II. ANALISI RAVVICINATA DEL TESTO TRAGICO 21
drammaticamente funzionale alla presentazione dello
stato di Fedra e della caratterizzazione del personaggio
della sua balia.
Ha inizio così la scena nota come “il delirio di
Fedra” (v.197-267) in cui la donna mostra la propria
debolezza fisica e quello che agli occhi della Nutrice è
follia (maniva): i suoi desideri di bere ad una fonte fresca,
di riposare sotto i pioppi e in un prato, di andare sul
monte, di cacciare, tutti desideri affini alle attività di
Ippolito, sono estranei alla norma comportamentale di
una donna eujgenhvς quale è lei. Per questo motivo la
Nutrice ritiene che le sue parole siano espressione di
un folle delirio dalle cause sconosciute: al verso 238
asserisce che forse è un dio a sconvolgere la mente
della sua padrona – parakovptei frevnaV – e al v. 241 la
signora stessa afferma di essere impazzita, di essere
caduta in delirio per opera di un nume – ejmavnhn, e[peson
daivmonoV a[thi-. In tale scena, oggetto di innumerevoli
II. ANALISI RAVVICINATA DEL TESTO TRAGICO 22
interpretazioni, da quelle metaforico-letterarie a quelle
clinico-simboliche, da quelle psicologiche a quelle
storiche, spesso ognuno ha trovato la conferma o lo
spunto per la propria lettura della tragedia. Barrett, per
esempio, commenta i versi spiegando che il collasso
fisico e il delirio di Fedra sono stati determinati dalla
tensione nervosa e dall’inedia. La passione che stava
coscientemente soffocando sale inconsciamente in
superficie con una serie di desideri sfrenati di essere
dove è Ippolito e fare ciò che fa lui. Mettendo poi
l’accento sul disturbo mentale non ne indaga la causa
ma l’agente, ricordando sulla base degli studi di Dodds1
che per i Greci l’annebbiamento della coscienza,
percepibile con un comportamento insensato o
inaccettabile quale la condotta di Fedra, era dovuto
ad interferenze soprannaturali.
Secondo Turato2, invece, i desideri di Fedra
sarebbero un vagheggiamento nostalgico di purezza e di
II. ANALISI RAVVICINATA DEL TESTO TRAGICO 23
fuga dalla realtà per un’ossessione di contagio e
compromissione. In tal modo tuttavia non si tiene
conto della lacerazione dell’equilibrio mentale, che
la regina stessa dichiara apertamente, e si
finisce per leggere in modo letterario immagini e
metafore.
Paduano3, al contrario, li interpreta come il primo
dei tre stadi della rivelazione dell’amore da parte di
Fedra alla Nutrice: con i fattori dell’universo di
Ippolito si attua una “rivelazione traslata” non
compresa dalla balia, ma significativo espediente per
aumentare la tensione drammatica nel pubblico.
Infine, Di Benedetto4 afferma che la ragione per cui
la passione per Ippolito è presentata come uno stato
patologico, una follia va trovata nell’arte euripidea,
volta alla ricerca dell’irrazionale. Il delirio sarebbe
l’applicazione del suo modello al personaggio di Fedra,
come manifestazione della fase emotivo-passionale che
II. ANALISI RAVVICINATA DEL TESTO TRAGICO 24
precede quella logico-raziocinante. Risulta tanto
difficile pensare che Euripide sia esclusivamente poeta
dell’irrazionale, dal momento che dimostra un’influenza
di correnti razionali come la Sofistica, quanto
discutibile vedere l’applicazione di un modello di
personaggio: Fedra del resto proprio quando
sembrerebbe aver perso lucidità dimostra di esserne
consapevole e nel momento della sua rhesis la sua
presunta razionalità si scontra con emozioni e
sentimenti irrazionali. Ragion per cui la fase passionale
e quella raziocinante sembrerebbero coesistere sempre
nel personaggio.
