenuti, hanno
7
rappresentato anni fa, in maniera sintetica, lo stimolo allo sviluppo della
tecnologia informatica.
La scienza che studia la natura e le modalità di trattamento automatico
delle informazioni viene definita “Informatica”, mentre il prodotto di
questa tecnologia, atto a rispondere efficacemente a tali esigenze, è il
calcolatore elettronico (o elaboratore elettronico).
E’ ragionevole ritenere che lo sviluppo dell’informatica sia riferibile
al periodo relativo al secondo conflitto mondiale quando, in considerazione
delle esigenze di automazione delle attività belliche, venne dato un grosso
impulso agli strumenti e alle tecniche di programmazione lineare e di
problem solving con l’ausilio del computer. A questa applicazione iniziale
seguì un’evoluzione verso utilizzi pacifici della tecnologia informatica,
soprattutto nella gestione delle informazioni nel campo delle attività
economico-produttive. Tale scienza ha assunto dal secondo dopoguerra in
avanti, un’importanza straordinaria in quanto l’informazione diviene
l’oggetto principale attorno al quale si organizza il mondo dell’hardware e
del software. L’ambiente economico-sociale in cui si sviluppa è quello
degli Stati Uniti.
In questo paese, tra la fine degli anni trenta e la prima metà degli anni
quaranta, si creano le condizioni di necessità e di urgenza favorevoli allo
sviluppo dello strumento informatico. Esse sono principalmente causate da
due ordini di motivi, profondamente diversi fra loro, che rispondono però
alla medesima esigenza: la tempestiva ed economica rilevazione,
elaborazione e gestione dei dati. Tali motivi sono i seguenti:
1) motivi di ordine militare.
2) motivi di ordine sociale;
8
I motivi di ordine militare sono la conseguenza delle esigenze belliche
del Paese, impegnato nel secondo conflitto mondiale. In particolare, il
Dipartimento della Difesa statunitense eroga enormi finanziamenti ai
laboratori di ricerca ed alle aziende che siano disposte a fare ricerca nel
settore informatico al fine di ottenere strumenti di calcolo sempre più
potenti e precisi. I risultati della ricerca finanziata dagli apparati militari
hanno un’importante ricaduta sul mercato. Le aziende utilizzano infatti le
scoperte effettuate anche in campo civile, riuscendo ad ottenere:
- un continuo e forte miglioramento del rapporto prezzo/prestazione;
- dei “prodotti” dalle elevate prestazioni e dalle ampie possibilità di
applicazione.
I motivi di ordine sociale sono la diretta conseguenza delle grandi
riforme economiche e sociali attuate del presidente Roosvelt per
combattere la grande crisi economica di quegli anni. Tale programma di
riforme prevedeva essenzialmente la:
- realizzazione di riforme economico-sociali mediante una politica di
aiuto alle aziende, di soccorso ai disoccupati e di attuazione di
grandi lavori pubblici;
- realizzazione di riforme legislative a favore della classe lavoratrice
1
;
- realizzazione di riforme legislative volte al miglioramento del
controllo governativo sulle banche, sulla borsa, sui monopoli
finanziari e sulle industrie;
- realizzazione di una vasta legislazione previdenziale, di una
legislazione volta a favorire l’agricoltura ed in difesa delle ricchezze
naturali, di una riforma della pubblica amministrazione volta ad un
più razionale assetto della burocrazia federale, divenuta sempre più
complessa.
1
Mediante le quali vengono stabilite le libertà sindacali e vengono fissati i limiti massimi di ore
lavorative settimanali (40 ore) ed i limiti salariali minimi.
9
Alcuni effetti di tale programma sono misurabili in termini di:
- pesante carico amministrativo per le aziende
2
;
- elevatissima crescita delle attività della pubblica amministrazione.
La produzione e la gestione di tali dati ed informazioni diviene così
complicata ed onerosa che si rende necessario trovare nuovi strumenti di
gestione. Per finalità di controllo e di lotta all’evasione, inoltre, si è
sviluppata sempre più la necessità da parte dell’erario di gestire le
informazioni relative alla posizione fiscale dei singoli contribuenti.
Dall’unione di tutte le su indicate condizioni, deriva l’esigenza per le
aziende e per la pubblica amministrazione di gestire dati ed informazioni
attraverso lo strumento informatico. Ciò comporta un aumento della
domanda ed una conseguente convenienza ad investire in ricerca, i cui
risultati consentono di migliorare le possibilità applicative dei prodotti ed
ulteriormente il rapporto prezzo/prestazione, innescando in tal modo un
circolo virtuoso.
Prende corpo in tale fase storica, nel contesto informatico, la
distinzione tra la figura del “programmatore” e quella dell’”utilizzatore”.
Si viene a sviluppare inizialmente un contesto di lavoro in cui prevale la
programmazione individuale (software come arte)
3
; si passa poi ai piccoli
gruppi di lavoro, dapprima interni, poi esterni alle aziende (software house)
che iniziano una vera e propria produzione (prodotti software). Circa i
bisogni degli utilizzatori si rileva, attraverso il secondo decennio
4
, un
graduale passaggio da software caratterizzato da contenuti e connotazioni
2
Misurabile soprattutto in termini di acquisizione ed elaborazione dati ed in termini di maggiore
trasparenza informativa.
3
Il singolo individuo, acquisiti i rudimenti di un linguaggio di programmazione, si dedica alla
realizzazione di procedure di base ed applicative.
4
Anni ’60-’70.
10
tecnico-professionali a software idoneo allo sviluppo autonomo di
strumenti informatici mirati a specifiche esigenze.
Col passare del tempo, la diffusione delle tecnologie ha reso più
complessa e critica l’attività di produzione e commercializzazione del
software che, essendo confinata in una dimensione pseudo-artigianale, non
riusciva a soddisfare le maturate esigenze di efficienza e qualità gestionali.
La nascita della cosiddetta ingegneria del software, già agli inizi degli anni
’70, è un primo segnale dell’inversione di tendenza: essa è orientata alla
“produzione sistematica ed alla manutenzione dei prodotti software, con
caratteristiche assolute di qualità, entro i tempi ed i costi prefissi”
5
. Inizia
così, da parte degli operatori, un processo di evoluzione/rivoluzione
finalizzato ad una maggiore produttività, che possa dimostrarsi compatibile
con standard qualitativi di riferimento; la produzione di software approda
ad una dimensione industriale con il lavoro che viene pianificato,
coordinato e reso più flessibile dai supporti informatici ed agevolato dalla
possibilità di utilizzo delle applicazioni operative.
Tuttavia, al di là dei notevoli sforzi profusi, la produzione di software
rimaneva un’attività scarsamente automatizzabile, essenzialmente
intellettuale, dove prevaleva l’aspetto progettuale a scapito di quello
manifatturiero, il quale è riferibile quasi esclusivamente al completamento
del prodotto finito. Infatti, l’esecuzione di copie dei supporti, corredate da
accessori e manualistica, consiste in un’operazione abbastanza semplice e,
in ogni caso, i costi e la complessità di tali attività “a valle” della filiera
produttiva non sono certamente paragonabili alla realizzazione del prodotto
di base. La progettazione e la realizzazione del prodotto risultavano,
5
Cfr. C. Grezzi, A. Fuggetta, S. Morasca, M. Pezzè, 1991, Ingegneria del software, Mondatori
Informatica, Milano, p. 6.
11
pertanto, inevitabilmente brain intensive e, come si diceva, difficilmente
standardizzabili.