A mio parere, i desideri di Fedra e il suo stato di
debolezza vogliono essere una celata manifestazione del
suo amore che, essendo un novsoς, e solo per questo, la
fanno apparire in uno stato di delirio. In virtù di ciò, la
condizione patologica della regina diventa mero
espediente tecnico per rendere in modo più espressivo
II. ANALISI RAVVICINATA DEL TESTO TRAGICO 25
l’anormalità e l’illegittimità di tale passione. Del resto,
se è vero che l’amore per i Greci poteva essere in certi
casi follia , non per questo era considerato un novsoς, un
pavqoς, un mivasma, non solo per questo Fedra sarebbe
stata così angustiata e tormentata. Una spiegazione per
questa scena così forte può essere che tale passione sia
sentita dalla donna ancor più trasgressiva in rapporto
al probabile giudizio implacabile di Ippolito. Tale amore
vietato non ha diritto d’esistere: secondo i sani principi
di Fedra la sua presenza esige almeno una condizione
di non esistenza sociale 5, rappresentata e garantita dal
silenzio. Se è dunque un sentimento interdetto e
sentito da lei come tale significa che si tratta di una
situazione atipica: ciò può essere la conferma che il
novsoς di Fedra è il suo amore anomalo, incestuoso.
A questo punto, se si sofferma l’attenzione sulle
espressioni ricorrenti nel testo per indicare l’amore e lo
stato di Fedra si noterà che loro comune denominatore
II. ANALISI RAVVICINATA DEL TESTO TRAGICO 26
è una connotazione moralmente o psicologicamente
negativa. Tutto contribuisce a definire la regina malata,
dal punto di vista sia fisico sia mentale, e i suoi
atteggiamenti come il frutto di tale disturbo. L’e[rwς
kakovς, aijscrovς di Fedra per il figliastro dovrebbe
ricondurre il pensiero all’e[rwς kakovς, aijscrovς tra Edipo e
la madre.
Quando Fedra al v. 331 dice ambiguamente di
escogitare azioni nobili da una situazione turpe – ejk
twn` aijscrwn` – fa intendere al pubblico onnisciente il
proprio giudizio sul suo amore, allo stesso modo in cui
i riferimenti per affinità alle passioni irregolari e
perverse della madre e della sorella confermano,
latentemente, l’illiceità della sua passione.
II. ANALISI RAVVICINATA DEL TESTO TRAGICO 27
4. Il velo, il silenzio, il digiuno: tre forme di
non-comunicazione
Fedra prova vergogna – aijdouvmeqa (v.244)-, vorrebbe
il capo coperto – kruvpte (v.245)– e si rifiuta di parlare –
siga`n (v.312)- del motivo del suo stato patologico. Poi
su insistenza della Nutrice la protagonista afferma di
voler morire a causa di una contaminazione – mivasmav ti
(v.317)– presente nel suo cuore, perché solo così
acquisterà l’onore. Dopo la rivelazione della verità ecco
che la Nutrice giudica l’innamoramento di Fedra una
passione indebita – kakwn` ejrws`i (v.359).
Nella rhesis ai vv. 373… Fedra afferma di aver
tentato di resistere alla passione da cui era stata
travolta tacendo e nascondendo il suo novsoς, di aver
cercato di vincere la follia, l’a[noia con il senno. Non
ottenendo alcun risultato, l’unica soluzione era la
morte: anche senza adulterio, infatti, sarebbe stata
disonorata per il solo fatto di essersi innamorata di chi
II. ANALISI RAVVICINATA DEL TESTO TRAGICO 28
non avrebbe dovuto. La Nutrice per distogliere Fedra
dal proposito di morire cerca di sminuire la gravità
della situazione, sia fingendo di ignorare che si tratta di
un innamoramento adultero (ed incestuoso), sia
universalizzandola. Fedra, tuttavia, non vuole morire
semplicemente perché è innamorata, ma perché prova
vergogna del proprio amore in base a principi morali ed
etici estranei e inaccettabili per la Nutrice, donna
concreta e realista, per la quale è più importante la vita
della reputazione.
E’ piuttosto evidente che la vergogna provata da
Fedra sia determinata non dalla condizione fisica e
mentale in cui è presentata, ma dal tipo di sentimento
dal quale è stata travolta. Il desiderio di essere coperta,
di nascondersi, materializzato nell’immagine del velo, è
l’espressione della consapevolezza di un desiderio
amoroso illecito, contro le regole. Sicuramente a
rendere interdetto tale amore è il suo status di donna
II. ANALISI RAVVICINATA DEL TESTO TRAGICO 29
sposata, ma a rendere l’interdizione più forte e la
situazione scandalosa è la relazione parentale tra i due
soggetti. Non si tratterebbe solo di adulterio, ma
appunto di incesto. Ad avvalorare ciò, la necessità
avvertita da Fedra di rifiutare la comunicazione, come
se fosse una sorta di autopunizione. Il velo, il silenzio, il
digiuno, la morte, in effetti, potrebbero essere
considerati come forme e mezzi di censura per un
amore consapevolmente non lecito.