La necessità di comunicare con l’elaboratore ha imposto, sin dagli
albori dell’informatica, l’esigenza di un linguaggio che fosse adatto allo
scopo. Contemporaneamente allo sviluppo dello strumento fisico
6
è stato
dunque necessario realizzare i supporti logici capaci di far funzionare il
primo. Tali supporti logici si basano su un insieme di concetti, di modelli e
di linguaggi mediante i quali si descrivono e si rappresentano in modo
formale i “problemi” che necessitano di soluzione
7
. Questa descrizione
formale si traduce in un vero e proprio “linguaggio” di comunicazione tra
l’uomo e la macchina. L’apprendimento e l’uso di tali linguaggi è alquanto
esclusivo; si richiede una conoscenza della struttura hardware e dei
comandi normalmente riconosciuti ed impiegati. Fino alla fine degli anni
’70, la capacità di programmazione in codice macchina ha individuato in
una élite di esperti l’unica categoria di interlocutori dell’elaboratore. Il
progressivo impiego del computer in problematiche decisionali ed
operative, afferenti a campi sempre più specialistici, ha evidenziato che il
programmatore ideale è, in generale, un conoscitore profondo del problema
che si intende risolvere; solo in tal modo, infatti, possono essere analizzati
in dettaglio e rimarcati gli aspetti peculiari del problema. Ciò ha condotto
ad una evoluzione dei linguaggi di programmazione verso forme che
fossero in prima stesura meno comprensibili dalla macchina ma che
risultassero più semplici e maneggevoli per il programmatore
8
.
6
Il calcolatore.
7
Si descrivono, cioè, i processi di calcolo che devono essere eseguiti dalla macchina per addivenire alla
soluzione desiderata.
8
Nei primi calcolatori degli anni quaranta ciò non si traduce tuttavia in “programmi” memorizzati, bensì
in un modo di programmazione basato su connessioni elettriche e commutatori. Per avere i primi
calcolatori a “programma memorizzato” occorre attendere la fine degli anni quaranta.
12
1.2. Il SOFTWARE: ORIGINI, DEFINIZIONI E
TIPOLOGIE
L’origine del termine “Software” sembra risalire alla seconda guerra
mondiale, quando i tecnici dell’esercito Inglese erano impegnati nella
decifrazione dei codici Tedeschi di Enigma
9
. La prima versione di Enigma
sfruttava tre rotori, ossia degli operatori di calcolo vettoriale, per mescolare
le lettere. Dopo il 1941, ad Enigma venne aggiunto un rotore, e il team di
“criptanalisti” Inglesi, capitanati da Alan Turing, si dovette interessare non
più alla sua struttura fisica, ma alle posizioni in cui venivano utilizzati i
rotori della nuova Enigma. Dato che queste istruzioni erano scritte su
pagine solubili nell'acqua per poter essere più facilmente distrutte, e per
contrasto con hardware
10
, furono chiamate software
11
. Il termine Software
viene quindi utilizzato in contrapposizione al termine “Hardware”, ed
entrambi trovano il loro significato originario in riferimento al computer
12
.
Con il termine hardware
13
si indica l’insieme dei componenti fisici che
costituiscono un computer
14
. Con il termine software
15
, invece, si indica
l’insieme dei programmi e delle procedure in grado di far funzionare un
computer, ovvero che consentono l’esecuzione di una serie di operazioni in
9
Una macchina elettro-meccanica per cifrare e decifrare i messaggi strategici dei nemici, sviluppata da
Arthur Scherbius in varie versioni a partire dal 1919, di cui già conoscevano la meccanica interna grazie
ai servizi segreti Polacchi.
10
Dall’inglese: hard=duro, ware=merce.
11
Dall’inglese: soft=molle/morbido, ware=/merce.
12
Dal 1950 l'analogia tra l'hardware ed il corpo umano e quella tra il software e la mente umana si è fatta
molto forte, dal momento che Turing ha sostenuto che il progresso tecnologico sarebbe riuscito a creare
entro il 2000 delle macchine intelligenti, in grado di pensare autonomamente per la risoluzione dei
problemi.
13
L’hardware è la struttura fisica, ed entro certi limiti flessibile, di un computer, che realizza determinati
14
Nel caso del Pc queste sono rappresentate dalla tastiera, dal monitor, dall’unità centrale di sistema (il
microprocessore, le memorie, le unità disco, le porte, le schede video-audio-di rete…), dalla stampante,
dal mouse, dal modem.. ecc.