Come ha ben dimostrato il Longo6, il digiuno, che
provoca la debolezza di Fedra, è una forma d’ascesi per
mantenere puro il corpo, nella stessa misura in cui lo
sono il kruvptein e il sigan`, scelte che, in una società
basata sulla convivialità e sulla partecipazione, sono
un rifiuto della comunicazione. Tutti tali atteggiamenti
adottati dalla protagonista appartengono all’universo
della non-comunicazione: paradossale è che qui hanno
II. ANALISI RAVVICINATA DEL TESTO TRAGICO 30
l’obiettivo di salvaguardare il klevoς, quella fama, quel
giudizio altrui espresso proprio in parole.
Perché il silenzio? La moralità dell’eu[kleia, seguita
da Fedra, è basata sulla valutazione di una persona
nella società e quindi l’amore per Ippolito diventerà
immorale solo nella misura in cui sarà riconosciuto
dagli altri. E’ per questo che il silenzio diventa per
Fedra una sorta di protezione e garanzia.
5. Lo scandalo di Ippolito tra desiderio
adultero ed incestuoso
Interessante ai fini dell’indagine è la scena, con
protagonisti Ippolito e la Nutrice, in cui Euripide ha
rappresentato non il momento della rivelazione
dell’amore di Fedra per il figliastro, ma il momento
seguente, vale a dire quello della reazione del giovane a
tale notizia. L’effetto drammatico è sicuramente efficace
II. ANALISI RAVVICINATA DEL TESTO TRAGICO 31
perché in primo piano è lo scandalo suscitato
nell’animo di Ippolito. Il motivo del suo forte biasimo è
fuor di dubbio collegato, a mio avviso, non alla
sfrontatezza della regina, come poteva accadere
nell’Ippolito velato in cui non c’era la Nutrice come
intermediaria, ma piuttosto al genere di sentimento
provato dalla donna. Le stesse parole e frasi sembrano
confermare quel ‘disagio espressivo’, già messo in luce
a proposito di altre tragedie riguardanti l’incesto. Il
giovane, infatti, al v.604 dice di aver udito cose
tremende (deina v), al v.614 definisce la matrigna una
persona scorretta (a[dikoV), in seguito dà libero sfogo ad
una lunga tirata contro le donne, la quale più che
essere espressione di misoginia forse è la naturale e
spontanea conseguenza di una forte ed improvvisa
collera. La causa di tale impulso iroso va cercata
dunque nell’intensa gravità di ciò che Ippolito ha
saputo.
II. ANALISI RAVVICINATA DEL TESTO TRAGICO 32
Inoltre, il fatto che egli senta la necessità di
purificarsi con l’acqua mi sembra sintomatico di
un’allusione simbolica a quel desiderio
impronunciabile, che nella mente del ragazzo si è già
tramutato in colpa: il solo pensiero ha provocato su di
lui una sorta di contaminazione, che vorrebbe al più
presto eliminare.
Resta, tuttavia, un’incertezza: il figlio
dell’Amazzone, scandalizzato, condanna aspramente
l’amore di Fedra solo perché adultero? Credo piuttosto
che sia duplice la natura di tale sentimento, da una
parte perché desiderio adultero ed incestuoso non si
escludono a vicenda, dall’altra perché dal punto di vista
linguistico e letterario si ha un’apprezzabile convalida
di ciò. Al v.405 Fedra diceva: «To; dæ e[rgon h[idh th;n
novson te dusklea` (di questo fatto sapevo che era un
morbo disonorevole)». La genericità di to; e[rgon, infatti,
può riferirsi implicitamente sia all’uno sia all’altro,
II. ANALISI RAVVICINATA DEL TESTO TRAGICO 33
sebbene filologi come Wilamowitz7, Barrett8,
Kawashima9, Gilula10 tendano a leggervi solo un
riferimento al primo. Al contrario, è significativamente
interessante che in Odissea, XI, v.271 nel contesto
dell’evocazione dei morti, si legga «Mhtevra tæ Oijdipovdao
i[don… h{ mevga e[rgon e[rexen… ghmamevnh w/| ui|i>... (la madre
d’Edipo… che gran fatto commise… sposando il figlio)»,
dove l’indefinito termine e[rgon qui sappiamo con
sicurezza alludere al rapporto incestuoso.
Il turbamento di Ippolito, perciò, non doveva essere
legato esclusivamente all’infedeltà, a livello mentale,
della donna, ma soprattutto al reciproco rapporto di
parentela.