15
Tra le molte definizioni di software, ve ne una formulata nell’aprile del 1984 dall?Organizzazione
Mondiale della Proprietà Intellettuale (OMPI): Il software è “l’espressione di un insieme organizzato e
strutturato d’istruzioni (o simboli) contenuti in una qualsiasi forma o supporto (nastro, disco, film,
circuito), capace, direttamente o indirettamente, di fare eseguire o fare ottenere una funzione, un compito
o un risultato particolare per mezzo di un sistema di elaborazione elettronica dell’informazione. Tratto da:
Fagiani M., “Il problema della protezione giuridica dei programmi in Italia”, in AA.VV:, “I programmi
per elaboratore. Tutela degli utenti e delle software houses”, Giuffrè, Milano, 1988, pag. 30.
13
base alle istruzioni inviate dall’utente. Il programma, pertanto, è un insieme
di istruzioni codificate che fornisce al microprocessore le istruzioni per
svolgere determinate funzioni
16
. Questo insieme di codici di cui si compone
il software non è altro che uno specifico linguaggio macchina, detto anche
linguaggio di programmazione. Un linguaggio macchina è composto da
gruppi di valori binari che indicano la sequenza ordinata di istruzioni per
l’unità di elaborazione atta a modificare lo stato dell’hardware del
computer.
I linguaggi di programmazione possono essere distinti in base alle
famiglie
17
e in base al livello
18
:
- I linguaggi che si collocano ad un “livello basso” sono quelli
utilizzati per impartire direttamente le istruzioni al computer e
vengono denominati “linguaggi macchina”
19
. Questi linguaggi
risultano essere molto complessi e complicati, la morfologia e la
sintassi in essi corrispondono alle funzioni di uno specifico
componente hardware
20
. Ciò vincola l’utilizzo di tali linguaggi al
modello specifico di elaboratore.
- I linguaggi che si collocano a un “livello alto” sono, invece,
linguaggi più familiari, in cui i simboli e la grammatica risultano
più vicini alla realtà e alle espressioni utilizzate correntemente. Si
tratta di linguaggi indipendenti dal singolo elaboratore. In questo
caso il software ha però bisogno di un “traduttore” in grado di
convertire i programmi scritti, il linguaggio a livello alto, nel
linguaggio macchina su cui i computer possono agire.
16
Per quanto riguarda il concetto delle sequenze della lettura delle differenti istruzioni nella memoria di
un dispositivo per controllare i calcoli è stato inventato da Charles Babbage, mentre il senso moderno del
termine che deriva dalle istruzioni date ai computer, è stata utilizzata per la prima volta nel 1957 da John
W. Tukey, noto statistico statunitense.
17
A seconda della tipologia dei simboli e delle regole “grammaticali” utilizzate.
18
A seconda che il linguaggio sia direttamente o indirettamente comprensibile al computer.
19
Machine code o linguaggi assembler.
20
Per esempio un chip del microprocessore.
14
Il software può essere considerato, sia da un punto di vista
economico-aziendale sia da un punto di vista giuridico, come appartenente
alla categoria dei “beni immateriali” e le caratteristiche che tale bene
presenta possono essere riassunte come segue: si tratta di un’opera ben
individuata, idonea all’uso per cui è stata prodotta ed idonea ad essere
goduta da altri, dal momento che il programma e le informazioni
manualistiche fornite a parte rappresentano un’entità oramai svincolata dal
dominio
21
del suo autore, nel senso che non si ha più bisogno dello stesso
per la sua utilizzazione. Al tempo stesso si considera un’opera conclusa e
suscettibile di utilizzazione economica autonoma.
Il software può essere classificato in base ad alcuni criteri che
elenchiamo qui di seguito
22
. Le caratteristiche tecnico-economiche sono
quelle su cui concentriamo l’attenzione, ma per completezza forniamo
anche tutte le altre distinzioni:
1) Caratteristiche tecnico-commerciali assunte. Si distinguono:
- Il Software Standard (Packaged Software) è il programma di
sistema o applicativo che possiede caratteristiche tali da
soddisfare le esigenze di una o più categorie di utilizzatori. Un
“pacchetto” di software standard può quindi essere ceduto dal
produttore ai diversi clienti un numero illimitato di volte senza
dover subire adattamenti
23
.
21
Intendendo per dominio l’insieme delle conoscenze che permettono di affrontare e risolvere un
problema.
22
Si vedano in proposito: Bolognani M., Corti E., “La fabbrica del software”, Franco Angeli, Milano,
1984, pag. 81 e seguenti; Tardivo G., “I servizi di informatica. Strumenti per analisi di settore”,
Giappichelli, Torino, pag 62 e seguenti; Raffa M., Zolla G., “Il ruolo delle piccole imprese di software”,
in ZeroUno, n. 83, 1988, pag. 71; IRES, “Il settore dell’informatica in Piemonte”, Torino, 1984, pag 48;
Ampoloni C., Battello M.S., “Il lato economico ddel software”, Franco Angeli, Milano,1988; Databank,
“Servizi di informatica”, Milano, 1988, pag 3; Selleri L., “Il software nel bilancio d’esercizio delle
imprese”, in AA.VV., “I contratti di informatica”, Giuffrè, Milano, 1987, pag 424 e seguenti; Pini M.,
“trasparenza dei bilanci e investimenti EDP”, Etas Libri, Milano, 1990; Balossino M., “Informatica”, pag
XV e seguenti.
23
Per le caratteristiche che presenta, questo tipo di prodotto può essere assimilato ai prodotti industriali di
serie.
15
- Il Software Su Commessa (Custom Software)
24
è costituito da
programmi, in genere applicativi, preparati per soddisfare le
specifiche esigenze del cliente. Il cliente, peraltro, viene
direttamente coinvolto nella realizzazione del software di cui
deve approvare le caratteristiche tecniche ed economiche prima
che ne sia iniziato lo sviluppo
25
.
2) Tipo di funzione svolta. In base a questa distinzione, il software
può essere distinto in due macro-categorie: software di sistema
26
e
software di applicazioni (o Applicativo
27
).
- Il Software di Sistema comprende soprattutto i sistemi
operativi
28
, cioè il software responsabile del funzionamento del
computer, che consente a quest’ultimo di eseguire le operazioni
e ne controlla tutte le attività. Il sistema operativo è il cuore del
software e comunica direttamente con l’hardware, pertanto
deve essere perfettamente integrato e compatibile con
quest’ultimo e rappresenta il fondamento su cui sono costruite e
tramite cui funzionano tutte le altre tipologie di software
29
. Esso
per funzionare non ha bisogno di altro software, che non sia
24
O su misura, o ad hoc, o specifico.
25
Per le caratteristiche presentate, la realizzazione di questo tipo di prodotto può essere assimilata alla
produzione di beni unici su commessa.
26
Rappresenta l’insieme dei programmi che permettono all’utente di utilizzare il software applicativo sul
computer a sua disposizione. Sono comunemente denominati compilatori, assemblatori, supervisori,
diagnostici, ecc. A sua volta il software di sistema può essere ulteriormente suddiviso in: software di base
(consiste nel sistema operativo e nell’insieme di programmi volti al miglioramento dell’efficienza del
sistema medesimo attraverso sistemi di misura delle prestazioni e software), e software di utilità (svolge
funzioni frequentemente richieste esimendo l’utente dallo scrivere appositi programmi).
27
Rappresenta l’insieme dei programmi finalizzati alla risoluzione di specifici problemi operativi
dell’utente, destinati cioè a permettere al computer di svolgere la propria particolare funzione all’interno
delle organizzazioni che lo utilizzano.
28
Alcuni dei sistemi operativi più noti sono: Ms-Dos, Macintosh, Unix, Linus, Windows. Un sistema
operativo si presenta all’uomo tramite un’interfaccia utente, ossia una serie di dispositivi e di metodi che
consentono di interagire con l’elaboratore. Storicamente esso è responsabile del controllo
dell’assegnazione e dell’impegno di risorse hardware quali la memoria, il tempo dell’unità di
elaborazione centrale (CPU), lo spazio su disco e le periferiche.
29
Esso gestisce l’immissione, il flusso, l’elaborazione, lo scambio, l’archiviazione e la visualizzazione dei
dati in qualsiasi parte del sistema attraverso un controllo diretto delle diverse componenti di cui è
composto. Dalle caratteristiche del sistema operativo dipendono in misura determinante le capacità
elaborative, le funzionalità e le modalità interattive di un sistema informatico.